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Come si misura la memoria
3.1 Le variabili della memoria ............................................................................................................................................................ 9
3.2 Compiti tradizionali ..................................................................................................................................................................... 9
3.3 Nuovi compiti di memoria ............................................................................................................................................................. 9
3.4 Misure dirette e indirette di memoria ........................................................................................................................................... 10
3.5 Misure primarie e secondarie ....................................................................................................................................................... 10
3.6 Lesioni cerebrali e memoria ......................................................................................................................................................... 10
- 103.7 Tecniche di neuroimmagine funzionale
- 113.8 Misure elettrofisiologiche
- 113.9 La memoria fuori dal laboratorio
- 114 P
PARADIGMI DELLA MEMORIA UMANA
- 4.1 Paradigmi della memoria esplicita
- 4.2 Paradigmi della memoria implicita
PARTE TERZA: PERCHÉ RICORDIAMO
145 S :
TRUTTURE E PROCESSI DELLA MEMORIA DALLA MENTE AL CERVELLO
5.1 L’Arca di Noè: le dicotomie della memoria
145.2 Memoria e cervello: dove abitano i ricordi?
Parte prima: Cosa ricordiamo
1 Passato e presente
La memoria non è semplicemente elaborazione di idee, sentimenti ed emozioni passate, nonostante il senso comune la consideri così.
Anche essere consci di sé è un atto di memoria. La capacità di integrare nuove informazioni o combinare diversamente informazioni note richiede una forma di memoria legata alla
coscienza di ciò che è qui e ora. Tutti i compiti che svolgiamo quotidianamente richiedono la presenza di atti di memoria – "presente consapevolezza" (nella definizione di Baddeley e Wilkins – 1984 – e di Meacham e Leiman 1982). Ricordare un numero di telefono o suonare il violino richiedono processi mnemonici diversi, rispettivamente espliciti e impliciti, che però richiedono un'integrazione di passato e presente. 1.1 Ricordare un numero di telefono Perché ci sia ricordo deve essersi verificata una qualche forma di apprendimento. L'informazione deve essere acquisita (codifica), conservata (ritenzione) e reperita per il suo utilizzo (recupero). Queste tre fasi non sono necessariamente sequenziali e ma rappresentano lo schema di funzionamento del processo di memoria. La strategia più comune per immagazzinare l'informazione è la sua reiterazione (rehearsal). La codifica si riferisce all'elaborazione.dell'informazione per il suo successivo inserimento in memoria (es. suddividere un numero di telefono in gruppi di numeri cui è possibile attribuire un significato) ed è diversa per ciascun individuo. Lo stesso contenuto, inoltre, può essere registrato in memoria tramite un codice (visivo, fonologico, semantico, motorio...) oppure tramite più codici (codifica multidimensionale). Il codice è un insieme di regole e operazioni tramite le quali la mente da all'informazione in una forma che può essere conservata in memoria. La decodifica è il processo inverso, tramite il quale la mente recupera l'informazione dalla memoria.
Gli studiosi affermano l'esistenza di due livelli di codifica: superficiale e profonda, secondo la quantità di elaborazione cui lo stimolo è sottoposto (Crack, Lockhart 1972). Più profonda è l'elaborazione, più probabile è la ritenzione a lungo termine. Ad
esempio è più probabile qualcosa che sia stato elaborato tramite connessione ad altri elementi con significato. Queste connessioni saranno cruciali per il recupero dell'informazione.
Nel 1940 Katona riteneva che la chiave di tutto il processo fosse l'organizzazione, processo inseparabile dalla memoria, tramite la quale item diversi vengono organizzati, secondo determinate caratteristiche, in categorie di ordine superiore dette anche unità concettuali (Lockhart) o percettive (Wertheimer).
