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Capitolo 4: I Metodi Clinici

INTRODUZIONE

4.1. Nella storia della psicologia il metodo clinico è stato introdotto successivamente al metodo sperimentale, in un primo momento come strumento polemico contro la psicologia accademica, sperimentalista per definizione in quanto atomistica, frazionata, statica, meccanica e sterile; questa polemica, al momento, non è del tutto superata.

I metodi clinici non utilizzano strumenti ma si basano sull'osservazione del comportamento verbale e non verbale nel paziente avendo così un quadro generale di quella che è la sua storia ottenendo una prima anamnesi socio-psicologico.

I due aspetti fondamentali dell'osservazione clinica sono:

  • Il metodo del colloquio
  • Il metodo psicoanalitico

METODO DEL COLLOQUIO CLINICO

4.2. Generalità, varietà delle situazioni e degli obiettivi.

Il colloquio clinico è una tecnica di osservazione e di studio del

Comportamento umano. L'obiettivo base del colloquio è quello di delineare la struttura della personalità del soggetto. In un colloquio clinico possiamo vedere le modalità di relazione di una persona prendendo informazioni sia tramite il linguaggio verbale, sia tramite l'osservazione (linguaggio non verbale) riuscendo a capire l'attività interattiva del soggetto. Quindi la caratteristica del colloquio clinico è che fa ricerche nell'ambito privato, effettuando quindi un'indagine personale.

Gli scopi più generali sono quelli di:

  • Raccogliere informazioni (colloquio diagnostico);
  • Motivare ed informare (colloquio terapeutici e di orientamento).

I problemi del colloquio clinico sono:

  • Eventuale suggestione indotta dalle formule usate nell'interrogatorio;
  • L'intervento della personalità dell'esaminatore, che suscita emozioni e motivazioni nell'esaminato;
  • Valutazione critica della testimonianza del soggetto.
cioè della sua fedeltà e della sua completezza; - Distorsione interpretativa. Il colloquio clinico è utilizzato in occasioni differenti: - Nel campo della selezione e dell'orientamento professionale; - Nel campo più strettamente clinico; - Nel campo medico-legale. Il colloquio non è l'unica fonte alla quale è possibile attingere per ricostruire la personalità del soggetto; il documento autobiografico (sia redatto liberamente, che vincolato a un questionario preciso e dettagliato) fornisce elementi di valore eccezionale. Il colloquio, tuttavia, presenta una caratteristica peculiare che lo rende insostituibile: permette una conoscenza diretta della sua dinamica interpersonale. Il concetto di "multivalenza" della personalità. L'utilizzo del colloquio a scopo diagnostico e prognostico si basa su un presupposto fondamentale: che i tratti, le disposizioni rilevate in una persona in occasione del colloquio, non sono

caratteristiche incidentali, casuali, limitate nel tempo e nello spazio alla situazione in esame, ma possono essere trasferite ad ambiti più vasti del comportamento.

Il comportamento di una persona non è una serie incoerente di atti variabili a caso. È questa coerenza al di là dei mutamenti occasionali che ci dà il senso di identità psicologica oltre che fisica di una persona.

Tuttavia, questa sostanziale identità non deve far dimenticare le molteplici potenzialità di ogni persona. Infatti una costanza non deve far credere che la persona sia un sistema "monovalente". Essa è piuttosto un sistema "multivalente", cioè dalle potenzialità molteplici, in quanto si è formata per stratificazioni successive, attraverso l'apprendimento di numerosi "ruoli" psicologici.

Pertanto, nel compiere una "esplorazione diagnostica", è necessario operare con

particolare cautela. L'esaminatore rischia di vedere il soggetto in una prospettiva limitata e, qualche volta, artificiosa. Le molteplicità dei ruoli non contraddice il concetto di identità della persona né quello della sua individualità, perché il numero dei ruoli che l'individuo può apprendere ed interpretare con sicurezza è limitato, altrimenti la persona corre il rischio del disorientamento ed avverta il sentimento di perdita di identità.

Le fonti di informazione del colloquio clinico. È possibile considerare il colloquio clinico come una forma di interazione nel corso della quale avviene uno scambio di informazioni tra gli interagenti. Tali informazioni si possono raggruppare in:

  • Contenuto
  • Contesto
  • Espressioni non verbali [vedi dispensa 2]

Per quanto concerne il contenuto si intendono comprese in tale denominazione le espressioni verbali e le azioni del soggetto che costituiscono una fonte di informazione.

talmente ovvia da essere spesso sottovalutata. Lo studio biografico resta il più delle volte parziale, perché una indagine dettagliata richiederebbe un grande numero di sedute. È utile tuttavia avere presenti, nelle linee generali, le tappe dello sviluppo della personalità del soggetto, che è venuta maturando nella trama dei rapporti familiari, scolastici, professionali, sociali. I punti fondamentali che devono essere toccati nell'esplorazione biografica sono: - Composizione della famiglia d'origine e suo clima affettivo; - Eventi fondamentali dell'infanzia; - Salute fisica; - Lo stabilirsi delle prime relazioni extrafamiliari; - Esperienze in rapporto all'educazione scolastica; - Vita affettiva; - Relazioni sociali; - Vita professionale; - Utilizzazione del tempo libero; - Livello socio-economico raggiunto; - Rapporti nell'ambito familiare. Il materiale raccolto dal colloquio deve essere sottoposto ad un esame critico: deve

essere valutata la verosimiglianza e la coerenza o la contraddittorietà dei fatti.

