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NDE.

Una donna ha riportato dopo una NDE di aver visto una scarpa in un punto

inaccessibile a lei dell'ospedale, e la persona che si occupava della donna, a

posteriori, ha ritrovato la scarpa esattamente nel punto in cui la donna l'aveva

descritta. Tuttavia è difficile verificare il report, e gli esperimenti in cui sono stati

inseriti dei target nelle sale operatorie attualmente in corso non hanno riportato

alcuna evidenza.

Il tunnel che molti pazienti riportano di aver visto è dovuto a un'eccitazione

anomala dei neuroni della corteccia visiva primaria, che elabora la visione centrale

e periferica. Questa attivazione particolare potrebbe portare alla visione di una luce

centrale molto intensa e di una periferia più buia. Questo potrebbe essere dovuto

ad esempio, ad ipossia cerebrale; i piloti sottoposti ad accelerazione gravitazionale

percepiscono una sensazione simile in seguito a sincope ipotensiva.

Uno studio ha coinvolto circa cinquecento soggetti asintomatici o sani con episodi

di perdita di coscienza a seguito di incremento di accelerazione gravitazionale.

Quello che si è osservato è che questi piloti vanno incontro a stato di incoscienza di

circa dodici secondi (di più per soggetti non “abituati”), a cui si devono sommare

altri sedici secondi di disorientamento e confusione. In totale, bisogna considerare

che per ventotto secondi il pilota potrebbe non essere in grado di compiere alcun

movimento. Nel 70% dei casi si osservano convulsioni miocloniche, correlate al

ritorno del flusso sanguigno cerebrale. Nel caso di perdita di coscienza prolungata,

poi, si manifestavano sogni vividi.

Le esperienze emozionalmente positive sembrano invece essere legate a un

neurotrasmettitore, la serotonina; il cervello mette infatti in circolo questo

neurotrasmettitore per stimolare la neuroplasticità, in modo da tentare di riparare i

neuroni. L'effetto “collaterale” è questa sensazione positiva, di calma e tranquillità.

La visione di figure mistiche potrebbe invece essere dovuta al fatto che lo stimolo

luminoso percepito è molto indeterminato e ha forme molto semplici, e quindi va ad

incoraggiare la creatività di chi guarda. Ecco perché i cristiani vedono Gesù e

pazienti di altre religioni vedono altre figure divine.

Le out of the body experience sono tutte quelle situazioni nelle quali una persona

ritiene di essere uscita dal proprio corpo fisico, a volte assumendo un corpo etereo,

a volte in assenza di corpo. In pratica la definizione indica la reale sensazione che

alcuni provano di “fluttuare” all'esterno del proprio corpo, a volte vedendo il proprio

corpo da una prospettiva diversa ed esterna (autoscopia). Sono spesso correlate

a sonno ipnagogico o ipnopompico (fasi che precedono immediatamente

l'addormentamento o il risveglio), crisi epilettiche, intossicazione da droghe o fasi di

psicosi acuta.

Dal punto di vista delle aree cerebrali coinvolte, degli studi sono riusciti a 87

dimostrare che la stimolazione della parte posteriore del giro temporale superiore

destro e l'attivazione della giunzione temporo-parietale destra sono in grado di

indurre out of the body experience. L'impianto di elettrodi in queste aree cerebrali,

solitamente per ridurre le crisi epilettiche in attesa di intervento chirurgico, porta

infatti i pazienti a esperienze analoghe a quelle extra-corporee. Questo accade

perché queste specifiche aree sono coinvolte nella percezione del nostro corpo,

della sua posizione e della sua locazione, grazie all'integrazione di informazioni

multisensoriali. L'integrazione di informazioni tattili, propriocettive e visive

riguardanti il proprio corpo con le informazioni vestibolari è infatti fondamentale per

il costante aggiornamento del movimento, della posizione del corpo o delle sue

parti e della posizione del corpo nello spazio extrapersonale.

In un caso è stato possibile riscontrare out of the body experience autoindotte: un

soggetto neurologicamente sano, studentessa di psicologia, durante una lezione

sulla rappresentazione corporea riporta che è in grado di avere esperienze

extracorporee in modo autoindotto. Queste esperienze sono cominciate quando era

bambina e annoiata durante il periodo del “riposino” all'asilo. Scopre di poter

elicitare l'esperienza di muovere il corpo senza davvero muoversi, e la usa come

“diversivo”. Anche in età più avanzata la ragazza continua a produrre queste

esperienze, convinta del fatto che fosse una cosa che tutti potessero fare. In queste

esperienze, la ragazza riporta di vedere il suo corpo dall'alto e di poter muovere il

suo corpo “esterno”, percependosi in esso senza alcuna dualità.

Questo risolve il problema di cogliere quali aree si attivano nelle esperienze

extracorporee dei pazienti, perché di solito i soggetti riportano queste esperienze

solo dopo che sono accadute. Sottoponendo a fMRI la studentessa, invece, è stato

possibile osservare che l'attivazione cerebrale durante queste esperienze

comprende l'area supplementare motoria, il cervelletto, la corteccia

orbitofrontale e il giro temporale inferiore.

Un altro aspetto che si verifica in esperienze di pre-morte sono gli incontri con

persone morte; questo è stato identificato in soggetti patologici, ma anche in

soggetti sani. Questi incontri potrebbero in realtà essere frutto di un'allucinazione in

individui in stato di sonnolenza, ovvero allucinazioni ipnagogiche. Possono avere

colori nitidi, essere semplici lampi di luce o essere anche stimoli più complessi:

figure umane o volti, corpi, animali veri o immaginari e altro ancora.

