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DEFINIZIONE E FENOMENOLOGIA
I tratti possono essere definiti come modelli abituali di comportamento, pensiero ed emozione, in
quanto sono caratteristiche personali relativamente stabili che determinano ciò che le persone
abitualmente fanno.
Secondo questa prospettiva, i tratti sono aspetti della personalità che hanno le seguenti quattro
caratteristiche:
➔ Sono relativamente stabili nel tempo
➔ Differiscono tra individui
➔ Sono relativamente coerenti rispetto alle situazioni
➔ Influenzano il comportamento
I tratti sono profondamente diversi dagli “stati” che sono invece disposizioni personali più transitorie nel
tempo e meno coerenti rispetto alle situazioni.
La teoria dei tratti (detta anche teoria disposizionale) è un approccio allo studio della personalità umana.
Alcune teorie utilizzano due approcci diversi per definire i tratti: come proprietà causali interne o come
sommari puramente descrittivi.
➔ Secondo il primo approccio, i tratti influenzano il comportamento di una persona, portandola a
fare cose in linea con quel tratto.
➔ Nel secondo approccio, i tratti sono sommari puramente descrittivi descrizioni delle
caratteristiche di una persona che non cercano di inferirne causalità riguardo al comportamento.
TEORIE E CLASSIFICAZIONI
Nel 1936, lo psicologo Gordon Allport scoprì che un solo dizionario di lingua inglese conteneva più di 4000
parole che descrivevano i diversi tratti o disposizioni della personalità.
➔ I tratti cardinali sono tratti che dominano l’intera vita di un individuo e ne modellano il
comportamento, spesso al punto che la persona diventa nota agli altri proprio per questi tratti che
possiede, ovvero le sue passioni/ossessioni dominanti.
➔ I tratti centrali sono le caratteristiche generali che formano le basi fondamentali della personalità
e si trovano in una certa misura in ogni persona. Questi tratti centrali sono le caratteristiche
principali che potremmo usare per descrivere una persona.
➔ I tratti secondari sono i tratti visibili solo in determinate circostanze e che a volte sono legati ad
atteggiamenti o preferenze.
Il teorico dei tratti Raymond Cattell ridusse il numero dei principali tratti della personalità dalla lista
iniziale di Allport di oltre 4.000 fino a 171. Cattell analizzando un ampio campione di individui per questi
171 diversi tratti, e utilizzando una tecnica statistica nota come analisi fattoriale, identificò diversi termini
strettamente correlati e alla fine ridusse la sua lista a soli 16 tratti chiave della personalità. Secondo
Cattell, questi 16 tratti di personalità, denominati “fattori”, sono la fonte di tutta la personalità umana e
vanno intesi in maniera dimensionale. Secondo Cattell, esiste un continuum di tratti di personalità.
Ogni persona contiene tutti questi 16 tratti in una certa misura e potrebbe avere di più di alcuni tratti e di
meno di altri. La sua lista di 16 fattori comprende: 11
➔ Espansività: socievole vs. riservato
➔ Ragionamento: astratto vs. concreto
➔ Stabilità emozionale: calmo vs. alta tensione
➔ Dominanza: forte vs. sottomesso
➔ Vivacità: spontaneo vs. moderato
➔ Coscienziosità: conforme vs. non conforme alle regole
➔ Audacia sociale: disinibito vs. timido
➔ Sensibilità: tenero vs. duro
➔ Vigilanza: sospettoso vs. fiducioso
➔ Astrattezza: fantasioso vs. pratico
➔ Prudenza: prudente vs. aperto
➔ Apprensività: preoccupato vs. fiducioso
➔ Apertura al cambiamento: flessibile vs. attaccato a ciò che è familiare
➔ Fiducia in sé: autosufficiente vs. dipendente
➔ Perfezionismo: controllato vs. indisciplinato
➔ Tensione: impaziente vs. rilassato
Lo psicologo inglese Hans Eysenck ha ristretto ulteriormente la lista dei tratti, sviluppando un
modello di personalità basato su tre sole dimensioni universali: estroversione/introversione,
stabilità emotiva/instabilità emotiva o nevroticismo, psicoticismo.
Su questo sfondo, Costa e McRae hanno proposto una nuova teoria dei tratti, spesso indicata
come la teoria dei “Big Five”. Questa teoria suggerisce che ci sono cinque ampie dimensioni
della personalità: ogni dimensione esiste come un continuum e la personalità di un individuo può
trovarsi in qualsiasi punto di quel continuum per quel particolare tratto.
➔ Estroversione
➔ Gradevolezza (nota anche come piacevolezza o amicalità)
➔ Coscienziosità
➔ Nevroticismo (noto anche come instabilità emotiva)
➔ Apertura (nota anche apertura mentale o apertura all’esperienza)
I TRATTI FONDAMENTALI DELLA PERSONALITÀ
Apertura (nota anche apertura mentale o apertura all’esperienza): Nella teoria dei Big Five
questa dimensione comprende caratteristiche di personalità come l’immaginazione,
l’intuizione, la creatività. Le persone che hanno alti livelli di questa caratteristica tendono ad
avere una vasta gamma di interessi e ad essere più creativi, avventurosi, curiosi di provare nuove
cose. Le persone che hanno bassi livelli di questa caratteristica sono spesso più tradizionali, più
cauti rispetto ai cambiamenti, più prudenti rispetto alle nuove cose, e più restii ad accettare nuove
idee.
