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EPIGENESI

Molte ricerche ci permettono di affermare che il neonato presenta una predisposizione innata al comportamento sociale. Durante l'allattamento egli è, fin dai primi giorni di vita, in grado di stabilire con la madre una sincronizzazione reciproca di attività (suzione) e di pause. In poche settimane, il neonato è in grado di trattare l'adulto come soggetto animato.

L'importanza dei rapporti interpersonali è sottolineato da Vygostkij che osserva come lo sviluppo culturale e cognitivo del bambino dipenda dalla rete di interazioni sociali in cui è inserito. Per questo autore è fondamentale il concetto di zona di sviluppo prossimale, cioè la zona che si colloca tra ciò che il bambino è in grado di fare da solo e ciò che egli riesce a fare grazie all'aiuto di un adulto e che rappresenta la zona "di conquista" più prossima nel progredire del suo sviluppo.

Il volto umano è

L'indicatore del gruppo di appartenenza dell'individuo e trasmette segnali emotivi e legati alla parola. Fina dalla nascita i neonati mostrano una netta preferenza per il volto umano. In particolare, i neonati mostrano di preferire tra gli altri il volto della propria madre e già a 5 settimane di vita essi sono in grado di discriminare il volto della madre da quello di altre donne anche solo guardando una foto a colori. Appena dopo la nascita, il neonato durante il sonno presenta espressioni facciali interamente automatiche simili al sorriso (sorriso endogeno). Attorno ai tre/quattro mesi il sorriso diventa progressivamente una risposta sociale selettiva e viene rivolto con sempre maggior frequenza ai soli familiari (sorriso sociale). Durante i primi sei mesi di vita, il bambino è in grado solamente di tenere relazioni diadiche, nel senso che egli è in grado di intrattenere relazioni con l'adulto in assenza di oggetti OPPURE in attività con gli oggetti.

In assenza dell'adulto. Verso i sei mesi il bambino dimostra di aver aumentato la sua capacità di attenzione e ciò lo rende in grado di instaurare relazioni triadiche, cioè riesce a prestare attenzione alternativamente all'adulto e all'oggetto. La relazione è triadica perché un "terzo oggetto" viene incorporato nella cornice della relazione con l'adulto. È un passaggio molto importante che conduce alla condivisione dell'attenzione: adulto e bambino guardano contemporaneamente lo stesso oggetto e poi si guardano negli occhi provando molto piacere in questa condivisione. L'attenzione condivisa porta all'incontro delle menti tra adulto e bambino. Verso gli otto mesi, il bambino diventa capace di seguire la linea dello sguardo dell'adulto.

Il sistema culturale "adulto-bambino". Per la psicologia della cultura, il sistema "adulto-bambino" rappresenta una

micro­cultura che consente albambino di entrare progressivamente a far parte, come protagonista, della macro­cultura. Fin dalla nascita tra l’adulto di riferimento e il bambino si costruisce un sistema interattivo aperto capacedi costruire e condividere significati, modelli di comportamento, informazioni, attraverso sequenze in cui ipartner si influenzano reciprocamente tramite il procedimento del feedback: bambino e adulto modificano leproprie azioni tenendo conto delle azioni presenti e di quelle attese da parte del partner.

La sincronia interattiva che viene a crearsi tra adulto e bambino è gratificante per entrambi e spinge a volercontinuare il rapporto. Si vengono così a creare delle cornici consensuali d’interazione attraverso le qualiil bambino, il “novizio”, partecipa sempre più attivamente ai modelli comunicativi, di valori e di azione agitidall’adulto in qualità di “esperto”: bambino e adulto

producono cultura. Tra adulto e bambino si svolgono anche dei processi di imitazione che costituiscono potenti dispositivi culturali. L'attività imitativa è reciproca e bidirezionale. Infatti l'adulto imita il bambino e viceversa. L'imitazione del bambino da parte dell'adulto è un'imitazione selettiva in quanto non vengono imitati tutti i gesti del bambino, ma solo quelli più rilevanti per il suo sviluppo cognitivo e affettivo. L'adulto diventa un specchio culturale verso il quale il bambino mostra molto interesse, tanto da portarlo a ripetere intenzionalmente l'azione affinché l'adulto la imiti (comparsa dell'intenzionalità). L'imitazione dell'adulto da parte del bambino rappresenta un processo fondamentale per lo sviluppo psicologico del bambino stesso. Fin dalle prime settimane di vita il neonato imita alcuni movimenti della bocca e della testa e, sebbene possieda naturalmente il

repertorio di tali movimenti, egli tende a modificarli per farli diventare corrispondenti a quelli dell'adulto (apprendimento emulativo). Gradualmente il bambino imparerà a riprodurre consapevolmente il comportamento dell'adulto (apprendimento imitativo).

Nel sistema culturale adulto-bambino, l'adulto si configura come struttura di supporto: attraverso i gesti, le frasi, le espressioni facciali l'adulto illustra il senso di ciò che avviene al bambino sulla base dei parametri della cultura di riferimento.

