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IL SUONO
Il suono è prodotto da vibrazioni che nascono dal movimento di oggetti (es: corde vocali,
altoparlante., ecc.). Tutte le cose che vibrano spostano l’aria circostante e provocano
compressioni e decompressioni di quest’aria. Queste compressioni e decompressioni vengono
incanalate nel timpano, che oscilla seguendo le stesse oscillazioni del suono che arriva.
La complessità dell’onda è data dal fatto che un singolo produttore di suono oscilla con
diverse lunghezze d’onda, ma che possono essere anche tutte mescolate tra di loro.
Ci sono vari tipi di informazioni che codifichiamo nel suono:
•ampiezza: quanto alto è il suono.
•frequenza: quante onde ci sono in un determinato periodo di tempo. Le onde ossono essere
semplici o complesse.
Una sorgente propaga le onde nella direzione del suo movimento.
La velocità del suono nell’aria è costante (340 m/s).
Per il suono è molto importante parlare di quanti picchi ci sono al secondo: parliamo infatti di
frequenza, non di ampiezza. La frequenza fisica è associata con l’altezza del suono: un tono
alto alza la frequenza, mentre un tono basso abbassa la frequenza. Parlare di alto e basso nel
suono non equivale a dire che ha alto o basso volume, significa solo indicare solo un tipo
diverso di suono.
Con la vista posso bloccare l’informazione in un determinato istante per codificare l’immagine,
mentre nel suono è fondamentale il tempo (non possiamo bloccarlo). L’analisi
dell’informazione deve quindi essere fatta in modo molto più complesso rispetto alla vista.
Il nostro sistema uditivo è fatto in modo tale che ci sono alcune frequenze che per sentirle
abbiamo bisogno di una ampiezza molto alta, altre molto bassa. Se l’ampiezza va troppo alta,
si strappano le cellule che stanno codificando il suono e abbiamo così la perdita completa
soglia del dolore:
dell’udito. Per evitare ciò, abbiamo una soglia definita quando superiamo un
certo livello di intensità del suono, si attivano anche le cellule che codificano il dolore. Questa
soglia del dolore non è presente nella vista.
Per codificare il suono si estraggono dal suono che arriva le frequenze contenute in esso. Per il
suono è fondamentale capire le frequenze, quindi l’analisi che fa il sistema non è sintetica, ma
va ad estrarre le varie componenti. Le componenti sono date dalla somma di tantissime onde
sinusoidali, ognuna avente un ciclo perfetto. L’onda può partire a qualsiasi punto della curva
(non deve per forza partire sempre dallo 0). La differenza di partenza è qualcosa che viene
codificato dall’orecchio per capirne la direzione.
Ma come si fa a partire da un segnale complesso ed estrarre le sue componenti? Si fa la
cosiddetta trasformata di Fourier: si scompone una qualsiasi onda complessa nelle sue
componenti sinusoidali.
Secondo Fourier l’onda più complessa è l’onda quadra: se riesco a dimostrare che riesco a
produrre un’onda quadra, sono in grado di produrre qualsiasi onda. Per creare un’onda quadra
bisogna partire da un’onda sinusoidale, prendere una determinata ampiezza e aggiungere
un’onda con la frequenza doppia ma alta la metà. Si continua poi ad andare avanti così
raddoppiando la frequenza e dimezzando l’altezza. In questo modo si ottiene un’onda quadra.
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Fare la codifica del suono significa calcolare lo spettro di armoniche: il suono armonico ha
una frequenza fondamentale, che è quella che caratterizza il suono; questa frequenza ha poi
frequenze multiple, in cui però le ampiezze variano (le variazioni delle ampiezze sono ciò che
timbro del suono).
chiamiamo Un tono puro è solo una singola barra con una determinata
frequenza. Una nota fatta da strumenti diversi ha stessa frequenza ma ampiezze diverse.
L’ORECCHIO
L’orecchio deve trasmettere il suono fino ai recettori. Il suono deve essere incanalato verso la
direzione corretta.
L’orecchio è diviso in orecchio esterno, medio e interno. Il padiglione auricolare porta il
suono verso il timpano.
Il padiglione auricolare è un organo esterno fondamentale per la codifica del suono: ci
permette infatti di codificare la posizione degli oggetti che producono il suono. Il cervello si
adatta alle curve del nostro padiglione auricolare.
La membrana timpanica vibra in risposta ai movimenti dell’aria. Il suono colpisce la
membrana e in seguito questa oscilla; i muscoli adiacenti aumentano proporzionalmente
l’ampiezza del suono.
Tube di Eustachio: partono dall’interno dell’orecchio e arrivano fino alla gola. Mantengono la
pressione uguale da una parte all’altra del timpano. Si riempiono di muco quando abbiamo il
raffreddore.
Nell’orecchio interno c’è un liquido: se arriva un suono, la staffa inizia a muoversi e muove il
liquido interno.
