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Solo nel periodo operatorio formale, che compare durante l’adolescenza, il ragazzo diviene capace
di risolvere dei problemi puramente ipotetici. Il ragazzo dimostra di possedere una struttura
cognitiva capace di stabilire relazioni logiche tra leggi generali e fatti specifici, attraverso
l’induzione e la deduzione. Tale struttura cognitiva si caratterizza per la presenza di quattro regole:
identità, negazione, reciprocità, correlatività, e consente un tipo di pensiero che Piaget definisce
formale o ipotetico-deduttivo. Tale pensiero consente di ragionare, per esempio, in termini
puramente probabilistici.
Gli assunti teorici di base: il costruttivismo
Quali fattori consentono tale evoluzione? Che cosa rende possibile che un bambino sensomotorio si
trasformi in un bambino preoperatorio? Dobbiamo abbandonare un livello descrittivo dello sviluppo
per analizzare il livello interpretativo, l’unico capace di rispondere al quesito “come avviene lo
sviluppo?”. Una volta identificate le strutture mentali proprie di ogni stadio di sviluppo, Piaget
cerca di dimostrare come queste strutture si adattino alle esigenze ambientali, e come, a loro volta,
modifichino tali esigenze. Secondo Piaget lo sviluppo mentale è una forma di adattamento
all’ambiente, e le sue modalità di funzionamento sono omologhe a quelle delle strutture biologiche.
Per Piaget, infatti, l’intelligenza è una forma di adattamento biologico e il suo sviluppo deriva dal
prolungamento di meccanismi biologici di adattamento. L’anello di congiunzione tra biologia e
logica è individuato nell’azione. Infatti, i primi mezzi psicologici di cui il bambino è dotato sono
atti sensomotori (afferrare, osservare). Gli atti sensomotori sono poco differenziati dalla loro base
biologica, cioè sono mezzi adattivi di funzionamento, ma sono già mezzi di rappresentazione e di
elaborazione, quindi sono sia biologici che psicologici. Piaget postula che l’individuo costruisce
attivamente le proprie strutture cognitive e la propria conoscenza attraverso un processo di
interscambio tra organismo e ambiente. L’individuo infatti è attivo e interattivo. È l’individuo stesso
a produrre il suo sviluppo adattandosi alle richieste che l’ambiente pone: l’organismo trasforma
l’ambiente e ne viene contemporaneamente trasformato. Le strutture cognitive pertanto non sono
innate, ma si costruiscono per mezzo dell’attività dell’individuo (strutturalismo costruttivista). La
principale caratteristica di questi interscambi tra individuo e ambiente è la loro bidirezionalità.
Questa concezione dello sviluppo si oppone drasticamente a quella proposta dal comportamentismo,
in cui l’individuo era visto come passivo e il suo comportamento come risultato degli effetti
prodotti dall’ambiente. Al contrario, la posizione interazionista di Piaget ritiene che l’esperienza
abbia un ruolo cruciale nel consentire al bambino di costruire la propria conoscenza, ma allo stesso
tempo assume che l’esperienza sia interpretata attraverso le strutture cognitive già esistenti. Piaget
individua nella maturazione biologica, nell’esperienza fisica con gli oggetti e con le proprietà
dell’azione, nel linguaggio e nella trasmissione sociale alcuni fattori rilevanti che contribuiscono
allo sviluppo dell’intelligenza. Ciononostante, secondo Piaget lo sviluppo è reso possibile dalla
presenza di alcune funzioni che rimangono invariabili durante lo sviluppo intellettuale e che egli
chiama appunto invarianti funzionali innati. Piaget definisce gli invarianti funzionali innati, ovvero
l’adattamento, l’organizzazione e l’equilibrazione cognitiva, come dei meccanismi generali
determinati biologicamente capaci di provocare cambiamenti di portata generale nella struttura
cognitiva.
Il primo invariante funzionale indicato da Piaget è l’adattamento o accordo del pensiero con le cose.
l’adattamento viene ottenuto attraverso l’interazione tra due funzioni complementari, di natura
biologica, che governano ogni aspetto del funzionamento dell’organismo: l’assimilazione e
l’acomodamento. L’assimilazione si verifica quando l’individuo trasforma i dati dell’esperienza in
funzione delle strutture cognitive di cui dispone, o più semplicemente quando l’individuo incorpora
(assimila). L’accomodamento consiste invece nella modificazione delle strutture cognitive in
funzione delle caratteristiche della realtà assimilata. Secondo Piaget, i principali responsabili del
cambiamento cognitivo sono i meccanismi dell’assimilazione e dell’accomodamento. È attraverso
la loro azione che le strutture cognitive cambiano. Il meccanismo dell’assimilazione e
dell’accomodamento operano insieme in modo tale che l’ambiente venga sempre interpretato alla
luce delle strutture cognitive esistenti (assimilazione), le quali vengono allo stesso tempo modificate
per adeguarsi alle nuove richieste dell’ambiente (accomodamento).
Il secondo invariante funzionale è l’organizzazione cognitiva o accordo del pensiero con se stesso.
