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PIAGET CRITICATO DA VYGOTSKY
I) Gli esperimenti condotti da Vygotsky condussero lo scienziato russo a risultati opposti a quelli ottenuti da Piaget. Secondo Vygotsky, Piaget è andato a cercare nell'analogia con la logica formale e matematica (contemporanea) la possibilità di dare un fondamento razionale alla psicologia. Egli si è rivolto alla logica formale perché con essa credeva di poter stabilire definitivamente il concetto di invarianza dell'oggetto, per eliminare così le rappresentazioni illusorie del soggetto. Non a caso la maggior parte delle sue ricerche si riferisce alla ricostruzione delle tappe evolutive del principio di conservazione (o invarianza) della quantità-sostanza-peso-volume degli oggetti. La matematica infatti possiede il più forte apparato di descrizione delle invarianti. Di qui il formalismo di Piaget: il suo pensiero è genetico solo in senso cronologico non ontologico.
classificatorio-combinatorio-meccanico, non concettuale-dialettico.
II) Secondo Piaget il legame che unisce tutte le caratteristiche specifiche della logica infantile è l'egocentrismo, che sarebbe una posizione intermedia tra il pensiero autistico e quello controllato (adulto). Il pensiero del bambino sarebbe originariamente autistico e solo con la pressione sociale diventerebbe realistico: questo perché ciò che interessa al bambino è la soddisfazione di piaceri, in antitesi al principio di realtà. Piaget avrebbe preso da Freud: a) l'idea che il principio del piacere preceda quello di realtà; b) l'idea che il piacere sia una forza vitale indipendente.
Vygotsky invece afferma che lo sforzo per ottenere la soddisfazione di un bisogno e lo sforzo per adattarsi alla realtà non sono separabili né opponibili, altrimenti c'è patologia.
III) Piaget sostiene che il gioco (immaginazione) è la legge
supremo dell'egocentrismo fino a 7-8 anni. Vygotsky invece sostiene che la funzione primaria del linguaggio - nei bambini e negli adulti - è la comunicazione. Il primo linguaggio è quello sociale (globale e plurifunzionale); in seguito le funzioni si differenziano, cioè si egocentrizzano, permettendo allo sviluppo del pensiero e del linguaggio di interiorizzarsi. In altre parole, ad una certa età il linguaggio diventa anche egocentrico, ma resta sociale, poiché l'egocentrismo rappresenta soltanto un'interiorizzazione di forme di comportamenti sociali. Nell'adulto c'è il linguaggio interiore (linguaggio egocentrico in profondità), che si sviluppa all'inizio dell'età scolare. Vygotsky poté constatare che di fronte alle difficoltà il coefficiente del linguaggio egocentrico raddoppiava, ma proprio perché con esso il bambino realizzava un processo di presa di coscienza che lo portava, in unmodo onell'altro, a cercare una soluzione del problema.E' noto il suo esempio: mentre un bambino di 5 anni stava disegnando untram, gli si ruppe la matita. Accortosi ch'era del tutto inservibile, decise diusare gli acquerelli, disegnando un tram rotto dopo un incidente; eglicontinuava di tanto in tanto a parlare con se stesso circa il cambiamento delsuo disegno. In pratica il linguaggio egocentrico fungeva da mediatore fraquello vocale (se vogliamo "autistico") e quello "interiore" (quello che dà"senso" alle cose).Qual è la differenza, sotto questo aspetto, fra l'adulto e il bambino? SecondoVygotsky, il linguaggio egocentrico del bambino è stato così interiorizzatodall'adulto ch'esso, in questi, non si manifesta più come tale. Piaget direbbeche non si manifesta più perché è scomparso; in realtà esso è stato solo"interiorizzato".L'egocentrismoquindi è quella molla che permette di non essere soffocati dal conformismo sociale, per sua natura ripetitivo. Piaget invece pensava che il bambino diventasse adulto nel momento stesso in cui usciva dal piacere egocentrico per entrare nel dovere sociale. IV) Secondo Vygotsky il pensiero autistico è un risultato del pensiero realistico di Piaget, poiché questi pretende che il pensiero realistico - sganciato da bisogni-interessi-desideri - sia "puro", capace di ricercare la verità per se stessa. Secondo Vygotsky il pensiero realistico di Piaget si trasforma in autistico perché presume di soddisfare con la fantasia i bisogni frustrati della vita (la logica staccata dalla vita porta all'irrazionalismo). Va considerata superata la tesi che vede il pensiero egocentrico come un legame genetico tra quello autistico e quello logico-controllato. Nelle sue prime pubblicazioni, Piaget spostava addirittura fino all'età di 7-8 anni la presenzadelpensiero egocentrico dominato dall'esperienza del gioco.
V) In Piaget l'apprendimento del bambino utilizza i risultati dello sviluppo senza modificarlo. Piaget vuole studiare l'apprendimento a prescindere dalle esperienze, conoscenze e cultura del bambino. Ecco perché egli pone dei quesiti ai quali il bambino non è in grado di rispondere: p.es. "perché il sole non cade?". Piaget vuol costringere il bambino a lavorare su problemi del tutto nuovi, illudendosi di poter studiare le tendenze del suo pensiero in forma pura.
VI) Piaget si è preoccupato di descrivere le operazioni mentali, ma non si è preoccupato di delineare una didattica che modifichi la situazione in cui si svolge l'apprendimento.
