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DIALETTICA--> UOMO, MONDO E DIO
2)DOTTRINA DEL METODO
Spazio e tempo sono forme della sensibilità. L'analitica studia le proposizioni (= principi e concetti), mentre la
dialettica studia i sillogismi, ovvero le inferenze. Schema che rispecchia i manuali di logica e metafisica del
tempo, i quali erano divisi tra:
-ONTOLOGIA GENERALE (enti): analitica, ma nelle idee di Kant è la sostituzione dell'ontologia (noi conosciamo i
fenomeni, quindi l'analitica spiega come io posso conoscere i fenomeni);
-ONTOLOGIA SPECIALE: dialettica, arte di argomentare (psicologia>uomo; cosmologia>mondo; teologia>Dio--->
compresi a partire dall'analitica).
Sezione 7: definizione di "TRASCENDENTALE", parola chiave in Kant: conoscenza non categoriale, cioè non
limitata alle categorie; trascendentale vale per tutte le categorie prescindendo dalle specificazioni (secondo la
definizione dalla filosofia medievale). Trascendentale è sovra-categoriale nel senso che si occupa dell'origine
della conoscenza, del modo in cui noi conosciamo gli oggetti; si sposta a livello epistemologico, della
conoscenza. La logica trascendentale è diversa dalla logica formale di Aristotele; l'estetica trascendentale si
occupa della percezione (dal greco "estesisi"), non del bello.
ESTETICA TRASCENDENTALE: La dottrina del bello è un tipo di estetica (critica del giudizio), ma qui per estetica si
intende una teoria della percezione, la scienza dei principi a priori della sensibilità e per poter percepire
qualcosa, esso si deve dare nello spazio: noi diciamo che stiamo nello spazio perché è una struttura della nostra
sensibilità, fa parte del mio modo di conoscere, lo spazio è una delle mie strutture conoscitive come il tempo:
conosco i fenomeni in un determinato spazio e tempo. Spazio e tempo non sono trattati nell'analitica dei
concetti, perché sono forme a priori della sensibilità (--> intuizione, non intelletto). Il fenomeno si deve dare per
forza nello spazio e nel tempo, perchè una cosa ci sia si deve fenomenizzare. Possiamo pensare cose che non si
danno nello spazio e nel tempo, la fantasia è libera (anche se il limite del pensiero è la contraddizione), ma non
possiamo conoscerle. Nel primo paragrafo costruisce l'alfabeto (intuizione, sensibilità, fenomeno, materia,
forma--> strumenti di lavoro per dire cosa sono lo spazio e il tempo). (Pag. 53) Ritroviamo la definizione di
"oggetto" e un altro problema che caratterizza l'inizio della conoscenza (cfr fine dell'analitica immagine,
metafora della nave che accompagna la parte in cui parla della facoltà della ragione che pensa l'anima, il mondo
e Dio--> Kant fa acque da tutte le parti, ma non affonda: Kant è stato molto criticato, ma non richiede che si
concordi in tutto. Kant non pone solo problemi, ma si impegna a dare delle risposte che dà assumendosi tutte le
responsabilità. Alla fine dell'analitica ammette che non è possibile la metafisica come scienza). Per Kant esiste
una disposizione innata nell'uomo alla metafisica; quando l'uomo usa la ragione produce pensieri su oggetti che
non si fenomenizzano.
Definizioni:
1) INTUIZIONE = CONOSCENZA SENSIBILE E IMMEDIATA DEGLI OGGETTI--> sensibile, perchè presuppone la
sensazione, almeno per noi uomini, in quanto secondo la tradizione esiste anche un'intuizione intellettuale che
percepisce immediatamente il vero, un intelletto potente che non sbaglia, che ha a che fare solo con
proposizioni vere diversamente dal nostro intelletto discorsivo che ha a che fare con proposizioni vere o false, e
non è garantito che esso produca conoscenze vere. Immediata perchè avviene senza passare attraverso
l'intelletto, inteso come facoltà di formulare giudizi; l'intuizione è la percezione. Oggetti: Kant li intende come
fenomeni o noumeni? Dice "quando l'oggetto è dato": l'oggetto agisce su di me, affetta il mio animo (aspetto
della passività proprio della percezione) che viene modificato da qualcosa di esterno; gli oggetti ci possono
essere dati solo nella misura in cui modificano il mio animo.
2) SENSIBILITA = CAPACITA DI RICEVERE (capacità passiva) RAPPRESENTAZIONI DALLE SENSAZIONI
3) SENSAZIONE = AZIONE DELL'OGGETTO SUL NOSTRO ANIMO (solo in quanto ricevo sensazioni posso
conoscere)
Attraverso la sensibilità gli oggetti mi vengono dati e per mezzo dell'intelletto gli oggetti vengono pensati, ma
siccome il pensiero è sempre pensiero di qualcosa, questo qualcosa mi deve essere fornito dalla sensazione. I
due tronconi della conoscenza sono sensibilità e intelletto: la prima è ricettiva e passiva; mentre il secondo è
attivo, o meglio spontaneo, come dice Kant. "Certe note": non posso conoscere tutte le caratteristiche
dell'oggetto. "Direttamente"--> pensiero, ma non conosco, immagino. "Indirettamente"--> passo attraverso la
sensazione. Per noi uomini è solo possibile l'intuizione empirica.
4) INTUIZIONE EMPIRICA = CONOSCENZA IMMEDIATA DEGLI OGGETTI (= intuizione) ATTRAVERSO LA
SENSAZIONE (l'azione dell'oggetto sul nostro animo)
5) FENOMENO = OGGETTO INDETERMINATO DI UN'INTUIZIONE EMPIRICA
Come procede la conoscenza:
1) gli oggetti agiscono su di noi
2) si producono delle sensazioni
3) si producono delle rappresentazioni
4) la sensibilità fornisce l'intuizione empirica--> il fenomeno è l'oggetto dell'intuizione empirica, che sta alla
fine del processo conoscitivo.