Questo tipo di allucinazione possiamo riscontrarla in diverse patologie: nella

sindrome di Charles Bonnet (allucinazioni visive in soggetti ciechi), nella malattia

di Parkinson trattata con rimozione del globo pallido, nella demenza dei corpi di

Lewy e anche come conseguenza di delirium tremens dovuto ad astinenza da

alcol. neurobiologiche di queste “visioni” sono delle compromissioni del tratto

Le cause

visivo, che alterano il processamento dell'informazione. Si arriva quindi a modifiche

della trasmissione dell'informazione alla corteccia, in molti casi dovute a una

lesione del tronco dell'encefalo che altera l'azione di neurotrasmettitori come

l'acetilcolina e la serotonina. Alcuni sostengono però l'esistenza di differenze tra le

allucinazioni neurobiologiche e le allucinazioni che si verificano nelle esperienze di

pre-morte ed extracorporee. Nella patologia, in genere, queste allucinazioni sono 88

visive, mentre nelle near death experience sono multisensoriali. Inoltre le

allucinazioni sono spesso accompagnate da emozioni negative (ma non sempre),

mentre nelle esperienze di pre-morte le sensazioni suscitate sono positive. In

queste esperienze, inoltre, si hanno racconti più accurati.

Tuttavia mancano ancora dei parametri certi per valutare l'accuratezza di

un'allucinazione, quindi ancora questo confronto non ha portato a risultati o

decisioni.

Nella sindrome di Cotard il paziente ha la convinzione illusoria di essere morto.

Dice di poter pensare, ricordare e percepire, ma sostiene di essere in un corpo

privo di vita, i cui organi sono morti e che non può tornare alla vita. A livello

cerebrale, questi pazienti mostrano un ridotto metabolismo a livello della corteccia

del cingolo e della rete fronto-parietale. Queste aree si occupano di aspetti

emozionali legati alla corporeità: gli aspetti percettivi sono intatti, e infatti il paziente

parla, ascolta, vede e vede il suo corpo, ma manca il riconoscimento emotivo del

proprio corpo. In pratica il paziente mostra un metabolismo ridotto nelle aree che gli

permettono di riconoscere il corpo come il suo corpo, e l'immediata conseguenza è

il fatto che quel corpo è morto, perché le stimolazioni che riceve non attivano

alcuna risposta emozionale.

Una variante è la sindrome di Koro, una sindrome psichiatrica che nell'uomo

genera un'ansia intensa e improvvisa prodotta dalla paura che il pene possa ritirarsi

all'interno del corpo, causando la morte del soggetto. Nella donna la paura è dovuta

al ritiro della vulva e dei capezzoli. Vi sono distorsioni dell'immagine corporea, in

particolare percezione che le dimensioni dei genitali stiano mutando, paura di

perdere l'identità sessuale, di perdere i genitali e di morire. La causa non è ancora

stata chiarita.

Comportamento e disturbi sessuali

16.

Il primo a occuparsi dell'argomento “tabù” del sesso è stato Kinsey, che ha scritto il

rapporto sulla sessualità umana. Questo è il primo studio statistico sulla

sessualità umana, con migliaia di interviste atte a descrivere il comportamento

sessuale e le sue varianti nella specie umana, usando metodi tassonomici mutuati

dalla biologia.

Questo rapporto ha ricevuto diverse critiche: il campione utilizzato non era

rappresentativo della popolazione umana, in quanto coinvolgeva soprattutto

collaboratori di Kinsey, carcerati e prostitute, con alte percentuali di maschi

omosessuali. Questo era dovuto al fatto che non molti erano disponibili a farsi

guardare o registrare mentre svolgevano attività sessuali. Un'altra critica è il fatto

che la gran parte dei dati sono stati raccolti da un solo valutatore, ovvero Kinsey

stesso; infine, i dati su persone in giovane età vennero raccolti come memorie in

soggetti adulti: non si poteva, per motivi etici, chiedere a soggetti in giovane età di

parlare e mostrare la propria vita sessuale, per cui questi dati si ottennero con

interviste retrospettive. Lo studio di Kinsey ha comunque avuto il merito di spianare

la strada agli studi sulla sessualità e sul comportamento sessuale dell'essere

umano. 89

In seguito, Master e Johnson proseguirono gli studi, ma invece di utilizzare delle

interviste utilizzarono l'osservazione diretta dell'attività sessuale di una popolazione

di soggetti (inizialmente ristretta alle prostitute).

Con il tempo si è molto sviluppata la ricerca sulla natura della risposta sessuale

umana, sulla diagnosi e sul trattamento dei disturbi sessuali; l'anatomia e la

fisiologia della risposta sessuale umana vennero basate sull'osservazione diretta di

più ampi campioni di uomini e donne, indagando anche la natura dell'eccitazione

sessuale. Master e Johnson, grazie a questi loro studi, rivelarono anche la natura

dell'orgasmo femminile, dimostrando che la fisiologia della risposta orgasmica

femminile è identica per stimolazione vaginale o clitoridea. Gli studi dei due autori

fornirono dati scientifici in grado di provare precedenti idee e concetti errati (basta

pensare alle idee di Freud).

Anche il loro studio, tuttavia, ha presenta

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
98 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ciccina.ale di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia del ciclo di vita e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Rossi Anna.