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PSICOLOGIA DELL'EDUCAZIONE
1. Ricettività: cogliere anche il momento in cui la persona si vuole ritrarre dalla relazione e quindi rientrare in se stessi e attendere che l'altro sia pronto. Poter dire "Io ci sono, quando vuoi parlarmi io ci sono". La ricettività è mantenere aperti i canali di comunicazione ma non forzarli quando tu lo desideri. 2. Responsività: la risposta che io do è prima di tutto una risposta di ascolto attivo. Faccio attenzione all'altro e non penso a come ti devo rispondere. Bisogna essere dislocato. 3. Disponibilità cognitiva e emotiva: spesso l'empatia è vista come atto emotivo, ma è anche cognitivo. È un sentire intelligente, io entro nei panni dell'altro in una dinamica emotiva, ma prendo le distanze in una dinamica cognitiva. Per permettere la crescita e lo sviluppo devo usare l'intelligenza. Devo sospendere il giudizio che viene dalle mie cornici culturali.permettere all'altro di esprimersi e crescere autonomamente. Non dobbiamo sostituirci all'altro, ma essere presenti e attenti alle sue esigenze senza essere invadenti. L'empatia implica ascolto e comprensione, senza giudizio o interferenze. Solo così possiamo creare una vera connessione empatica con gli altri.dare la possibilità all'altro di sperimentarsi e scegliere la propria strada, anche con possibili errori. La sostituzione crea dipendenza e così la persona non cresce. Dare la possibilità all'altro di esperire il mondo significa dargli la possibilità di sperimentare.
Saper attendere: nella nostra società si danno delle tappe di sviluppo molto serrate (saper leggere a 5 anni, ecc), questo significa perdere di vista la persona che ho di fronte. Ogni persona ha i suoi tempi. Il contrario di saper attendere è il pretendere, imponendo una visione che ho io della tua crescita.
La tonalità affettiva dell'empatia: siamo sempre in una tonalità emotiva. Dare fiducia significa accettare le risorse e i limiti dell'altro. La persona deve poter sentirsi accettata, perché gli da sicurezza di uscire dalla comfort zone e apprendere. Deve sentire anche la dimensione di speranza. Nell'educativo essere ottimisti
è fondamentale, se manca questo da parte dell'educatore/psicologo/pedagogista, manca la condizione principale per poter far crescere l'altro. L'altro deve sentire la fiducia e la speranza. Anche la tenerezza è fondamentale. Fiducia, speranza e tenerezza sono fondamentali per strutturare una vera condizione empatica. Creare una cultura empatica significa che l'altro si dia una risposta > responsabilità.Lezione 7 – infanzia e immaginazione (dispense correlate)La bolla immaginativa Nello sviluppo cognitivo del bambino ogni funzione compare prima sul piano sociale (noi) e poi sul piano psicologico (io), e non viceversa. La dimensione intrapsicologica porta allo sviluppo del soggetto. La bolla immaginativa è una modalità di funzionamento del bambino. L'immaginazione del bambino è un modus vivendi. L'immaginazione nasce dal gioco. Il gioco è una modalità propria del bambino di apprendere. Nel gioco ilbambino esprime immaginazione. In questa bolla l'educatore deve riuscire a entrare, per poter creare processi di apprendimento. L'educatore deve anche saper creare bolle immaginative e permettere al bambino di entrare (l'educatore deve avere conoscenze empatiche e immaginative). In questa modalità di funzionamento del bambino parliamo di educazione armoniosa, in cui è fondamentale la relazione in natura, perché la natura è ricca di stimolazioni ed elementi che stimolano l'immaginazione e la creatività del bambino. Spesso le attività educative sono progettate indoor e quindi si toglie la possibilità di utilizzare l'elemento naturale, fortemente stimolante. L'educazione in natura è armoniosa. Presupposti che ci permettono di parlare di educazione in natura: - Cultura educativa condivisa: ad agire in ambito educativo è l'insieme di persone che vivono in quel contesto. Significa strutturare una
comunità educante (insieme a famiglia, operatori scolastici, ecc). per12PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONEcreare una comunità educante si devono scegliere percorsi educativi improntati sull’esperienza e il fare.Non si può affidare il compito educativo alla scuola dispensandone la famiglia, perché è essenziale.
b. La corporeità come categoria pedagogica: la dimensione corporea è sostanziale, perché si apprendenella totalità della persona. Per poter apprendere ci deve essere una compromissione di mente e corpo.