VII) Piaget non prende in considerazione i fattori culturali che condizionano le risposte del bambino (cioè le acquisizioni anteriori, ovvero l'appartenenza a un gruppo, ceto sociale...). Gli interessa soltanto descrivere le
della convivenza sociale. Insegnare la legalità fin dalla giovane età permette al bambino di comprendere l'importanza delle regole e dei valori che regolano la società in cui vive. Inoltre, l'educazione al diritto aiuta il bambino a sviluppare una coscienza critica e responsabile, capace di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Attraverso l'apprendimento delle leggi e dei principi legali, il bambino impara a rispettare i diritti degli altri e a difendere i propri. L'insegnamento della legalità può essere realizzato in modo ludico e coinvolgente, utilizzando giochi di ruolo, dibattiti e attività pratiche. In questo modo, il bambino impara divertendosi e sviluppa competenze sociali e civiche fondamentali per la sua crescita e formazione come cittadino consapevole. In conclusione, l'educazione al diritto rappresenta un importante strumento per formare cittadini responsabili e consapevoli dei propri diritti e doveri. Insegnare la legalità fin dalla giovane età contribuisce a costruire una società più giusta e rispettosa delle regole.della sua vita, il bambino inizia ad apprendere e a interagire con l'ambiente sociale circostante. Questo processo educativo è presente fin dai primi tempi e si manifesta attraverso la consapevolezza della propria autonomia e individualità. Un esempio di giustificazione psicologica di questo processo educativo può essere trovato nelle teorie di Jean Piaget. Secondo Piaget, il gioco delle biglie può essere considerato un'attività educativa naturale per i bambini. Attraverso il gioco delle biglie, i bambini imparano a sviluppare abilità cognitive come la coordinazione mano-occhio, la logica e la strategia. È importante distinguere tra l'educazione naturale e quella artificiale. L'educazione naturale si riferisce al processo di apprendimento spontaneo che si verifica fin dalle prime fasi dell'esistenza del bambino, senza la necessità di istituzioni specifiche. Al contrario, l'educazione artificiale si riferisce a un processo educativo più strutturato e organizzato, che avviene all'interno di istituzioni come scuole o centri educativi. In conclusione, l'educazione è un processo naturale che inizia fin dai primi momenti della vita di un bambino. Attraverso l'interazione con l'ambiente sociale, il bambino sviluppa la consapevolezza della propria autonomia e individualità. Il gioco delle biglie, ad esempio, può essere considerato un'attività educativa naturale che favorisce lo sviluppo cognitivo dei bambini.il bambino apprende a vivere e ed interagire con l'ambiente che lo circonda. L'imitazione è il primo mezzo, dove, tuttavia, il neonato non si limita a copiare, ma fin dall'inizio interpreta quanto gli accade. Si instaura in questo modo un forte legame con la madre, imita i suoni che ascolta (lallazione), offre risposte agli stimoli che gli provengono dall'ambiente. Si pensi al riconoscimento corporeo del bambino attraverso lo specchio. L'educando impara a capire la propria immagine grazie ai movimenti riflessi di se stesso. Alza il braccio, sorride: tutto ciò gli permette di capire a poco a poco di essere qualcos'altro dalla propria madre, un'entità simile, ma diversa. La base di questo riconoscimento è ontologico. Madre e figlio sono due soggetti differenti e l'apprendimento permette di comprendere la diversità, ovvero la soggettività. Questo della soggettività è la prima fase dello sviluppo.Questa sede, tuttavia, interessa soprattutto lo sviluppo etico-giuridico del bambino. Secondo i noti studi di Piaget il bambino passa da una fase egocentrica ad una, che lo studioso ginevrino definisce di reversibilità e reciprocità. Durante l'infanzia, fino almeno ai 5/6 anni, il bambino interpreta il mondo e la propria esistenza se non in funzione di se stesso e della propria famiglia, unico "altro", con cui ha contatto. Tuttavia ciò non significa che il bambino è un essere a-sociale. Gli studi sul gioco collettivo svolti sempre da Piaget sono estremamente eloquenti. Durante il gioco iniziano a svilupparsi spontaneamente le idee di responsabilità, reciprocità, rispetto delle norme, che sono peraltro concetti di base del diritto. Questo passaggio, almeno sul piano psicologico, costituisce la transizione da una morale eteronoma, cioè imposta da altri (genitori), a una fase autonoma, dove il soggetto decide da solo di seguire una norma.
unico veicolo di coesione sociale. Siscopre che per giocare a una partita di calcio non è sufficiente seguire la propria libera determinazione, ma è necessario adattarsi ad una costellazione di norme, senza le quali non vi potrebbe essere neppure il gioco.
Piaget divide lo sviluppo del bambino per quanto riguarda le regole in quattro fasi distinte. Nella prima detta individuale e che si dispiega tra gli 0 e i 2 anni il bambino percepisce se stesso come un tutto unico rispetto all'ambiente esterno. Non vi è distinzione tra sé e il mondo. Anche durante la seconda fase, denominata dell'egocentrismo tra i 2 e i 5 anni, non si può ancora parlare di una vera e propria consapevolezza nel bambino dell'idea di regola. In questa fase l'infante percepisce tutto il mondo in funzione di se stesso e per se stesso. Tutto, le cose e le persone, esistono e si muovono solo in funzione dei propri bisogni. È vero che in
quest'età iniziano i primi giochi, anche collettivi, ma il bambino non riconosce una vera e propria dimensione delle