Esso si riferisce alla tendenza dell’organismo a integrare, coordinare e organizzare le proprie
strutture cognitive in totalità che possiedono proprietà e leggi intrinseche. Il principio
dell’organizzazione implica che sia l’intera struttura cognitiva che si adatta e non parti isolate di
essa. Ciò comporta che il soggetto non possa fare progressi importanti in un ambito di conoscenza
senza che questo comporti una modificazione qualitativa di tutta la struttura. Ne deriva che la
possibilità da parte del bambino di risolvere determinati compiti cognitivi dipende non tanto dal tipo
di compito, quanto piuttosto dalle caratteristiche della struttura cognitiva che il bambino possiede in
quel momento.
Gli invarianti funzionali dell’adattamento e dell’organizzazione implicano un terzo invariante
funzionale: l’equilibrazione. Esso indica la tendenza di ogni individuo a raggiungere uno stato di
equilibrio con l’ambiente e con sé stesso. Ogni cambiamento nell’organizzazione delle strutture
cognitive o nell’ambiente comporta uno stato di disequilibrio, che può essere superato attraverso lo
sviluppo di nuove strutture che consentono diverse modalità di interazione con il mondo. Il
processo di equilibrazione è il generatore dell’autosviluppo a lungo termine. Dato che lo sviluppo è
un processo di instabilità formativa che si combina con un movimento progressivo verso la stabilità,
fin dall’inizio i sistemi biologici di autoregolazione tendono ad approssimarsi progressivamente a
uno stato ideale di equilibrio.
Le risposte alle domande centrali della psicologia dello sviluppo cognitivo
Cercheremo ora di esaminare le risposte avanzate da questo modello teorico alle domande centrali
della psicologia dello sviluppo cognitivo.
1. Cosa si modifica nel corso dello sviluppo e come avvengono questi cambiamenti?
Secondo il modello teorico strutturalista proposto da Piaget lo sviluppo cognitivo implica una
modificazione sostanziale delle strutture mentali che il bambino utilizza per interagire con la realtà.
Esistono quattro diverse strutture cognitive, ciascuna delle quali caratterizza uno specifico stadio
dello sviluppo. Secondo Piaget il passaggio da uno stadio all’altro dello sviluppo cognitivo avviene
grazie a una serie di meccanismi generali determinati biologicamente, chiamati invarianti
funzionali, che provocano cambiamenti di portata generale della struttura cognitiva.
2. Lo sviluppo cognitivo è un processo dominio-generale o dominio-specifico?
La teoria piagetiana può essere considerata un esempio rappresentativo di una visione dello
sviluppo dominio-generale, poiché lo sviluppo è inteso come determinato da processi di
funzionamento comuni a tutti i domini di conoscenza e dalla modificazione progressiva di strutture
unitarie che controllano il comportamento e il pensiero di ciascuno stadio. In altre parole, poiché i
diversi domini dell’attività cognitiva condividono la stessa struttura cognitiva e gli stessi
meccanismi di sviluppo, la teoria di Piaget si presta a essere definita come una teoria dominio-
generale.
3. Qual è il rapporto tra fattori biologici ed esperienza nella determinazione dei cambiamenti
che avvengono nel corso dello sviluppo?
La posizione costruttivista di Paget rappresenta un punto di contatto intermedio tra la prospettiva
innatista e quella empirista. Se da un lato Piaget attribuisce all’esperienza un ruolo cruciale nel
consentire al bambino di costruire la propria conoscenza, dall’altro egli assume che l’esperienza sia
un fattore necessario ma non sufficiente per spiegare il cambiamento cognitivo. È infatti la mente
che impone una griglia all’esperienza, ovvero che interpreta, attraverso le strutture mentali delle
quali dispone, le esperienze nuove cui va incontro il bambino. Pertanto, l’idea del costruttivismo è
l’equivalente, sul piano psicologico, della nozione di epigenesi. Il concetto di epigenesi spiega il
modo in cui le strutture biologiche complesse si formano a partire da stati di minore complessità
attraverso interazioni con l’ambiente. Lo sviluppo cognitivo è un processo di tipo epigenetico
poiché procede da uno stato di relativa indifferenziazione e disorganizzazione verso uno stato di
progressiva diversificazione e crescente complessità, attraverso scambi bidirezionali tra l’organismo
e l’ambiente. Questa analogia tra sviluppo biologico e lo sviluppo psicologico è alla base del
concetto di epigenesi costruttivista introdotta da Piaget che enfatizza fortemente il ruolo attivo
dell’individuo nella costruzione delle proprie strutture mentali e della propria conoscenza, realizzata
attraverso continue interazioni con l’ambiente.
4. Lo sviluppo è un processo che avviene in modo continuo o discontinuo?
La presenza di una struttura cognitiva specifica per ogni stadio rende ciascuna fase dello sviluppo
qualitativamente diversa dalla fase precedente e da quella successiva. In questo senso lo sviluppo si
presta a essere descritto come un processo discontinuo, caratterizzato da modificazioni strutturali
profonde e di ampia portata a carico delle strutture cognitive sottostanti il comportamento e il
pensiero.
I limiti dell’approccio costruttivista
Piaget fu una pietra miliare nel campo della psicologia dello sviluppo. Gli psicologi devono a Piaget
una lunga serie d’importanti concetti aventi forza e fascino duraturi: assimilazione,
accomodamento, permanenza dell’oggetto, egocentrismo, conservazione ed altri. Un’altra cosa che
la psicologia deve a Piaget è l’odierna visione del bambino come pensatore attivo e costruttivo.
Piaget fu anche genia