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APPRENDERE PER ESPERIENZA DIRETTA
7.1 Definizione e breve storia
"Apprendere" significa impossessarsi, afferrare, fare proprio con la mente. Gran parte
dei manuali di psicologia generale definisce pero' l'apprendimento come un
cambiamento relativamente permanenete nel comportamento prodotto
dall'esperienza.Questa e` una definizione che risale soprattutto dalla psicologia
comportamentistica. Ma, questa prospettiva non fu condivisa dall' intera psicologia
dell'epoca: mentre i comportamentisti studiavano l'apprendimento delle associazioni
dirette tra S e R, gran parte degli studiosi non disdegnava di inserire costruttii intermedi
di tipo mentale nelle loro teorie.
Kulpe, in disaccordo con Wundt, fondo` a Wurzburg un laboratorio che porto` alla
scoperta di processi di pensiero non interamente riconducibili a elementi senso-motori.
Oltre a non essere stata condivisa dall'intera psicoligia, la versione piu` dogmatica
dell'associazionsmo comportamentista e` ormai superata. Studiosi comportamentisti
come Woodworth, Tolman e Cattell ottennero risultati che non potevano essere
interamente catturati da leggi di associazione diretta tra S e R, e richiedevano di
ostulare stati di elaborazione intermedia ( approcci S-O-R, dove la O sta per
organismo). Come conseguenza, i comportamentisti rividero le loro teorie, arrivando
cosi, gradualmente, a quella che oggi potremmo definire una riscoperta per via empirica
della mente, concepita come un processo di elaborazione e rappresentazione di
informazioni interposto tra l'ambiente e il comportamento manifesto. Nelle toerie
comparvero concetti quali quelli di aspettativa, previsione, sorpresa, rappresentazione o
mappa mentale, memoria, motivazione.
Ma tutte le attuali teorie dell'apprendimento di relazioni tra eventi prevedono molti e
diversi mediatori mentali interposti tra l'ambiente e il comportamento manifesto.
In conclusione, la definizione attuale dell'apprendimento e` piu`vicina al senso comune
rispetto a quella cara ai comportamentisti: L'appredimento e` il processo grazie al quale
acquisiamo conoscenze sul mondo e le codifichiamo nelle memorie a lungo termine,
creando un vasto deposito di conoscenze precedenti che contribuisce tanto a
pianificare e guidare il nostro comportamento, quanto a sostenere nuovi e ulteriori sforzi
di apprendimento e a determinarne l'esito".
Qui descriveremo soprattutto cosa impariamo spontaneamento del nostro ambiente
facendone esperienza diretta, cioe` osservando il susseguirsi degli eventi e le
conseguenze dei nostri comportamenti.; e come lo impariamo.
Tutti gli organismi animali-uomo compreso-devono apprendere alcune relazioni che
governano il loro ambiente , per adattarvisi. Lo studio dell'apprendimento di relazioni tra
eventi si e` soffermato soprattutto su due aspetti: il ruolo delle informazioni di tipo
statistico ( cioe`, campioni di osservazioni sull'ambiente), e il ruolo delle conoscenze
precendenti. Quindi, descriveremo cosa apprendiamo dalle informazioi di tipo statistico (
approccio computazionale, volto a definire quali funzioni un processo cognitivo
approssima o computa) e ome lo apprendiamo ( approccio algoritmico o descrittivo,
volto a individuare quali processi di elaborazione sono effettivamente utilizzati dagli
organismi per computare le funzioni identificate a livello computazionale). Le
conoscenze precedenti rivestiranno un ruolo fondamentale per spiegare alcune
differenze tra giudici di covariazione e giudizi di causalita`.
7.1.1 Due notazioni
Ogni relazione appresa connette le rappresentazioni mentali di almeno due eventi,
oggetti, attributi o comportamenti. Alcune relazioni sono il frutto di processi dall'alto al
basso ( top-down, cioe` processi in cui i meccanismi di pensiero di alto livello cercano di
dare forma sintetica e organizzazione alle osservazioni derivate dall'esperienza
sensoriale dell'ambiente) e , possono coinvolgere giudizi e ragionameni a posteriori,
cioe` su esperienze passate. Le relazioni frutto di questi processi sono dette regole o
ipotesi. Alla regola potra` essere associata una forza, cioe` il grado di fiducia riposto
nella correttezza della regola stessa.
Altre relazioni sono apprese nostro malgrado e automaticamente tramite processi dal
basso all'alto ( bottom-up). Emergono dall'esperienza e dall'osservazione diretta di
contingenze; la loro elaborazione avviene nell'istante in cui quelle contingenze si
presentano, ed e` automatica. I risultati si indicano con una freccia: A->B indica
l'associazione tra un antecedente evento A e un conseguente evento B, tale per cui
quando la rappresentazione di A si attiva, si attiva in mente anche la rappresentazione
B.L'esistenza di una suddivisione netta tra apprendimenti di relazioni in stile top-down e
bottom-up non e` condivisa da tutti gli autori contemporaneti, ma non ci occuperemo di
questa diatriba.
7.2 Cosa apprendiamo dai dati statistici? Covariazioni e cause
Se non c'e` grande accordo, tra modelli inferenziali ( top-down) e modelli
associazionistici( bottom-up), c'e` invece univoco accordo su quali siano i suoi due
obiettivi ( cioe`, le sue funzioni).
1) Previsione: capacita` di prevedere conseguenze (C) di determinati stati o eventi
( stimoli S), onde possibilmente reagirvi ( r) con maggior efficienza;
2) Intervento : capacita` di prevedere quali comportamenti attivi ( A) rivolti verso
l'ambiente produrranno determinati eventi (S) con conseguenze prevedibili, desiderate o
meno, ai quali si sara` pronti a reagire ( R).
