Psicologia delle emozioni - Docente Frigerio
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Psicologia delle emozioni
Emozioni di base (primarie) Rabbia, Paura, Sorpresa, Disgusto, Felicità, Tristezza
Caratteristiche: Antecedenti, Funzione, Manifestazioni comportamentali, Risposte fisiologiche,
Manifestazioni espressive, Effetti disfunzionali.
Antecedenti della rabbia:
es: vado dal giornalaio, sono in ritardo e sta chiudendo, mi vede e fa apposta a chiudere invece di
aspettare un attimo (consapevolmente).
Valore adattivo: la rabbia è funzionale alla rimozione dell’ostacolo che si oppone alla realizzazione
del bisogno. È un’emozione legata alla sopravvivenza dell’organismo fuga / attacco
Se una persona non ha esperienze di gestione della rabbia, quando ci si ritrova si spaventa perché
non è in grado di gestirla, così diventa una cosa anomala e pensa di fare danni. Non sa usare la
rabbia, non sa di poterla sperimentare e non distrugge le relazioni. La rabbia non ha soltanto una
valenza negativa, infatti può essere funzionale all’organismo sotto diversi aspetti:
-inibizione della paura
-mobilitazione delle risorse per affrontare situazioni pericolose
-amplificazione della motivazione ad agire
-riduzione della tensione (ma non tutti ne sono capaci)
-riaffermazione di sé e dei propri valori (se si arrabbia ci tiene, indifferenza)
Chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più
lungo; si può trasformare in odio, mal di stomaco o di testa (somatici). La frustrazione in seguito
può diventare insopportabile e provoca rancore, chiusura e alla fine sfociare, comunque, in
comportamenti aggressivi (fino ad uccidere). È una situazione disfunzionale perché uno quando è
arrabbiato di solito tende a dire la verità ma non permette all’altro di capire e non ha dato all’altro
la possibilità di cambiare.
Sequenza di eventi:
• Stato di bisogno
• Oggetto (vivente o non vivente) che si oppone alla realizzazione di tale bisogno
• Attribuzione a tale oggetto dell’intenzionalità di opporsi
• Assenza di paura verso l’oggetto frustrante (in caso di paura si passa poi alla FUGA)
• Forte intenzione di attaccare, aggredire l’oggetto frustrante
• Azione di aggressione che si realizza mediante l’ATTACCO
Manifestazioni comportamentali comportamenti aggressivi. La rabbia può anche essere
controllata o mascherata sotto l’azione dell’inibizione educativa o per paura delle reazioni altrui.
Manifestazioni espressive La rabbia può manifestarsi attraverso la modalità verbale (urla,
insulti) oppure non verbale (presenza di espressioni facciali e sensazioni soggettive tipiche). Per
sensazioni soggettive si intende: paura di perdere il controllo, irrigidimento della muscolatura,
irrequietezza, calore.
Espressione facciale aggrottare violento della fronte e delle sopracciglia, labbra tese (parte
superiore alzata e parte inferiore abbassata), scoprire e digrignare i denti, “Arricciare” il naso.
Quando siamo arrabbiati il corpo si prepara ad agire con l’attivazione del SNA.
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Le risposte fisiologiche sono mediate dalla divisione simpatica del SNA: accelerazione del battito
cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell’irrorazione dei vasi sanguigni periferici,
aumento della tensione muscolare, aumento della sudorazione, aumento del ritmo respiratorio.
Se siamo consapevoli di questi cambiamenti fisiologici riusciamo a capire cosa sta succedendo.
Ekman “Teoria Neoculturale”: gestiamo le emozioni in base alla cultura a cui apparteniamo.
È fondamentale imparare a riconoscere tutti gli aspetti delle emozioni per conviverci e gestirle.
Il compiacimento del terapeuta di fronte ad un paziente arrabbiato non va bene.
Aggressività Predatoria: comprende attacchi scatenati contro il membro di specie differente con
l’intento di ottenere cibo e non è associata ad alti livelli di attività della divisione simpatica del
SNA. Le aree coinvolte sono l’Ipotalamo laterale e i Nuclei corticomediali dell’amigdala.
Aggressività Affettiva: è volta di più a spaventare che ad uccidere per cibo e chiama in causa alti
livelli di attività nella divisione simpatica dell’SNA. Le aree coinvolte sono l’Ipotalamo mediale e i
Nuclei basolaterali dell’amigdala.
Basi neurali:
Corteccia orbitofrontale: è situata nella parte ventrale del lobo frontale. Sembra essere coinvolta
nella regolazione delle emozioni e del comportamento sociale. Negli uomini la lesione in questa
regione comporta una condizione definita di “sociopatia acquisita” che si manifesta in un
comportamento sociale inadeguato, disinibizione ed incapacità nell’effettuare giudizi sociali
appropriati. Questi cambiamenti potrebbero essere in relazione con un mancato funzionamento
dei meccanismi di estinzione comportamentale e di reversal learning: capacità di regolare
comportamenti associati a ricompense e punizioni (Rolls, 1995-96).
Striato ventrale: fa parte dei gangli della base che sono posizionati profondamente nel telencefalo
e sono costituiti dal nucleo caudato, il putamen, il globo pallido, il nucleo subtalamico e la
substantia nigra. Il nucleo caudato e il putamen costituiscono lo STRIATO che è il bersaglio
dell’input corticale ai gangli della base. Studi precedenti hanno dimostrato che VS, che fa parte del
sistema dopaminergico è implicato in certe forme di aggressione. Infatti duranti i comportamenti
aggressivi vi è un’alterata attività dopaminergica.
