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La terza motivazione che ha a che fare con l'energia psichica
La terza motivazione che ha a che fare con l'energia psichica è quella emergente, che ha a che fare con l'esperienza; mi rendo conto che faccio qualcosa e so dare una risposta finché la sto facendo, finché sono in azione. Emerge nel momento in cui io faccio qualcosa e i risultati di quello che ho fatto saranno probabilmente energia nuova, perché fa accadere tutta una serie di alte questioni. Mentre le altre due motivazioni mettono in moto l'energia fisica e mentale, questa mette in moto l'energia psichica e mi fa provare piacere finché faccio qualcosa. Andando oltre la definizione di intrinseca ed estrinseca, nell'ambito della psicologia si studiano nuovi ambiti: l'intelligenza, il linguaggio umano, la percezione di elementi qualitativi e l'auto riflessività sono considerati comportamenti emergenti dell'uomo. Questi emergono in qualsiasi caso, sempre e comunque, senza che possano essere desumibili dalla sola
interazione tra persona e società/ambiente o dai soli fattori biologici, ma si percepiscono durante l'esperienza. La motivazione emergente è ciò che potrebbe sembrare impossibile, quando c'è tanta fatica. Riassumendo, la motivazione si realizza secondo due grandi orientamenti: orientamento all'azione e orientamento secondo lo stato. Il primo è un orientamento che ci aiuta a non disperdere le risorse che abbiamo e che si realizza solo grazie alle nostre capacità, ovvero la giusta concentrazione, la giusta fruizione dell'energia, la risolutezza, la persistenza e l'orientamento all'azione. L'orientamento secondo lo stato è una situazione che non sempre ci condiziona positivamente, perché è il risultato di una pressione interna che spesso devia i nostri processi di attenzione; invece di essere orientati a raggiungere l'obiettivo, siamo attenti a ciò che succede dietro di noi.rimuginando ed essendo travolti dalle paure, senza riuscire a raggiungere i risultati. Le istruzioni definitive per riuscire a raggiungere una corretta motivazione sono: mettere insieme le esperienze e far sì che ognuna di esse possa essere fonte di apprendimento in modo da accrescere tutte le nostre capacità; per fare questo ci viene in aiuto la teoria del goal setting, ovvero avere sempre obiettivi specifici, difficili a medio termine. Questo ci aiuta a incrementare la nostra motivazione se abbiamo un feedback dalle nostre esperienze, apprendimenti e dalla consapevolezza delle nostre capacità. Il feedback ce lo danno anche gli altri ed è utile se continua a darci informazioni. Il feedback è positivo se ci spiega le relazioni causa-effetto. Le ricerche dicono che noi faremo un lavoro innanzitutto perché ci piace, perché vogliamo fare quel lavoro, perché abbiamo studiato e ci siamo impegnati per arrivarci, non perché qualcuno ci ha.Detto di farlo o perché non c'è alternativa. Questa è la motivazione al lavoro. Quando non c'è un forte amore per quello che facciamo, viene in soccorso la motivazione di appartenenza, quindi il far parte di un gruppo in cui mi sento bene; c'è un sistema di relazioni che mi fa sentire bene, protetto. Nel momento in cui non c'è né passione né senso di appartenenza, non rimane che la gratificazione, che si esplicita in tre livelli:
- Gratificazione economica, importante solo se si mantiene l'equilibrio tra quello che penso di dare in quel momento e quello che penso di ricevere. Quando c'è questo equilibrio è una gratificazione sufficiente, comincia a non esserlo quando quello che è vicino a me ha un altro equilibrio, per cui da meno di quello che do io e riceve lo stesso stipendio.
- Gratificazione all'imparare, lavoro perché imparo e ho possibilità di fare carriera.
Attribuzione: ci sono fattori personali, quali le motivazioni e le capacità, e i fattori ambientali, come i compiti, gli ordini e i valori etici di riferimento. La questione delle attribuzioni, secondo la teoria di Heider, è spiegata negli effetti negativi o che ci sorprendono, quindi quella esterna porta a sorpresa o rassegnazione, mentre quella interna a orgoglio e colpa.
Gestalt: Il tutto è più della somma delle singole parti. Questo è il principio della Gestalt, o in italiano La Teoria della Forma.
In questo sito ci sono dei manifesti disegnati da agenzie pubblicitarie, utilizzando la teoria della Gestalt.