Schematicamente, dato un qualsiasi evento S con qualche forza predittiva verso la
conseguenza C, il punto 1 esprime l'importantissima catena ambientale-mentale-
comportamentale: S -> aspettativa di C-> preparazione della risposta R a C, che puo`
prevedere risposte anticipatorie alla meta. Il punto 2 esprime l'altrettanto importante
catena : intervento attivo A volto a ottenere S : S-> aspettativa di C->preparazione alla
risposta R a C, che puo` prevedere risposte anticipatorie.
Come si puo` intuire osservando che la seconda catena include la prima, le due
prospettive considerate storicamente classiche, quella del condizionamento rispondente
o pavloviano e quella del condizionamento operane o strumentale- assimilabili alle
sequenze 1 e 2- sono oggi considerate due aspetti di un unico fenomeno.
Per quanto gli obiettivi di previsione e di interveneto siano intimamente associati
nell'esplicarsi della vita mentale, la loro distinzione a fini di studio e` tanto importante
quanto quella che sussiste tra covariazione semplice e covariazione basata su un
soggiacente nesso causale. Tutti i tipi di covariazione consentono di creare aspettative
(previsione). Ma solo quelle che sono il prodotto di un nesso causale consentono di
progettare azioni finalizzate ad un oiettivo( intervento).Essi umani e animali distinguono
sempre tra covariazioni semplici e covariazioni cge nascondo nessi causali? Riescono
a catturare molto bene alcuni fenomeni empirici ( soprattuto legati all'apprendimento
bottom-up) ma non altri (legati al top-down). per spiegare questi ultimi , altri modelli
sostengono che i giudizi di forza associativa e queli di forza causale siano separati:
integrando dati di covariazione ad alcuni assunti e conoscenze precedenti relativi alla
struttura causale degli eventi, inferiamo giudizi sulla forza delle relazioni di causalita`. In
questa prospettiva , per ipotizzare o stimare un probabile nesso causale non basta il
dato di covariazione tra eventi.
A volte pero cogliamo nessi causali infondati : esempio di Antonio. A seguito di un
aggressione in ascensore , Antonio sviluppa un forte grado di evitamento di tutti gli
ascensori, avra` appreso suo malgrado la catena associativa: ascensore ->
aggressione-> pericolo->paura-> allontanati dall' ascensore. Infatti non sempre, a livello
algoritmico, i processi che dovrebbero estrarre predittori utili e affidabili forniscono esiti
oggettivamente corretti. Il loro modus operandi puo` fallire, portando a ritenere un
predittore cio` che non lo e`.
7.2.1 Covariazioni: la regola del DeltaP
Le osservazioni delle concomitanze tra due eventi, che chiameremo l'uno stimolo
segnale (S) o cue e l'altro conseguenza (C) o outcome( esito), possono essere illustrate
da una tavola di contingenza, dove le celle a e b rappresentano rispettivamente, il
numero di casi( frequenza) in cui si e` presentata o no la conseguenza in presenza del
segnale, e le celle c e d rappresentano la frequenza della conseguenza in assenza del
segnale. Ogni insieme di osservazioni illustrate da una tavola di contingenza puo`
essere sintetizzato in due valori di probabilita` condizionale, la cui stima e`:
1- probabilita` della conseguenza dato il segnale : P (C|S)=a/(a+b)
2- probabilita` della conseguenza nonostante l'assenza del segnale : P(C|nonS)= c/(c+d)
CONSEGUENZA C
presente assente
SEGNALE S (presente) a b
SEGNALE S (assente) c d
La differenza tra le due probabilita` condizionali( deltaP) e` la misura di covariazione
piu` citata nella letteratura psicologica sull'apprendimento ( questo indice e` chiamato
contrasto di contingenze).
Lo introdussero Jenkins e Ward nel 1965.
DeltaP= P (C|S) - P(C|nonS).
IL deltaP indica la forza della relazione tra il segnale e la sua conseguenza. Se il suo
valore e` positivo , allora la presenza del segnale produce un incremento di aspettativa
della conseguenza. Se e` negativo, genera un decremento dell'aspettativa. Se e` nullo
indica che S e C non hanno alcuna covariazione reciproca.
Vedremo gli importanti effetti del DeltaP sull'apprendimento,sia bottom-up sia top-down,
nei paragrafi dedicati allo studio del come gli organismi stimino ovariazioni tra eventi.
Per ora consideriamo la stima del DeltaP uno degli scopi dell'apprendimento basato su
dati statistici: per apprendere correttamente i gradi di predittivita` tra eventi l'output di un
sistema cognitivo deve approssimarsi al DeltaP.
Il DeltaP e` anche un importante indizio della possibile causalita` dell'evento segnale
(S), verso l['evento conseguenza (C), contribuendo a perseguire il secondo scopo:
quello di valutare l'opportunita` di intervenire attivamente per fare in modo che S si
presenti, o non si presenti, al fine di provocare, o non consentire. C. Il DeltaP,quindi, e`
un sensato indizio di causalita`- e di opportunita` di intervento- solo ove sia scontato
l'effetto di possibili concause. Cio` fatto, in alcune circostanze possiamo utilizzarlo per
stimare l'inosservabile forza causale dello stimolo verso la conseguenza, come
vedremo nel prossimo paragrafo.
7.2.2 Causalita`: dal DeltaP alla sua funzione a potenza
La stima del grado di causalita` di un evento S verso un evento C e` importanbte non
solo per stabilire se un organismo si preparera` areagire a C dato S, ma anche per
determinare se quell'organismo cerchera`, o meno, di intervenire su S per ottenere o
evitare C. Questa stima dipe