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In base invece alla del ricordo, si possono distinguere:
iconica:
Memoria dopo essere entrati in contatto con lo stimolo i nostri sensi continuano,
per un brevissimo tempo, a rappresentarlo, anche quando non è più attivo.
a breve termine:
Memoria capacità di ricordare le informazioni per pochi secondi dopo
averle acquisite (20/30 secondi massimi). Più le informazioni vengono ripetute, più aumenta
la possibilità di ricordarle (fenomeno del rehearshal).
a lungo termine:
Memoria non ha limiti quantitativi né di tempo. Tuttavia si osserva un
decadimento naturale della memoria nel corso del tempo (curva dell’oblio), e vi sono due
diverse teorie a proposito:
Teoria della traccia = la memoria decade autonomamente
Teoria dell’interferenza = il ricordo è inibito da eventi successivi.
contenuto
In base al si distinguono:
procedurale:
Memoria riguarda le operazioni motorie o i modi di fare le cose. Al suo
interno si distinguono due tipi di abilità:
discrete
Abilità = movimenti singoli e puntuali, più facili da dimenticare
continue
Abilità = serie di movimenti più complessi che si fissano di più nella memoria.
implicita:
Memoria riferita agli stati della coscienza
esplicita:
Memoria riferita a eventi che vengono autonomamente e consapevolmente
recuperati, perciò ricollegata alla →
autobiografica/episodica:
Memoria riferita a eventi personali che sono avvenuti in un
preciso spaziotempo; sono influenzati dall’emotività.
semantica:
Memoria riferita a concetti e significati
Metamemoria: capacità di ragionare sulla propria memoria
lavoro:
Memoria di capacità di ricordare/dimenticare in breve tempo le informazioni
utili/inutili a svolgere un compito (per esempio il barista che si ricorda le ordinazioni finché
non le ha eseguite)
prospettica: Meacham e Leiman
Memoria individuata da nel 1975, è il ricordo di qualcosa
da svolgersi nel futuro (ricordarsi di ricordarsi di fare qualcosa). Il periodo che intercorre tra
intervallo
il “ricordarsi di ricordarsi” e il momento in cui l’azione è da svolgersi si chiama
di ritenzione. Dal momento che il “ricordarsi di ricordarsi” deve riemergere al momento
opportuno nel futuro, questo tipo di memoria è strettamente collegata alla memoria
retrospettiva. dell’emozione
Negli anni ’70 si ha lo sviluppo di teorie che includono anche i fattori e della
cognizione. Vengono individuati due principi:
Congruenza dell’umore
• = un ricordo viene più o meno fissato in base alla sua congruenza
con lo stato emotivo del momento. Ciò che è “fuori dalla norma” viene fissato più
facilmente.
Dipendenza dallo stato
• (MDM, Mooddependent memory) = un ricordo viene recuperato
più facilmente se si prova di nuovo lo stesso stato emotivo.
Interazioni verbali e comunicazione.
6.
Il potere del linguaggio risiede nella sua capacità di influenzare il comportamento degli altri. Ha
funzione adattiva
una ed è indispensabile per la trasmissione della cultura di un gruppo, tramite
leggi, prescrizioni, massime. Il comportamento verbale nasce la lo sviluppo di una correlazione tra
natura sociale,
segno – referente – vocalizzazione (parola pronunciata) ed ha essenzialmente una in
quanto ha come scopo la mediazione con altre persone. Per quanto riguarda lo studio del linguaggio,
ci sono due differenti approcci:
Strutturalista = tutti gli uomini hanno la competenza linguistica, perciò la struttura
linguistica è universale e inoltre vi è una corrispondenza tra l’organizzazione linguistica e
quella cerebrale.
Funzionalista = la lingua dipende dal contesto sociale e dall’interazione con l’ambiente.
A prescindere dall’approccio scelto, è difficile parlare del linguaggio a causa della sua natura (non
si sa bene cosa sia, si tende a reificarlo per facilitarne la spiegazione), della sua vaghezza e
ambiguità; tuttavia ci sono 2 caratteristiche principali su cui tutti concordano:
• Ha come funzione la comunicazione
• È basato sull’uso di una simbologia arbitraria, che è un carattere distintivo dell’uomo.
Ma il linguaggio è una capacità (strutturalisti) o un comportamento (funzionalisti)?
Catania,
Secondo il linguaggio è un comportamento verbale contraddistinto da tre proprietà:
Controllo istituzionale = il linguaggio modifica il comportamento altrui
Classi equivalenti = esiste una simmetria tra lo stimolo verbale e quello nonverbale
Processi autoclitici = capacità di chi parla di discriminare il proprio comportamento.
l’aspetto interazionale,
Questa teoria predilige cioè il comportamento verbale non è tale se manca
la mediazione sociale. Al contrario, gli psicolinguisti sostengono che il comportamento verbale non
sempre ha intenzione comunicativa, e individuano 3 caratteristiche della comunicazione non
verbale:
Sistema di segnali condivisi
Codificatore del messaggio
Decodificatore del messaggio
Per quanto riguarda la nascita del linguaggio, ci sono diverse teorie:
Il linguaggio è nato tramite l’imitazione dei suoni naturali. A questa affermazione si obietta
in vari modi: come fa il linguaggio a essere così complesso? E perché i primati non parlano?
