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DISTRIBUTIVA PARTITIVA ESCLUSIVA
Con una proposizione di tipo A, universale affermativa, i soggetti si dividono tra la relazione uno e la relazione due, entrambe distributive; con una proposizione di tipo I, particolare affermativa, i soggetti si concentrano sulle relazioni partitive tre e quattro e trascurano quelle distributive uno e due. Con una proposizione di tipo O, particolare negativa, i soggetti si concentrano sulle relazioni partitive tre e quattro e non su quella esclusiva cinque. Quindi compiono gli errori che verificano il principio della completezza.
Mosconi critica i principi sui quali si era basata la ricerca sulla logica fino a quel momento: innanzitutto viene affermato che gli psicologi non devono interessarsi di pensiero "logico" corretto, ma di quello erroneo e deviante. Questa ricerca psicologica sul pensiero richiede anche un modello extrapsicologico, ovvero la logica, che si occupa di tutto il pensiero. Mosconi critica questi quattro principi:
- occuparsi
sul nostro pensiero comune. Si possono individuare diverse differenze tra il linguaggio della logica e quello naturale:
- Disgiunzione "O": nel linguaggio naturale ammette un uso esclusivo e un non esclusivo, e si connettono solamente proposizioni che hanno un legame sensato tra loro. In logica ammette invece solamente un uso non esclusivo, e vengono connesse anche proposizioni che non hanno nessun legame sensato tra loro, come ad esempio "O due più due fa cinque o New York è una grande città". Se è vera una delle due proposizioni o anche tutte e due, per la logica la conclusione è valida.
- Locuzione "Se..allora..": la logica la utilizza anche in assenza di relazioni significative tra antecedente e conseguente; la verità della proposizione è giudicata solo in base alla verità dell'antecedente e del conseguente (ad esempio "Se due più due fa quattro, allora New York è una grande città").
una grande città è unaproposizione sensata e vera, mentre “Se due più due fa quattro, allora New York è una piccola città” è sensata, ma falsa).
Presupposti impliciti: il linguaggio naturale li ammette, la logica no.
Per Mosconi bisogno eliminare in psicologia l’idea di errore, soprattutto quando esso è considerato tale in base a un modello esterno, come la logica. Gli psicologi evolutivi non considerano i comportamenti dei bambini come “errori”, poiché diversi dal pensiero adulto, ma li studiano in quanto peculiari del bambino; lo stesso procedimento deve seguire l’psicologo del pensiero.
Oltre a criticare la considerazione di “errori”, Mosconi critica anche l’ipotesi dell’effetto atmosfera e quella della conversione; secondo lui e contrariamente a quanto dicevano Sells e Chapman, il pensiero comune non procede in contrasto con la logica classica: questo
èdimostrato dal fatto che, quando la situazione lo richiede, pensiero psicologico e pensierologico coincidono. Quando però esigenze logiche ed esigenze psicologiche non coincidono,il pensiero comune tende a ricorrere a una logica più ampia e permissiva, in grado diappagare le esigenze psicologiche. 36Per criticare i sostenitori delle due ipotesi, Mosconi afferma prima di tutto che i sillogismiutilizzati nell’esperimento erano per la maggior parte invalidi e con una conclusione correttacome “Nessuna di queste”; da un punto di vista logico, dice Mosconi, affermare che da duepremesse non deriva nessuna conclusione è una conclusione come un’altra. Da un punto divista psicologico, invece, questa è vissuta come una soluzione fallita: i soggetti cercherannocomunque una conclusione al sillogismo, usando una logica più ampia e permissiva, equindi sceglieranno una conclusione che, pur non essendo necessariamente vera, non
è incontrasto con le premesse. Nell’esperimento per verificare l’effetto atmosfera o la conversione, poi, manca la segnalazione della necessità di una conclusione logica: i soggetti, nell’esperimento, non potevano segnalare se la conclusione tratta era solo probabile o anche necessaria.
Un’altra critica di Mosconi a questo esperimento è l’ambiguità del termine “qualche”, che in logica significa “almeno uno è..” (ma è anche possibile che lo siano tutti), mentre nel linguaggio naturale, per la massima di quantità, significa che “soltanto alcuni sono… non tutti”. Anche se avvertiti di questa differenza, i soggetti fanno fatica a neutralizzarne l’uso abituale.