Dopamina aggressività
Serotonina tristezza
Benzodiazepine: Sono una classe di sostanze psico-attive ad azione sedativa-ipnotica usate nel
trattamento di disturbi d’ansia e in stati d’angoscia generalizzati. Hanno un effetto inibitorio
generalizzato nel SNC, potenziano l’attività del GABA (neurotrasmettitore inibitorio che agisce sul
sistema dopaminergico e serotoninergico) diminuendo l’ansia. Quindi le BDZ hanno un’azione
calmante e pertanto sono una terapia molto efficace dell’ansia acuta. Quasi tutti i farmaci che
stimolano l’azione GABA sono ansiolitici, incluso l’alcol etilico.
Effetti: Rallentamento dell’attività psico-fisica e mentale (riduzione della tensione, dell’ansia e
delle inibizioni; difficoltà di concentrazione e coordinazione motoria; episodi di aggressività;
riduzione delle capacità attentive e critiche, intellettive e sociali; umore instabile e irritabilità; ecc.)
Le aree cerebrali che hanno alti livelli di recettori di BDZ sono l’amigdala e la corteccia frontale.
Blair et al. Hanno condotto uno studio allo scopo di indagare l’effetto delle benzodiazepine (BDZ)
sul riconoscimento di espressioni facciali di rabbia in soggetti sani (32 volontari).
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Gli stimoli erano il riconoscimento di 6 espressioni facciali. Somministrazione di 15 mg di BDZ al
gruppo sperimentale e placebo al gruppo di controllo.
Se effetto delle BDZ nell’amigdala: deficit nel riconoscimento della PAURA
Se effetto delle BDZ nella corteccia orbitofrontale: deficit nel riconoscimento della RABBIA
Il deficit maggiore è stato riscontrato nel riconoscimento delle espressioni legate alla rabbia.
Quindi 15 mg di BDZ sono sufficienti ad alterare il circuito neuro-cognitivo coinvolto nella rabbia e
nel quale è coinvolta la corteccia orbitofrontale dx. Invece non risulta compromesso il circuito per
la paura (amigdala).
Creano un effetto di distorsione nella percezione della realtà.
La rabbia può portare a diversi effetti negativi sullo stato di salute. Due casi esemplificativi:
-Pazienti con cardiopatia ischemica La rabbia è una delle caratteristiche principali del pattern di
tipo A descritto da Friedman e Rosenman nel 1975, che costituisce un fattore di rischio per lo
sviluppo della cardiopatia ischemica.
Pattern di tipo A caratterizzato da: alta competitività, intensa ricerca del successo, ostilità,
aggressività, impazienza, senso di urgenza del tempo. Comporta maggior rischio di infarti.
-Pazienti con Disturbo Post-traumatico da Stress (PTDS) L’ostilità e la rabbia sono associate a
PTDS, infatti questi pz presentano una forte irritabilità e scoppi di collera. Per quanto riguarda la
salute fisica questi soggetti presentano problemi cardiaci, respiratori e muscolo-schelettrici che
determinano una salute fisica problematica e una bassa qualità della vita. Alcuni autori hanno
ipotizzato che la rabbia può essere vista come una mediatrice tra PTDS e le precarie condizioni di
salute. Inoltre la rabbia può portare a problemi di interazione sociale che in questi pz possono
compromettere anche la qualità delle cure e del supporto sociale (es. comunicazione povera
medico-paziente).
Da una serie di ricerche (Fehr e Russell, Frijda e Fisher) sembra emergere che le rappresentazioni
delle emozioni primarie contengano una struttura di situazione elementare comune a tutti gli
episodi pur differenziati da una molteplicità di elementi secondari: modello di SCRIPT (Shank e
Abelson). Il concetto di script è strettamente connesso col concetto di prototipo e può essere
considerato un’estensione e un’applicazione di quest’ultimo alla rappresentazione della
conoscenza procedurale, riferita cioè non tanto a fatti e oggetti, ma ad avvenimenti che hanno
una certa durata temporale e un caratteristico decorso; Secondo tale modello le situazioni che si
ripetono abitualmente con una certa frequenza nella vita quotidiana vengono raccolte in
categorie. All’interno di queste categorie ci sono episodi più tipici di altri, e la tipicità consiste
dipende dal possedere un maggior numero di attributi comuni ai membri della categoria.
Utilizzando il concetto di script, le emozioni primarie sarebbero, quindi, rappresentabili come
sequenze tipiche di avvenimenti, routine più o meno fisse che ammettono però delle deviazioni,
delle sub-routine che si possono attivare in circostanze o ambienti diversi in relazione alle
caratteristiche di personalità di un certo soggetto che esperisce l’emozione;
Il modello dello script sembra particolarmente utile per spiegare la struttura interna dell’emozione
perché è in grado di rappresentarla come una struttura causativa di eventi piuttosto che come una
lista di componenti. In questo modo riesce a cogliere la caratteristica dinamica e processuale delle
emozioni che ne fa un evento più che uno stato (Fehr e Russell, 1984).
All’interno di uno script si individuano delle sequenze fondamentali di eventi:
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• L’attivazione dell’esperienza sarebbe associata alla presenza di una categoria di circostanze
dette “antecedenti”;
• Segue il “decorso” della situazione stessa, che raccoglie la rappresentazione delle reazioni
più tipiche agli antecedenti;
• Gruppo di eventi raccolti nella categoria “controlli” che comprende una serie di azioni volte
a moderare, modulare e rendere più adeguata alle circostanze la reazione emozionale.
