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La ricerca dell'identità - come nasce, come cresce, come cambia l'idea di sé

Cap. 1 La ricerca dell'identità (fare bene pg: 8, 9, 12, 17, 19)

Non possiamo fare a meno di un'identità, perché segna il confine tra l'esterno e l'interno, tra la sfera dell'oggettività e quella della soggettività; ci definisce e ci consente di entrare in relazione col mondo.

Secondo W. James:

  • L'identità ha confini netti
  • È dotata di continuità
  • Si muove in autonomia

La perdita di una di queste caratteristiche è associata al disagio.

L'identità è una sintesi tra:

  • Immagine che abbiamo di noi e degli altri
  • Nostre diverse appartenenze
  • Immagine che gli altri hanno di noi
  • Diverse percezioni dei nostri ruoli

Può subire trasformazioni nel tempo, essere stabile o transitoria, forte o debole e naturalmente può entrare in crisi. Non è unica e invisibile.

È il prodotto di diverse identità più o meno integrate tra loro. James descrive tre aspetti dell'identità: 1. sé materiale: il modo in cui ci presentiamo 2. sé sociale: il riconoscimento da parte degli altri 3. sé spirituale: identità psicologica nella sua interiorità. L'identità non fornisce solo un senso di unicità, ma anche di continuità: grazie a questa sensazione ci sentiamo "noi stessi" anche al cambiare delle situazioni, davanti agli insuccessi, alle difficoltà, alle trasformazioni legate al processo di crescita ecc. Per Goffman è necessario distinguere un'identità esistenziale (percepita dal soggetto) da un'identità sociale (assunta di fronte al mondo). Cap. 2 Costruzione dell'identità (fare bene pg: 22, 24, 25, 28, 40) Il neonato sviluppa piano la consapevolezza della propria identità e lo fa a partire dal corpo. 4 fasi: 1. fasedel sé poroso: mancano confini tra il neonato ed il mondo (primi mesi) 2. sviluppo del primo nucleo del sé (5 mesi) 3. sviluppo del senso soggettivo di sé (7-9 mesi) 4. sé verbale (15-20 mesi) La conquista dell'identità si realizza tramite un lungo processo di crescita. Il bambino si rende conto di essere "altro" dal corpo della madre, con cui inizialmente era avvenuta una "fusione simbiotica". È necessario che il bambino sia incoraggiato tramite messaggi, verbali e non, che possano comunicargli la sua reale separatezza: unicità e differenza rispetto agli altri. Inizialmente la famiglia è una sorta di "carta d'identità" che consente ai bambini di collocarsi in un ampio contesto sociale. A 7 anni l'identità si appoggia ancora a quella dei genitori, ma via via prende corpo, finché la famiglia non avrà più il ruolo rilevante. In particolare

L'adolescenza è uno dei momenti più traumatici riguardo questa separazione dall'identità familiare. Si passa da una fase di totale accettazione dei valori parentali, ad una fase di diffusione dell'identità, in cui si prendono le distanze dall'identità infantile ma non ci si impegna ancora in scelte di vita. Così si può parlare di "identità transitorie".

Cap. 3

Il decollo dell'Io (fare bene pg: 50, 52, 54)

Nella società tradizionale, non era possibile modificare la propria identità (nobile, contadino..): si poteva solo accettare. Con l'Umanesimo iniziò ad affermarsi l'idea che è l'uomo a fondare le norme e le leggi della natura, secondo la sua ragione e la sua volontà (e non più Dio o la natura delle cose). L'uomo diventa autonomo, in questo senso.

Secondo le regole della modernità, sul finire

dell'adolescenza si possono osservare attraverso l'opposizione ai genitori, la ribellione alle regole e l'adozione di atteggiamenti provocatori. Il falso sé, invece, si riferisce alla tendenza di alcune persone a presentarsi in modo diverso da quello che realmente sono, cercando di apparire migliori o diversi per ottenere approvazione o successo. Nel romanzo "Generazione X" di Coupland, vengono evidenziati alcuni esempi di negativismo e falso sé. Ad esempio, si fa riferimento alla pagina 55, dove si descrive un personaggio che si comporta in modo ostile e cinico nei confronti degli altri. Nelle pagine 58, 59, 64 e 69 si possono trovare altri esempi di comportamenti negativi e di falsa rappresentazione di sé. Questi atteggiamenti possono comportare vantaggi, come la possibilità di reinventarsi e di cambiare la propria vita, ma anche rischi, come la mancanza di coerenza e di impegno nella propria identità. In conclusione, il negativismo e il falso sé sono elementi importanti nella formazione dell'identità personale, soprattutto durante i periodi di transizione come l'adolescenza e la vecchiaia. Nel romanzo "Generazione X" vengono esplorati questi temi attraverso i personaggi e le loro esperienze.servono per porre le basi dell'identità personale. Compaiono tra il primo ed il terzo anno di vita, arco di tempo definito "de no". Usano il no per autoaffermarsi, per differenziarsi dalla madre. Il negativismo non è soltanto fisiologico, ma funzionale alla crescita. Ma il negativismo si può ritrovare, successivamente, all'interno di un gruppo: è un forte meccanismo di salvaguardia; il gruppo è compatto quando riesce a porre il negativismo al proprio servizio. Quando il negativismo sfugge di mano o diventa una reazione cronica e stereotipata diventa patologico. Le persone possono, per diversi fini, costruirsi un falso sé (una maschera, metaforicamente): possono voler fare buona impressione sugli altri, tentare di adeguarsi ad un modello ideale, promuovere il proprio sé sociale per ottenere dei favori... Spesso però si finisce con il trasformarsi in "camaleonti sociali". Questo pasticcio di