Nel 1956 Miller ha coniato la definizione di chunk per definire le unità di base di informazione di memoria. Il processo di chinking consiste nella suddivisione del materiale da ricordare in unità di significato più ampio. Il chunk, in quanto unità di base di informazione, può essere una sola lettera o un gruppo di lettere dotate di significato. Il chunking facilita i processi di codifica e recupero dell'informazione poiché riduce
la quantità di materiale da elaborare; in generale tutti i processi di organizzazione sono più efficaci a questo scopo. È stato dimostrato che l'apprendimento è più facile se gli item da ricordare vengono presentati in blocchi della stessa categoria (Ellis, Hunt) ma che si tende spontaneamente a far ricorso a chunking anche con item che apparentemente non hanno nulla in comune (Tulving - organizzazione soggettiva). La capacità di ricordare organizzando il materiale in unità con significato si sviluppa con l'età. Si suppone che i bambini non facciano uso di strategie mestiche. Le prime strategie di ripetizione (rehearsal) compaiono verso 7 anni di età e sono di tipo non cumulativo (ossia i bambini ripetono una parola alla volta), mentre le strategie di ripetizione degli adulti sono di tipo cumulativo (si tende a ripetere gruppi di parole). La forma di memoria che permette di ricordare un item giusto per il tempo delsuo immediato utilizzo è nota come memoria a breve termine, contrapposta alla memoria a lungo termine, quella forma che ci permette di trattenere un'informazione anche per tutta la vita. Questa definizione non tiene tuttavia conto di altri elementi, quali il sistema coinvolto nel ricordo, la natura della rappresentazione, il meccanismo sottostante al ricordo. Anche in compiti di memoria a breve termine infatti si utilizzano elementi appartenenti alla memoria a lungo termine. La stessa distinzione tra memoria a breve termine e memoria a lungo termine fa riferimento anche a strutture neuroanatomiche. Esiste inoltre una memoria di lavoro, che mantiene ed elabora le informazioni durante i compiti cognitivi; rappresenta quindi il nostro presente. Inoltre ci aiuta a trasformare il passato in presente e ad integrare il vecchio con il nuovo. Ha capacità limitate e trattiene il ricordo solo per tempi brevissimi. 1.2 Ricordare immagini La memoria ha la straordinaria capacità di“rivedere” nella mente immagini che non sono più davanti agli occhi. L’immaginazione produce una rappresentazione fondata sulla percezione ma distinta da essa. I contenuti dell’attività immaginativa sono determinati dai processi percettivi che li precedono sempre. Quindi anche le singole parti di un’immagine mentale sono (o meglio sono state) percetti. Ma immaginazione e percezione sono due processi distinti. Uno fa riferimento all’assenza di stimoli esterni (immaginazione) e le immagini sono instabili: permangono per breve tempo a meno che non vengano costantemente rigenerate; l’altra è subordinata alla presenza di stimoli esterni ed è stabile: i percetti tendono a permanere finché permane lo stimolo esterno. Inoltre, i percetti non sono alterabili a piacimento mentre le immagini mentali lo sono. La percezione, infine, funziona continuamente ed indipendentemente dalla volontà, a differenza
Dell'immaginazione. Si definisce immagine mentale un tipo di rappresentazione. Si è lungamente ritenuto che le immagini mentali fossero troppo soggettive per divenire oggetto di studio, ma l'avvento del cognitivismo ha posto notevole interesse in quest'area di ricerca. Allan Pavio fu il primo a teorizzare l'esistenza di due sistemi distinti per il ricordo di parole e di immagini (teoria del doppio codice). Unanimemente oggi si concorda che l'immagine mentale, presente alla coscienza, sia diversa dal concetto di rappresentazione immaginativa, ossia le informazioni presenti in memoria a lungo termine e necessarie per formare l'immagine. Si suppone che la memoria a lungo termine contenga anche le "istruzioni", o regole di costruzione, formatesi in esperienze passate, per la costruzione dell'immagine nella memoria attiva.
1.3 Ricordare esperienze della propria vita
Il concetto di "memoria autobiografica" si riferisce al ricordo
di “informazioni legate al sé”. È datener presente che la memoria vera e propria è un insieme di “pezzi” di esperienza e delle lororicostruzioni. Esistono tre livelli di memoria autobiografica:
- Livello dei periodi di vita lunghi: si riferisce ad estesi periodi della vita dell’individuo erappresenta un livello astratto della conoscenza autobiografica che incorpora conoscenze dipersone, di stati d’animo, etc.
- Livello degli eventi generali: è più specifico e si riferisce ad episodi ampi ed eterogeneimisurati in periodi relativamente brevi (vacanze, malattie, etc.).
- Livello della conoscenza di eventi specifici: rappresenta la conoscenza percettiva esensoriale che dura da qualche secondo ad alcune ore (fatti temporanei).
Lo studio della memoria autobiografica risale a Sir Francis Dalton, che sviluppò la tecnica della parola-cue (o metodo di Crovitz, lo studioso che lo ha affinato). Presentando parole ad
alcuni soggetti, veniva