Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 35
Psicologia dello sviluppo Pag. 1 Psicologia dello sviluppo Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello sviluppo Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello sviluppo Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello sviluppo Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello sviluppo Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello sviluppo Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 35.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia dello sviluppo Pag. 31
1 su 35
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI

Risultato relazione fra: fattori cognitivi, emotivi e sociali. La nostra capacità di esprimere le

emozioni è influenzata dall’elaborazione cognitiva che facciamo dell’evento che stiamo vivendo ma

contribuisce anche al processo di negoziazione degli individui sociali, quindi va a definire la qualità

delle relazioni sociali. Quindi le emozioni non segnalano solo degli stati interni, da semplici sistemi

riflessi diventano segnali comunicativi. I segnali utilizzati dal bambino per esprimere uno stato

emozionale variano in base alle aspettative rispetto al comportamento dell’interlocutore. Ogni

reazione dell’interlocutore conta per esasperare un certo stato emotivo o per modificarlo. I bambini

che fanno esperienza di una madre che accorre prontamente al loro pianto, in genere alla fine del

primo anno di vita piangono di meno.

Quali emozioni possiamo esprimere in pubblico? E come possiamo esprimerle? Ci sono delle

“display rules”, studiate da Ekman, sono regole di ostentazione, cioè norme che regolano la

manifestazione di emozioni sulla base degli standard espressivi caratteristici della propria cultura.

Vengono insegnate attraverso le pratiche di socializzazione (insegnamento dei genitori, imitazione

di modelli). Queste regole fanno riferimento a: intensificare l’espressione di un’emozione o, al

contrario, mostrare emozioni di intensità minore rispetto a quelle che si provano, nascondere

quello che si prova, mostrare un’emozione al posto di un’altra, simulare uno stato d’animo. Canali

di comunicazione: indicatori vocali e paralinguistici, gesti e movimenti, postura.

LE EMOZIONI SOCIALI

Compaiono intorno ai 24 mesi: emozioni autocoscienti. Richiedono di volgere l’attenzione su sé

stessi, esponendo il proprio sé allo sguardo proprio o altrui. Serve la capacità rappresentativa per

sviluppare le emozioni sociali perché ci dobbiamo rappresentare le reazioni degli altri e le

aspettative su noi stessi. Imbarazzo, invidia e gelosia sono un esempio del fatto che il bambino

inizia a vedersi in un contesto sociale, non solo ad agire. Il bambino fa delle valutazioni rispetto al

sé in un dato contesto. Verso i 30-36 mesi compaiono le emozioni autocoscienti autovalutative

(morali), orgoglio, senso di colpa e vergogna, richiedono una valutazione sul proprio

comportamento e un confronto con ciò che gli altri si aspettavano. Confronta il proprio

comportamento con le norme sociali. La psicologia ingenua dice che bisogna evitare ai bambini le

emozioni negative per non esporli a traumi e per renderli felici ma in realtà così facendo li tuteliamo

solo superficialmente. È fondamentale esprimere le emozioni e parlare di emozioni.

LA COMPETENZA EMOTIVA

Si riferisce alla natura adattiva delle emozioni e riguarda: la consapevolezza dei propri stati

emotivi, la capacità di riconoscere le emozioni altrui, la conoscenza di un lessico emotivo ampio e

adeguato a descrivere i diversi stati emozionali che possono essere esperiti, la comprensione della

differenza tra l’emozione internamente esperita e la sua espressione esterna manifesta. La

capacità emotiva finisce con il riguardare la capacità empatica.

31/10/2017

LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

È stata elaborata da Bowlby nel 1969 proponendo una nuova prospettiva di studio dello sviluppo

umano. Si occupa prevalentemente dello sviluppo affettivo. Fa riferimento prevalentemente alla

relazione madre-bambino, la analizza in modo specifico dicendo che lo sviluppo affettivo di

ciascuno di noi nasce con la relazione con la madre. Bowlby legge questo legame sociale come un

legame particolare, considera che l’individuo sia biologicamente predisposto ad attaccarsi a

qualcuno. Questa relazione è il risultato di un sistema di schemi comportamentali a base innata

che consente ai piccoli di sopravvivere. Relazione di attaccamento=relazione sociale a

predisposizione biologica, grazie a questa predisposizione il piccolo aiuta l’adulto a prendersi cura

di lui. Prima di questo cambio di pensiero si pensava che tutto fosse legato al cibo, infatti la madre

è fonte di nutrimento. Bowlby modifica questa visione e sottolinea che la nascita del

comportamento affettivo non è legata ad un sistema di ricompense e rinforzi, è una relazione

primaria che soddisfa un bisogno primario, che è un bisogno sociale, un bisogno di vicinanza a un

altro essere sociale, questo è un bisogno che la madre soddisfa al di là della nutrizione

(esperimento della scimmia con le due madri surrogate). Questa relazione si instaura perché c’è

una figura stabile che si occupa del bambino, se questa figura non c’è invece non è possibile che

la relazione si sviluppi. È necessaria una presenza fisica costante perché si sviluppi un legame

speciale detto “di attaccamento”. Questa relazione si costruisce in un rapporto specifico fra quel

bambino e quella madre, è una relazione che non ha doppioni, è una relazione speciale e

specifica. Questa relazione va a condizionare anche le successive relazioni sociali di quel

bambino, si tratta di una relazione che va a caratterizzare il benessere del bambino e della madre

ma condiziona il benessere del bambino anche quando sarà più grande. Questo tipo di relazione

ha due caratteristiche fondamentali: 1-primarietà della relazione, non è secondaria al bisogno di

nutrimento; 2-predisposizione biologica ad essa, intreccio di cultura e natura. L’attaccamento non è

riducibile alla riduzione di un bisogno fisiologico. Schemi prossimali (succhiare, sorridere,

aggrapparsi) con funzione di gratificare l’adulto della vicinanza, schemi distali (piangere, seguire)

per ridurre la distanza dall’adulto. Sono schemi messi in atto con l’obiettivo di mantenere la

vicinanza. Hanno un’origine filogenetica. È un approccio cognitivo.