Script della paura (Shaver e Schwartz et al., 1987):
ANTECEDENTI DECORSO CONTROLLO
Pericolo di danno o di morte Sudare, sentirsi nervosi. Comportarsi da non
Perdita o fallimento Salterellare, agitarsi, tremare spaventato
Rifiuto sociale Sgranare gli occhi Confortarsi e cercare di
Perdita di controllo Guardarsi intorno restare calmo
Situazione nuova o Parlare velocemente
sconosciuta Gridare
Chiedere aiuto
Scappare
Perdere la capacità di focalizzazione
Disorientamento
Mettersi al riparo dal pericolo
Rimanere senza parole
Le relazioni con gli altri sono fondamentali.
Tristezza: Mancato raggiungimento di una condizione auspicata. Nel 62% dei casi, si tratta di
un’unione che finisce per difficoltà relazionali, separazioni, morte; nel 28% dei casi si instaura una
condizione indesiderabile: cattive notizie, insuccesso, malattia, fine esperienza piacevole.
Gioia: il 35% delle esperienze, i bisogni o le attese del soggetto hanno avuto soddisfazione: sul
piano corporeo (piaceri naturali), sul piano psicologico (esperienze di successo), sul piano
materiale (acquisizione di beni), sul piano sociale (buone notizie). Il 50% delle esperienze si
riferisce a relazioni sociali nelle quali si riflette l’integrazione del soggetto.
Rabbia: nel 55% dei casi è venuto a mancare qualcosa: si è ricevuto un trattamento diverso da
quello che ci si aspettava o che si credeva di meritare, con la violazione, da parte di qualcun altro,
di una norma implicita o esplicita; nel 30% l’individuo si è trovata di fronte ad un risultato che non
corrispondeva alle sue attese ma in un contesto solo indirettamente sociale.
Paura: è la meno “sociale”. Nel 60% dei casi l’integrità fisica o psicologica della persona è stata
esposta a un rischio in situazioni legate al traffico, ai trasporti, a un’aggressioni, a un insuccesso,
una malattia, oppure per rischi di vario tipo e per l’azione di forze esterne. Nel 21% dei casi
l’emozione è suscitata da pericoli indiretti come l’esposizione alla morte, al soprannaturale e
all’ignoto.
Amigdala – Paura (Young et al, 1995; Adolphs et al., 1994, 1995, 1999): un danno bilaterale
produce un deficit selettivo nel riconoscimento di facce IMPAURITE; Caso di SM: Paziente con la
sindrome di Urban-Wiethe detta anche "ialinosi della cute e delle mucose“ è una malattia
autosomica recessiva: comporta un progressivo accumulo di calcio in diverse strutture come la
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trachea e l’amigdala. Si manifesta nella prima infanzia con raucedine seguita da cicatrici vaiolo-
simili. È una malattia rara: sono stati descritti circa 250 casi al mondo.
Gangli della base – Disgusto (Sprengelmeyer et al, 1996; Gray et al., 1997): soggetti con Corea di
Huntington hanno un deficit selettivo e precoce (rilevabile anche in portatori del gene,
presintomatici) nel riconoscimento di facce DISGUSTATE;
Corteccia orbitofrontale – Rabbia (Blair et al, 1999): soggetti sani presentano un deficit selettivo
nel riconoscimento di facce ARRABBIATE in seguito alla somministrazione di benzodiazepine (i
recettori delle BDZ sono soprattutto nell’amigdala e nella corteccia frontale).
Questo però, non ci giustifica a ricercare la localizzazione di funzioni superiori in singoli neuroni o
in un’unica struttura, seguente il principo della “localizzazione ristretta”, (Broca, Cannon-Bard) ma
ci spinge, sempre in una prospettiva che tiene conto della complessità a utilizzare un approccio
che Lurija chiamava della “localizzazione dinamica”, ovvero a ricercare l’interazione di diverse
componenti in un sistema, appunto, complesso.
Modello di Le Doux:
Le emozioni sono funzioni biologiche del cervello. Non esiste un unico sistema emozionale;
Il modello di LeDoux si basa su studi di condizionamento emozionale in presenza di specifiche
lesioni cerebrali; Secondo LeDoux bisogna superare una concezione unitaria del fenomeno -
emozione- e seguire l’esempio degli studiosi della memoria che hanno rinunciato a concepire
questa funzione come un sistema unitario ed hanno formulato diversi modelli di memoria.
LeDoux è contrario ad una localizzazione unica delle emozioni nel sistema limbico; Attribuisce,
però una funzione centrale all’amigdala nell’esperienza emotivo e nel comportamento
emozionale; I suoi studi partono dagli esperimenti di Kluver e Bucy (1937, 1939: cecità psichica in
seguito a lesioni dell’emisfero temporale). Negli anni ’60 alcune ricerche avevano mostrato che il
comportamento di paura e aggressivo sopravvivevano all’amigdalectomia se venivano indotti da
una stimolazione diretta di determinate zone dell’ipotalamo; Quello che sopravviveva in questo
caso erano però solo risposte stereotipate di fuga o di attacco decontestualizzate, cioè prove di
senso, come se in seguito alla stimolazione dell’ipotalamo fosse attivata una sola parte del
processo emozionale, quello finale che consiste nella risposta motoria.
