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La prospettiva comportamentista: secondo i comportamentisti, il linguaggio era una catena di
risposte acquisite tramite meccanismi di rinforzo. Vari punti problematici: esistono prove che i
bambini imparano il linguaggio anche senza essere rinforzati; Brown, osservando madri e figli, ha
scoperto che i genitori non prestano attenzione agli errori grammaticali dei bambini ma piuttosto
rinforzano qualsiasi tipo di comunicazione. Inoltre, avendo ogni bambino uno schema di rinforzi
diverso, dovrebbe esserci una grande varietà di differenze individuali nello sviluppo del linguaggio
nei bambini.
Il linguaggio non si apprende nel vuoto sociale. La quantità di conversazione offerta dai genitori è
proporzionale all’apprendimento del bambino. Attenzione condivisa e comunicazione gestuale
sono modi interattivi attraverso cui il contesto educativo può guidare l’apprendimento e lo
sviluppo del linguaggio. Discorso rivolto al bambino (baby talk): lingua parlata con toni alti e
parole semplici (anche bambini più grandi modificano il modo di parlare quando si rivolgono a
bambini più piccoli). Altre strategie per ottimizzare l’acquisizione del linguaggio:
- Rimodellamento o recasting: riformulazione di ciò che il bambino ha detto. Lasciare che il
bambino esprima un interesse e operarne delle elaborazioni.
- Espansione o expanding: riaffermare in una forma linguisticamente raffinata ciò che il bambino
ha detto.
- Denominazione o labeling: individuazione dei nomi degli oggetti.
Bruner e Ninio: osservazione longitudinale (5 mesi - 2 anni) di interazioni madre-bambino durante
la lettura di un libro di figure. Identificazione del tipo di linguaggio usato dalla madre: vocativo di
richiamo, domanda, etichettamento, rinforzo o feedback. Il bambino per prendere parte alla
lettura deve essere in grado di rispettare la presa di turno e di condividere l’attenzione. La ricerca
evidenzia la tendenza delle madri a modulare le informazioni fornite sulla competenza presunta
del bambino.
Prospettiva interazionista: sia le esperienze che i fattori biologici influenzano l’acquisizione della
lingua. L’interazione biologia-esperienza può essere vista nell’ambito delle differenze individuali.
Teoria di Bruner: il contesto socio-culturale è estremamente importante. Simile a prospettiva di
Vygotskij. Bruner sottolinea l’importanza dei genitori e degli insegnanti nella costruzione del
LASS, sistema di supporto per l’acquisizione del linguaggio, ovvero l’insieme degli scambi sociali
e comunicativi che costituisce il motore sia dello sviluppo linguistico sia del pensiero narrativo. Lo
sviluppo del linguaggio ha quindi basi neurobiologiche, è dinamico ed è mediato da interazioni
sociali e comunicative. Molti teorici pensano che tanti bambini imparino il linguaggio senza
insegnamenti espliciti. L’importante è che l’adulto metta in atto comportamenti funzionali
all’acquisizione del linguaggio, ovvero che fornisce un sistema sociale di supporto (Nelson).
La cognizione è necessaria al linguaggio? Non è chiaro; alcuni pensano che è probabile che
linguaggio e abilità cognitive si sviluppino in parallelo ma separatamente.
Il linguaggio è necessario/importante per la cognizione? Studi sui bambini non udenti —> no.
Lo sviluppo emotivo e affettivo (santrock cap 9)
L’emozione è un sentimento, uno stato affettivo che si presenta quando una persona si trova nel
corso di un evento che riveste particolare importanza. È un fenomeno complesso che deriva
dall’interazione di: risposte fisiologiche, comunicazione non verbale (es espressioni del volto),
aspetti vissuti intimamente. Emozioni ≠ stati d’animo.
Darwin - the espression of emotions in man and animals: le espressioni facciali delle emozioni
umane sono innate e non apprese, universali, a base evoluzionistica.
Le emozioni sono legate a regioni del SN a sviluppo precoce, incluse le strutture del sistema
limbico e il cervello. Durante l’infanzia e l’età prescolare si osservano diminuzioni di cambiamenti
d’umore improvvisi e incremento nell’autoregolazione. Durante l’adolescenza tornano ad
aumentare i cambiamenti d’umore a causa dello sviluppo dell’amigdala e della corteccia frontale.
L’approccio funzionalità all’emozione: le emozioni sono viste come il tentativo di adattarsi alle
richieste di specifici contesti. Le risposte emotive di un bambino quindi non sono separate dalle
situazioni che le hanno provocate. Le emozioni infatti svolgono la funzione di comunicare agli altri
Le emozioni sono quindi fenomeni relazionali piuttosto che strettamente interni e
come ci si sente.
intrapsichici, e sono collegate in molti modi agli obiettivi individuali.
La competenza emotiva: si riferisce all’abilità di affrontare in maniera funzionale le proprie
emozioni e quelle degli altri nell’ambito della vita quotidiana. La comprensione dell’emozione
dipende dall’età ed è mediata dal livello cognitivo raggiunto. Saarni sostiene che per diventare
emotivamente competenti sia necessario sviluppare determinate abilità in contesti sociali; queste
abilità sono necessarie negli scambi sociali che producono emozioni.
