Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 156
Psicologia dello Sviluppo Pag. 1 Psicologia dello Sviluppo Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 156.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello Sviluppo Pag. 41
1 su 156
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Compreseione delle emozioni altrui

§ 2-3 mesi. I bambini reagiscono coerentemente alle espressioni dell'adulto di felicità, rabbia e tristezza. Questa è una conclusione tratta dallo studio delle osservazioni e dalle videoregistrazioni delle osservazioni dell'interazione bambino-adulto;

§ Dagli 8 mesi. Il bambino è in grado di interpretare correttamente espressioni di incoraggiamento o di ansia della madre, madre sempre utilizzato per riferirsi alla figura che più si prende cura della madre;

§ Fine del 1° anno. Il bambino interpreta correttamente non solo le espressioni emotive della madre rivolte direttamente a lui, ma anche quelle rivolte ad altre persone (social referencing). Ipotizziamo che il bambino sia sul passeggino con la mamma in giro, la mamma si ferma perché vede qualcuno e lo saluta, il bambino se non ha mai visto questo adulto ed è una situazione nuova, in base all'espressione della madre il bambino

piangerà o meno. Quindi, il bambino usa l'adulto di riferimento e la sua espressione in una situazione nuova per definire se la situazione è preoccupante o no;

Durante il 2° anno. Il bambino tende ad intervenire sempre di più di fronte all'espressione di un'emozione negativa da parte di un'altra persona per "consolarla". Queste prime forme di comportamento prosociale e di aiuto verso l'altro sono rudimentali e fortemente egocentriche, infatti i bambini cercano di consolare l'adulto ad es. dando il proprio biberon, il proprio peluche, cioè offrono qualcosa che potrebbe consolare loro. Indica la capacità di cogliere l'emozione dell'altro e di percepirsi come individui agenti e proattivi e che possono agire sullo stato d'animo dell'altro;

Dai 3-4 anni in poi. Il bambino scopre la soggettività delle emozioni. Infatti, tutte le esperienze familiari ed extra-familiari

fanno sì che il bambino impari sempre più che gli altri sono dotati di un mondo interiore, di emozioni, pensieri ed intenzioni proprie (ci rimanda alla teoria dell'mente, perché il bambino comprende che le persone possono reagire diversamente di fronte a uno stimolo), cioè il fatto che la reazione emotiva a certi stimoli può variare da persona a persona. Più i bambini hanno opportunità di parlare con gli adulti o con altri di queste esperienze, tanto più diventano abili lettori della mente altrui;§ Dai 4 ai 10 anni. Il bambino comprende sempre meglio il legame tra emozioni (in particolare, complesse) e situazione sociale (es. giudizio, disapprovazione degli altri e vergogna). L'esperienza scolastica tipica della scuola primaria favorisce tutto questo. Il come le si vive e il contesto in cui è possibile viverle sono decisivi per lo sviluppo di queste emozioni. È importante avere a che fare con adulti competenti,

Dagli insegnanti ci dobbiamo aspettare questa esperienza, in quanto formati; mentre l'essere genitori non è un mestiere. In questo periodo d'età si ha quello che in generale rappresenta il periodo di maggiore tranquillità emotiva relazionale tra genitori e figli; sono più problematici i momenti prima (quando i bambini sono molto piccoli) e nell'adolescenza, dove le difficoltà nella competenza emotiva emergono in modo forte.

LA REGOLAZIONE EMOTIVA è la capacità di inibire o attenuare l'intensità e la durata delle espressioni emotive. È ancora molto diffusa l'idea che se noi diamo un tappo prima o poi esploderà, questa è una metafora tipica della psicologia ingenua. È stato messo in evidenza quanto il funzionamento umano sia diverso dal funzionamento di un circuito idraulico e che la capacità di gestire e regolare le proprie emozioni è una capacità che richiede

una sempre maggiore abilità nell'intensità e nella durata delle espressioni emotive positive e negative. Quanto più il bambino è piccolo, tanto più ha bisogno dell'aiuto dell'adulto per regolare le proprie emozioni (per es. attraverso il contenimento fisico). Tanto più è piccolo il bambino, tanto più le sue emozioni sono espresse tramite il canale fisico, sia perché non possiede ancora il linguaggio adeguato, sia perché deve essere educato nello sviluppo delle sue emozioni. La capacità di regolare le sue emozioni non nasce naturalmente, ma ha bisogno dell'adulto, è il frutto di una influenza culturale, tanto è che la regolazione emotiva è specifica per cultura. Vygotskij direbbe che l'adulto che veicola e usa gli strumenti della sua cultura con il bambino è ciò che è culturale e diventa individuale, poiché attraverso

l'adulto anche il bambino esprime le caratteristiche di regolazione emotiva di quella cultura là, che quando il bambino è piccolo passa per il contenimento fisico. Quando il bambino impara ad usare il linguaggio, le parole possono svolgere una importante funzione regolatrice delle emozioni, adeguate a livello di sviluppo (prima più concrete e man mano più astratte). Per i piccoli ad esempio non è facile distinguere la rabbia dalla tristezza. Il ruolo dei genitori è importante, oltre che delle insegnanti e delle educatrici/educatori del nido. Quindi, c'è una centralità del ruolo dei genitori: allenamento all'emozione (diverso da addestramento, che in psicologia sono due processi molto diversi, infatti nell'addestramento prevedo un collegamento tra stimolo e risposta in modo deterministico; per allenamento si intende la possibilità dei bambini di crescere in contesti in cui gli adulti provano ed esprimono le loro.

emozioni in modo adeguato, quindi fungono da modelli per la regolazione. L'allenamento si intende un processo educativo) vs rifiuto dell'emozione (i motivi di questo possono essere tanti, tra cui la difficoltà di poterle gestire e difficoltà nell'entrare in intimità con l'altro, che sia il partner, il figlio o uno studente).