Prendendo spunto dagli studi sulla fisica dei materiali, osservando come funziona la distribuzione dell'energia sulle superfici lisce e tonde e in generale gli studi sulla percezione, nasce tutto il filone di pensiero della Gestalt. Il principio è che
il tutto è più della somma delle singole parti. Questo vuol dire che il nostro sistema percettivo non funziona benissimo come ad esempio quando si è sul treno fermi in stazione e dal finestrino si vede un altro treno; l'altro treno parte, ma noi siamo convinti di essere noi in movimento e quando ci si rende conto di essere fermi si ha un attimo di scompenso. Io ero fermo ma il mio occhio ha mandato al cervello l'informazione che siamo partiti, anche se non è vero. Questo ha scatenato l'inferno negli interessi degli psicologi per andare a capire come funzioniamo, perché se questo è comprensibile in un esempio banale.
Io chi sono? Sono una figlia, una fidanzata, una sorella, una studentessa, un'amica, una sportiva, una nipote, una proprietaria di allevamento, ecc., ma chi sono? In funzione dell'ambiente, ovvero dove mi trovo, io sono qualcosa e in funzione del tempo che dedico alle varie parti mi comporto in un certo modo.
gli altri mi chiedono di comportarmi in un certo modo. È difficile dire chi sono, è più facile far vedere la carta di identità. Tornando al principio "il tutto è più della somma delle singole parti" e io sono composta da parti che identificano i diversi ruoli che gli altri si aspettano che io eserciti. Spesso non si ha tempo di essere tutte le parti durante il giorno, quindi il luogo e il tempo sono le variabili che condizionano il mio essere; secondo la teoria della Gestalt io ho delle questioni da risolvere. I positivisti, Wundt e i comportamentisti concordavano tutti sul fatto che per capire i comportamenti degli individui ci vuole un approccio reale e oggettivista, bisogna avere metodo e sperimentazione in laboratorio e che la realtà si studia scomponendola in elementi semplici. Non concordavano sullo studio dei processi mentali interni, quindi le emozioni. Da questo momento in poi hanno però iniziato a definire eCategorizzare i processi mentali interni:
Processi mentali inferiori, ovvero che sono alla base: sensazioni, immagini mentali e sentimenti. Io ho un sistema nervoso che mi permette di vedere, ascoltare, toccare e odorare e tutta la mia vita è in "jaypag" (come se fosse un hardware). Nel senso che se ci viene detta una cosa, nella nostra testa si crea un'immagine mentale.
Processi mentali superiori: percezione, memoria e ragionamento. Noi possiamo riuscire ad arrivare a capire il nostro sistema cognitivo (il software), che è come noi rielaboriamo le nostre percezioni, come e quanto ci ricordiamo le cose e i ragionamenti che facciamo.
Questi processi sono stati accettati anche dalla comunità scientifica, perché tutti li riconoscono. Per studiarli si parte dai processi mentali inferiori per arrivare a quelli superiori. Lo studio della percezione è stato il primo a fornire una serie di informazioni per andare a comprendere tutto il.
resto. Nasce la teoria della forma chiamata Gestalt, che si concentra su tre questioni fondamentali: i processi mentali non sono riconducibili ai loro elementi costitutivi e si svolgono secondo regole che non sono ricavabili dalla semplice associazione di tali elementi. Quindi non vuol dire che sommo sentimenti, sensazioni, immagini mentali, percezioni, memoria e ragionamento e abbiamo fatto il tutto, non funziona così. Esiste un sistema di regole che non sono una formula matematica, non è una somma o una semplice relazione. Noi siamo un sistema che non funzionano in modo matematico. Dentro di me ci sono le abilità, le conoscenze, le consapevolezze di ruolo, ecc. I fenomeni psichici hanno una loro qualità globale che deriva dal modo con cui gli elementi costitutivi si sono organizzati e quindi dal sistema di relazioni fra le parti viene a strutturarsi. L'importante è come si relazionano i processi mentali inferiori e superiori, così come.si relazionano tutte le mie parti, ovvero l'essere figlia, sorella, fidanzata, studentessa, ecc. Questo va vissuto con un'ottica dinamica, nel senso che queste parti continuano ad alimentarsi, chiamano energia e richiedono spazio e tempo. Da ciò deriva che non è la totalità che riceve in maniera meccanica dai singoli elementi, ma al contrario sono i singoli elementi che ricevono significato e valore, se messi in relazione al contesto determinato dalla organizzazione complessiva dei dati (Giuseppe Mantovani). La mia percezione, la mia memoria, le mie immagini mentali non funzionano da sole, ma contribuiscono al sistema. Il fatto che due parti si muovono, si ingrandiscono, chiedono spazio e non sono in relazione positiva fra di loro, entrano prima in contrasto, poi in frizione e poi "esplodono", togliendo anche spazio alle altre parti. Qui nasce la questione sulla capacità di saper gestire il confronto, anche acceso, che è costruttivo e.mi fa crescere, oppure diventa un conflitto distruttivo, il che vuol dire eliminare una delle parti. O io aumento il mio spazio e quindi