Teoria di Susan Denham: tre dimensioni della competenza emotiva
- Espressione delle emozioni: abilità di comunicare gli stati emozionali verbalmente e non. Izard -
teoria differenziale: le emozioni sono pacchetti innati, vi è una corrispondenza precisa tra
emozione ed espressione facciale; per ciascuna emozione ci sono programmi neurali innati e
nel corso dello sviluppo la comparsa delle espressioni corrisponde alla maturazione
neurobiologica. Sroufe - teoria della differenziazione: le emozioni insorgono per differenziazione
dei sistemi precursori.
Esistono delle display rules, o regole di espressione delle emozioni, che variano a seconda
della cultura e determinano il modo in cui è appropriato esprimere i propri stati emotivi.
- Comprensione delle emozioni: capacità di dare significato alle proprie e altrui emozioni.
Necessario per scambi sociali adeguati. Importanti elementi che ne fanno parte sono la
comprensione delle espressioni facciali, un lessico che comprende vocabolario emotivo, la
comprensione di emozioni complesse e del fatto che sia possibile provare più emozioni
contemporaneamente. È collegata anche alla capacità di riconoscere le cause di un’emozione,
interne o esterne.
- Regolazione delle emozioni: capacità di regolare il proprio stato di arousal, attivazione o
eccitamento psico-fisiologico. L’abilità di regolazione è legata all’espressione e alla
comprensione, è una dimensione chiave dello sviluppo. Dinamiche evolutive: stimoli da esterni
a interni, strategie cognitive, controllo dell’attivazione emotiva, scelta e gestione dei contesti e
delle relazioni, strategie di coping.
Prima infanzia
Le prime emozioni: Michael Lewis distingue tra emozioni primarie o fondamentali (sia negli
animali che negli umani, compaiono nei primi sei mesi, includono sorpresa, paura, disgusto, gioia,
rabbia, tristezza) e emozioni auto-consapevoli (richiedono auto-consapevolezza che implica
coscienza e senso di sé. Empatia, gelosia, vergogna, imbarazzo, orgoglio e senso di colpa.
Compaiono a un anno e mezzo - 2.
Ricerca di Hart e Carrington sulla comparsa delle emozioni auto-consapevoli (mamma che gioca
con bambola o con libro; i bambini di 6 mesi mostrano più gelosia per la bambola. Può però darsi
che sia dovuta al fatto di non poterci giocare).
Espressioni emotive e relazioni sociali: l’abilità dei neonati di comunicare le proprie emozioni
permette l’instaurarsi di relazioni con chi si prende cura di loro - la madre risponde alle
espressioni del bambino ma anche i neonati rispondono a quelli delle madri —> interazioni
reciproche o sincronizzate anche quando il bambino è troppo piccolo per inserirsi in interazioni
comunicative.
Il pianto: i neonati presentano tre tipi di pianto diversi
- Pianto di base: causato principalmente dalla fame
- Pianto di rabbia: spinta maggiore quantità di aria
- Pianto di dolore: provocato da stimoli molto intensi
Il fatto che il caregiver sia in grado di discriminare i vari tipi di pianto permette l’instaurarsi di un
legame affettivo.
Il sorriso: si possono distinguere tre tipi di sorriso
- Sorriso endogeno o riflesso: non avviene in risposta a stimoli esterni. Durante il sonno nel primo
mese di vita.
- Sorriso esogeno: prodotto da sveglio in risposta a stimoli visivi o acustici. Gli stimoli da cui è
prodotto sono ancora indifferenziati.
- Sorriso sociale: si verifica come riposta specifica alle persone familiari. Appare a 4-6 settimane
di vita in risposta alla voce del caregiver.
Daniel Messinger ha descritto il percorso evolutivo del sorriso: dai 2 ai 6 mesi il sorriso sociale
aumenta sia come prodotto dal bambino che come risposta a quello di altri. Dai 6 ai 12 il sorriso
caratterizzato dal segno di Duchenne e dall’apertura della bocca compare durante le interazioni e
il gioco con i genitori. Nel secondo anno il sorriso continua ad aumentare nelle interazioni con i
genitori e con i pari; sempre più consapevole. I bambini si impegnano anche in sorrisi anticipatori.
La paura: è una delle prime emozioni dei bambini, compare circa a 6 mesi e raggiunge l’apice a
18. L’espressione più comune è la paura dell’estraneo: il bambino mostra diffidenza e paura verso
gli sconosciuti; appare a 6 mesi e aumenta progressivamente dai 9 ai 12 mesi, dipende dal
contesto (meno paura in presenza del caregiver, meno paura di un bambino che di un adulto).
Un’altro tipo di paura genera l’ansia (o protesta) da separazione: pianto o altri segni di sofferenza
all’allontanamento del caregiver. Compare durante la seconda metà del primo anno, si manifesta
verso i 14-20 mesi raggiungendo il picco a 15. Decresce gradualmente durante l’infanzia e il
periodo prescolare. È una reazione universale.
La regolazione emotiva: inizialmente i neonati hanno bisogno dell’intervento del caregiver per
regolare la propria attivazione; l’azione del caregiver modula le emozioni del bambino e riduce i
livelli degli ormoni dello stress. Dalla regolazione esterna si aiuta il bambino a sviluppare modalità
interne di autoregolazione. Durante il secondo anno di vita i bambini talvolta, quando si sentono
agitati, reindirizzano la propria attenzione o si distraggono per ridurre l’arousal. Il contesto può
influenzare la regolazione emotiva. Watson sosteneva che, consolando i bambini quando
piangevano, i genitori rinforzassero il comportamento aumentandone l’incidenza. Gli studi di Mary
Ainsworth e John Bowlby hanno sostenuto che consolare i bambini sia importante per lo sviluppo
di un forte