L’emozione “preferita” di LeDoux è la paura: è un’emozione importante per la sopravvivenza,
presente sia nell’uomo che negli animali con manifestazioni evidenti; È citata in tutti gli elenchi di
emozioni primarie; È analizzabile con tecniche di laboratorio perché si può facilmente suscitare e
dà luogo a una serie di variazioni facilmente misurabili.
Il metodo scelto da LeDoux per studiare la paura consiste in procedure di condizionamento
classico di tipo aversivo, capaci di generare reazioni di paura condizionata. (Se uno stimolo sonoro
di una certa intensità e frequenza è presentato ad un ratto in associazione con uno stimolo
aversivo, e.g. una scossa elettrica, il ratto presenterà reazioni caratteristiche di paura a seguito
all’esposizione al solo tono, anche se non accompagnato dalla scossa. Tremerà, la sua frequenza
arteriosa e la sua frequenza cardiaca saliranno e infine cercherà di fuggire.)
Condizionamento aversivo Ciò che viene appreso non sono però le modalità di risposta
(tremore, fuga), ma la loro associazione a stimoli di per sé neutri. Il condizionamento alla paura ha
effetti durevoli ed evidenti, si stabilisce rapidamente anche con l’utilizzo di stimoli semplici.
Scossa stimolo incondizionato (SI) Suono stimolo condizionato (SC)
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Risposta al solo suono Risposta condizionata o appresa di paura (RC)
Risposte fisiologiche comuni della paura:
• freezing
• aumento pressione arteriosa
• aumento battito cardiaco
• analgesia da stress
• rilascio di ACTH, cortisolo, (ormoni dello stress).
Nei circuiti dell’elaborazione uditiva la corteccia è il livello più elevato d’elaborazione, punto di
arrivo di una serie di tappe nervosa che parte dai recettori sensoriali periferici (orecchio). Lo
timolo sonoro viene trasmesso attraverso il sistema uditivo fino a livello del talamo ma è
necessario che raggiunga la corteccia perché si verifichi il condizionamento alla paura.
Orecchio
Talamo
Corteccia
Risposta
• Amigdala
Alcuni studi di Aggleton e Mishkin (1986), hanno portato all’individuazione di più di dieci sotto
aree nell’amigdala e questo induce a ritenere che l’esperienza emozionale nel suo complesso non
sia mediata da un’attività unitaria di tutta l’amigdala, ma da attività di differenti nuclei in relazione
alle diverse emozioni e ai diversi aspetti delle emozioni;
Le ricerche sono concordi nell’individuare una regione dell’amigdala, il Nucleo Laterale come area
specializzata nella ricezione delle informazioni sensoriali; Il percorso delle fibre nervose che
raggiungono quest’area è stata studiata con la tecnica dei marcatori chimici, sostanze chimiche
iniettate in una certa area che si diffondono nelle fibre nervose che da essa si dipartono, rendendo
visibile all’analisi radiografica il loro percorso e il transito dell’informazione attraverso di esse.
In questo modo è stato scoperto che le fibre nervose hanno una doppia origine:
• Alcune provengono dalle aree di proiezione sensoriale della corteccia e dall’ipotalamo;
• Altre dal talamo sensoriale dove a loro volta convergono le fibre che convogliano
l’informazione proveniente dai diversi organi di senso.
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Diversi segnali in uscita dall’amigdala
controllano risposte comportamentali,
autonome ed endocrine, alla paura
condizionata
GC = Sostanza grigia periacquedottale;
IL = ipotalamo laterale
PVN = nucleo alveare della stria terminalis;
RPC = reticolo pontis caudalis
Gloriosa Mandorla Nucleo laterale: riceve le informazioni di ingresso
Nucleo centrale: interfaccia sensoriale con i sistemi che controllano le risposte
Le due vie dell’amigdala (compresenti anche negli esseri umani)
1. Talamo sensoriale Nucleo laterale dell’amigdala.
Via Bassa: elaborazione veloce e imprecisa dello
stimolo (Rapidità);
l’amigdala valuta senza conoscere;
2. Aree di proiezione sensoriale della corteccia e
ipotalamo Nucleo laterale dell’amigdala.
Via alta: elaborazione precisa dello stimolo;
conoscenza vera e propria degli stimoli, più accurata.
A livello della via subcorticale avviene un’elaborazione piuttosto semplice e “primitiva”,
unicamente in relazione alla rilevanza emozionale dello stimolo; Si tratta di una forma di
conoscenza semplificata in grado di identificare il valore di uno stimolo in relazione al benessere
dell’individuo, senza giungere ad una categorizzazione concettuale degli stimoli.
La conoscenza vera e propria degli stimoli sarebbe elaborata a livello neocorticale.
7 Diversi livelli di elaborazione:
A livello corticale gli stimoli sarebbero
riconosciuti come oggetti.
A livello dell’ippocampo gli stimoli
sarebbero collocati nel loro contesto.
A livello amigdalico gli stimoli sarebbero
valutati solo per il loro valore positivo o
negativo.
Coinvolgimento dell’ippocampo che è la
sede della memoria. In condizioni di stress
ripetuto l’ippocampo si disattiva.
Schema dell’elaborazione emozionale di LeDoux:
È probabile che in ogni “sottostazione” neurale avvengano processi di elaborazione
dell’informazione i quali alla fine producono degli output che sono trasmessi all’ipotalamo e ai
centri tronco-encefalici che mediano le risposte del SNA e del sistema endocrino e le risposte
comportamentali (espressive e strumentali).