Il Contesto

Altra rilevante fonte di informazione è costituita dal contesto in cui si pone il comportamento del soggetto. È ovvio che nessun comportamento può essere valutata a prescindere dal contesto in cui esso viene messo.

L'indagine psico-sociale contemporanea ha recentemente acquisito l'importanza fondamentale del contesto, in cui dà luogo ogni processo interpersonale, secondo cui parole, frasi, constatazioni, comportamenti diventano significativi in rapporto alla situazione in cui vengono osservati.

Il colloquio clinico si configura come un particolare contesto in cui diversi e specifici sono i ruoli svolti dall'intervistatore e dal soggetto. L'intervistatore dispone dunque delle espressioni e del comportamento del soggetto, unitamente al contesto in cui esse vengono poste in atto. Questi elementi concorrono alla formazione di un'opinione sul soggetto.

Unitamente a informazioni indirettamente ricevute tramite testimonianze, relazioni o pettegolezzi informali. Una ricerca condotta da Mints (1956) ha riscontrato che l'ambiente impersonale può influenzare l'impressione suscitata dal soggetto: per esempio, viene valutato diversamente un soggetto a seconda che lo si sia incontrato in un ambiente gradevole o sgradevole. A seguito poi di una ricerca di Holmes e Berkowitz (1961), si può anche affermare che il tipo di esperienza interpersonale, compiuta in precedenza, concorre a influenzare il giudizio, l'opinione che un "giudice" si forma di un soggetto.

CAPITOLO 5: LA PERCEZIONE

INTRODUZIONE

Lo studio della percezione rappresenta uno dei più vecchi temi di ricerca della psicologia sperimentale. Definire la percezione non è facile, comunque una definizione moderna dice che la percezione è il processo mediante il quale traiamo informazioni dall'ambiente esterno ed

interno. L'atto percettivo è primitivo ed immediato (nel senso di non intellettuale e riflesso), globale ed unitario (nel senso di non essere una pura eccitazione puntuale). La nostra percezione del mondo non è uno specchio fedele di questo e non è una copia perfetta di quanto ci circonda. La sensazione, a differenza, è qualcosa di più organico, maggiormente legato alla fisiologia più che alla psicologia. IL MODELLO INGENUO 5.2. La teoria ingenua dice che c'è un'uguaglianza tra il percetto (ciò che percepisco) e la realtà (ciò che viene percepito). Per il realista ingenuo basta infatti aprire gli occhi, affacciarsi alla rima palpebrale per afferrare a "colpo d'occhio" la realtà esterna; basta sporgere l'orecchio per cogliere i suoni ecc... La neurofisiologia ci insegna invece che la catena dei processi ha una direzione diversa: dall'oggetto - fonte degli stimoli - allastimolazione dei recettori, alla conduzione centripeta degli impulsi fino ai processi corticali. L'oggetto percepito è correlato strettamente con questi processi e non immediatamente con l'oggetto stimolante. MODELLO NEUROFISIOLOGICO: ASSENZA FENOMENICA IN PRESENZA DI OGGETTI FISICI 5.3. Il modello neurofisiologico (o modello critico) obbliga a distinguere l'oggetto stimolante dall'oggetto visto. Alcune realtà fisiche non hanno il loro corrispondente percettivo; queste situazioni le chiameremo in assenza fenomenica. Se prendiamo lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche vediamo come le nostre possibilità percettive coprono solo una minima parte delle realtà fisiche. Siamo "sintonizzati" solo con particolari lunghezze d'onda, tutto il resto c'è ma non viene registrato almeno percettivamente. Ad esempio il caso dell'ultravioletto, il quale è in grado di indurre modificazioni fisiologiche nel nostro corpo ma non viene percepito visivamente.

organismo (abbronzatura...), ma non di darci esperienze percettive.Lo stesso discorso vale per le vibrazioni che sottendono la percezione dei suoni.Le nostre possibilità di percezione, a differenza di altri animali, sono limitate ad un piccolointervallo di sequenza.

MODELLO NEUROFISIOLOGICO: PRESENZA FENOMENICA IN ASSENZA DI OGGETTI FISICI5.4.

Alcune volte capitano delle situazioni quotidiane in cui abbiamo esperienze percettivenitidissime in assenza della realtà fisica corrispondente.Queste è quello che avviene nei miraggi.Il silenzio, il buio sono stati puramente percettivi presenti in noi anche in assenza delle realtàfisiche corrispondenti.Vi sono altre situazioni naturali o artificiali nelle quali attribuiamo agli oggetti proprietà chefisicamente non hanno.Ad esempio si pensi alle luci dei luna park che sembrano

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
33 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lucio752 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Cattolica del Sacro Cuore - Roma Unicatt o del prof Langellotti Vincenzo.