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Il concetto di compito di sviluppo
Il concetto di compito di sviluppo è da far risalire a Havighurst, il quale lo definisce come un compito che emerge in un determinato momento della vita e che si trova a metà strada tra un bisogno individuale e una richiesta sociale; ha la funzione di mettere alla prova e di stimolare il soggetto a superare positivamente la fase di sviluppo in cui si trova, preparandolo al fronteggiamento delle fasi successive. L'esito positivo di un compito di sviluppo porta al conseguimento del benessere; al contrario il fallimento, oltre a procurare disagio, può compromettere almeno parzialmente la traiettoria di sviluppo. Sebbene in adolescenza ci siano alcune richieste di natura universale, connesse all'esperienza della pubertà, alla problematica dell'identità, all'allargamento della sfera relazionale e sociale, i problemi evolutivi che si presentano non sono inevitabili e uguali per tutti, ma si definiscono nel rapporto tra l'individuo, la sua.appartenenza sociale, l'ambiente in cui è inserito.
La società dei consumi, la permeabilità del sistema familiare, il pluralismo culturale e valoriale, l'eccedenza di possibilità e di esperienze di vita richiedono all'adolescente:
- di costruire i processi di identità culturale e sociale, sviluppando nuove forme di progettualità, di cittadinanza attiva a livello nazionale ed europeo;
- di sviluppare conoscenze, abilità e competenze ispirata alla cultura della diversità, della tolleranza e della convivenza solidale, per vivere adeguatamente in una società che sempre più si caratterizza come multirazziale, interculturale e interreligiosa;
- di interagire criticamente con il mondo dei mass media che sta modificando radicalmente il modo di lavorare, imparare, ricevere servizi e comunicare con gli altri;
- costruire un proprio iter professionale dotato di flessibilità e aperto alla
prospettiva dell'educazione permanente. Dovremmo chiederci quali siano le variabili che permettono all'adolescente di giostrarsi dentro la complessità e di affrontare i diversi momenti di conflittualità e di crisi all'interno di una società sempre "liquida", senza mettere in pericolo il proprio benessere.
Le risorse di resilienza. La ricerca di tali variabili rimanda al concetto di resilienza, con il quale si fa riferimento ad un insieme di risorse interne ed esterne in grado di prevenire la rottura dell'equilibrio omeostatico in condizioni di forte stress o di consentire una capacità di recupero di fronte ad eventi negativi, così da ridurre il rischio di problemi nei processi di adattamento.
Alcuni studi condotti recentemente su adolescenti hanno messo in luce un insieme di fattori a forte valenza salutogenica. A livello individuale emergono: le capacità di problem solving e decision making; l'orientamento verso il
futuro e la progettualità; l'importanza attribuita all'esperienza scolastica; capacità cognitive generali; autoefficacia scolastica, sociale, regolativa; le capacità di fronteggiamento attivo; la competenza emozionale. A livello contestuale ambientale è utile operare una distinzione tra i diversi sistemi con cui l'adolescente entra a contatto: famiglia, scuola, pari, comunità. Relativamente alla famiglia, i genitori costituiscono per gli adolescenti figure di riferimento centrali per orientarsi nella transizione all'età adulta, unitamente ad alcune caratteristiche del funzionamento familiare. Si rivelano così significativi: il senso di integrazione nella famiglia; il mantenimento dei rituali familiari; la presenza di problem solving proattivo e di negoziazione; il livello di soddisfazione familiare; la proposta di modelli positivi di adulto; una relazione affettuosa con almeno un genitore; l'esperienza di sentirsi amati e.Rispettati; la presenza di uno stile genitoriale autorevole. Per quanto concerne la scuola giocano un ruolo importante: la positività dell'esperienza scolastica, la stimolazione ad impegnarsi in una progettualità a lungo termine, la fiducia accordata dagli insegnanti. In riferimento al gruppo dei pari le relazioni che l'adolescente costruisce con i propri pari e che per lo+ sono fonte di benessere, possono rivelarsi talvolta una consistente pietra d'inciampo nel percorso evolutivo. Affinché ciò non accada è importante che i coetanei non siano implicati in comportamenti di rischio; che siano impegnati in gruppi a valenza prosociale; che esista un certo grado di accordo tra amici e genitori. Infine, ai fini di promuovere un positivo adattamento prosociale dei ragazzi, sono importanti a livello di comunità: la presenza di una cultura basata sulla cooperazione; la riduzione della spinta verso l'anticipazione dell'adultità;
L'offerta di spazi per la sperimentazione e la realizzazione di sé; la richiesta di comportamenti responsabili nei confronti della comunità locale; la presenza di un ruolo educativo forte da parte degli adulti; la possibilità di legami.
L'individuazione delle risorse di resilienza e del loro andamento in funzione di esiti adattivi si rivela preziosa, in quanto è solo agendo sul potenziamento di tali risorse che potremo aiutare gli adolescenti a fronteggiare con successo le sfide dell'età.
Il disagio e le incursioni nel rischio. Sembra essere importante riconsiderare la valenza del rischio in adolescenza, non darne una connotazione unicamente negativa e cercare di leggerlo nel significato che può assumere nel fronteggiamento dei compiti di sviluppo. In adolescenza, il rischio potrebbe definirsi funzionale dal punto di vista evolutivo.
