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Spiegazione sulla protezione dei beni culturali

Sono presenti tre momenti nella storia di questi piani che corrispondono a tre stagioni diverse sia della nostra legislazione sia culturali diverse.

Le due leggi del '39 vanno a costituire la prima stagione:

  1. Legge n.1089, sulla tutela delle cose di interesse artistico o storico: pone vincoli per l'integrità di tali cose immobilio viene introdotto per casi in cui si può agire tempestivamente o sanzionio.
  2. Legge n.1497, sulla protezione delle bellezze naturali e panoramiche: imposizione dei vincoli è subordinata a una lunga procedura o elenchi dei beni per Provincia o ambiente da tutelare=patrimonio pubblico.

La legge n.1497 introduce lo strumento del vincolo, si prendono in considerazione parti di territorio nelle quali si apporre il vincolo, qualsiasi intervento si debba fare in quelle aree necessita di un'autorizzazione che verrà data dagli organi periferici del Ministero dei Beni Culturali che sono le Sovraintendenze.

Il vincolo storico, o di interesse artistico, si chiama vincolo paesaggistico. La stessa legge introduce lo strumento, che proprio per sottrarre alle variabilità nelle risposte ai nulla-osta per realizzare qualcosa dei singoli sovraintendenti, PTP, ossia i piani territoriali paesistici, utilizzano l'aggettivo paesistico per indicare l'identità di un territorio ampio.

Nel 1940 viene emanato un Decreto che definisce i compiti del Piano Territoriale Paesistico:

  • zone di rispetto
  • rapporto aree libere e aree edificabili
  • norme per diversi tipi di costruzione
  • distribuzione e allineamento dei fabbricati
  • istruzioni per la flora

Quando c'è vincolo paesaggistico i progetti dei lavori che si vogliono eseguire devono essere autorizzati dalla Sovraintendenza competente.

Fare un piano paesaggistico non definisce i vincoli. Le operazioni, già dal '39, sono disgiunte, una cosa sono le aree soggette a vincolo, che vengono individuate su istanze, nasce da.

Esigenze di chi vive sul territorio, altro è definire su un territorio vasto, con il piano paesaggistico, le modalità di trasformabilità del territorio, ossia una lettura del territorio in funzione delle ipotetiche, future, ipotetiche operazioni che su quel territorio si possono fare. Il vincolo impone che per qualsiasi mutazione del territorio su cui il vincolo agisce bisogna richiedere il nulla-osta della Sovraintendenza, anche se ho il permesso del Comune.

Queste aree vincolate poi possono essere incluse in un Piano paesistico (o paesaggistico). Dal Codice Urbani è obbligatorio che sull'intero territorio comunale vi sia un Piano paesistico, però il piano prevede delle modalità di trasformazione del territorio diverse.

La seconda stagione comincerà con la Legge Galasso a metà degli anni '80. La Legge Galasso è la Legge 431 del 1985, siamo negli anni in cui ci si accorge l'ambiente è stato aggredito.

c'è il problema dell'ambiente, tanto è che nasce il Ministero dell'Ambiente. Ci si accorge che l'agricoltura intensiva ha cambiato il paesaggio, ha procurato dei disastri dal punto di vista della composizione del terreno. Diventa, quindi, necessario individuare le zone e i beni da tutelare, bisogna governare gli aspetti ambientali del territorio.

Siccome la Legge 1497 del 1939 funziona da subito benissimo per l'imposizione dei vincoli ma non rende i piani territoriali paesistici obbligatori la legge del '85 obbliga le Regioni a fare dei Piani paesistici, che possono essere unici o su più ambiti territoriali che coprono o no tutta la regione. L'importante è che le Regioni abbiano una visione del proprio territorio in cui fa capire dove sta la sua attenzione.

Quest'operazione fa si che soprattutto le Regioni del Sud abbiano dei Piani Paesistici, che nella Legge Urbani non hanno ancora cambiato il nome in Piani Paesaggistici.

Il Lazio aveva già vari piani paesistici, 29, che ora fanno tutti parte di un unico Piano Paesistico, dove la suddivisione continua ad esserci, come se fossero diversi ambiti dello stesso piano. Il Piano Paesistico viene visto non più come tutela del paesaggio come interventi per elementi singolari o eccezionali ma deve porre attenzione al Sistema Ambientale nel suo complesso. Tutto questo fino al Codice Urbani dove viene detto che il Sistema Ambientale è una parte del Sistema Paesaggistico. Nel 2004 vi è la terza stagione, con il Codice Urbani. Con questo Codice il piano paesistico cambia nome, diventa Piano Paesaggistico, che non è più solo un piano settoriale relativo a guardare gli aspetti di tutela del paesaggio ma contiene anche previsioni e azioni che si possono fare sul territorio. Ogni regione ha interpretato diversamente questo cambiamento, al momento i Piani Paesaggistici approvati sono pochissimi, 3-4. Ognuno di essi ha presupposti differenti.

La firma della Convezione Europea del 2000 il Paesaggio diventa un elemento fondamentale per la percezione dell'individuo, c'è sempre la salvaguardia di un bene comune ma non vi è solo la tutela dal punto di vista ambientale ma c'è una salvaguardia del paesaggio rispetto a come viene percepito dall'individuo, come senso di appartenenza ad un'identità culturale comune

ANNI 40: fattore estetico, la legge del '39 da una parte parla di vincolo e da una parte di piano

ANNI 80: fattore ambientale, la legge dell'85 da una parte parla di vincolo e da una parte di piano

ANNI 2000: fattore unitario che si basa sulla concezione della Convenzione Europea dell'Ambiente, la legge del 2004 da una parte parla dei vincoli e dall'altra dei piani

Quando la legge del '39 parla di vincolo lo istituisce per la prima volta, lo chiama paesaggistico, ne definisce il meccanismo, se faccio un intervento devo avere il nullaosta delle Sovraintendenze.

