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LA DEPRESSIONE NELL’ANZIANO
E’ una delle psicopatologie più diffuse nella terza età al pari della demenza,il deterioramento
cognitivo lieve-moderato(MCI) e il delirium,ma va sfatato il mito che la vede per forza correlata
alla vecchiaia. Tuttavia ha un impatto significativo sul benessere globale dell’anziano e influenza il
decorso e la gravità delle malattie. Secondo il DSM IV può presentarsi sotto forma di depressione
maggiore(elevata comorbidità con i disturbi d’ansia) o sottosoglia: subsindromica (rilevanza della
componente somatica) o distimia (rilevanza dei sintomi affettivo-cognitivi) oppure può presentarsi
come depressione lieve,moderata e severa se si utilizzano invece i criteri dell’ICD 10. Si
caratterizza per umore depresso,perdita generale di interesse,di peso,alterazione del
sonno,affaticabilità,difficoltà di concentrazione,ideazione suicidaria,apatia e può manifestarsi in
occorrenza di patologie degenerative cerebrali,soprattutto nel corso della demenza AD. In questo
caso c’è una sovrapposizione tra fattori biologici(danni neuronali)soggettivi (consapevolezza della
malattia,autonomia) e psicosociali(ridotta comunicazione,ritiro sociale). Sono simili la
“pseudodemenza depressiva”: depressione con un’incidenza del 25 % che mima una demenza e che
interessa le abilità cognitive come attenzione,memoria e percezione e la sindrome di “disfunzione
del sistema esecutivo” caratterizzata da rallentamento psicomotorio e perdita di interesse per le
attività piacevoli e quotidiane. La depressione “mascherata” poi si presenta con cefalea
cronica,astenia,stipsi,bocca secca e sensazione di soffocamento. Si stima che nel 2020 la
depressione rappresenterà la seconda causa di malattia dopo i disturbi cardiologici. Al momento
secondo lo studio longitudinale di Berlino l’incidenza nella popolazione anziana è del 9%,secondo
altri studi dal 10 al 15% e comunque essa varia per classe d’età: negli anziani con età superiore agli
85 anni può raggiungere il 20% ,nel caso di un esordio precoce(60-65 anni) sono importanti gli
aspetti di personalità(nevroticismo) e la storia personale-famigliare,mentre per quella a esordio
tardivo (dopo i 75 anni) che è “reattiva”,gli aspetti legati agli stress psico
sociali(vedovanza,solitudine,perdita di autonomia,problemi economici…sono tutti fattori
precipitanti che comportano una sintomatologia atipica e polimorfa con + disturbi cognitivi,+ deliri,
+ agitazione,maggiore mortalità); e varia anche per condizioni fisiche: nei soggetti con malattia
fisica è del 25% e per condizioni ambientali,ovvero quasi la metà degli anziani istituzionalizzati
presenta una sintomatologia depressiva con un rischio di morte 2-3 volte superiore a quello dei
non-depressi.Negli anziani non autosufficienti e che ricevono un’assistenza domiciliare invece
abbiamo un range che va dal 26 al 44%
fattori predisponenti:
-l’appartenenza di genere: le donne più degli uomini;
-condizioni di celibato,divorzio,vedovanza: gli uomini più delle donne;
-interazione con malattie somatiche croniche,in particolare quelle cardiovascolari,dell’apparato
muscolo-scheletrico e respiratorie.
Dunque vi è un’ipotesi biologica che enfatizza i cambiamenti che avvengono a livello cerebrale con
l’invecchiamento:modificazioni strutturali come nel caso del lobo frontale,meno neurotrasmettitori
e rallentamento del flusso ematico;
un ipotesi psico-sociale con fattori predisponenti e fattori precipitanti. La maggiore frequenza di
eventi stressanti che l’anziano deve affrontare in combinazione con poche risorse sociali ed
economiche,può incidere significativamente sul suo benessere psicologico.
La depressione ancora oggi come le altre malattie mentali è stigmatizzata,ragion per cui è
necessario fare informazione per abbattere il pregiudizio che la vede come “incurabile” soprattutto
nel caso degli anziani dove viene sottovalutata perché spesso concomitante con i disturbi fisici ed è
inoltre necessario usare strumenti di screening per rilevarla. Tra questi vi è la “Geriatric Depression
Scale” (GDS di Yesavage) che è un questionario di autovalutazione composto da 30 item e il
“Center for Epidemiogic Studies-Depression” (CES-D). La differenza tra i due sta nel fatto che la