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Conflitti
La nozione di conflitto psichico è stata introdotta da Freud, sebbene nelle sue successive teorizzazioni e
revisioni del modello, il suo significato è andato in parte perso. Per cercare di capire il suo significato,
ripercorriamo le diverse concettualizzazioni dei diversi autori.
Il conflitto intrapsichico
Nella definizione freudiana il conflitto va collocato all’interno del rapporto dell’individuo con la natura e la
cultura: questo non vuol dire ch deve essere inteso come semplice conflitto con l’ambiente, ma come quella
dinamica intrapsichica che nasce dallo scontro tra le richieste interne e quelle esterne, nonché dalla dialettica
tra l’essere uno come gli altri ma anche essere uno unico rispetto agli altri, tra il conformarsi e l’essere se
stessi con i proprio bisogni e desideri individuali.
Il conflitto intrapsichico viene inteso sempre come contrasto tra impulsi di desiderio che si manifestano in una
parte della personalità che interpreta tali desideri e un’altra parte che vi si oppone. Quindi, a livello latente il
conflitto è caratterizzato da impulsi contrastanti, mentre a livello manifesto si osserva l’opposizione di diversi
aspetti della personalità. Tale opposizione di aspetti è per Freud la base ella nevrosi, la causa necessaria ma
non sufficiente. Il conflitto diventa patologico solo quando la libido, privata del suo soddisfacimento, trova via
alternative di scarica che però suscitano l’opposizione di una parte della personalità, quando quindi ad una
frustrazione esterna si aggiunge la frustrazione interna.
Successivamente Freud distingue tra le pulsioni di autoconservazione dell’Io e le pulsioni sessuali: la
patologia e il conflitto non nascono dall’intrinseca presenza delle pulsioni sessuali, ma dal modo in cui l’Io si
relazione a tali aspetti sessuali in vista della propria morale e dei fattori culturali.
Negli anni ’20, poi, con la seconda topica, il conflitto rimane comunque pulsionale, come opposizione tra eros
e thanatos, ma il conflitto diviene patologico quando si realizza tra le istanze psichiche: nevrosi di
transfert( conflitto Io/Es), psicosi (conflitto Io realtà), nevrosi narcisistiche (conflitto Io/Super-Io).
Accanto alle teorizzazioni freudiane troviamo anche quella di Jung che rintraccia la conflittualità psichica
nella mente dissociata, una psiche che opera una continua scomposizione delle coppie di contrari, una
continua lotta per il riconoscimento di una o dell’’altra pulsione o forza psichica. Mentre Adler, in una visione
più socioculturale, individua il conflitto tra l’individuo e la società che causa nevrosi, dove il conflitto e la
patologia nascerebbe dal mettere in atto atteggiamento antropologici incompatibili con il contesto sociale.
Tipologia di conflitto
È stata la psicologia dell’Io ad elaborare nel dettaglio il concetto di conflitto psichico, affermando che esso ha
luogo tra gli impulsi, ossia tra l’Es e l’Io. Hartmann parla di confronto dell’Io da un lato con il mondo
circostante e dall’altro con i profondi stati psichico. Sebbene il conflitto viene inteso come risiedente
nell’istanza dell’Io, poiché è quella che rileva il conflitto stesso, allo stesso modo la psicologia dell’Io
sottolinea come esisteva anche una parte dell’Io libera dal conflitto intrapsichico, ossia quella parte delle forze
dell’Io che si occupano dell’interazione con il mondo esterno.
Anna Freud distingue tra:
• Conflitti esterni: Io ed Es/realtà. Il bambino e l’ambiente sono in contrasto.
• Conflitti interiorizzati: Io/Super-Io. Nascono dall’identificazione con le forze esterne e l’interiorizzazione
del’autorità
• Conflitti propriamente interni: tra Io/Es, dovuto alle intrinseche differenze tra queste due istanze
Da tutto ciò si evince come possono esistere differenti tipi di conflitti, alcuni specifici solo in alcune patologie,
alcuni osservabili durante il lavoro clinico, soprattutto quando si verificano i primi due casi, ma quando si
parla di “conflitto nucleare infantile” abbiamo di fronte un qualcosa di così profondo ed antico, una
condizione latente che non emerge in modo palese nella pratica clinica; è un qualcosa che si struttura
lentamente nel processi intra e interpersonali durante lo sviluppo a partire dalle prime esperienze infantili. Ci
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sono poi i casi in cui il conflitto è quasi evanescente, si manifesta come non senso, come contraddittorietà non
ben definita, come qualcosa di difficile articolazione.
La base caratteriale
Reich introduce nel 1925 l’ipotesi di una conflitto infantile di ambivalenza nella fonazione del Super-Io.
Riprendendo in parte la teoria freudiana, egli afferma che il conflitto nasce dallo scontro tra la naturale
pulsionalità, intesa come Io-piacere, e la civiltà, intesa come Super-Io e Io-realtà. Se all’inizio l’Io-realtà
rifiuta totalmente la sessualità durante quello che è il complesso edipico e la formazione del senso di colpa per
il desiderio incestuoso, con la pubertà la pulsionalità entra a far parte dell’immagine ideale della persona, per
poi raggiungere la maturità libidica e sessuale. Se l’ideale genitale si integra con la maturità libidica si avrà un
sano sviluppo, se invece prmangono desideri incestuosi o identificazioni inconsce errate, come nel caso
dell’omosessualità, allora si avrà uno sviluppo patologico.
