La struttura della Repubblica di Platone
Divisione in blocchi
Il secondo blocco, successivo al primo libro e alla protorepubblica, comprende la parte finale del libro 5, il libro 6 e il 7. L'argomento del secondo blocco è superiore, maggiormente complesso ed è l'argomento ontologico-epistemologico-metafisico. È un argomento in cui viene discussa la teoria delle idee.
Il terzo blocco che è stato aggiunto successivamente comprende il libro 8 in cui Platone ci fornisce una classificazione delle diverse forme di governo e infine il libro 10. Queste divisioni servono a spiegare il motivo per cui troviamo delle discordanze.
La Repubblica nel suo insieme è il dialogo più rappresentativo della filosofia di Platone e gli studiosi lo considerano il più ampio specchio dell'intera ricerca filosofica di Platone. L'obiettivo della lettura della Repubblica è quello di individuare la natura del filosofare come scelta di pratica di vita, di individuare la specifica caratterizzazione che Platone ci offre della figura del filosofo.
Chi è il filosofo?
È un termine che Platone contribuisce a definire con precisione. Per Platone esistono veri e falsi filosofi. Come riconoscere la figura autentica del filosofo? Chi sono gli pseudo filosofi, i seducenti filosofi? Coloro che si proclamano filosofi ma in realtà non hanno niente a che fare con la filosofia. Sono i sofisti, i maestri di retorica; coloro che Platone chiama i filodossi: non amanti del sapere ma amanti dell'opinione, della credenza, coloro che hanno un sapere apparente, non fondato, non certo, non completo e non stabile. La reale domanda non è chi è il filosofo, ma chi è il vero filosofo?
Argomento generale della Repubblica
La ricerca di una forma di vita individuale e associata (di una polis/città) basata sulla giustizia intesa come «virtù» (arete = comportamento eccellente del singolo e dei gruppi sociali). Domanda guida: che cos'è la giustizia (dikaiosyne, to dikaion: il giusto)?
Coloro che partecipano al dialogo cercheranno di rispondere (ciascuno a proprio modo) a questo interrogativo. La discussione generale sulla giustizia si articola in tre temi principali che non vengono trattati da Platone in sezioni separate, ma si intrecciano e si sovrappongono costantemente:
- Tema etico/politico: Come è possibile una forma di vita individuale che sia “giusta” = basata sull'armonia/equilibrio e non sul conflitto? Come è possibile una forma di vita associata nella polis che sia “giusta” = non basata sulla lotta, sulla sopraffazione o la violenza tra i gruppi sociali?
- Tema epistemologico/gnoseologico: Come è possibile conoscere la giustizia e quindi che cosa vuol dire conoscere? Quali sono gli strumenti (gli organi) che permettono all'uomo la conoscenza, il sapere la scienza vera (episteme)? Quali sono gli oggetti che è possibile conoscere al massimo grado?
- Tema ontologico/metafisico: In che forme si presenta la realtà che conosciamo? Ciò che “è” si presenta stabile o in divenire; identico o in mutamento? Discorso sull'essere (= “Ontologia”) e distinzione tra una sfera inferiore di realtà sensibile in divenire e una sfera superiore di realtà intelligibile stabile e identica.
Il concetto di giustizia
TST DIKAIOSYNE? (Che cos'è la giustizia?) Qual è il metodo con cui si svolge questa ricerca? Il metodo è quello del logos, del ragionamento espresso tramite il linguaggio in forma dialogica (domanda-risposta).
Nel mito, Dike era una dea, un personaggio divino, figlia del Dio Zeus e Themis (dea della legge e dell'ordine). Nella mitologia, Dike sancisce ciò che è giusto, ciò che gli uomini devono fare. I mortali fanno ciò che è giusto non perché sanno che cos'è la giustizia, non perché hanno una coscienza.
Il passaggio dal mito al logos ha portato i greci a prendere coscienza di ciò che è la giustizia. La giustizia non è ciò che gli dei decidono, la giustizia è superiore agli dei; è un concetto universale acquisito attraverso il logos. Platone dice che non dobbiamo fermarci alle narrazioni bibliche basate sull'influenza degli dei, basate su credenze e fedi ma occorre scegliere la via dei discorsi razionali, la via del logos per arrivare a un sapere che sia riconosciuto valido da tutti, che sia universale.
Secondo Platone, solo attraverso la filosofia, l'utilizzo del logos avviene il passaggio, l'emancipazione dalla giustizia di origine divina a quella umana. La giustizia non è impersonata da una dea ma è un'idea meta-empirica a cui tutti possono accedere con il pensiero, con la conoscenza, con il sapere.
Socrate platonico: non che cos'è la giustizia in generale ma che cos'è la giustizia in sé stessa? Non secondo un punto di vista personale ma secondo un punto di vista meta-empirico, universale che va oltre le opinioni dei singoli individui. Questo modo di concepire la giustizia in sé stessa ha un rapporto diretto con le vicende biografiche di Platone.
La testimonianza di Platone nella Lettera VII
“Quando ero giovane, condivisi una passione comune a molti: pensavo, appena raggiunta la mia indipendenza, di entrare nella vita politica della città” (324 b). A 24 anni Platone (che era nato nel 428) è vicino al governo oligarchico dei Trenta tiranni (404 a.C.), instaurato con un colpo di stato dopo la vittoria di Sparta nella guerra del Peloponneso, del quale facevano parte alcuni.
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