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PROBLEMI PARTICOLARI DELL'ETA' SCOLARE
Alcune riflessioni sulla giornata del bambino nella nostra società
Da quando nasce un bambino, in molte famiglie di oggi, la preoccupazione principale è quella di trovare qualcuno a cui affidarlo, ma anche di fare in modo che il suo giocare sia finalizzato a qualcosa, che il suo stare con gli altri gli insegni qualcosa: di nuovo che non si perda tempo.
L'asilo nido sarà così ribattezzato "la prima scuola", cui farà seguito la scuola materna.
Lo sviluppo del bambino è una questione di equilibri molto delicati, che hanno a loro volta bisogno di poggiare su equilibri stabili sia nella famiglia che nelle istituzioni, forse questo non è storicamente il momento migliore perché ciò avvenga. Ci troviamo in un'epoca di grandi squilibri e di grande confusione. La giornata dei nostri bambini non può dunque che riflettere questa confusione e questo malessere.
ritmi a cui si devono adattare non certo adeguati alle loro capacità attentive e rielaborative. Qualcuno dice che il bambino è come una carta assorbente, ma non sempre si è attenti a ciò che assorbe e né a come lo assorbe. Crediamo, per esempio, che i bambini di oggi comprendono più cose di quelli di ieri solo perché si impossessano abbastanza precocemente di un vocabolario ricco e apprendono molte nozioni, ma non siamo in grado di dire quale sia il loro livello di reale comprensione. Il valore delle informazioni non dovrebbe stare nella quantità, ma nella qualità.
Il bambino e l’animale domestico
La convivenza con un animale domestico può costituire un importante mezzo di conoscenza e di sostegno affettivo. Il rapporto che si instaura tra un bambino e il proprio animale sono orientati a metterne in luce gli aspetti affettivi, mentre si sa poco di quelli cognitivi. Fin dalla primissima infanzia, il bambino si abitua ad avere
intorno a sé immagini di animali "addolciti inzuccherati", come i suoi pupazzi di peluche o i poster di gattini e cagnolini nelle pose più accattivanti. Dalle ricerche in ambito clinico emerge che gli aspetti affettivi della relazione sono molto positivi per il bambino. La cosiddetta pettherapy (coccolare) o UTAC (uso terapeutico dell'animale da compagnia) dà ottimi risultati in molti casi di patologie dell'infanzia e dell'adolescenza: il prendersi cura e il diventare responsabile di un animale, che ricambia tenerezza e manifestazioni di attaccamento, porta a notevoli miglioramenti. Nata negli Stati Uniti nella seconda metà del secolo, la terapia con animali sta rapidamente estendendosi anche in Europa. Molto nota è l'ippoterapia, rivolta a soggetti con deficit motori e a scarso controllo della motricità come spastici o emiplegici, in cui il contatto con animali dalla muscolatura possente e armoniosa come i.cavalli produce un progressivo miglioramento del controllo.Meno nota, è invece la terapia con animali domestici rivolta a bambini e anziani.
Se la ricerca con bambini malati è progredita in varie direzioni, molto meno si sa del rapporto fra bambino e animale in situazioni normali di convivenza.
Le osservazioni del rapporto fra bambini e animali domestici hanno, infatti, evidenziato che l'età migliore perché fra animale e bambino si stabilisca un legame di attaccamento è dai 2-3 anni in poi, da quando il bambino è in grado di distinguere un giocattolo da un animale vero.
Un interessante lavoro di Muller mette in evidenza alcuni aspetti della relazione fra bambino e animale che la rendono del tutto particolare. La Muller trae molte interessanti conclusioni.
Fra le più rilevanti abbiamo:
1. L'animale è più manipolabile degli altri essere umani e costituisce una specie di oasi in cui il bambino può sperimentare unrapporto meno impegnativo ma molto gratificante. 2. Ricostituisce l'illusione perduta di una madre sempre disponibile pronta a precipitarsi ad ogni richiesta, calda e avvolgente. 3. con la sua breve vita permette di prendere coscienza del problema oscuro della morte e di sperimentare la sofferenza seppure attutita. 4. È molto importante nelle diverse fasi evolutive ed è l'equivalente di un oggetto transizionale vivente. 5. In senso generale contribuisce a rendere l'ambiente più umano e vivibile. Le paure dei bambini Ferrarsi nel 1980 afferma che: la paura è un'emozione che colpisce in misura variabile ogni essere umano lasciando spesso delle tracce indelebili nella sua mente, tracce che possono riemergere in forma più o meno drammatica sia a livello cosciente che nei sogni. Se consideriamo la paura da un punto di vista filogenetico, ne possiamo scorgere la funzionalità rispetto alla sopravvivenza della specie stessa. È forseanche questa la lontana origine di alcune paure che i bambini manifestano e che spesso gli adulti non riescono a giustificare: paura del buio, paura di alcuni animali o di tutti, paura di essere abbandonati, paura di stare soli, paura di ombre o di mostri ecc. Anche i genitori più sereni, che non hanno mai fatto ricorso a spauracchi come il lupo o la strega per farsi ubbidire, possono trovarsi a dover fare i conti con bambini spaventati. Le paure cambiano con il variare dell'età e dell'esperienza: mentre il bambino nei primi anni di vita manifesta paura per tutto ciò che rappresenta uno stimolo insolito, come può essere un rumore forte, un grido o anche solo una voce di tonalità più alta, un volto sconosciuto o un cambiamento improvviso di qualcuno che conosce bene, crescendo avrà più facilmente paura di ciò che non si vede come mostri o fantasmi. Questo è dovuto alla maturazione cognitiva che gli consente di.immaginare e di rappresentarsi oggetti che non percepisce con i sensi. È difficile fare una classificazione delle paure che possono essere molto diverse da individuo a individuo, tuttavia ne sono state individuate alcune più ricorrenti di altre. Fra esse ricordiamo:
- La paura degli animali che compare in genere fra i 4 e i 5 anni;
- La paura del buio complicata dalla presenza di mostri, streghe, lupi, rapinatori ecc
- La paura dei danni fisici o di malattie e/o morte;
- La paura di essere abbandonati o della morte dei genitori;
- La paura della scuola.
- La paura di arrossire o di non sapere padroneggiare le situazioni;
- La paura di essere al centro dell'attenzione per il proprio comportamento o per il proprio aspetto;
- La paura dell'altro sesso.
Proprietà di un gruppo di quattro trasformazioni (l'identità)