Personalità dà la sensazione di non essere sinceri con se stessi. Sè proteiforme: si fa riferimento a Proteo, dio del mare che assumeva diverse forme: prenderebbe corpo dalla confusione della società, caratterizzata da troppe incertezze. Il sé si avvale di una flessibilità tattica. Una delle cause consiste nel mancato riconoscimento di un sé reale da parte degli altri significativi. Ciò determina una tensione tra il vero sé ed il falso sé che si mette in scena per adeguarsi alle richieste altrui.

Cap. 5

L'ex (fare bene pg: 81,82)

Il passaggio ad una nuova identità non è mai repentino e restano sempre aspetti dell'identità precedente. Il processo di disinnesto, dalla vecchia alla nuova identità, segue 4 fasi:

  1. Fase dei dubbi, caratterizzata dal burnout, termine inglese che indica la sensazione di "bruciare dentro"
  2. Valutazione di ruoli alternativi
  3. Decisione di uscire dal ruolo
adattarsi al nuovo ruolo senza rinnegare il passato

Cap. 6

Identità contro(fare bene pg: 95, 96)

Già gli antichi greci avevano notato un elemento problematico del concetto di identità: con un'unica parola si fa contemporaneamente riferimento a ciò che è "uguale a sé" e a ciò che è "diverso dagli altri". Riconosciamo cioè unicità ed identità ad una persona in quanto essa ha delle componenti proprie che la rendono differente da altre persone.

Identità relazionale: si fonda su qualcosa che è esterno, ossia su un'altra identità che, essendo diversa e in opposizione, fornisce la condizione per esistere. L'identità viene definita dalla differenza anche se questa è problematica.

Per il sociologo Alain Caillé gli individui fanno capo a quattro grandi aree concentriche di appartenenza:

  1. Area dell'individualità, i soggetti che cercano
di realizzare dei fini personali. 2. Siamo anche inseriti nella "rete della socialità primaria", area che coincide fortemente sul nostro comportamento e sulla nostra identità. 3. Ognuno è membro di un qualche "macrosoggetto collettivo". 4. Tutti noi siamo inseriti in una "parte del mondo", membri della specie umana. Mentre la prima è l'area caratterizzata dall'interrogativo "chi sono io?", le altre sono connotate dalla domanda "chi sono io in rapporto agli altri?". Antagonismi e appartenenze. L'ambito più evidente in cui notiamo la costruzione della propria identità come opposizione a quella di un altro, è relativo al gioco del calcio, per esempio, che suscita una ricca gamma di identificazioni e fornisce uno spaccato interessante delle identità e dei valori che caratterizzano la nostra epoca (valorizza il lavoro di equipe, la divisione dei compiti).

il ruolo della fortuna, l'astuzia, la giustizia nel raggiungimento del soggetto). Ci si sente distinti da quanti tifano un'altra squadra e autonomi nella scelta di tifare per una piuttosto che per un'altra (ma le squadre antagoniste sono indispensabili al tifoso!). Il calcio offre al tifoso la possibilità di un'identificazione indipendente e personalizzata. La relazione che lega il tifoso alla propria squadra è tale che egli preferisce soffrire piuttosto che tradirla. Il gruppo fornisce un'identità collettiva e ha una sua forza coesiva interna.

Cap. 7

Tra due mondi - L'emigrante (fare bene pg: 99, 100, 102, 103, 106, 107, 113)

L'identità può essere considerata come l'insieme delle rappresentazioni e dei sentimenti che una persona ha di se stessa, ma può anche essere definita come quella dimensione psichica che consente di realizzarsi, di diventare e restare se stessi in un dato ambiente o cultura.

relazione agli altri e nonostante i cambiamenti. Per lo psicologo Pierre Tap i tratti costitutivi dell'identità sono:
  1. Continuità: si resta identici e somiglianti a se stessi nel corso del tempo.
  2. Coerenza: rappresentazione più o meno strutturata che abbiamo di noi.
  3. Unicità: sentimento di essere originale e diverso dagli altri.
  4. Diversità: molte sfaccettature dell'identità.
  5. Cambiamento: azione e comportamenti attraverso cui si realizza l'identità.
  6. Positività: tutti hanno bisogno di pensare di valere, di stimarsi e sentirsi stimati.
Che cosa succede a coloro che emigrano in paesi stranieri, diversi al proprio per organizzazione, cultura, religione, educazione, stili familiari, rapporto dei sessi? Per non entrare in crisi chi emigra deve trovare nuovi adattamenti, cercando di non perdere i contatti con i tratti costitutivi della propria identità. A livello soggettivo ogni immigrato compie un lavoro.

psicologico volto a salvare la propria identità

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
8 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Caratozzolo Amalia.