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La multiculturalità
Cosa si intende per cultura? La cultura è un insieme di comportamenti e credenze che vengono prodotti da un gruppo di persone e tramandati di generazione in generazione. Le culture derivano da un'interazione tra gruppi di persone e ambiente in cui esse vivono nel corso del tempo. L'influenza della cultura sullo sviluppo dell'individuo è molto forte.
ETNOCENTRISMO = fenomeno per cui tutte le persone di una specifica cultura ritengono che ciò che accade nella loro cultura sia giusto e naturale. Le proprie usanze vengono concepite come universalmente valide e si prova una certa ostilità nei confronti delle altre culture. Il fenomeno dell'etnocentrismo è del tutto naturale. Questo fenomeno è più forte in certe culture rispetto che in altre ed era molto più forte qualche decennio fa: infatti, con la crescente globalizzazione, le cose stanno cambiando; c'è una minore tendenza a
percepire se stessi come appartenenti ad una determinata cultura e una minore tendenza a percepire la propria cultura come centrale, c'è una maggiore apertura e comprensione e riconoscimento delle altre culture.
Perché le cose cambiano?
- cambiano grazie alle nuove tecnologie: esse ampliano la possibilità di confronto tra culture diverse, si è sempre più cittadini del mondo. Le nuove tecnologie permettono sempre più di entrare in contatto con persone appartenenti a culture differenti e permettono di vedere cosa accade negli altri Paesi.
- si sta riducendo la dicotomia tra individualismo (=voler far prevalere i bisogni e gli obiettivi del singolo su quelli del gruppo) e collettivismo (=bisogni e obiettivi del gruppo prevalgono per salvaguardare l'integrità e l'armonia del gruppo; il benessere del gruppo prevale su quello dell'individuo). Ora non c'è più una contrapposizione forte fra
culturaindividualista e cultura collettivista; c'è un continuo scambio tra questi due aspetti: ciò che viene chiesto è di far prevalere il proprio interesse o l'interesse della comunità in relazione alla situazione. L'aspetto problematico della psicologia dello sviluppo è che per molti anni è stato studiato solo il comportamento di alcuni bambini, nello specifico bambini europei o del nord-America tutto ciò che viene definito 'tipico' in bambini e adolescenti in realtà non è tipico di tutti i bambini e adolescenti del mondo, ma è tipico dei bambini dei paesi industrializzati. Questi bambini rappresentano solo il 10% dei bambini di tutto il mondo. È un grave errore generalizzare le osservazioni fatte a tutte le culture! Ad esempio: l'adolescenza è vista come un periodo particolarmente tumultuoso, caratterizzato da una serie di cambiamenti all'interno dell'individuo.
Tuttavia, questa è la descrizione di ciò che avviene negli adolescenti delle società occidentali. Margaret Mead notò che invece in altre comunità, come quella da lei studiata sull'isola di Samoa, l'adolescenza non è un periodo caratterizzato da alti conflitti o traumi, ma è un passaggio netto dalla vita infantile alla vita adulta. A partire dagli anni '60 c'è un grande cambiamento all'interno della psicologia dello sviluppo: aumentano le conoscenze su ciò che un bambino può percepire, comunicare e imparare. Prima degli anni '60 venivano studiati solo bambini in età scolare, ma non nei primi giorni di vita: a partire dagli anni '60 c'è una concentrazione molto più elevata sulle competenze precoci del bambino. Di conseguenza, aumenta l'interesse per lo studio dei primi ambienti di vita; il primo ambiente (la famiglia, la casa) diventa un aspetto interessantissimo.Proprio perché in grado di plasmare lo sviluppo del bambino. Viene prestata attenzione alle modalità educative e al ruolo che il bambino ricopre all'interno della società. Rivalutazione dell'infanzia: non è più solo vista come momento di transito alla vita adulta, ma anche come fase fondamentale degna di studio. È a partire dai primi scambi con l'ambiente esterno che il bambino impara i modelli di interazione riconosciuti nella propria cultura, ovvero impara ciò che è consentito e cosa no. A partire dai primi giorni di vita, il bambino impara già come comportarsi. Tuttavia, i processi di cura dei bambini sono profondamente diversi nei vari contesti: è importante quindi coniugare lo studio della psicologia dello sviluppo con lo studio dell'antropologia culturale. Vediamo ad esempio il contatto genitore-bambino nelle diverse culture: nella maggior parte delle culture i bambini vivono
L'80-90% del loro tempo a contatto con un adulto; nei paesi industrializzati è invece cambiato qualcosa, ovvero il contatto fisico genitore-bambino è in media del 25% del tempo (anche nei primi mesi di vita). Ad esempio, l'uso del passeggino, l'uso del ciuccio, il dormire nel proprio lettino.
Molto importanti sono gli studi cross-culturali, che ci permettono di mettere a confronto cosa è lecito e non lecito all'interno di una certa cultura. Questi studi ci dicono che:
- sono diverse le esperienze che maschi e femmine possono fare
- è diverso il livello di motivazione allo studio (in genere gli orientali sono più motivati allo studio)
- è diversa la quantità e la gestione del tempo libero (cosa può fare il bambino nel tempo libero? In alcune culture ci sono bambini che lavorano o danno una mano in casa). Cambia nelle diverse culture quello che è il tempo della noia e il tempo dell'impegno.