L’”ambivalenza infantile” viene considerata necessaria per lo sviluppo psichico, ma può avere diverse
conseguenze:
- può accettare con amore la frustrazione della pulsione libidico se esiste una parziale soddisfazione e la
frustrazione viene operata con graduale rimozione
- l’inibizione pulsionale può portare all’odio se la frustrazione compare sin dall’inizio in forma piena
- si possono manifestare degli agiti adolescenziali nel caso contrario in cui manca del tutto la frustrazione
- si istaura la condizione patologica del “carattere pulsionale” quando la frustrazione arriva in modo tardivo e
traumatico dopo una precedente fase di soddisfacimento pulsionale largamente esente da inibizione.
Quest’ultima condizione è tipica di tutti quei soggetti che hanno vissuto una disponibilità sessuale anormale
troppo precoce, che hanno totalmente rimosso il senso di colpa e hanno isolato il Super-Io, che hanno
raggiunto la maturità genitale troppo presto. In questo caso, i soggetti si trovano ora in una forte condizione di
conflitto tra l’Io-piacere, prima mai inibito, e la comparsa del Super-Io. Il carattere pulsionale è tipico di
condizioni patologiche come quella borderline o il disturbo narcisistico.
L’ambivalenza infantile, intesa come conflitto tra Io-piacere/pulsione e Io-morale, sta per Reich alla base della
nevrosi. La differenza con la teoria freudiana a sta nel fatto che per Reich il conflitto non è intrapsichico ma
esterno, un conflitto tra le richieste pulsionali primitive e le esigenze morali provenienti dal mondo esterno;
per questo la sintomatologia è da rintracciare nelle vere e proprie manifestazioni sessuali di tipo orgasmico,
ossia nella possibilità di soddisfare le proprie pulsioni. La patologia, quindi, nasce dalla repressione sessuale,
sebbene poi questa può dar origine al conflitto intrapsichico, a tensioni interne che diventano insopportabili.
Tali tensioni portano alla nascita di comportamenti autodistruttivi, come unica possibilità per gestire tali
contenuti. Quindi, la frustrazione proviene dall’esterno, ma l’energia sessuale inibita si trasforma in tensione
intrapsichica che porta alla distruttività.
Conflitto ambivalente innato
La Klein ipotizza che il sadismo orale abbia origine dalla polarità tra istinti di vita e istinti di morte. La
tensione fisica, che ha origine dalla paura degli istinti di morte, porta alla nascita dell’aggressività auto diretta
che si sviluppa come angoscia. Poi il bambino proietta parte del sadismo all’esterno del corpo scindendo l’Es
e formando un Super-Io precoce. Da qui nasce il conflitto, ossia il conflitto tra l’Es sadico scisso e il super-io
precoce che il bambino cerca di depositare nella madre come oggetto buono. La Klein parla di “conflitto
ambivalente innato” poiché afferma che il conflitto nasca su base quantitativa: se l’angoscia è troppo intensa
per l’Io del bambino, allora quest’ultimo cercherà di distruggere l’oggetto invece che preservarlo, mentre in
caso contrario tollererà l’angoscia e provvederà ad una riparazione. Quindi, l’angoscia derivante dal conflitto
dipenda dai fattori costituzionali del bambino, dalla forza innata dell’Io più o meno presente. La risoluzione
del conflitto pulsionale avviene in base all’utilizzo delle dinamiche di proiezione e introiezione che
permettono la strutturazione del super-io e portano alla relazione oggettuale totale(oggetto intero). 24
Quindi, il conflitto si basa sull’opposizione tra la pulsione di vita/relazione oggettuale/seno interiorizzato e
pulsione di morte/scissione/Super-Io precoce.
Conflitto e compromesso psichico
Tenendo in forte considerazione la relazione tra aspetti consci e inconsci della mente, Brenner afferma che
ogni comunicazione del paziente non fa altro che riportare una formazione di compromesso adattivo tra
funzioni mentali in contrasto. Quindi, ogni affermazione non deve essere presa letteralmente ma come
sintomo di tale compromesso. Se in passato si pensava che il conflitto fosse patologico quando era inconscio e
che una volta riportato alla coscienza potesse essere risolto, Brenner spiega come ci sono parti pulsioni che
possono raggiungere la coscienza, e che al contrario ci sono delle difese, come appunto la formazioni i
compromesso, che potrebbero rimanere non consapevoli.
Brenner da poi un taglio utilitaristico alla sua teoria. I conflitti portano alla formazione di compromesso che di
per sé non per forza sono patologici, ma anzi tendono a risolvere una situazione problematica. La mente è per
egli composta da strutture funzionalmente definibili e separabili, e che quindi possono essere opposte l’una
all’altra; la psicopatologia nasce da un uso inappropriato di tali agenzie psichiche durante la formazione di
compromesso.
Brenner mostra anche una visione edonistica della malattia. La patologia è definita da quella formazione di
compromesso disfunzionale che quindi porta alla troppo poca gratificazione piacevole, troppo dispiacere che
si trasforma ansia e angoscia, troppa inibizione. La salute, quindi, non consiste nell’assenza di conflitti, ma
nella possibilità di creare compromessi più adattivi.
Brenner classifica le componenti del conflitto in: desideri di derivazione pul