Le informazioni che provengono all’amigdala dalle aree corticali di proiezione e di associazione e
dall’ippocampo, hanno la funzione di integrare l’informazione piuttosto grezza e imprecisa
proveniente dal talamo sensoriale e consentono all’organismo di reagire in modo selettivo di
fronte a stimoli che presentano caratteri simili, riconoscendo quelli con reale valore emotigeno e
di reagire anche a stimoli complessi.
Amigdala – condizionamento aversivo:
La capacità di reagire in modo condizionato alla paura varia in conseguenza di lesioni specifiche di
determinate aree, afferenze o afferenze dell’amigdala;
In esperimenti di condizionamento alla paura con stimoli uditivi è emerso:
Lesioni alla corteccia non producono alcuna influenza sul condizionamento alla paura;
Lezioni al talamo uditivo e al mesencefalo uditivo provocano inibizione totale del condizionamento
Lesioni all’ippocampo provocano inibizione totale del condizionamento contestuale.
Queste ricerche confermano che l’amigdala da sola non è in grado di valutare informazioni
complesse, ma che per discriminare tra stimoli simili, ha bisogno dell’aiuto delle aree corticali di
proiezione e, per riconoscere uno stimolo complesso come il contesto in cui lo stimolo è inserito,
ha bisogno dell’aiuto dell’ippocampo.
Due vie perché negli esseri umani può essere ancora importante reagire velocemente. La
combinazione, però tra funzioni emotive e cognitive ci permette di passare dalla REAZIONE
all’AZIONE. Possiamo “guadagnare tempo” per poi pianificare (importanza della corteccia
prefrontale). Il compito della via alta (corteccia) sarebbe, quindi, più quello di impedire la risposta
sbagliata che produrre quella giusta. 8
Ippocampo
• Memoria esplicita dichiarativa
• Memoria spaziale
• Memoria contestuale
Due sistemi di memoria: Ricordi coscienti, dichiarativi, espliciti
ricordo di una emozione
Ricordi non coscienti, impliciti, non
dichiarativi ricordo emotivo (creati
con il meccanismo di condizionamento
alla paura)
In questo modo i ricordi passati
acquistano una tonalità emotiva.
È possibile che l’eccitazione emotiva
(1) avvenga senza una memoria
esplicita (2). O viceversa
In questo caso esperiamo uno stato
emotivo senza capirne la ragione
Ricordi traumatici
La memoria di un abuso sessuale, evento estremamente traumatico, può essere dimenticata e poi
riemergere anni dopo.
La dissociazione, la disconnessione tra la memoria dei fatti e la memoria dei sentimenti, è tipica
delle vittime del trauma.
IL cortisolo è secreto dai surreni in risposta a un segnale ormonale a partenza ipofisaria. Questo
segnale ormonale è scatenato al momento dello stress dall'amigdala, attraverso l'ipotalamo.
Durante un'esperienza di paura o durante un trauma, la liberazione sia di adrenalina che di
cortisolo è mediata dall'amigdala. Questi ormoni dello stress agiscono insieme per preparare
l'organismo alla risposta di lotta-o-fuga. Tuttavia negli ultimi venti anni è diventato sempre più
chiaro che l'eccesso di cortisolo ha effetti di vasta portata sulla memoria (Jacobs W J 1996).
Alti livelli di cortisolo, come quelli presenti durante stress traumatico, hanno effetti opposti
sull'amigdala e sull'ippocampo: come LeDoux (LeDoux J 1996) ha dimostrato, il cortisolo aumenta
l'attività nell'amigdala. Per contro, l'attività nell'ippocampo dapprima aumenta poi
drammaticamente diminuisce all'aumentare dei livelli di cortisolo (de Kloet E R 1993).
Il livello di stress traumatico può causare un parziale o completo spegnimento dell'ippocampo e
con esso uno spegnimento della formazione della memoria dichiarativa.
Di conseguenza, eventi molto traumatici sono ricordati a pezzi, in modo incompleto o niente
affatto. L'amigdala non è spenta dallo stress traumatico ma per contro la sua attività è aumentata.
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Ciò porta a situazioni in cui la memoria esplicita di un evento traumatico è confusa o assente, ma
la componente di memoria emozionale con tutti i sentimenti di paura e terrore associati si
mantiene per tutta la vita, in attesa di riemergere appena si presenta l'occasione.
Nel momento in cui il soggetto traumatizzato incontra uno stimolo traumatico, quale può essere il
suono di un clacson, sperimenta intensa ansietà senza alcun ricordo cosciente di quello che gli è
accaduto. In questo caso abbiamo un esempio di dissociazione: una disconnessione tra i fatti e i
sentimenti. Nelle condizioni in cui la memoria dichiarativa di un'esperienza traumatica è vaga e
incompleta, il ricordo avviene solo in circostanze di maggiore intensità emozionale, quali sono
quelle che si verificano in corso di psicoterapia.
Amnesia infantile
Le ricerche indicano (Freud, ma non solo) che non ci ricordiamo molto dei nostri primissimi anni di
vita. Perché? Nadel e Jacobs (1985) suggeriscono che non ci sono ricordi espliciti durante la I°
infanzia perché l’ippocampo non è pienamente funzionante. Possono avvenire, invece, dei traumi
precoci perché si ipotizza che l’amigdala si sviluppi prima.
Flashbulb memories Brown & Kulik (1977): morte di John Kennedy; 10 eventi drammatici; molti
erano accompagnati da un ricordo molto vivo; tanto più importante era l’accaduto tanto maggiore
era la probabilità di un ricordo vivido. Un ricordo nitido è anche accurato?