Nei contesti in cui si rifiuta l'emozione, il suo riconoscimento e non se ne parla ad es., in queste situazioni abbiamo una condizione evolutiva di compromissione della capacità di regolare le proprie emozioni. Sono situazioni problematiche che poi definiscono esiti evolutivi spesso ad alto rischio.

Noi vediamo per esempio relazioni romantiche e relazioni sentimentali fra adolescenti in cui i partner non sono capaci di gestire le emozioni complesse e reagiscono, per cui se uno dei due è geloso dell'altro, lo picchia.

Dunque, è facile che si arrivi a un'espressione fisica della rabbia.

attraverso schiaffi o attraverso comportamenti persecutori o comportamenti di eccessivo controllo; la frustrazione dell’allontanamento dall’altro viene poco tollerata e iniziamo a vedere i segni della difficoltà di regolazione emotiva e di competenza emotiva proprio in queste situazioni dove l’intimità è messa in gioco. Siamo quindi in condizioni in cui occorre intervenire per allenare queste abilità, legate alla competenza emotiva, che non sono state allenate nelle età precedenti nei contesti in cui avrebbero dovuto farlo. EMPATIA Dal greco “en-pathos” = provare dentro. Ci rimanda alla definizione dell’empatia, che riguarda il provare dentro e si compone di 2 aspetti: un aspetto di comprensione e uno di condivisione. Quindi, l’empatia è una capacità dell’individuo di comprendere e condividere ciò che gli altri provano (quando parliamo di empatia, si devono prevedere entrambi gli aspetti,

uno più emotivo e l'altro più cognitivo). Questa esperienza caratterizza tutte le relazioni emotivamente coinvolgenti e significative (non proviamo empatia con chiunque, ma con qualcuno che per noi in quel momento ha un significato particolare) la condivisione empatica si attiva e realizza nelle relazioni sociali. Quindi, l'empatia consiste nella disponibilità dell'individuo e nella sua capacità di fare propri i sentimenti e le emozioni altrui, di provare emotivamente ciò che l'altro prova. È importante l'aspetto di disponibilità di fare propri i sentimenti altrui, poiché senza questa non si attiva questa condivisione empatica. Le teorie più recenti vedono l'empatia come un continuum. L'empatia è attualmente considerata un'esperienza affettiva di condivisione, mediata dai processi cognitivi di diversa complessità. L'empatia non può essere considerata

come un fenomeno unidimensionale: non esiste l'empatia (no forme unidimensionali), ma diversi tipi di empatia che si possono collocare lungo un continuum, che va dalle forme più indifferenziate a quelle più differenziate e cognitivamente mediate. Componenti cognitive: fanno riferimento prevalentemente alla teoria della mente, cioè alla capacità di comprendere i pensieri, le intenzioni, le motivazioni e, in particolare, le emozioni espresse da un'altra persona. Componenti affettive: capacità di condividere l'emozione espressa dall'altra persona con un coinvolgimento personale. Empatia matura, cioè quella che si presenta più tardi nello sviluppo dell'individuo, quindi è un costrutto multidimensionale. La capacità di condividere le emozioni altrui senza confondere né se stessi con gli altri né le proprie emozioni con le loro. Abbiamo integrati aspetti emotivi, cognitivi e

socio-relazionali. I percorsi dell'empatia possibili sono due:

  1. Percorso emotivo: l'attivazione emotiva è alla base di ogni condivisione; da essa, attraverso la sua successiva mediazione cognitiva, si giunge alla comprensione dell'altro;

  2. Percorso cognitivo: l'attivazione emotiva avviene a posteriori, come conseguenza della comprensione cognitiva e differenziata delle emozioni dell'altro. Questo secondo percorso è più evoluto, compare più tardivamente lungo lo sviluppo e richiede un maggiore impegno consapevole da parte del soggetto che lo mette in atto. Questo perché nell'attivazione emotiva dell'empatia (la prima) noi viviamo in modo diretto l'esperienza emotiva di un'altra persona, poi ci pensiamo su e mettiamo in atto un processo di comprensione cognitiva. Questo succede soprattutto nelle relazioni che abbiamo con amici, partner, parenti, etc. Nel percorso cognitivo, invece, abbiamo prima una

comprensione e poi una attivazione di condivisione emotiva. È un percorso che è preferibile in tutte le situazioni in cui l'empatia è importante per l'aiuto all'altro, dunque tutte le situazioni

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
156 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher catneg di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Calandri Emanuela.