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Quindi la struttura base della successione degli amminoacidi fatta da : carbonio centrale,
gruppo carbossilico e gruppo amminico del legame peptidico dell’amminoacido successivo,
carbonio centrale, gruppo carbossilico, gruppo amminico e così via; questa successione di
atomi si struttura formando un elica dove le catene laterale si dispongono perpendicolarmente
all’asse dell’elica, in alcuni casi gli amminoacidi che costituiscono l’alfa elica possono generare
una struttura che sia fortemente anfipatica, cioè tutti gli amminoacidi idrofobici si
dispongono da un lato mentre quelli idrofili tutti dall’altro lato e quindi in alcuni casi queste
alfa eliche posso essere anfipatiche, ad esempio in una porzione associata in una
membrana.
(se queste sono catene idrofobiche questa porzione tenderà ad interagire con delle regioni
idrofobiche come ad esempio una membrana,l’altro lato se ,invece, è fatto da gruppi “R”
idrofilici tenderà ad interagire con l’ambiente acquoso, quindi questo conferma che le alfa
eliche possono avere questa doppia caratteristica chimico-fisica che permette di interagire
sia con l’ambiente idrofilico sia che con un ambiente idrofobico)
foglietto beta
Il è una struttura planare in cui la struttura base(carbonio alfa, carbonio
carbossilico e NH ) è lineare e lungo questa catena di amminoacidi i gruppi “R” si
dispongono sempre al di sopra o al di sotto di questi amminoacidi, tale catena terminerà
con un loop e tornerà indietro e poi terminerà con un altro loop e ritornerà indietro per
formare una struttura che forma una determinata superficie.
Quindi il foglietto beta si chiama così perché questa successione di amminoacidi forma una
struttura piana, cioè tridimensionalmente parlando generano un piano con i gruppi “R” che si
estendono al di sopra e al di sotto del piano.
Tipiche proteine ricchissime del foglietto beta sono le proteine “BARREL”, strutture a
foglietto beta che hanno una forma di “barili”, infatti queste proteine vengono chiamate anche
beta barrel, beta perché ricchissime di foglietti beta e barrel perché hanno una struttura a
barile dove ogni foglietto beta rappresenta una doga della botte. Solitamente queste proteine
sono delle proteine canale che sono essenziali per il funzionamento della membrana
plasmatica come regolatori per passaggio di molecole, ioni e acqua ai due lati della
membrana.
Quindi esistono delle specifiche sequenze che si struttureranno secondo alfa eliche, altre
formando dei foglietti beta, altre ancora che si struttureranno senza formare una struttura
definita(quindi non ad alfa elica o a beta foglietto). In una proteina troveremo regioni ad
alfa elica, regioni a foglietto beta e regioni né ad alfa elica né a foglietti beta.
Alfa elica e foglietti beta vengono definiti strutture secondarie delle proteine.
Una sequenza primaria è una successione di amminoacidi e nell’ambito di questa sequenza
primaria troveremo delle regioni che si strutturano ad alfa elica, altre a beta foglietto e altre
ancora né ad alpha elica né a foglietti beta ma nell’insieme questa successione di amminoacidi
genererà una struttura tridimensionale, quindi alla fine questa successione di amminoacidi avrà
una struttura tridimensionale che è peculiare.
ad una struttura primaria sarà associata una peculiare struttura
Quindi :
tridimensionale che la identifica.
La funzione della proteina è associata alla sua struttura.
Una proteina è dotata di attività biologica(attività enzimatica) cioè svolge una funzione sulla
base della sua struttura tridimensionale. Se io modifico in qualche modo la struttura
tridimensionale quella proteina,molto probabilmente, non funzionerà più nello stesso
modo.
Come posso modificare la struttura tridimensionale di una proteina ?
Aumentando la temperatura
Variando il ph
Variando la salinità
Esempi di proteine in cui viene modificata la forma:
Uovo bollito
La carne, quando la mettiamo sulla brace cambia completamente sia colore che
consistenza e da questo possiamo dedurre che l’aumento della temperatura causa la
denaturazione delle proteine, ovvero stiamo cambiando la forma alle proteine e quindi
assumeranno una forma alterata a cui, molto probabilmente, non c’è più una funzione
associata.
La marinatura delle alici (con sale e limone )
Associata alla struttura tridimensionale della proteina troviamo una funzione.
Una successione di amminoacidi si strutturerà formando un insieme di alfa eliche, di foglietto
beta e regioni a struttura variabile che insieme formeranno una determinata struttura
tridimensionale. In questa struttura ad ogni atomo possiamo dare delle coordinate, infatti
noi di moltissime proteine conosciamo la struttura tridimensionale a cui è associata l’attività
biologica. Anche alla base dello sviluppo di un farmaco c’è la comprensione della struttura
di quella determinata proteina mutata, perché se io conosco questa struttura posso
bloccare questa proteina
disegnando un farmaco ad esempio che si va a posizionare nel sito attivo/catalitico di quella
proteina e che la va a bloccare.
Conoscere la struttura tridimensionale di una proteina significa conoscere di ogni atomo le sue
coordinate tridimensionali, cioè x,y,z generando un modello tridimensionale.