Forse i primati sono in grado di parlare in potenza, ma non hanno mai sviluppato il
linguaggio perché l’evoluzione non lo ha mai richiesto.
Il linguaggio non c’entra nulla con l’evoluzione: le strutture linguistiche sono geneticamente
Chomsky,
determinate nel cervello. Secondo il linguaggio si è formato all’aumentare delle
dimensioni del cervello.
Il linguaggio è nato con l’aumentare della capacità dell’uomo di fare gesti manuali
complessi o usare attrezzi, perché “libera” le mani dalla loro funzione comunicativa,
lasciandole libere di dedicarsi a altre operazioni.
Secondo i paleontologi, il linguaggio si è sviluppato grazie allo sviluppo dell’apparato
vocale. Qui però si entra in un paradosso: perché l’apparato vocale si è sviluppato, se non
Bickerton,
per dare voce al linguaggio? Quale dei due viene prima? Secondo l’uomo 1,5
milioni di anni fa parlava un protolinguaggio; poi circa 40000 anni, a seguito di una
mutazione del cervello, si è sviluppato il linguaggio odierno.
Deacon
Secondo il linguaggio e il cervello si sono coevoluti, influenzandosi a vicenda. In
seguito la selezione naturale ha favorito chi poteva comunicare in modo più complesso.
Jaynes,
Secondo lo psicologo Julian lo sviluppo del linguaggio ha portato all’emergere della
coscienza, permettendo cioè di discriminare gli stati interni e mettendo fine alle
“allucinazioni verbali”.
In ogni caso, lo sviluppo del linguaggio comporta uno sviluppo su tre livelli:
Sviluppo biologico della facoltà di parlare, a livello genetico = selezione filogenetica.
1) Sviluppo della struttura socioculturale, a livello di comportamento = selezione ontogenetica
2) Trasmissione del comportamento verbale = selezione culturale
3)
Secondo Place, il linguaggio nasce grazie allo sviluppo di tre capacità:
Capacità di usare bastoni e pietre come armi
Capacità di imitare i comportamenti altrui
Capacità di comunicare con i gesti quello che si desidera.
Lo sviluppo di queste capacità ha permesso la specializzazione di alcune aree cerebrali; la capacità
di indicare gli oggetti in senso referenziale e la possibilità di sostituire simboli al referente ha
costituito un vantaggio evolutivo. N.B. In tutto questo è essenziale la contingenza sociale.
Lo sviluppo del linguaggio nel bambino
Analisi funzionale:
→
Il bambino è sin da subito inserito in un contesto sociale. Per cui il linguaggio si sviluppa seguendo
le seguenti fasi:
Il comportamento del bambino è continuamente rinforzato attraverso i rinforzi. Il bambino
1) comincia a distinguere tra segnali interessanti (cioè utili per ottenere qualcosa) e quelli privi
di significato. Con i primi vocalizzi tenta di conformarsi al comportamento vocale dei
genitori. Fisicamente si sviluppa la testa.
Fase di lallazione, in cui vengono prodotte le prima sillabe.
2) Fase del gesto simbolico, in cui le parole e i gesti vengono usati per riferirsi al proprio
3) ambiente.
Stadio olofrastico, in cui le parole emesse dal bambino devono essere interpretate e corrette
4) dal genitore in modo da favorirne la verbalizzazione.
Stadio telegrafico, in cui grazie a processi di estinzione e di rinforzo si sviluppa un
5) linguaggio più complesso e articolato. ↓
Fondamentale è l’interazione del bambino con il proprio ambiente.
≠
Analisi strutturale:
→ innatisti
Gli di ispirazione chomskiana sostengono che l’ambiente non offra abbastanza stimoli per
lo sviluppo di una cosa complessa come il linguaggio. Lo sviluppo del linguaggio non può
cognitivismo
dipendere solo dall’interazione con l’ambiente. Perciò si inserisce il concetto di = la
mente umana è un insieme di strutture predefinite, tramite cui si percepisce il mondo esterno; è la
mente che causa il comportamento e il linguaggio è qualcosa che l’uomo padroneggia. Perciò le
strutture linguistiche sono già presenti nel bambino, che impara ad attivarle crescendo:
Ascolto di un suono in una data situazione
1) Ipotesi su quel suono
2) Verifica dell’ipotesi
3) Conferma/smentita dell’ipotesi
4)
L’ambiente interviene solo nel momento in cui rafforza/estingue i comportamenti verbali del
bambino, che diventano sempre più complessi. L’aumentare della complessità è possibile grazie alla
produttività del linguaggio, cioè alla sua capacità di formare combinazioni nuove in base ad
apprendimenti precedenti. Lo scopo della linguistica dovrebbe quindi essere, secondo Chomsky,
individuare i processi mentali che stanno alla base dei fenomeni linguistici (il linguaggio
internalizzato), e non perciò il linguaggio esternalizzato, quello che cataloga le regolarità sotto
forma di grammatica.
Gli psicolinguisti invece studiano la componente della mente relativa al linguaggio. Hanno quindi
elaborato:
Grammatica universale (GU) = teoria basata sul Language Acquisition Device (LAD),
secondo cui il linguaggio non viene “acquisito”, ma “a