COSA VUOL DIRE
genitore. Queste etnoteorie parentali influenzano le pratiche di cura, l'educazione e le aspettative che i genitori hanno nei confronti dei propri figli. In alcune culture, ad esempio, essere realizzati significa avere successo accademico e professionale, raggiungere una posizione sociale elevata e accumulare ricchezza materiale. I genitori si concentrano quindi sull'educazione formale, sulle prestazioni scolastiche e sulle opportunità di carriera per i loro figli. In altre culture, invece, essere realizzati può significare avere una buona salute fisica e mentale, essere in armonia con la natura e la comunità, e avere relazioni familiari e sociali solide. I genitori si concentrano quindi sulla cura fisica e emotiva dei loro figli, sull'apprendimento delle tradizioni culturali e sullo sviluppo di relazioni significative. È importante sottolineare che non esiste un unico modo corretto di essere genitori. Ogni cultura ha le proprie tradizioni, valori e aspettative che influenzano la visione della genitorialità. Ciò che è considerato importante in una cultura potrebbe non esserlo in un'altra. Quindi, essere genitori in culture diverse significa comprendere e rispettare le diverse prospettive sulla genitorialità. Significa anche essere aperti al dialogo interculturale, imparare dagli altri e adattarsi alle sfide e alle opportunità che ogni cultura offre. In conclusione, essere genitori in culture diverse richiede flessibilità, apertura mentale e rispetto reciproco. È un'opportunità per arricchire la propria esperienza di genitorialità e per imparare a vedere il mondo attraverso gli occhi dei propri figli e delle diverse culture che li circondano.deve inviare denaro a chi resta per sostenere le spese familiari. Questo può creare tensioni all'interno della famiglia, ma allo stesso tempo può essere un'opportunità per migliorare le condizioni di vita. Durante il processo migratorio, i genitori devono affrontare diverse sfide legate all'adattamento alla nuova cultura e all'educazione dei propri figli. Devono imparare nuove norme sociali, valori e tradizioni, e cercare di trasmetterli ai propri figli. Questo può essere difficile, soprattutto se i genitori non parlano bene la lingua del paese ospitante. Inoltre, i genitori migranti possono essere sottoposti a stress e pressioni legate alla ricerca di lavoro, alla mancanza di supporto familiare e sociale, e alla paura di non riuscire a garantire un futuro migliore per i propri figli. Tutto ciò può influire sulla loro capacità di essere dei buoni genitori. È importante quindi che i genitori migranti ricevano il supporto necessario per affrontare queste sfide. Le istituzioni e le comunità ospitanti possono fornire servizi di supporto, come corsi di lingua, consulenza familiare e orientamento culturale. Inoltre, è fondamentale promuovere l'inclusione sociale e combattere la discriminazione nei confronti dei migranti e dei loro figli. In conclusione, essere genitori migranti è una sfida complessa che richiede adattamento e resilienza. I genitori devono trovare un equilibrio tra la loro cultura di origine e quella ospitante, cercando di trasmettere ai propri figli i valori e le tradizioni che considerano importanti. Allo stesso tempo, devono affrontare le difficoltà legate alla migrazione e garantire un futuro migliore per la propria famiglia.quella ospitante. Il migrante, una volta arrivato nel paese ospitante, potrà essere aiutato a distanza dalla sua famiglia. Una volta che riuscirà a raggiungere una situazione di vita migliore, avrà il compito di aiutare coloro che sono rimasti nella sua terra d'origine. La società diventa quindi sempre più multietnica. Ad esempio, in Italia sono stati registrati circa 5 milioni di stranieri nel 2018, che rappresentano l'8,5% della popolazione. La società multietnica è una risorsa per lo sviluppo dei bambini. I migranti devono cercare di conciliare la propria cultura di origine con quella del paese che li sta ospitando. Secondo Berrysostiene, ci sono quattro condizioni che possono verificarsi: 1. ASSIMILAZIONE: abbandono della propria cultura e assunzione di quella ospitante. 2. SEPARAZIONE: mantenimento della propria cultura e rifiuto di quella ospitante. 3. MARGINALITÀ: abbandono della propria cultura e mancata adozione di quella ospitante. 4. INTEGRAZIONE: mantenimento della propria cultura e adozione di quella ospitante.quella ospitante. È la strategia ideale. L'appartenere ad una minoranza etnica può essere considerato come un fattore di rischio per lo sviluppo, in quanto spesso le minoranze etniche si trovano a vivere in una condizione di basso status socioeconomico. Non è tanto l'appartenere ad un'altra cultura a configurarsi come fattore di rischio, ma il fatto di vivere in una famiglia con basso livello socioeconomico difficoltà nello sviluppo del bambino maggior rischio di sviluppare problematiche. Si fa fatica a separare gli effetti dell'appartenere ad una minoranza etnica con gli effetti dell'avere un basso status socioeconomico. Sembra che il rendimento scolastico sia maggiormente influenzato dalla variabile status socioeconomico piuttosto che dalla variabile etnica.
PROBLEMI LEGATI ALL'APPARTENERE AD UNA MINORANZA ETNICA:
- l'uso della lingua difficoltà di comunicazione
- isolamento sociale
scarsa integrazione
Conseguenza di tutto ciò: minor successo scolastico.
Gli studi dicono che le seconde generazioni possono incontrare meno difficoltà, in quanto hanno diversi vantaggi, come la migliore conoscenza della lingua in quanto nascono già nel paese straniero. Tuttavia, è importante che il bambino mantenga la propria identità culturale in quanto:
- consente di sviluppare la propria identità individuale (soprattutto il periodo adolescenziale)
- permette un migliore confronto con i genitori
- arricchisce lo scambio con gli altri
In adolescenza c'è un momento particolarmente delicato, in quanto il ragazzo costruisce la propria identità personale. A questo proposito si può parlare di identità etnica, che viene scoperta dall'individuo solo nel momento in cui alcuni aspetti della propria tradizione sono messi in discussione. Un individuo non si percepisce come legato in modo così indissolubile alla
propria cultura fintanto che non si trova a confrontarsi con altre culture.I minori migranti si trovano ad affrontare una grande sfida, che è quella di dover costruire la propria identità etnica