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DIFFUSIONE ITALIANA
La diffusione del modello relazionale in Italia viene descritta dagli autori del volume a partire
dall’esperienza dell’Istituto di specializzazione in psicologia psicoanalitica del Sé e psicoanalisi
relazionale (ISIPSé), che si è cercato di rendere luogo di incontro per le teorie moderne ed i padri
dell’Orientamento Relazionale.
Le radici dell’interesse per la Psicoanalisi Relazionale in Italia
La traduzione in italiano de “Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica” di Greenberg e
Mitchell ha messo di fronte ad una prima distinzione tra modelli pulsionale e relazionale, ma è stata
l’opera successiva di Mitchell, “Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi” a chiarire le idee
dell’autore, spogliando la pulsione del suo valore biologico e ridefinendola come esperienza
psicologica di motivazione. Nello stesso periodo, “Psicoanalisi e sistemi motivazionali” di
Lichtenberg ha chiarito il concetto di motivazione in Psicoanalisi e vi ha incluso l’attaccamento.
Anche “Il mondo interpersonale del bambino” di Stern è stato importante, avendo contestato il
narcisismo primario infantile e rivisto la teoria delle rappresentazioni da una prospettiva relazionale.
Una visione interazionista della Psicoanalisi è stata favorita, pure, dal pensiero di Sullivan, ma un
merito particolare va a Bowlby, autore della trilogia “Attaccamento e perdita”, che è arrivata in
Italia negli anni ’80 ed ha ricevuto molte critiche; nonostante questo, la teoria dell’attaccamento è
poi stata riconosciuta ampiamente.
La creazione di un istituto psicoanalitico indipendente in Italia
La Psicologia del Sé ha cominciato a diffondersi in Italia a partire dagli anni ’70 e, dagli anni ’80,
ha costituito il massimo interesse degli autori del libro, insieme alla Psicoanalisi Relazionale. Essi
hanno esplorato il panorama internazionale e si sono resi conto che, al fine di favorire la diffusione
in territorio italiano dei due orientamenti di cui sopra, non bastava renderne accessibili le idee, ma
era necessario creare una comunità in cui fossero consentiti scambi di opinioni e pensieri: questo è
diventato il loro progetto, in accordo con altri colleghi. Si trattava di un periodo storico in cui la
Psicoanalisi italiana faceva fatica a mantenere i contatti con il resto del mondo, per diversi motivi
tra cui la barriera linguistica. Nel 1995, è stato organizzato a Roma il primo incontro con Stolorow,
analista indipendente che mirava alla creazione di una fenomenologia psicoanalitica da
contrapporre alle reificazioni metapsicologiche classiche. In seguito, ci sono stati altri convegni
internazionali, tra i cui ospiti vi sono stati:
- Bacal analista nell’ambito della Psicologia del Sé, che riteneva essere una forma della
teoria delle relazioni oggettuali;
- Lichtenberg ;
- Aron di formazione freudiana e poi diventato allievo e collaboratore di Mitchell.
Le diverse conferenze organizzate hanno permesso di radunare un numero consistente di consensi,
il che ha consentito la fondazione dell’ISIPSé, nel 1999. Lo stesso anno è partito un corso per
psicoterapeuti interessati ad una formazione psicoanalitica indipendente e basata sulla Psicologia
del Sé e sul modello relazionale; nel 2005, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca) ha approvato la Scuola di Psicoterapia ISIPSé. Gli incontri organizzati dall’Istituto
sono parte della formazione dei terapeuti, ma sono anche aperti a chiunque sia interessato, al fine di
agevolare il confronto e la diffusione delle idee.
Mutualità: lo scambio scientifico-formativo tra Italia, Europa e Stati Uniti
Nel 2004, un convegno internazionale ha permesso all’Istituto di entrare a contatto con le teorie
femministe e postmoderne inerenti la decostruzione dei concetti di ruolo di genere e di genere
sessuale, uno dei contributi maggiormente innovativi del modello relazionale. Questo cambiamento
di prospettiva ha permesso di superare tre concetti freudiani ormai decisamente obsoleti: 1) la
femminilità come deviazione; 2) la dimensione dominante dell’eterosessualità; 3) il binarismo di
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genere. Tutto ciò è stato alla base, anche, di una considerazione dell’omosessualità non più in
termini patologici.
Un’autrice che si è coinvolta molto nel facilitare gli scambi Italia-USA è Donna Orange, che ha
studiato l’italiano ed è in grado di condurre intere conferenze in lingua. E’ grazie a contributi di
questo tipo se ad oggi si può abbattere la barriera linguistica, così come quella geografica.
