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LA FISIOLOGIA CONTEMPORANEA DELLA CRESCITA NEL PASSAGGIO DALL’ADOLESCENZA ALL’ETA’ DEL
GIOVANE ADULTO
Questa fase del ciclo di vita viene in generale caratterizzata dalla realizzazione sociale, lavorativa e
sentimentale del soggetto. Blos definisce la postadolescenza come la fase successiva alla tarda adolescenza,
antecedente all’età adulta vera e propria, che è una condizione preliminare per la maturazione psicologica.
Erikson ritiene che il conflitto tra intimità ed isolamento, proprio dell’età del giovane adulto, abbia come
esito, sul versante interno, l’acquisizione di un decisivo senso di continuità interiore e di identità sociale e,
sul versante esterno, la conciliazione del proprio concetto di sé, con il riconoscimento da parte della
società. Charmet sottolinea la centralità del tema amoroso, inteso come la capacità di costruire una coppia
eterosessuale, come compito evolutivo che segna il passaggio dalla fase adolescenziale a quella del
giovane adulto. Giacobbi aggiunge al pensiero di Charmet il tema della vocazione professionale.
L’autore indica quattro compiti evolutivi specifici del giovane adulto:
* mentalizzazione della generatività genitale: il giovane adulto ricerca il corpo dell’altro come
completamento rispetto alla propria incompletezza;
* separazione dai genitori reali
* soggettivazione: il giovane adulto esce dall’orizzonte narcisistico e ha accesso alla dimensione della
cooperazione nel progetto generativo
* generatività sociale: inserimento nel mondo del lavoro e nel sistema produttivo.
Nella nostra società è diventato sempre più difficile conquistare l’autonomia non solo relativamente alle
condizioni concrete, economiche e abitative, ma anche in termini affettivi, rispetto alla famiglia d’origine:
nelle famiglie d’origine, infatti, i figli non sperimentano quote di frustrazione e di tensione tali da
incentivare la separazione e la differenziazione.
Altri fattori come l’allungamento della scolarità con il conseguente ritardato ingresso nel mondo del lavoro,
influenzano inevitabilmente questo processo.
Novelletto, inoltre, mette in discussione la stessa espressione di “giovane adulto”, non riconoscendone
alcuna validità scientifica di carattere psicologico e psichiatrico, per il paradosso che il concetto di “giovane
adulto” comporta.
Un aspetto fondamentale in questa fase è una definizione più possibile stabile e coerente della funziona
adattativa e integrativa dell’Io. Tuttavia,se in adolescenza la confusione e l’incertezza potevano essere
tollerabili, oggi con l’arrivo del tempo della giovane adultità, il permanere sempre più frequente in questa
posizione diventa uno dei principali motivi di disturbo e di sofferenza.
In letteratura le problematiche del giovane adulto vengono spesso collegate a una condizione di
immaturità, che si configura come un prolungamento della fase evolutiva precedente, l’adolescenza.
Il concetto di fragilità narcisistica, che fa da sfondo all’organizzazione della personalità delle moderne
popolazioni di giovani, adolescenti e giovani adulti, resta in primo piano per definire questa fase di crescita.
Il giovane adulto, che è stato un adolescente fragile narcisisticamente, è figlio di una famiglia affettiva, in
cui un ruolo fondamentale giova l’abbondanza di rispecchiamento e valorizzazione affettiva. La fatica di
separarsi e di abbandonare la nicchia affettiva primaria, al di là delle oggettive problematiche sociali ed
economiche, si coniuga con la fatica di scendere a compromessi con la realtà.
Se è vero poi che in adolescenza, per la prima volta, il soggetto si trova di fronte alla necessità di
interrogarsi sul Sé e sulla propria identità sessuale, è opportuno precisare che tale compito non si conclude
mai con la fase adolescenziale.
Il ruolo sociale è considerato il vero organizzatore psichico della mente del giovane adulto, prima ancora
che il nuovo oggetto d’amore.
E’ possibile individuare due sottofasi di questo periodo di crescita:
1) La prima coincide molto spesso con il prolungamento del ruolo di studente all’interno del percorso
universitario; il giovane adulto dipende ancora dalla famiglia d’origine e anche il rapporto con
l’adulto esterno alla famiglia resta invariato, perché ancora declinato all’interno della categoria
dell’insegnamento. La coppia amorosa è ancora intesa in un’ottica prevalentemente narcisistica di
rispecchiamento e di sostegno, priva di progettualità; la costruzione e la realizzazione del Sé sociale
diventano il compito primario di questa fase. Quando il giovane avrà raggiunto il proprio ruolo
sociale e la gratificazione derivante dalla scelta universitaria, allora potrà orientarsi verso la
costruzione e il mantenimento della coppia.
2) Con l’uscita dal mondo universitario ha inizio la seconda sottofase del giovane adulto che deve
costruirsi un nuovo ruolo sociale, quello di lavoratore,di soggetto autonomo sul piano economico e
abitativo dalla famiglia; anche il ruolo con gli altri e con gli adulti prende una forma nuova; per
molti in questa fase si realizza una vera e propria “terza nascita”, perché si attiva una ridefinizione
complessiva di tutti i molteplici Sé di cui si compone l’identità. Una nuova riorganizzazione del Sé
avverrà nel momento in cui si darà vita ad un figlio. In questa fase avviene anche una nuova e più
completa ridefinizione del Sé corporeo, dell’immagine di sé fino a quel momento raggiunta, in
quanto avviene una nuova e decisiva appropriazione del proprio corpo e della propria sessualità,
pur in assenza di cambiamenti biologici eclatanti.