Sistema di attaccamento VS comportamento di attaccamento VS legame di attaccamento, o

semplicemente attaccamento VS relazioni di attaccamento (entrambi i partner hanno sviluppato un

attaccamento l’uno nei confronti dell’altro).

SVILUPPO DELL’ATTACCAMENTO

0-2 mesi: comportamenti di attaccamento a base innata, non sono comportamenti intenzionali ma

provocano l’avvicinamento e mantengono la vicinanza, è l’adulto ad attribuire significato particolare

ai comportamenti messi in atto dal bambino. 3-6/8 mesi: comportamenti di attaccamento verso una

o più persone discriminate (soprattutto verso la madre), non è ancora presente la protesta in caso

di separazione, alla vista della madre sorride più spesso e più intensamente, smette di piangere se

confortato. Da un punto divista cognitivo il bambino non comprende ancora le relazioni di causa

effetto e non ha ancora la permanenza dell’oggetto. 6/8-13/18 mesi: il bambino mantiene un

contatto preferenziale con la madre (o un’altra figura di riferimento), compaiono ansia e protesta

per la separazione, così come la paura per l’estraneo. È in questa fase che si sviluppa

l’attaccamento vero e proprio e gli schemi si organizzano intorno ad una particolare figura (in

genere la madre). La locomozione consente al bambino di seguire la madre spostandosi

autonomamente o di esplorare l’ambiente utilizzando la madre come base sicura. Emerge il

sentimento che dura per tutta la vita e che modifica il modo di stare al mondo degli individui, si

tratta della fiducia. Si sviluppa a partire da questa relazione, diventa anche fiducia in sé stessi. La

fiducia non è attribuibile a tutti. 18 mesi in poi: si parla di rapporto corretto secondo lo scopo, cioè

di una relazione reciproca che ha come scopo comune quello di mantenere la vicinanza e di darsi

reciproco conforto. Il bambino inizia ad adattarsi alle esigenze della madre (non più solo il

contrario) dimostrandosi ad esempio disponibile ad attendere per periodi più o meno lunghi il suo

ritorno. Si formano i modelli operativi interni: capacità mnemoniche e linguistiche,

rappresentazione degli eventi e della soggettività. Il legame non è più giocato sui comportamenti,

ma anche attraverso il linguaggio, diventa uno dei comportamenti utili a mantenere la vicinanza

alla figura di attaccamento.

Indicatori dell’instaurarsi della relazione di attaccamento: 1-sorriso selettivo; 2-angoscia dell’ottavo

mese; 3-reazione del bambino quando la mamma si allontana. A partire da questi indicatori

Ainsworth e altri fanno un’analisi dei possibili tipi di attaccamento. Si dividono in due grosse

categorie: attaccamento sicuro e attaccamento insicuro. Nell’attaccamento sicuro c’è fiducia

nell’altro. Tutti gli attaccamenti insicuri generano ansia, sono caratterizzati da uno stato psicologico

di ansia.

Tipo sicuro (B)=madre che funge da base sicura, sono bambini capaci di esplorare perché sanno

che potranno sempre tornare alla base sicura in caso di necessità.

Tipo insicuro-ansioso-ambivalente (C)=la madre non è una base sicura, c’è una dimensione di

imprevedibilità che si rispecchia nel bambino in un comportamento di ambivalenza, la madre è

imprevedibile perché il bambino non sa prevedere la reazione della madre, il bambino interiorizza

l’adulto (è l’unica relazione a cui può riferirsi), diventa ambivalente cioè un po’ si avvicina un po’

rifiuta, si trova in una realtà che non è certa, non è prevedibile.

Tipo insicuro-ansioso-evitante (A)=la madre non risponde alle richieste del bambino, fa fatica ad

attribuire significato al richiamo del bambino, spesso usano come strategia di sopravvivenza

l’ignorare le richieste del bambino, quindi questo bambino impara che l’altro non risponde.

Tipo ansioso-disorganizzato (D)=bambini che hanno adulti che non solo non si prendono cura di

loro ma sovente abusano di loro o comunque li maltrattano dal punto di vista fisico, hanno

comportamenti stereotipici come ad esempio difficoltà a mantenere lo sguardo. Il legame di

attaccamento nella vita non è uno solo, sono possibili più legami di attaccamento, tutti selettivi.

Questo è importante perché ci possono essere degli effetti di compensazione, a volte dei bambini

crescono con mamme ambivalenti ma papà sicuri, oppure con genitori ambivalenti ma con dei

nonni sicuri. Questo è un fattore di protezione importantissimo per lo sviluppo affettivo del

bambino. Gli attaccamenti selettivi in genere sono tre o quattro (madre, padre, fratelli, altri membri

della famiglia), ogni legame svolge una funzione di conforto, protezione e sicurezza. Nella mente

del bambino comunque esiste una gerarchia di legami ben marcata.

07/11/2017

Secondo Bowlby l’attaccamento si deve sviluppare per la sopravvivenza. Ci attacchiamo a c

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
35 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lorsky di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Calandri Emanuela.