c. Il rischio come categoria dell’agire educativo: i giochi che sembrano banali, che i bambini fanno,che non hanno utilità apparente, sono azioni importanti perché consentono al bambino di sperimentarela propria azione sul mondo. La possibilità che si da al bambino di mettersi in gioco è una possibilità disviluppo, per questo l’apprensività di un genitore rischia
di togliere qualcosa allo sviluppo del bambino. Rischio e pericolo non sono sinonimi. Il bambino, correndo rischi, sperimenta la propria autonomia. Correre il rischio consente di costruire un senso di autostima e autoefficacia, incidere su questi aspetti significa ridurre lo spazio di crescita. Gioco, immaginazione e creatività: la modalità propria del bambino per apprendere è il gioco (non ha altre modalità). Tutto ciò si sviluppa nella prima infanzia. Criteri per la progettazione di esperienze educative da svolgere in natura: 1. Approccio alla progettazione orientato alla bolla immaginativa del bambino: bisogna progettare utilizzando la bolla del bambino o creare una nuova bolla in cui fare entrare il bambino. 2. Osservare per orientare e riorientare i momenti, le attività e i progetti: l'educatore deve avere la competenza di saper osservare ciò che avviene nell'ambiente di apprendimento e quindi di riorientare l'azione.progetto educativo può cambiare nel corso d'opera, osservando gli atteggiamenti e i comportamenti del bambino.PSICOLOGIA DELL'EDUCAZIONE
LA RELAZIONE DELL'INSEGNANTE CON LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI E IL GRUPPO CLASSE E I PROCESSI DI COMUNICAZIONE AL SUO INTERNO (Bruniatti)
Lezione 1 - la reazione psico-educativa - Parte I
La relazione riguarda un incontro tra 2 o più individui e nasce in un campo relazionale che avviene nel qui e ora (momento e spazio definito).
La relazione è un dialogo tra diversi punti di vista e sentimenti e quindi è uno scambio e reciprocità.
Spazio e tempo della relazione tra insegnante e alunno/i è un concetto molto importante, sia per definire una relazione, che per dare una collocazione a una relazione tra insegnanti e allievi, sia in un'ottica di relazione a due, che in un'ottica di relazione tra insegnate e gruppo classe.
Analisi del contesto: dove ci troviamo, dove stiamo
includerà anche il rispetto reciproco, la fiducia e la riservatezza. Inoltre, è importante considerare il contesto sociale e culturale in cui si svolge la relazione. Le norme e le regole possono variare a seconda della cultura, dell'età e del contesto specifico. Infine, la relazione richiede una comunicazione efficace e rispettosa. Ciò implica l'ascolto attivo, l'empatia e la capacità di esprimere i propri pensieri e sentimenti in modo chiaro e rispettoso. In conclusione, una relazione sana e costruttiva richiede il rispetto delle regole e delle norme stabilite dal contesto, nonché una comunicazione efficace e rispettosa.è fondamentale, perché rappresenta il limite tra ciò che può avvenire all'interno di una relazione e ciò che può avvenire all'esterno. All'interno di questa cornice ci possono essere tanti aspetti, che sono il quadro di quella cornice. All'esterno c'è tutto il resto. Il campo relazionale: si intende lo spazio che nasce e si struttura nell'ambito di una relazione, sia che si tratti di una relazione a 2, che di tipo gruppale. Nel campo si muovono delle forze, dei punti di vista diversi, che trovano uno spazio condiviso, dove si svolge la relazione. All'interno del campo avviene il funzionamento di una relazione, che definisce il modo in cui si svolge una relazione. Tutto questo avviene nel qui e ora di un incontro: la relazione ha un aspetto di vitalità, legata al presente. Non è una relazione che si basa sul passato o sul futuro, ma sul momento presente dell'incontro. Assenza: La relazioneEsiste se c'è un incontro tra almeno 2 persone. L'assenza rimanda al discorso della mancanza dell'altro, quindi ad aspetti di solitudine, legati anche alla morte dell'altro, nel senso di assenza. Parlando di relazione psico-educativa, l'assenza c'entra come un aspetto che viene prima della dinamica relazionale vera e propria. È un prima che riguarda sia l'insegnante che l'alunno. L'insegnante non solo si è dovuto formare per svolgere questo ruolo, ma esiste una dimensione non legata agli aspetti concreti della realtà esterna, ma più profonda, che riguarda la percezione della nostra identità, posizione sociale o valutazione interna dei nostri bisogni e delle nostre aspettative rispetto a noi e al mondo esterno. Nella mente dell'insegnante, prima di iniziare a svolgere il ruolo (prima dell'incontro con l'altro), si formano delle immagini interne, proprie dell'insegnante,
Chenascono dalla sua storia. Queste immagini sono legate a delle aspettative idealizzate, quindi prima di incontrare l'altro costruisco una struttura fatta di emozioni e aspettative, che mi fanno fantasticare su come io sarò insegna.