L’ultima critica riguarda l’ambiguità dei termini “sono” ed “è”, che in logica significano “sono appartenenti a..”, mentre nel linguaggio naturale
significano "sono uguali" (come dire "Gli angoli retti sono di novanta gradi"). Mosconi, nel 1970, modifica allora gli esperimenti di Chapman in modo da verificare le sue ipotesi; ai soggetti vengono date solo le due premesse, a cui devono cercare di dare una conclusione creandola, non scegliendola tra diverse alternative. I sillogismi scelti erano permetà validi e per metà invalidi, questi ultimi scelti tra quelli di Chapman che avevano avuto risultati peggiori. In questi sillogismi veniva eliminata l'ambiguità del "qualche", in quanto tutte le proposizioni erano formulate come "Almeno un membro del gruppo X fa parte del gruppo Y"; con questa formulazione viene anche eliminata l'ambiguità del verbo essere. Inoltre i soggetti dovevano dire se per loro la conclusione data era probabile o certa. Grazie a questo esperimento si osserva che i soggetti ottengono dei risultati che non sono in contrasto con lalogica classica:
- Con i sillogismi validi si hanno l'87% delle risposte valide per il pensiero comune e il 77% per la logica classica; i due risultati non differiscono molto perché le esigenze psicologiche e quelle logiche coincidono. Il 77% degli individui dà risposte corrette considerate certe (quelle valide per la logica classica), il 10% dà risposte corrette ma ritenute solo probabili (quelle valide per il pensiero comune) e solo il 13% dà risposte incompatibili con le premesse date.
- Con i sillogismi invalidi, invece, si ha una situazione in cui le due esigenze non coincidono: le risposte valide per il pensiero comune sono il 62%, quelle per la logica classica il 10,5%. Come si era ipotizzato, i soggetti tendono comunque a dare una risposta positiva, ma la ritengono solo probabile, non certa. Il 10,5% dà risposte corrette e certe ("Non si può trarre alcuna conclusione"), il 52% dà risposte compatibili con le
Premesse ma ritenute solo probabili (non commette un errore per il pensiero comune quindi), il 37,5% dà risposte incompatibili.
Un altro tipo di sillogismo è quello lineare, o problema seriale a tre termini, in cui le due premesse indicano la posizione dei tre termini lungo una serie: "Roma è più grande di Napoli, Roma è più piccola di New York. Qual è la città più grande?".
Hunter ha classificato i diversi sillogismi lineari: esistono quattro possibili formulazioni, per due forme (A>B>C oppure C<A<B), psicologicamente equivalenti, per due possibili 37 domande (sedici forme totali). Egli ritiene che, per giungere alla conclusione, sia necessarie due premesse isotrope, ovvero due premesse che vanno "nella stessa direzione" (A>B : B>C oppure C<B : B<A, sono il primo tipo di premesse per le due diverse forme). Se si hanno due premesse non isotrope, i soggetti devono faticare di più.
Per riordinarle, Hunter ha inoltre scoperto che si agisce preferibilmente sulla seconda premessa.
- Le premesse del tipo uno sono isotrope, e non necessitano di alcun riordinamento;
- Quelle del tipo due richiedono la conversione della seconda premessa (A>B : C>B diventa A>B : B>C);
- Quelle del tipo tre richiedono un riordinamento (B<A : C<B diventa C<B : B<A);
- Quelle del tipo quattro richiedono sia una conversione che un riordinamento; in questo caso Hunter ammette che si possa agire anche sulla prima premessa, convertendola.
Tuttavia queste ipotesi non sono state confermate da sufficienti dati sperimentali.
Storring analizza i procedimenti utilizzati dai soggetti in questi sillogismi, analizzando i protocolli verbali: i soggetti costruiscono schemi spaziali o temporali in cui collocare i tre termini. Trattano le due premesse come una proposizione unitaria, con la possibilità, così facendo, che una premessa influenzi la comprensione dell'altra.
Inoltre vengono calcolati irapporti tra i termini badando soprattutto alla corrispondenza o all'opposizione dei rapportiespressi nelle due premesse. De Soto, invece, sviluppa quello che viene chiamato modello immagine, secondo cui isoggetti risolverebbero i sillogismi lineari attraverso un ordinamento spaziale. De Sotostudia i principi paralogici (non logici) usati dai soggetti, come il direction of working, ilprincipio secondo cui risulta più semplice ordinare dal migliore al peggiore gli elementi, e ilprincipio di end anchor ordering, che permette una facilitazione quando il primo terminedella premessa è un termine estremo e non un termine medio. Successivamente questosecondo principio è stato riformulato: inizialmente i soggetti ordinano spazialmente i duemembri della premessa, poi considerano il terzo membro, presente nella seconda premessa;se il nuovo termine è soggetto della premessa si ha una comprensione più facile (tipi due etre), seè oggetto si ha una comprensione più difficile (tipi uno e quattro).Clarck, invece, sviluppa un modello li