La Legge Galasso ribadisce lo stesso concetto, la necessità dell'istituzione del vincolo ma fa un'operazione in più, per legge una serie di elementi vengono sottoposti a vincolo paesaggistico, questi elementi sono: - i territori costieri, compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalle linee di battigia - i territori contermini ai laghi, compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalle linee di battigia - i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua - le montagne - i ghiacciai e i circhi glaciali - i parchi e le riserve nazionale e regionali - i territori coperti da foreste e boschi, anche se danneggiati dal fuoco - aree assegnate a università agrarie o gravate ad usi civici - le zone umide - i vulcani - le zone di interesse archeologico Il vincolo ideato nel '39 era pensato per salvaguardare una bellezza di tipo panoramico, con un fattore estetico. Con la legge dell'85 il concetto di vincoloverificano attraverso l'utilizzo di mappe e altri strumenti grafici. La cartografia è fondamentale per la pianificazione urbana e paesaggistica, in quanto consente di visualizzare e analizzare le caratteristiche del territorio, le sue risorse naturali e le eventuali criticità. Il concetto di tutela ambientale è strettamente legato alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale di un territorio. La tutela ambientale si basa su norme e regolamenti che stabiliscono le modalità di gestione e di protezione delle risorse naturali, dei paesaggi e degli elementi di valore storico-artistico. Un elemento nuovo introdotto è la definizione di elementi sottoposti a vincolo paesaggistico. Questi elementi, che possono essere ad esempio edifici, aree verdi o monumenti, sono automaticamente soggetti a restrizioni e limitazioni nella loro gestione e utilizzo, al fine di preservarne l'integrità e il valore paesaggistico. Nel Codice Urbani, il concetto di tutela ambientale e di vincolo paesaggistico si uniscono, creando una visione integrata della protezione del territorio. Il Codice Urbani introduce il concetto di Piano Paesaggistico, che sostituisce il precedente Piano Paesistico. Questo piano, composto da diverse componenti, diventa obbligatorio e svolge un ruolo fondamentale nella pianificazione del territorio. Le due leggi, la Legge del '39 e la Legge dell'85, differiscono per quanto riguarda il Piano. La Legge del '39 prevede il Piano paesistico, ma non lo dichiara obbligatorio. La Legge dell'85, invece, rende obbligatorio il Piano Paesaggistico, che mantiene la stessa denominazione del Piano paesistico del '39. In conclusione, la cartografia, la tutela ambientale e il Piano Paesaggistico sono elementi fondamentali per la pianificazione urbana e paesaggistica, al fine di garantire una corretta gestione e valorizzazione del territorio.sviluppanoLe carte possono essere di genere differente a seconda delle esigenze che devonosoddisfare. Una carta geografica è una rappresentazione piana, ridotta, approssimata esimbolica delle superficie terrestre o di una sua porzione. Per necessità di lettura e trasporto, la carta è rappresentata su un supporto piano, il trasferimento delle informazioni geografiche avviene secondo precise regole geometriche delle proiezioni. Le carte usano simboli e segni convenzionali per rappresentare gli elementi della realtà. Per questo vengono sempre corredate di una legenda per l'interpretazione. Noi utilizziamo la cartografia. Essa proviene da fonti diverse e proprio per questo probabilmente sono anche diverse le modalità con cui sono costruite. La carta è una rappresentazione che comporta due elementi:
  1. la riduzione di una realtà rispetto alle dimensioni vere
  2. la visualizzazione su un elemento bidimensionale, problema che riguarda tutta la scienza
della rappresentazione. Il codice della rappresentazione architettonica è fondato sulla geometria proiettiva. I segni e i simboli della geometria proiettiva sono elementi come il punto, la retta e il piano. Le regole sono operazioni come proiezione e sezione. La modalità, invece, corrisponde ai metodi che nella geometria proiettiva sono proiezioni ortogonali, proiezioni assonometriche e proiezioni prospettiche. Il Manuale dell'architetto, pubblicato nel 1946 dal CRN e coordinato dal Ridolfi, contiene numerosissime informazioni su argomenti quali gli elementi costitutivi, la gestione economica dei cantieri, la loro sicurezza, i diversi stili architettonici, il tutto correlato da tavole grafiche e numeriche. Quello coordinato da Ridolfi non fu il primo manuale dell'architetto uscito in Italia. Nel 1830, ad esempio, venne pubblicato a cura di Antonio Ascona il Manuale dell'architetto, dell'ingegnere e del capomastro, criticato perché impreciso e dipendente da.

analoghe opere straniere. Il possesso di un adeguato manuale era un requisito quasi indispensabile per ogni studio di architettura. Il prezzo era, però, elevato così che spesso venivano comprati a rate dai giovani professionisti.

Il Manuale dell'architetto italiano ufficiale è quello del 1946. Questo contiene, quindi, tutti quegli elementi che riportano le codifiche di come riportiamo graficamente gli elementi, ad esempio che retini per i materiali, che tipo di linea in base alla tipologia di parete da rappresentare e in base alla scala.

Il manuale dell'architetto del CNR nacque da un accordo stipulato nel 1945 tra Gustavo Colonetti, in rappresentanza del CNR italiano, e James Linen dell'United States Information Service, secondo il quale il CNR avrebbe sostenuto gli oneri della compilazione dei testi e delle tavole illustrative dell'opera mentre l'USIS avrebbe

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
43 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiavarr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Progettazione urbanistica I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cialdea Donatella.