McCaugh (1995) sostiene che questo fenomeno è dovuto all’azione dell’adrenalina, un ormone
che viene rilasciato durante situazioni di stress. L’adrenalina potrebbe avere come effetto un
consolidamento dei processi della memoria.
Esperimento 2 storie: una emozionante e una neutra; 2 gruppi: uno controllo A (placebo) e uno
sperimentale B (farmaco che blocca adrenalina). Nel gruppo A le persone ricordavano
maggiormente la storia più emozionante, nel gruppo B le storie erano ricordate allo stesso modo.
HP Somministrazione inibitore dell’adrenalina dopo evento traumatico.
La natura sociale dell’essere umano
L’incontro con l’altro e la costruzione di un mondo relazionale condiviso sono bisogni primari per
la vita. Senza la cooperazione i gruppi umani non avrebbero potuto procurarsi il cibo, proteggere i
bambini, difendersi dai nemici. Fin dall’inizio l’essere umano è immerso in una fitta rete di stimoli.
Dalla nascita il suo comportamento è teso alla ricerca di un oggetto.
Giorno dopo giorno l’essere umano sviluppa capacità che sono funzionali alla sopravvivenza e che
si attivano nell’incontro con l’altro, consentendo uno scambio emotivo ed affettivo vitale.
La mente è un flusso di informazioni (Posner 1990); che può processare in molti modi diversi;
Le integrazioni tra queste diverse modalità di elaborazione dell’informazione in un insieme
coerente e unitario è fondamentale per lo sviluppo della mente durante il corso della vita;
I rapporti interpersonali possono facilitare o inibire questa tendenza a integrare le
rappresentazioni di diverse esperienze. Queste esperienze sarebbero mediate principalmente
dalla comunicazione di emozioni.
In questo senso la capacità dell’individuo di organizzare le proprie emozioni influenza in modo
diretto le modalità con cui la mente integra le varie esperienze.
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Sviluppo della mente:
1- La mente si forma all’interno delle interazioni fra processi neurofisiologici interni ed
esperienze personali;
2- Lo sviluppo delle strutture e delle funzioni cerebrali dipende dalle modalità con cui le
esperienze, e in particolare quelle legate a relazioni interpersonali, influenzano e
modellano i programmi di maturazione geneticamente determinati dal sistema nervoso.
La depressione anaclitica (anaclitos = steso indietro):
Spitz ha ben descritto la situazione dei bambini molto piccoli (0-2 anni) abbandonati in istituzioni.
Secondo questo autore, questi bambini sviluppano, seguendo 4 fasi, una depressione anaclitica:
- un periodo di protesta. Il bambino piange, è in ansia e cerca di riavere la madre;
- una fase di disperazione. Il bambino passa da crisi di pianto disperato ad un pianto monotono ed
intermittente, comincia a chiudersi in sé stesso. Perdita di peso e arresto dello sviluppo;
- una fase di distacco o rifiuto. Il bambino è inerte, abulico, piegato in sé stesso. Compaiono
attività di autostimolazione (ritmie motorie). Espressione rigida del viso.
- depressione anaclitica con accentuazione di tutte le caratteristiche precedente ed arresto
irreversibile dello sviluppo.
Gli organizzatori descrivono il raggiungimento di nuovi livelli di integrazione nello sviluppo
evolutivo e segnano le tappe nell’interazione madre-bambino fin dai primi mesi di vita.
I° Organizzatore: La risposta (aspecifica) del sorriso (II mese): viene prodotta in risposta a
qualunque Gestalt facciale in movimento; è precursore del processo di pensiero indice della
costituzione di un Io rudimentale;
II° Organizzatore: L’angoscia dell’estraneo (VI-VIII mese): l’avvicinarsi dell’estraneo provoca ritiro
e pianto; l’angoscia per la perdita dell’oggetto indica lo stabilirsi di una vera e propria relazione
(specificità della madre).
III° Organizzatore: La fase del ‘NO’ (IX, XV mese): rappresenta il primo segno dell’instaurarsi della
comunicazione semantica.
Le principali linee teoriche nello studio delle emozioni:
1-Teorie differenziali o discrete: Ekman, insieme a Tomkins (1962), Izard (1977), Plutchick (1980)
costituiscono i principali rappresentanti di questo orientamento teorico che sostiene l’esistenza di
alcune emozioni, definite primarie che hanno caratteristiche uniche e specifiche a livello
espressivo, fisiologico e di situazioni stimolo (Galati, 1993). Queste emozioni si sarebbero evolute
in risposta alle richieste dell’ambiente ed avrebbero, perciò, un carattere adattivo. Le ricerche
sono dirette soprattutto allo studio delle espressioni facciali delle emozioni.
2-Teorie componenziali: le emozioni vengono concepite come il risultato della somma di due
componenti, l’attivazione fisiologica e i processi cognitivi. Schachter e Singer (1962), Mandler
(1984), Ortony e Turner (1990) sono i ricercatori che hanno elaborato queste teorie che si
focalizzano sul modo in cui i processi di elaborazione dell’informazione conducano a quel processo
di valutazione degli stimoli ambientali e della conseguente attivazione fisiologica, che è definibile
con il nome di emozione e come questo processo possa essere modificato dall’esperienza e
dall’apprendimento. Studi dei sistemi di valutazione legati alle varie emozioni (come le emozioni
varino in rapporto al variare dei sistemi di valutazione).