Problema: gli oggetti all'inizio del processo conoscitivo, se non sono fenomeni, allora sono noumeni--> dunque il
noumeno non è del tutto sconosciuto, dal momento che posso dire che sono quel qualcosa all'inizio del processo
conoscitivo--> problema per i critici di Kant, tra cui Hegel, dal momento che:
-se sono fenomeni, si apre un circolo vizioso
-se sono noumeni, allora li conosco, in quanto c'è una relazione tra fenomeno e noumeno corrispondente.
Il rapporto tra fenomeno e noumeno è già problematico: Kant usa il termine "oggetto" che costituirà un
problema per i posteri, dei quali molti ridurranno il mondo al soggetto, ovvero a fenomeno, MA Kant tiene
fermo il noumeno per un'esigenza di realismo (il fenomeno è una mia produzione, una mia rappresentazione). In
Kant c'è una prima formulazione di soggettivismo, ma al di fuori del soggetto qualcos'altro c'è, però qualcosa di
caotico cui l'intelletto dà ordine con le categorie.
(Pag. 602) Definizione di "rappresentazione" = "stato mentale" oggi, ma in Kant è termine generico.
La sensazione offre la materia del fenomeno.
6) MATERIA = QUALCOSA DI CAOTICO, CIO CHE CORRISPONDE ALLA SENSAZIONE
7) FORMA = ORDINE IN CUI STA LA MATERIA, IMPRESSO DALL'INTELLETTO, CHE NON STA NELLE COSE, ORDINE
CONFERITO ALLA MOLTEPLICITA DEI DATI CHE MI GIUNGONO ATTRAVERSO LA SENSAZIONE
La forma è a priori nello spirito, mentre la materia è a posteriori--> ogni conoscenza inizia con l'esperienza, ma
non tutta deriva dall'esperienza, i dati che mi vengono forniti sono la materia e la forma la danno le categorie;
ma vi sono anche forme a priori della sensibilità che rendono possibile l'esperienza e non derivano da essa.
"Puro" = ciò a cui non è commisto nulla di empirico. "Estensione" = il fatto che occupa uno spazio.
Lavoro analitico--> opera che consiste nella scomposizione, nell'astrazione, è come se Kant volesse far vedere
tutte le parti (per capire dobbiamo "isolare", ovvero togliere tutto--> rimangono spazio e tempo: per la
conoscenza non bastano da soli, ma un oggetto si deve dare nello spazio e nel tempo). La conoscenza è possibile
perchè collaborano insieme sensibilità e intelletto (pensare = operare sul materiale offerto dai sensi), ma Kant
procede per astrazione e compie un lavoro analitico perchè il nostro intelletto è discorsivo.
SPAZIO e TEMPO possono essere letti in parallelo, sono molto simili: lo spazio presiede al senso esterno: vedere
le cose una accanto all'altra; mentre il tempo presiede al senso interno: mia consapevolezza che sto percependo
cose al di fuori di noi. C'è una gerarchia: il tempo è più importante dello spazio. Alcuni traducono "senso interno"
con "autocoscienza, auto-consapevolezza": il senso interno opera sia quando percepisco immediatamente le
cose o anche quando prescindo dalle cose, seleziona i dati, ha a che fare con il fenomeno dell'attenzione
(quando ad es. richiamo l'attenzione su un certo particolare).
SPAZIO: 4 paragrafi:
1) non è un concetto empirico (non deriva dall'esperienza), ma è a priori: è proprio perchè ho in me la nozione
di spazio, a priori, che mi permette di vedere le cose l'una accanto all'altra e distinte;
2) rappresentazione necessaria a priori: non deriva dall'esperienza--> posizione contraria all'empirismo (Hume)
in quanto lo spazio non è una nozione empirica. Necessaria perchè, dato un oggetto, possiamo togliere tutto, ma
non il fatto che occupa uno spazio--> senza lo spazio non posso pensare l'oggetto, ma posso pensare lo spazio
senza l'oggetto (spazio vuoto);
3) non è un concetto discorsivo, ma un'intuizione pura--> posizione contraria al razionalismo (Leibniz). Per
Aristotele esso andava sotto la categoria della quantità discreta, Kant invece concepisce uno spazio unico.
Togliendo ciò che non è, ottengo la definizione di spazio = INTUIZIONE PURA A PRIORI: ha a che fare con la
sensibilità e rende possibile percepire le cose.
4) spazio come infinito.
Corollari dello spazio: se lo spazio è un'intuizione a priori del soggetto, cosa mi garantisce che io non abbia a che
fare con rappresentazioni di carattere privato, non comuni? Si potrebbe cadere in un soggettivismo, ma
normalmente "tutti vediamo le stesse cose". Kant deve mostrare che lo spazio è un'intuizione pura a priori,
propria del soggetto, ma oggettiva--> distingue tra realtà empirica dello spazio e idealità trascendentale dello
spazio--> lo spazio è oggettivo per i fenomeni, ma ideale per i noumeni (se tolgo i soggetti lo spazio non c'è più)
che non si danno nello spazio, ma si sottraggono alla mia conoscenza (non posso vedere lo spazio: non è
fenomeno né noumeno, bensì una struttura a priori del soggetto).
a) non è una proprietà degli oggetti, perchè non posso mai toglierla (lo spazio è la condizione perchè ci sia
l'oggetto), ma appartiene unicamente alla nostra rappresentazione delle cose;
b) spazio = forma, parte strutturale del soggetto che serve per struttu