Attraverso la realizzazione ricorrente e standardizzata di sequenze di azioni (riguardanti il cibo, l'igiene personale, la nanna, ecc.), il bambino si appropria gradualmente delle convenzioni e delle pratiche culturali e sviluppa le proprie competenze all'interno di sequenze interattive routinizzate (format) che riducono l'indeterminatezza delle situazioni e rendono prevedibili i contesti.

La psicologia della cultura ritiene che lo

Lo sviluppo del bambino avviene grazie alla relazione con l'adulto che, in parte è determinata dai vincoli del contesto e dalle cornici consensuali, in parte dall'imprevedibilità dei nuovi percorsi di senso che il sistema di rapporto aperto e dinamico consente. Comparsa dell'intenzionalità e genesi della cultura.

La comparsa dell'intenzionalità, intesa come capacità di manifestare consapevolmente le proprie intenzioni e percepire come intenzionali le azioni degli altri, costituisce una tappa fondamentale nello sviluppo delle competenze culturali del bambino.

Osservando lo sviluppo dell'intenzionalità nel bambino, si nota che attorno ai nove mesi si produce una sorta di "svolta" caratterizzata da alcuni fenomeni:

  1. la dissociazione tra mezzi e scopi - Fin dai primi mesi, il bambino capisce che le proprie azioni hanno degli effetti sull'ambiente circostante, ma non riescono a capire come ciò avvenga.
Verso gli otto mesi, egli sviluppa una diversa comprensione del rapporto tra azione e risultato perché diventa capace di usare mezzi differenti per ottenere lo stesso risultato e riconosce il valore di azioni intermedie (esempio rimuovere un ostacolo lungo un percorso) per raggiungere uno scopo. Il bambino mostra maggiore flessibilità nell'impiegare mezzi diversi per ottenere lo stesso scopo ed è in grado di selezionare gli obiettivi che può raggiungere impiegando i medesimi mezzi. La dissociazione tra mezzi e scopi è indicatore dell'intenzionalità del bambino. 2) L'apprendimento imitativo - Attorno ai nove mesi, l'apprendimento emulativo tende a trasformarsi in apprendimento imitativo: il bambino volontariamente riproduce la sequenza, spesso insolita, del modello anticipandone il risultato finale. Si passa quindi dall'imitazione di ciò che gli altri fanno all'imitazione di ciò che gli altri

intendono fare.

3) la segmentazione del flusso delle azioni - Nel flusso continuo dei comportamenti sono individuabili singole unità di azione, formate da una sequenza di movimenti e di gesti. La segmentazione del comportamento in unità di azione si basa sull'attribuzione di una certa intenzione a ciascuna unità comportamentale. I bambini di nove-dieci mesi diventano capaci di riconoscere singole unità complete di azione nel comportamento dell'adulto e di riconoscere il confine tra un'azione e la successiva. Questi riconoscimenti configurano i modelli d'azione culturalmente definiti e circoscritti.

I gesti deittici - Verso i nove mesi il bambino incomincia ad utilizzare consapevolmente i gesti deittici come estendere il braccio o puntare il dito per indicare qualcuno o qualcosa. Questi gesti comportano una relazione triadica tra adulto, bambino ed oggetto e hanno un valore indessicale, perché indicano come intendere lo scambio in

quella particolare situazione. I gesti deittici possono essere richiestivi (mirano a influenzare il comportamento dell'adulto per raggiungere un proprio scopo) oppure dichiarativi (mirano a condividere con l'adulto un punto di vista sul contesto). In generale i gesti richiestivi precedono quelli dichiarativi.

La teoria della mente. Un'altra tappa fondamentale per l'acquisizione delle competenze culturali è rappresentato dallo sviluppo della teoria della mente (theory of mind = ToM) intesa come la capacità di "leggere" la mente degli altri, riconoscendo desideri, modelli interpretativi, credenze e intenzioni, nonché di interpretare e prevedere le loro azioni. Normalmente il bambino diventa capace di trattare l'altro come soggetto mentale attorno ai tre-quattro anni d'età. Furono Premack e Woodruff nel 1978 ad usare per primi il termine "teoria della mente", in seguito si sono sviluppati approcci diversi:

approccio modularista - La mente è formata da un insieme di moduli mentali, ciascuno in grado di elaborare un solo tipo di informazione, dal funzionamento automatico, associato a una determinata architettura dei neuroni. Il sistema per leggere la mente è innato e compare al termine di un processo di maturazione geneticamente predeterminato verso i 4 anni. prospettiva della "teoria della teoria" - Lo sviluppo della ToM avviene seguendo i principi generali che portano alla costruzione di qualsiasi teoria scientifica: il bambino avanza supposizioni, le usa per dare significato alla propria esperienza, a fronte di eventuali prove contrarie riformula le proprie ipotesi. L'esito finale è l'elaborazione di una teoria in grado di spiegare il funzionamento della propria mente e di quella degli altri. modello della simulazione - La comprensione degli stati mentali altrui presuppone che il bambino possieda la capacità di assumere illoro punto di vista a livello cognitivo. Quando il bambino vede un individuo che compie un'azione, egli vi attribuisce il significato che lui stesso attribuirebbe alla medesima azione se fosse lui a compierla. Si
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Publisher
A.A. 2012-2013
93 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher assuntarappi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della cultura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Realdon Olivia.