Coscienziosità: Nella teoria dei Big Five questa dimensione comprende caratteristiche di
personalità come premura, controllo degli impulsi, pensieri e comportamenti diretti agli
obiettivi. Le persone che hanno alti livelli di questa caratteristica tendono ad essere più
premurosi, determinati, organizzati, attenti ai dettagli, pianificatori. Le persone che hanno bassi
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livelli di questa caratteristica sono spesso poco amanti di tutto ciò che è organizzato in maniera
più strutturata.
Estroversione: Nella teoria di Eysenck l’estroversione si riferisce al focalizzare l’attenzione
verso l’esterno, su altre persone e sull’ambiente. Al polo opposto della dimensione c’è
l’introversione che implica dirigere l’attenzione verso le esperienze interiori. Un individuo con un
livello elevato di estroversione potrebbe essere socievole ed estroverso, mentre una persona con
un livello elevato di introversione potrebbe essere tranquilla e riservata.
Gradevolezza (nota anche come piacevolezza o amicalità): Nella teoria dei Big Five questa
dimensione comprende caratteristiche di personalità come la fiducia, l’altruismo, la gentilezza,
l’affetto e altri comportamenti prosociali. Le persone con alti livelli di gradevolezza tendono
ad essere più collaborative, ad avere un grande interesse per le altre persone, a prendersi cura
degli altri, a provare empatia e preoccupazione per le altre persone, a godersi l’aiuto e il
contributo alla propria felicità da parte delle altre persone. Le persone con bassi livelli di
gradevolezza tendono ad essere più competitive e persino manipolative, ad avere poco interesse
per gli altri e per i loro problemi, a non preoccuparsi di come si sentono gli altri, ad insultare e
sminuire gli altri.
Nevroticismo (noto anche come instabilità emotiva): Nella teoria di Eysenck il nevroticismo
o instabilità emotiva si riferisce alla tendenza di un individuo a diventare turbato o emotivo. Al
polo opposto della dimensione c’è la stabilità emotiva che si riferisce alla tendenza a rimanere
emotivamente costante e stabile. Nella teoria dei Big Five questa dimensione comprende
caratteristiche di personalità come la tristezza, il malumore e l’instabilità emotiva. Le persone
con alti livelli di nevroticismo tendono a sperimentare sbalzi d’umore.
Psicoticismo: Questa dimensione è presente nella teoria di Eysenck come dimensione patologica
della personalità nel caso in cui l’individuo si collochi in alto lungo la dimensione. Lo psicoticismo,
secondo l’approccio teorico proposto da Eysenck, indica quegli individui che tendono ad avere
grandi difficoltà ad affrontare la realtà e possono essere antisociali, ostili, non empatici e
manipolativi.
IL CONTRIBUTO DELLA SCIENZA COGNITIVA
CARATTERISTICHE GENERALI
La scienza cognitiva è lo studio interdisciplinare e scientifico della mente e dei suoi processi. Il termine
“cognitivo” deriva dal latino “cognoscere”, che si riferisce alla conoscenza e all’informazione, in quanto la
psicologia cognitiva è una psicologia di elaborazione delle informazioni derivata in parte da precedenti
tradizioni di investigazione del pensiero.
Gli scienziati cognitivi si concentrano su come i sistemi nervosi rappresentano, elaborano e trasformano le
informazioni. L’obiettivo principale degli scienziati cognitivi è comprendere i processi mentali che
influenzano il comportamento.
La psicologia cognitiva riguarda lo studio dei processi psichici, come la percezione, la memoria,
l’attenzione, il linguaggio, la risoluzione dei problemi, l’apprendimento, la motivazione, la
decisione, il ragionamento, l’intelligenza, la coscienza, le emozioni e, soprattutto, i meccanismi
interni del pensiero umano e i processi di conoscenza. 13
Il cognitivismo adotta un approccio positivista e la convinzione che la psicologia possa essere in linea di
principio pienamente spiegata dall’uso del metodo scientifico. Un obiettivo chiave della psicologia cognitiva
è quello di applicare il metodo scientifico allo studio della cognizione umana per testare sistematicamente
le teorie sui processi mentali umani in un ambiente di laboratorio controllato.
EVOLUZIONE STORICA E TEORICA
La cultura moderna della scienza cognitiva può essere fatta risalire a McCulloch e Pitts che hanno
sviluppato le prime varianti di quelle che ora sono conosciute come reti neurali artificiali, modelli di
calcolo ispirati alla struttura delle reti neurali biologiche.
Il computer moderno, o macchina Von Neumann, avrebbe avuto un ruolo centrale nella scienza cognitiva,
sia come metafora della mente, sia come strumento di indagine.
A metà del XX secolo emersero tre influenze principali che avrebbero ispirato e modellato la psicologia
cognitiva come una scuola di pensiero formale.
➔ Con lo sviluppo della nuova tecnologia bellica durante la Seconda guerra mondiale, la necessità di
una maggiore comprensione delle prestazioni umane divenne di primaria importanza.
➔ Gli sviluppi dell'informatica portarono a tracciare parallelismi tra il pensiero umano e la
funzionalità computazionale dei computer, aprendo nuove aree di pensiero psicologico.
➔ Nel 1959, Noam Chomsky pubblicò una scrupolosa recensione del libro di Skinner sul
comportamento verbale. Chomsky sostiene che, per spiegare il linguaggio, avremmo avuto bisogno
di una teoria come la grammatica generativa, che non solo attribuisce rappr