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Capitolo 6 CONCETTO DI PSICOLOGIA CLINICA COME GALASSIA, COME SISTEMA COMPLESSO
CHE E’ ANDATO EVOLVENDOSI.
Per una ridefinizione della psicologia clinica che tenga presente:
- costituita come specifico settore scientifico disciplinare
- conciliare la ricerca scientifica della pluralità degli orientamenti teorici e prassi
metodologiche con bisogno – motivazione di identità scientifica professionale.
- L’esigenza di integrazione con bisogno di appartenenza autonome
- Tendenza all’universalità alle particolarità degli specialismi, può usare adatto l’utilizzo
del sistema astronomico delle galassie.
Infatti consente di rappresentare la psicologia clinica tenendo conto di tutti i passaggi che
hanno segnato il processo di evoluzione epistemologica.
Le teorie cosmologiche:
galassie: processo evolutivo(forme semplici – complesse); variano nel tempo. Quelli già
esistenti sono in interazione con il mezzo che li circonda e che ‘’qualcosa’’ le farà cambiare.
Spazi intergalattici: sono in grande attività.
Infinito: rappresentazione dell’infinita possibilità evolutiva caratterizzate sia:
- Fisica: astronomica
- Creatività della mente umana
Se si accetta l’immaginazione della Psicologia Clinica come autonoma galassia, ne consegue il
tentativo di identificare le componenti fondamentali che la caratterizzano:
- proprio sole:come luce, calore ed energia, nucleo centrale e simbolo della profonda
radice che accumuna e identifica la professionalità della Psicologia Clinica.
- speciali pianeti e satelliti: i primi come rappresentazione simbolica degli assunti
fondamentali condivisi da tutti gli appartenenti al settore; secondi: come ipotesi
ausiliare che circondano i pianeti stessi.
- nebulose: aspetti non ancora ben definiti.
- buchi neri: espressione della relatività,caducità e finitezza del potere della scienza,
nell’eterna lotta tra essere umano e natura.
- costellazioni: macroparadigmi costituiti da tanti microparadigmi collegati tra di loro in
relazione alle ‘’affinità’’.
La galassia della psicologia clinica.
Sole: immagine – figurazione dell’ideale di riferimento
elemento centrale che contraddistingue l’appartenenza alla Psicologia Clinica;
l’originaria passione, quel trasporto vocazionale verso la dimensione umana della
sofferenza psicologica propria e altrui.
Istanza di aiuto, esigenza curativa, istinto altruistico, bisogno di soccorrere, tensione
‘’aiutativa’’ con una sua peculiare connotazione passionale(considerazioni di Gilberti
1982 traibili da Freud: quando parla di appartenenza ‘’senza rimedio alla schiera
dannata’’,’’ fascinazione della psicopatologia e follia’’).
Motivazione comune all’aiuto: forza che suscita e sostiene e dirige una scelta con componenti
sia educativo sociali, sia riparative e/o terapeutiche, espressione di identità multiple e
complementari, convergenti verso un attenzione consapevilizzante della relazione d’aiuto
clinico e dei suoi compiti di sostegno, cura e sostituzione quando la restitutio non è possibile.
Spinta motivazionale:
Vocazione di base
Aiutativa( istinto d’aiuto,tensione a)
presente in tutte le helping profession
alla base di tutte le relazioni psicologico – cliniche
Può essere accompagnata e guidata da differenti tendenze inconsce passioni affini che
consentono il riconoscimento e connotazione delle principali istanze di seguito
riportate:
istanza psico- sociale/pedagogica:
meno rappresentata e dichiarata in ambito psicologico – clinico
costituisce la spinta più determinante nella scelta effettuata da colo che decidono di
operare nei contesti o della ricerca, didattica o prevenzione, o delle tecniche valutative
(psicometria – psicodiagnostica) o attraverso l’esercizio pressoché esclusivo di attività
di studio privato.
Inoltre prevalente in tutti gli operatori che scelgono di svolgere le professioni che
implicano una relazione d’aiuto. Ci si riferisce alle attività professionali svolte da
assistenti sociali, animatori, educatori, infermieri, insegnanti di sostegno, orientatori,
consulenti famigliari e quelli on line che perseguendo come obiettivi:
1) Primari: apprendimento, soluzione di problematiche attenenti la sfera materiale,
socializzazione, riabilitazione( in funzione delle diverse competenze professionali).
2) Secondari: (di tipo psicologici): incremento dell’autostima, stabilità emotiva,
integrazione sociale; conseguenti a cambiamenti e nuovi apprendimenti sul piano
reale; connessi alla qualità della relazione interpersonale costruita.
Componente d’aiuto :si esplica secondariamente rispetto ai fini delle singole professioni, e
scaturisce dall’istanza aiutativa che permette la costituzione di un’alleanza fondata su
capacità comunicative e relazioni empatiche.