BLOCCHI EVOLUTIVI NEL PERCORSO DI CRESCITA DEL GIOVANE ADULTO
La difficoltà di definizione dell’identità di genere, del ruolo sociale e del proprio incerto futuro, la cresi della
propria capacità di amare, una difficile e ambivalente separazione dalle figure genitoriali possono essere le
questioni che, dal punto di vista evolutivo, caratterizzano il disagio dei giovani adulti che giungono ad un
processo terapeutico.
Blos parla di “fantasia di salvazione” come tendenza a sviluppare una posizione di appoggio nei confronti
dell’ambiente, portando a sperare che le soluzioni alle difficoltà possano provenire dall’esterno.
Tra gli aspetti più teorici e tecnici più importanti che guidano l’intervento di presa in carico del paziente
giovane adulto, è fondamentale il concetto di Sé elaborato da Kohut e ripreso da Novelletto e un lavoro
terapeutico che vada anche nella direzione di riconnettere al passato le vicende attuali, così come la
disamina accurata delle questioni adolescenziali che hanno avuto un peso nel ritardo accumulato
nell’adempimento dei compiti evolutivi del presente.
Anche il corpo torna ad essere rimaneggiato e rimentalizzato in questa fase e spesso è proprio con l’età del
giovane adulto che si manifestano patologie che prendono forma nel corpo (attacchi di panico, disturbi
d’ansia, ipocondria e disturbi psicosomatici).
Giacobbi sostiene che nella fase evolutiva del giovane adulto il Sé non è più al centro della vita psichica, ma
questo si subordinerebbe all’Io. E’ l’Ideale dell’Io a prendere parola, quell’istanza psichica che sa come ci si
dovrebbe comportare nel mondo e quali sono le aspettative prevalenti: spesso è l’aspirazione alla coppia
stabile e al progetto generativo a costituire quel progetto ideale a cui il paziente ambisce.
CAP. 5 LA CONSULTAZIONE –
Negli anni 80 ha inizio un’apertura della psicoanalisi nei confronti del mondo adolescenziale. In Italia
abbiamo i contributi di Tommaso Senise e Arnaldo Novelletto.
Tommaso Senise ha messo a punto una modalità di approccio, la psicoterapia breve di individuazione, che
consiste in una consultazione rivolta sia agli adolescenti sia ai loro genitori, in cui l’attenzione del terapeuta
è costantemente rivolta alla specificità del processo in atto al fine di promuoverne l’evoluzione.
IL GIOVANE ADULTO OVVERO LA POSTADOLESCENZA
Il termine “giovane adulto” è stato utilizzato per la prima volta in ambito psicoanalitico nel 1962 da Peter
Blos per indicare un soggetto che sta attraversando la postadolescenza, cioè una specifica fase del processo
di sviluppo, caratterizzata da compiti evolutivi che la differenziano sia dalla tarda adolescenza sia dallo
stato adulto. E’ un periodo caratterizzato dai processi integrativi che portano ad un’attenuazione dei
conflitti intrasistemici, a un rafforzamento dell’Io, alla ricerca di vie di conciliazione con i genitori e alla
costruzione della propria identità morale. E’ proprio questa caratterizzazione che permette di differenziarla
non solo da uno stato patologico cronico, ma anche, e soprattutto, da un prolungamento dell’adolescenza.
L’autrice di questo capitolo, Eugenia Pelanda, considera la postadolescenza come una delle fasi del ciclo di
vita (contributo di Erikson), un processo in atto con caratteristiche proprie che può evolvere, bloccarsi o
svolgersi in modo disfunzionale. La conoscenza delle caratteristiche di questa è fondamentale in quanto a
livello diagnostico favorisce la possibilità di distinguere tra un funzionamento sufficientemente adeguato e
un funzionamento che incontra difficoltà e aiuta il clinico a porsi con assetto mentale favorevole a
immedesimarsi con il reale giovane adulto che incontra, con le sue richieste, le sue potenzialità e i suoi
bisogni.
I PRIMI COLLOQUI CON IL GIOVANE ADULTO: IL SETTING
La consultazione a orientamento psicoanalitico con il giovane adulo ha una propria specificità sia per
quanto riguarda il setting interno, cioè l’assetto mentale del clinico, sia per quanto riguarda il setting
esterno, cioè l’insieme di elementi spaziotemporali che strutturano la consultazione.
Come già evidenziato, la storia personale del terapeuta, il suo inconscio e il suo bagaglio personale,
costituiscono una personale griglia di decodifica e orientano il suo ascolto rendendolo più sensibile ad un
tema piuttosto che ad un altro. Nel bagaglio del clinico c’è anche il suo personale modo di essere stato un
giovane adulto in tempi molto diversi da quelli attuali e c’è la propria rappresentazione del giovane adulto
di oggi. Tutto questo, ovviamente, influenza il suo modo di relazionarsi con la persona che ha di fronte. Se,
ad esempio, il clinico guarda al giovane adulto come a un adolescente che non riesce ad uscire
dall’adolescenza o un adulto che è rimasto un eterno adolescent