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3-Teorie dimensionali delle emozioni: Si presuppone l’esistenza di modalità generali di riposta che
dirigono le risposte dell’individuo lungo alcuni assi: piacevolezza, attenzione e attivazione, per
Schlosberg (1954), valutazione (piacere/dispiacere), attività e potenza per Osgood, Suci e
Tannenbaum (1957). Russell (1980), ad esempio, ha proposto che ogni espressione rifletta un
certo grado di piacere e di attivazione che viene esperito dall’individuo. Il suo modello, quindi,
teorizza l’esistenza di due dimensioni (piacere/dispiacere e livello di attivazione) ed ogni
espressione rappresenta un punto lungo questi due continua. Studi sull’organizzazione semantica
del lessico emozionale.
Figure storiche di particolare rilievo nella tradizione storica dello studio delle emozioni:
Charles Darwin Tradizione evolutiva
William James Tradizione psicofisiologica
Walter Cannon Tradizione neurologica
Sigmund Freud Tradizione psicodinamica
Cartesio: Passioni dell’anima (1649) (emozioni hanno una funzione motivazionale)
Le emozioni sono ‘affezioni’, modificazioni passive causate nell’anima dal movimento degli spiriti
vitali, cioè dalle forze meccaniche che agiscono sul corpo tramite un’azione mediata dalla
ghiandola pineale; hanno la funzione di ‘incitare l’anima a volere le cose a cui esse predispongono
il corpo’; esistono 6 passioni primitive; le altre emozioni sono una ‘mistura’ di queste.
Per Cartesio le emozioni appartenevano al cosiddetto “esprit des bêtes”, allo "spirito degli
animali". Per lui le emozioni sono qualcosa che ci mette in contatto con una serie di automatismi e
di comportamenti più semplici di quelli che - secondo il suo dualismo - sono diretti da un'anima
capace di risposte di tipo cognitivo, ossia di tipo più elevato rispetto alle emozioni.
Quindi Cartesio è noto non soltanto per il suo dualismo tra spirito e corpo, tra mente immateriale
e cervello, ma anche perché ha introdotto la separazione tra la ragione e l'emozione.
Con l'Illuminismo molti filosofi hanno teso a considerare le emozioni nell'ambito della materialità
del comportamento e nell'ambito di qualche cosa che ci poneva più vicino agli animali.
Darwin
È soprattutto nell'Ottocento che le emozioni entrano in un campo più solido e, soprattutto, si
avvicinano fortemente alla biologia: con Charles Darwin.
Darwin riteneva che molte delle espressioni facciali, delle emozioni, avessero un significato
adattativo, cioè servissero a comunicare qualcosa - lo stato interno di una persona che, senza
bisogno di parole, dice agli altri come si sente in quel momento: triste, gioioso, impaurito, ecc. -:
tutto ciò ha un significato utile, in quanto la paura, per esempio, è un'emozione che segnala
spesso un pericolo, e quindi è utile comunicarla ad altri. Fondamentale dal pdv filosofico per il
fatto che le emozioni rispondono ad un bisogno evolutivo.
Quindi Darwin è stato il primo a dare delle basi solide a delle emozioni, a indicare il loro significato,
il loro valore adattativo, ad interpretarle in termini di utilità, di comunicazione.
Darwin riteneva che quest'espressione delle emozioni fosse legata anche a degli aspetti di tipo
fisiologico: emozionarsi vuol dire anche piangere, respirare più profondamente, sudare, ecc.
Quindi Darwin ha cercato di capire come questi correlati fisiologici delle emozioni avessero un
significato adattativo; Egli sosteneva che molti degli aspetti delle nostre emozioni, che ritroviamo
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in qualche misura anche negli animali, sono delle specie di "fossili comportamentali", cioè
qualcosa che un tempo, in una lontana preistoria dell'evoluzione, aveva una sua funzione, serviva
a qualcosa, e che oggi invece ha un minor significato. In tale ottica, le espressioni facciali sono
residui simbolici di un atto biologicamente utile.
Expression of the emotions in man and animals (1872) Libro di Darwin, costituito in gran parte
da precise e sistematiche osservazioni di uomini e animali. L’azione della selezione naturale,
secondo Darwin, non si esplica solo a livello delle strutture anatomiche, ma interessa caratteri
come l’intelligenza, la memoria e le emozioni.
Darwin si guardava bene dal formulare una casistica delle patologie alla maniera cara a Lombroso,
e insieme non offriva "ricette", codici universali applicabili alla vita di tutti i giorni.
Il problema di fondo, naturalmente, era che Darwin metteva in crisi la concezione dello "spirito",
cara all'etica di fine Ottocento, quale entità pura e infinitamente superiore alla materialità
mondana: l'accostamento di questa entità superiore al mondo animale, ferino, osato da Darwin,
condannò il testo alla più totale incomprensione, e tale studio non inaugurò (nell'immediato)
nessuna tradizione di ricerca.
Darwin rileva come tutti gli autori che hanno scritto sull'espressione, fossero convinti che l'uomo
fosse apparso sulla terra con le sue caratteristiche attuali; Bell, profondamente convinto di questo,
affermava che certi muscoli facciali "servono unicamente per l'espressione". Questo era un ovvio
corollario della tesi creazionistica, alla quale Darwin oppone la constatazione che molte
espressioni si ritrovano identiche in specie distinte (è il caso del riso nell'uomo e nella scimmia);
tale caratteristica risulta comprensibile solo ammettendo un'origine comune nella linea evolutiva.