Còclea: contiene i fotorecettori e codifica suono ed equilibrio. La coclea è rigida perché fatta
di cartilagine. È fatta a chiocciola. La finestra ovale attenua il movimento se esso continua a
muoversi lungo tutta la chiocciola senza attenuarsi. All’interno della chiocciola il canale è
doppio: il liquido sale da una parte e scende dall’altra. Quando arriva fino in fondo, il resto del
movimento viene assorbito dalla membrana rotonda. Quando il liquido comincia a muoversi
nella chiocciola, si muove una membrana, che inizia a oscillare su e giù. All’interno della
membrana ci sono inserite delle cellule chiamate cellule cigliate, così chiamate perché hanno
il corpo cellulare sulla membrana e le ciglia che fuoriescono. Il piegamento di queste ciglia
attiva un meccanismo tale per cui viene mandato un segnale al cervello. La chiocciola fa la
trasformata di Fourier: se srotolo il canale, la membrana che si muove ha elasticità diverse in
diverse posizioni ed ha una caratteristica tale per cui a determinata frequenze del movimento
comincia a oscillare molto. Il suono può passare e non fare nessun effetto sulla membrana o
attivarla in determinate posizioni; le posizioni attivate dipendono dalla frequenza d’onda in
ingresso.
Cellule cigliate + membrana = organo del Corti
Le cellule cigliate fanno sinapsi con dei neuroni bipolari che sono gangli ancora all’interno
della chiocciola.
Il suono ha quindi tre caratteristiche: frequenza, ampiezza e timbro.
l’ampiezza
I recettori codificano dall’aumento della frequenza di scarica dei neuroni. Si
attivano anche più neuroni. la frequenza:
I recettori codificano anche la membrana basilare ha diverse consistenze a
seconda della posizione ed è più ampia da una parte e più stretta dall’altra. L’apice della
coclea è largo e flessibile, mentre la base è stretta e rigida. Questa diversa consistenza fa in
modo che oscilli in modo ottimale a diverse posizioni e che codifichi le alte frequenze nella
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parte stretta e le basse in quella più larga. A seconda di dove c’è il suono, si attiva quella
parte della membrana e quelle cellule cigliate danno la risposta. Ogni cellula ha una
frequenza di suono ottimale.
C’è un problema nella codifica nel suono: non riusciamo a codificare abbastanza bene le
basse frequenze.
Nella corteccia uditiva primaria e anche in quella secondaria viene mantenuta la struttura
tonotopica data da neuroni vicini in corteccia che codificano le stesse frequenze. Anche la
corteccia uditiva ha un’organizzazione colonnare come quella visiva e ha strati che codificano
informazioni diverse; ogni colonna rappresenta una determinata frequenza.
L’udito mette insieme le informazioni proveniente dalle due orecchie; quando l’informazione
giunge in corteccia, esse vengono combinate.
PERDITA DI UDITO
•Sordità di conduzione: il suono non riesce ad essere trasferito all’organo di senso a causa
di un danno vero e proprio al timpano o a causa di ostruzioni.
•Sordità nervosa: lesione ai nervi o alle cellule che trasferiscono le informazioni (es: cellule
cigliate). Ci sono varie cause della sordità nervosa come l’età (si perdono solitamente le alte
frequenze) o il rumore (sovraesposizione al suono: l’ampiezza del suono è talmente grande
tinnìto,
che si strappano le ciglia e si può avere anche il ovvero un suono costante all’interno
dell’orecchio).
DIMENISIONI PERCETTIVE
Se produco un suono con una determinata frequenza fondamentale e alzo il volume, la mia
percezione del tono può variare.
Timbro= variazione dell’inviluppo spettrale a seconda del suono.
Siamo più sensibili al volume alle medie frequenze.
LOCALIZZAZIONE DEL SUONO
Visto che la codifica è tonotopica, utilizzando solo i toni non capisco da dove proviene il
suono, perciò devo utilizzare altri due tipi di informazioni:
tempo intensità.
•due indizi binaurali: sono l’indizio di e quello di Il suono arriva alle due
orecchie in tempi diversi e ad intensità diverse. L’indizio di intensità non riesce a funzionare
quando la frequenza è talmente bassa che supera la testa.
•un indizio monoaurale spettrale: è dato dal modo in cui il nostro padiglione auricolare
riflette onde che provengono da diverse posizioni. A seconda dalla direzione da cui arriva il
suono viene riflesso in modo diverso. I suoni arrivano sia direttamente nel canale, oppure per
riflessione, quindi con ritardo. Questo indizio monoaurale ci permette di localizzare i suoni
nello spazio.
Non calcolo l’inizio del suono, ma calcolo in un determinato istante se sono allo stesso punto
dell’onda o no. 26 ott. 2018
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PSICOFISICA
La psicofisica è lo studio delle relazioni quantitative che vi sono tra le caratteristiche fisiche di
uno stimolo (ciò che possiamo misurare tramite strumenti meccanici) e l’esperienza
sensoriale. Ciò significa che la psicofisica si occupa di come correlare l’esperienza che noi
abbiamo, la nostra percezione di qualcosa, con l’intensità di uno stimolo fisico. È la capacità di
avvertire la presenza di particolari sostanze, è la capacità di distinguere la presenza di
particolari stimoli uditivi.
A tal proposito bisogna parlare di soglia: valore che determina un certo livello al di sopra del
quale riusciamo a fare qualcosa. Vi è una distinzione tra:
•soglia assoluta= valore minimo di una determinata caratteristica dello stimolo che mi
permette di distinguerlo. Viene presentato un solo stimolo e viene chiesto al soggetto se lo
stimolo presentato viene visto o no (nel caso di uno stimolo visivo) oppure se viene sentito o
no (nel caso di uno stimolo uditivo).
•soglia differenziale= si trova