Le metodiche per determinare la struttura tridimensionale delle proteine
sono due:
La diffrazione a raggi x:
con questa tecnica si va a sollecitare delle proteine
a partire da una soluzione molto concentrata di queste proteine e si fanno
precipitare, la precipitazione di queste proteine genera una struttura cristallina.
Questo cristallo, che si è formato dalla precipitazione delle proteine in particolari
condizioni, viene bombardato dai raggi x che passano e quindi bombardano la
proteina. I raggi x ,quando trovano un atomo davanti, vengono deviati e poi raccolti
da una lastra radiografica . trasformata di curie
Tramite un procedimento matematico che si chiama
possiamo risalire alla struttura tridimensionale, quindi conoscere la posizione di tutti
gli atomi che hanno rifratto i raggi x e quindi riusciamo a sapere la struttura
tridimensionale di una proteina tipo questa in figura:
Dove ogni pallino rappresenta un atomo e quindi noi riusciamo ad identificare il sito
attivo che ad esempio può essere un sito di legame dell’ATP, questo per capire che se
io trovo un farmaco che entra nel sito attivo e mi copre il sito attivo determinerà un
non funzionamento di quella proteina.
Se io conosco la struttura tridimensionale del ribosoma procariotico, io posso disegnare
un farmaco che mi blocca uno dei siti attivi del ribosoma procariotico che è diverso
da quello eucariotico e ci genero un antibiotico.
Quindi la struttura terziaria di una proteina è la struttura tridimensionale di una proteina.
La risonanza magnetica nucleare (RMN)
Dalla struttura primaria non puoi avere un dato certo della struttura tridimensionale della
proteina.
struttura quaternaria delle proteine
La è quella che si ha quando più proteine si
edificio proteico complesso.
associano tra di loro per formare quello che si chiama Ad
esempio l’emoglobina che è costituita da due catene alfa e due catene beta dove ciascuna
catena rappresenta una subunità di questa grossa proteina. L’emoglobina non è un’unica
proteina ma è fatta dalla combinazione di quattro proteine, uguali a due a due( due alfa e
due beta). In realtà l’emoglobina è peculiare perché, oltre ad essere costituita da un porzione
proteica, è costituita anche da una porzione non proteiche che prende il nome di prostetica,
quindi l’emoglobina possiede il gruppo eme.
Le proteine sono enzimi. Ogni enzima possiede un sito di legame per un determinato
substrato, quindi ,molto probabilmente, un enzima è dotato di un’attività biologica di
trasformazione: trasforma il substrato “a” in “b”. L’enzima per trasformare il substrato “a” in
“b” deve necessariamente legare “a”, quindi deve avere un sito di legame “a” e a livello di
questo sito attivo succederà qualcosa che convertirà “a” in “b”.
Un enzima svolge l’attività di catalizzatore. Un catalizzatore è colui che accelera la velocità di
reazione, in termini termodinamici, abbassando l’energia di attivazione.
Quindi per ogni reazione chimica o enzimatica abbiamo sempre un grafico di reazione del tipo:
Ad ogni reazione chimica o enzimatica che converte il reagente in prodotto è associata una
variazione di energia.
Di solito abbiamo due tipi di reazioni :
Energeticamente favorevole
1. in cui in cui l’energia dei reagenti è maggiore di
quella dei prodotti.
Possiamo vedere questo tipo di reazione come un oggetto che “scende” senza
l’applicazione di energia esterna .
Energeticamente sfavorevole
2. in cui l’energia dei prodotti è maggiore di quella dei
reagenti. Quindi affinché la reazione avvenga dobbiamo fornirgli energia e questa
energia viene fornita spezzando il legame tra fosfati dell’ATP.
Es: è come se dovessimo alzare un bicchiere posizionato sul tavolo, se non gli
fornissimo energia l’oggetto non si muoverebbe verso l’alto
La natura accoppia una reazione energeticamente sfavorevole ad una reazione
energeticamente favorevole in modo tale che la somma delle due reazioni abbia un
parametro che sia energeticamente favorevole. Tale parametro prende il nome di
variazione di energia libera di Gibbs che si indica con ΔG. (ad ogni reazione chimica è
associato un ΔG).
Se il ΔG<0 la reazione è energeticamente
favorevole. Se il ΔG>0 la reazione è
energeticamente sfavorevole.
Esempio: Se io accoppio la reazione energeticamente sfavorevole con un ΔG= +10 kJ/mol l’accoppio
con un’altra reazione energeticamente favorevole con un ΔG=-30 kj/mol, che è pari al valore della
reazione di
idrolisi dell’ATP, io ottengo ΔG un totale che è uguale alla somma di ΔG1+ ΔG2 che in questo caso è
+10kj/mol-30kj/mol=-20 kj/mol quindi questa reazione sarà energeticamente favorevole.
A livello termodinamico per far avvenire una reazione energeticamente sfavorevole basta accoppiarla
ad una reazione energeticamente più favorevole.
Alcune reazioni energeticamente favorevoli (energia reagenti>energia prodotti) sono molto
lente, cioè per farle avvenire ci potrebbero volere anche migliaia di anni.
La possibilit&agra