Per capire come sia stata possibile la diffusione delle prospettive psicoanalitiche contemporanee, è
necessario fare un passo indietro. Negli States, la IAPSP (International Association for
Psychoanalytic Self Psychology) è nata per iniziativa dell’International Council of Psychoanalytic
Self Psychology, con l’obiettivo di permettere una diffusione della Psicologia del Sé a livello
internazionale. Negli anni ’80 e ’90, quest’ultima si è propagata nell’Europa del Nord, soprattutto in
Germania, dove, tuttavia, non è mai stato fondato alcun istituto indipendente, ma solo gruppi di
studio. Al contrario, a Vienna, sono stati inaugurati una Scuola di psicoterapia ed un Istituto
indipendente nel 1990. Per quel che riguarda la Psicoanalisi Relazionale, è emersa nel corso degli
incontri della Division 39 (Psicoanalisi) dell’American Psychological Association. E’ stata fondata,
purtroppo dopo la morte di Mitchell, la IARPP, che ha avuto Aron come primo presidente; nel 2002
si ha organizzato il primo congresso a New York. Un evento importante ha avuto luogo nel 2004,
con la realizzazione di un incontro con Lichtenberg ad opera dell’Istituto a cui afferiscono gli autori
del volume e del local chapter dello IARPP, che si trovava, ai tempi, a Barcellona, ma che è poi
stato trasferito a Madrid. Nel 2005 ha avuto luogo un convegno dello IARPP a Roma, che ha
mostrato quanto proficui stessero diventando gli scambi scientifici e di opinione tra gli analisti di
diversi Paesi e che è stato seguito da una più grande partecipazione dei terapeuti dell’ISIPSé alle
conferenze IARPP in qualità di relatori.
Il valore intersoggettivo del corpo nella clinica e nella formazione
Un aspetto che è emerso dalla diffusione del movimento relazionale in Italia è l’importanza della
presenza fisica delle persone che si occupano di trasmettere le loro conoscenze in campo analitico,
dal momento che essa annulla le differenze di ruoli e facilita il dialogo. D’altro canto, si tratta di un
tema che trova ampio spazio nel pensiero relazionale, in cui si attribuisce rilevanza alla
comunicazione che avviene, appunto, anche attraverso il corpo. Pure le Neuroscienze, con la
scoperta dei neuroni a specchio, hanno evidenziato il rilievo assunto dal corpo nell’esperienza
intersoggettiva, oltre al fatto che l’Orientamento Relazionale prevede, in sé, non un’assimilazione
quanto una co-costruzione di un sapere, che non può verificarsi se non in una dimensione di
incontro. In questo senso, il concetto di simulazione incarnata di Gallese descrive bene la necessità
di una trasmissione corporea della conoscenza, ove la simulazione incarnata è la base dell’empatia,
è quel processo che ci permette di creare, a partire dall’osservazione di un’emozione,
comportamento o sensazione dell’altro, una rappresentazione mentale interna degli stati corporei
associati a ciò che abbiamo visto, dando luogo ad una sorta di simulazione che ha luogo nel nostro
stesso corpo; la simulazione incarnata è una funzione di base dell’intersoggettività.
LA FORTUNA DEL MODELLO RELAZIONALE IN ITALIA: NOTA SU EDITORIA,
DIDATTICA E TRAINING
In Italia, il movimento relazionale è arrivato ufficialmente nel 1986, con la traduzione del libro di
Greenberg e Mitchell. Si trattava di un manuale di Psicologia dinamica, in cui erano esposte le
principali teorie di autori come Freud, Klein, Kohut, Fairbairn ed altri, con una prospettiva che era:
- esterna non esponeva le teorie analitiche classiche come un Ipse dixit;
- storica associava il pensiero degli autori al loro contesto storico e culturale;
- critica divideva i vari orientamenti in tre filoni, ovvero quelli classico-pulsionale,
relazionale e misto.
Gli Italiani hanno avuto bisogno della traduzione delle opere successive per capire che quel che
veniva proposto era un nuovo movimento, non solo una critica al modello pulsionale. Tale
movimento andava contro la teoria pulsionale pur senza negare l’intrapsichico ed il conflitto,
presentati all’interno di una matrice relazionale. 16
Le riviste psicoanalitiche
In Italia, possono essere identificati due periodi per quel che riguarda la diffusione di riviste
dedicate al modello relazionale: prima del 2000 e dopo, ove questa data segna l’inizio
dell’interessamento delle riviste e dell’editoria all’argomento, oltre a corrispondere all’anno di
fondazione della IARPP, che ha accolto fin dall’inizio anche soci italiani.
Fino al 2000, l’Orientamento Relazionale ha goduto di scarso successo in ambiente italiano e le sue
innovazioni tecniche e teoriche sono state neutralizzate in tre modi:
- rigettate come inammissibili nel modello freudiano;
- inglobate nel “già detto”;
- sminuite e relegate ad un ruolo comprimario, ignorando la loro importanza all’estero.
Questo atteggiamento può essere ricondotto alla diffidenza che la novità suscitava presso la classe
analitica italiana.
La rivista che maggiormente ha contribuito alla diffusione delle idee relazionali è stata
“Psicoterapia e Scienze Umane”, fondata nel 1967 nel contesto del Gruppo Milanese per lo
Sviluppo della Psicoterapia – Centro Studi di Psicologia clinica, con l’intento di farle affiancare
altre iniziative editoriali più vecchie. L’obiettivo era permettere la diffusione della cultura
relazionale in un Paese in cui Psichiatria e Neurologia erano ancora una disciplina unica, le Facoltà
di Psicologia non esistevano e la formazione in Psicoterapia era scarsa. Ha contribuito alla “svolta”
diffondendo il pensiero di Mitchell prima e di altri relazionali poi, pur senza mai essere di parte. La
rivista, infatti, non intendeva schierarsi a favore dell’Orientamento Relazionale, motivo per cui ha
anche dato spazio alle critiche. Il fatto che abbia permesso la diffusione del modello relazionale non
è stato, perciò, voluto, ma si è connotato come risultato di un’apertura al dialogo per amore della
cultura e della