Si trova nella condizione di dover "rischiare" molto per capire chi è e chi vorrà essere.
mentale o sociale dell'adolescente possono essere considerati come assunzione di rischi. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutti i comportamenti a rischio sono necessariamente negativi o dannosi. Alcuni possono essere parte integrante del processo di crescita e sviluppo dell'individuo. Durante l'adolescenza, l'individuo è spinto a esplorare nuove esperienze e a cercare la propria identità. Questo può comportare l'assunzione di rischi, come ad esempio provare nuove attività, fare nuove amicizie o esprimere opinioni diverse. Questi comportamenti possono aiutare l'adolescente a scoprire i propri interessi, talenti e valori. Tuttavia, è importante che l'adolescente sia consapevole dei limiti e delle conseguenze dei propri comportamenti a rischio. Gli adulti e gli educatori hanno un ruolo fondamentale nel fornire informazioni e supporto per aiutare l'adolescente a prendere decisioni consapevoli e responsabili. In conclusione, l'assunzione di rischi durante l'adolescenza è una parte normale e importante del processo di crescita e sviluppo. Tuttavia, è fondamentale che l'adolescente sia guidato e supportato per fare scelte consapevoli e responsabili.Il comportamento di rischio psicologico e sociale non è da considerarsi come un segno di fallimento nel percorso di sviluppo degli adolescenti, ma semplicemente come la risposta che alcuni adolescenti danno ai compiti di sviluppo loro richiesti. Fortunatamente, per la stragrande maggioranza degli adolescenti le incursioni nel rischio hanno solo un carattere temporaneo; solo una piccola porzione di ragazzi persiste nella manifestazione di condotte di rischio nella tarda adolescenza e nell'età adulta, ma per lo più si tratta di coloro che tendevano a presentare irregolarità sul piano comportamentale già nelle età precedenti. Poiché è necessario che gli adolescenti si assumano dei rischi, occorrerà aiutarli a trovare dei modi "sani" di farlo. Riassumendo, decidere di assumere il modello della competenza piuttosto che il modello del deficit può permettere di vedere i problemi come compiti di sviluppo, di ricercare le risorse presenti, piuttosto che le carenze.
di riconsiderare alcune condotte degli adolescenti non come espressione di una problematicità o di una patologia, ma come comportamenti di rischio che fanno la loro comparsa in un momento evolutivo in cui i bisogni di mettersi alla prova, sperimentarsi, sentirsi grandi e di allargare la propria partecipazione sociale diventano preminenti. Adoperarsi per promuovere la salute degli adolescenti piuttosto che per arginare il loro malessere. Lo spostamento dal deficit alla competenza ha importanti implicazioni sul piano dell'agire. L'adolescente, piuttosto che essere visto come un soggetto fragile e vulnerabile, è considerato un problem solver, che è chiamato a rispondere a diverse richieste sia sul piano personale che sociale. Ciascun adolescente elaborerà le sue soluzioni in base alle proprie capacità ed esperienze personali e ai vincoli e alle opportunità offerte dal contesto. Tali soluzioni andranno in direzione di uno sviluppo armonico nellamisura in cui l'adolescente si sentirà dotato degli strumenti per gestire la complessità insita nel suo percorso di crescita e coglierà nel contesto più possibilità che vincoli. Il problema che si pone, dunque, è quello di promuovere competenze e condizioni affinché gli adolescenti siano messi in grado di rispondere attivamente sia alle richieste imposte dai loro cambiamenti biologici e psicologici, sia alle esigenze dettate dalla complessità sociale nella quale sono immersi. Ne deriva che i metodi elettive per lavorare con gli adolescenti saranno di tipo educativo-formativo e gli interventi che si andranno a realizzare dovranno veder coinvolti in maniera attiva non solo i ragazzi, ma anche gli agenti educativi dei principali contesti di socializzazione (famiglia, scuola, pari, comunità). Il profilo dell'adolescente: cosa ci dicono le ricerche. Occorre guardare la realtà concreta degli adolescenti: a tal fineÈ particolarmente utile il ricorso ai dati che provengono dalle diverse indagini e ricerche sul campo che ci aiutano a cogliere più da vicino la vita dei ragazzi. Nello specifico ci riferiamo all'ultimo rapporto Eurispes (2004), condotto su un consistente campione composto da 50.000 soggetti nelle diverse scuole del nostro paese. Il rapporto con la famiglia. La famiglia rimane un punto di riferimento principale nella gestione dei processi di autonomia, indipendenza e adultità. I ragazzi vivono sempre più a lungo in famiglia non certo per scelta, ma perché obbligati da un contesto sociale che tende a creare spazi e tempi di precariato sempre più dilatati. La lunga permanenza nella famiglia di origine può essere vista sia in senso funzionale, per l'ottenimento di un titolo di studio o il consolidamento di un percorso lavorativo, sia come modo per dare la possibilità ai propri figli di accumulare reddito sufficiente per l'acquisto di una casa e per poter.ridurrecosì i rischi derivanti dall'uscita dal nucleo familiare. I figli vivono rapporti complessivamente positivi con i propri genitori: gli adolescenti si