L'espressione, secondo Darwin, ha due facce: da una parte essa è una testimonianza inconfutabile
della lontanissima origine dell'uomo, dall'altra è un sistema di comunicazione non verbale, la cui
conoscenza può portare ad un miglioramento dei rapporti nel genere umano. Per dimostrare la
sua teoria, Darwin ricorse alla fisiologia, prendendone "a prestito" il modello di funzionamento del
sistema nervoso.
Darwin presenta, poi, il materiale osservativo su cui si fonda la sua analisi;
1) in primo luogo l'osservazione dei bambini; essi, secondo l'autore, esprimono le emozioni con
grande intensità;
2) i pazzi divengono anch'essi oggetto di osservazione, dal momento che sono sottoposti alle più
violente sollecitazioni emotive;
3) Darwin ricorre ai dati dell'esperimento di Duchenne, il quale stimolò i muscoli della faccia di un
vecchio con una corrente continua, ottenendone varie espressioni, che vennero fotografate;
queste fotografie, mostrate a varie persone, portarono al riconoscimento di varie espressioni;
4) Darwin afferma di aver fatto ricorso anche ai maestri della pittura e della scultura, grandi
osservatori, ma di avervi trovato poco aiuto. "Penso che ciò dipenda dal fatto che l'opera d'arte
mira soprattutto alla bellezza; e la bellezza scompare da una faccia in cui i muscoli sono
fortemente contratti
5) Darwin si propone di accertare se gli stessi gesti e le stesse espressioni si trovano in tutte le
razze umane; se così fosse, si potrebbe concludere che tali espressioni sono autentiche, ossia
innate o istintive;
6) infine, Darwin analizza le espressioni più comuni negli animali, con l'intento di individuare le
cause e l'origine dell'espressione. 13
Nel primo capitolo, Darwin presenta i "principi generali dell'espressione", ossia i principi che
spiegano la maggior parte dei gesti e delle espressioni usati involontariamente dall'uomo, sotto
l'influsso delle varie emozioni.
1. Principio delle abitudini associate utili. Alcuni atti complessi hanno un'utilità diretta o indiretta
in certi stati d'animo, perché alleviano o soddisfano particolari sensazioni, desideri e così via; ogni
volta che si riproduce lo stesso stato d'animo, anche se appena accennato, c'è la tendenza - in
forza dell'abitudine o per associazione - a ripetere quegli stessi movimenti, anche se in quel
momento non danno alcun vantaggio. [esempio quando un gatto scava per coprire i suoi
escrementi su un pavimento di cemento]
2. Principio dell'antitesi. [...] Quando sopravviene uno stato d'animo che sia l'esatto contrario del
precedente, si ha una forte e involontaria tendenza a eseguire movimenti di natura opposta,
anche se sono del tutto inutili, e tali movimenti in alcuni casi sono altamente espressivi
3. Principio dell’azione diretta del sistema nervoso: certe emozioni sono indicative di
un’eccitazione del sistema nervoso che influenza direttamente l’organismo provocando
cambiamenti quali la secrezione delle ghiandole, la sudorazione, il tremore negli arti e lo
svuotamento della vescica.
Secondo Principio:
"Tempo fa possedevo un grosso cane a cui, come a tutti i cani, piaceva molto andare fuori a
passeggio. Egli mostrava la sua contentezza trotterellando solennemente davanti a me con passi
ben marcati, e intanto teneva la testa molto alta, gli orecchi moderatamente sollevati, e la coda
eretta, ma non in modo rigido. Non lontano dalla mia casa c'è un sentiero sulla destra che porta
alla serra, dove spesso andavo per pochi minuti per guardare le mie piante sperimentali. Andare lì
era sempre un gran dispiacere per il cane, perché non sapeva se poi avrei continuato la
passeggiata, ed era molto buffo vederlo cambiare istantaneamente e completamente espressione
non appena accennavo a deviare verso il sentiero. [...] La sua aria desolata era conosciuta da tutti i
membri della mia famiglia ed era chiamata la sua "faccia da serra". [...] Ogni particolare
dell'atteggiamento del cane era l'esatto contrario del portamento precedente, gioioso e allo stesso
tempo solenne; e l'unica spiegazione che se ne può dare, secondo la mia convinzione, è quella
offerta dal principio dell'antitesi”.
Mr Cage e i lobi frontali Settembre 1848 Mr. Cage stava lavorando lungo una linea ferroviaria
quando un tondino di ferro lo colpì ferendolo gravemente. Mr. Cage sopravvisse, anzi presto si
riprese e fu in grado di parlare e di camminare; non mostrò mai alcun deficit nel movimento o nel
linguaggio; la sua memoria era intatta ed era in grado di apprendere nuove cose; ciò che cambiò fu
la sua personalità; gli amici, infatti riportavano che “Cage non era più Cage”. Morì a causa di un
attacco cardiaco 13 anni più tardi. Il Dottor Harlow individuò il legame tra il suo comportamento e
la lesione frontale. 130 anni più tardi Damasio usando modelli computerizzati fu in grado di
determinare il percorso della barra di ferro. Egli trovò che la barra probabilmente aveva
danneggiato la parte ventromediale dei lobi frontali. Questa regione è implicata nei cambiamenti
di personalità dei pazienti in cura attualmente.
William James Teoria periferica
Stimolo attivazione fisiologica specifica dell’emozione esperienza soggettiva dell’emozione.
L’emozione è la percezione delle modificazioni corporee indotte da uno stimolo emotigeno.
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara9B4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle emozioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Pavia - Unipv o del prof Frigerio Elisa.
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