Il clima di fiducia e accoglienza rappresenta un importante elemento in tema sia di
promozione del benessere, sia di prevenzione verso la potenziale strutturazione di una forma
di malessere e disagio nell’individuo:
- Anche se non può andare oltre al fornire un primo canale di ascolto all’esplicita
richiesta d’aiuto
- E al riconoscimento della sofferenza causata da vari problemi.
riparativa: nell’ambito delle professioni specifiche dell’aiuto sembra costituire la
componente più importante riscontrabile negli individui che tendono a scegliere come
campo di applicazione del loro modello operativo (individuale, relazionale, famigliare,
gruppo). Quella della salute e disagio psicologico attraverso interventi clinici come il
counseling, psicoterapie brevi, orientamenti e tecniche con finalità più adattive.
Relazioni d’aiuto: fondazione – costituzione di una specifica alleanza d’aiuto, connotata dai
differenti modelli teorici di riferimento utilizzati dallo psicologo clinico per le varie tipologie
relazionali.
Istanza riparativa: accompagnata dagli obiettivi volti a ripristinare le varie tipologie/ modalità
di adattamento precedenti al momento di crisi dell’individuo e a favorire la ripresa del
processo di crescita attraverso precise metodologie.
Istanza terapeutica: sembra costituire la spinta caratteristica di chi sceglie di operare:
ambito sanitario, psicopatologie, attraverso strumenti clinici e con particolare
predilezione verso quelli con finalità psicoterapeutica.
Si ipotizza che tale istanza sgorghi da una vocazione alla comprensione del
funzionamento mentale in un’ottica esplorativa e trasformativa. L’alleanza che si viene
a creare tra il terapeuta e il pz è definita in letteratura come alleanza terapeutica: si
caratterizza come il supporto che consente di fornire l’aiuto richiesto sia come impulso
necessario per favorire il cambiamento.
È indispensabile la presenza di un elevato grado di compartecipazione emotiva da
parte del terapeuta,aspetto che comporta l’acquisizione di specifiche competenze e
abilità e uno specifico percorso formativo.
Tutte le istanze descritte sono compresenti negli individui che scelgono una helping
profession, ma il prevalere di una sulle altre, pare caratterizzare la spinta vocazionale forte,
implicata nei processi di scelta di alcuni aspetti professionali piuttosto che altri da parte degli
operatori in ambito psicologico – clinico.
Su questo tema affascinante è la trattazione svolta da LUCIO SARNO sull’intreccio tra
vocazioni formative, modalità strategiche di intervento e ‘’atteggiamenti relazionali’’.
I PIANETI: i nove assunti fondamentali condivisi universalmente.
1. Assolvere contemporaneamente lo scopo scientifico e le finalità cliniche nella
dimensione della consapevolezza delle compresenti istanze etico – morali e prospettive
educativo – sociali.
2. Nell’ambito dei progetti scientifici vengono riconosciuti il pluralismo delle teorie, degli
orientamenti e delle scuole di pensiero che si presentano non dogmatici e secondo i
criteri di scientificità di Popper e di paradigmi secondo Kuhn, nell’accettazione
dell’evoluzione paradigmatica come fondamento scientifico includibile.
3. La necessità di controllo scientifico attraverso rigorose metodologie di ricerca, come
garanzia di apertura alle innovazioni: le varie e nuove ipotesi vengono prese in
considerazione allo scopo di arricchire il panorama psicologico – clinico.
4. L’obbligatorietà della pratica clinica continuativa nell’ambito delle persone e dei gruppi
sia in ambito istituzionale pubblico sia privato; costante impegno nel confronto con gli
eventi psicologici e neuropsicologici che possono limitare o disturbare le capacità
adattative di un soggetto o di un gruppo.
5. La valutazione diagnostica secondo specifici e peculiari caratteristiche: come modello
di riferimento si può adottare quello di Lagache, pe il quale la diagnosi psicologica
individuale deve far fronte a due esigenze del pensiero: bisogno di coerenza e realtà; e
si basa su tre principi:
1) Principio di informazione: grado di validità in funzione della ricchezza e della varietà
dei dati raccolti.
2) Principio di unità: i dati dovendo essere rapportati alla persona totale nella sua
teoria e nell’insieme dei suoi rapporti con l’ambiente.
3) Principio di economia: per cui l’interpretazione più probabile è quella che spiega il
massimo dei fatti con il minimo di ipotesi.
6. L’osservazione dei comportamenti e la valutazione psicodiagnostica come pratica
sincronica nella costruzione di una storia individuale, dove la ricerca clinica consiste
nello scoprire e nel far emergere i fattori psicologici presenti nel processo patologico. Lo
studio del ‘’caso’’ : della persona nel suo specifico contesto interattivo, la ricerca dello
psicologico nel patologico.
7. La cura secondo un’ottica psicologico – clinico, cioè basata sul rapporto intersoggettivo
nella considerazione dell’essere umano come una totalità ma compiuta.
Visione genetica: dello studio dello sviluppo in rapporto agli eventi.
Obiettivo della psicologia clinica: nell’impiego delle metodiche ritenute più adeguate
alla prevenzione, consulenza e sostegno collegate alle varie situazioni disfunzionali o
patologiche a livello mentale.
8. Nell’ambito del rapporto intersoggettivo, le competenze e le capacità di
comunicazionali e relazioni vengono riconosciute come gli elementi fondanti e comuni
nei differenti orientamenti teorici e metodologici.
9. Nella domanda di aiuto e nella prassi clinica non è necessaria la mediazione del
sintomo