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OGGETTO E SCOPO DELLA DETERMINAZIONE
di separare l’acido
Lo scopo di questa esperienza è quello benzoico da impurezze sfruttando come
tecnica di purificazione la cristallizzazione. Alla fine l’acido benzoico ottenuto deve avere un alto
grado di purezza e la resa deve essere elevata.
ALCUNE NOZIONI E CONCETTI TEORICI
Un composto viene definito puro se presenta molecole aventi tutte la stessa struttura, ossia sono
tutte uguali tra di loro. Un composto puro è un campione omogeneo che non può essere più
purificato. Tuttavia può accadere che sostanze considerate pure contengano, in realtà, piccole
quantità di contaminanti. Molte volte è accaduto che la presenza di impurezze, anche in tracce,
abbia condotto a errori e a conclusioni scientifiche errate. Un composto sintetizzato nel corso di una
reazione chimica o estratto da qualche fonte naturale raramente è puro. In chimica organica, per
esempio, una trasformazione mirata all’ottenimento di un prodotto può portare alla formazione di
una miscela di composti da cui deve essere isolato il prodotto di interesse. Nella miscela di reazione
possono essere presenti prodotti derivanti da reazioni concomitanti, che procedono parallelamente
alla reazione principale, materiali di partenza che non hanno reagito, solventi o prodotti inorganici.
I chimici dedicano molti sforzi all’isolamento dei prodotti puri allo scopo di ottenere una sostanza
che non può essere ulteriormente purificata con qualsiasi tecnica sperimentale nota.
In base allo stato in cui si trova la sostanza da purificare: solido, liquido o gassoso, si ricorre alla
tecnica di purificazione-separazione opportuna. Una tecnica molto comunemente utilizzata per la
purificazione di sostanze solide è la “Cristallizzazione”; questa tecnica però, come tutte le cose, ha
un limite, ossia può essere usata solo se l’impurezza del composto non superi il 5%. Dovendo noi
purificare l’acido benzoico, che è solido, ricorriamo a questa tecnica. La cristallizzazione si basa sul
fatto che molte sostanze solide si sciolgono meglio in solventi caldi e di meno in solventi freddi
1
formando così delle soluzioni . In generale, questa tecnica consiste nello sciogliere il solido impuro
in un quantitativo di solvente (o in una miscela di solventi) caldo, che a freddo non basterebbe per
lo scioglimento, in modo tale da formare una soluzione satura calda che se lasciata raffreddare, man
mano che la temperatura si abbassa, diventa sempre più sovrassatura con formazione di un
precipitato. Con questo diciamo che il solvente di cristallizzazione deve sciogliere bene a caldo e
male a freddo la sostanza pura che dovrà essere purificata.
Dato che il soluto di partenza è impuro (amorfo), quando solubilizziamo nel grezzo (soluzione
iniziale) abbiamo anche le impurezze. Possiamo avere due casi di cristallizzazione:
L’IMPUREZZA è INSOLUBILE
1. NEL SOLVENTE DI CRISTALLIZZAZIONE: per cui
non si scioglie né a caldo e né a freddo nel solvente scelto per solubilizzare la matrice
(solido amorfo). In questo caso il solido da cristallizzare è presente in soluzione invece
l’impurezza la ritroviamo come precipitato e può essere eliminata tramite una filtrazione a
1 Una soluzione viene definita come “un miscuglio omogeneo, ossia che presenta la stessa composizione chimico-fisica
in ogni punto della miscela (si dice che presenta una sola fase), costituita da un soluto (presente in minore quantità) e
da un solvente (presente in quantità maggiori). In base al rapporto soluto-solvente possiamo avere: soluzioni insature
(quando il solvente riesce a sciogliere ancora del soluto), soluzioni sature (quando il solvente ha sciolto la quantità
massima di soluto possibile in grado di sciogliere e che anche solo una piccolissima aggiunta di soluto provoca la
precipitazione dello stesso) e soluzioni sovrassature (quando il soluto si trova in soluzione in quantità eccessive tanto
da non essere più sciolto dal solvente e per questo precipita e lo ritroviamo come corpo di fondo).
3
caldo (non usiamo quella a freddo perché va ricordato che il solido in soluzione a freddo
cristallizza per cui rischiamo di far cristallizzare sul filtro della sostanza pura e poi va persa).
2. IL SOLVENTE DI CRISTALLIZZAZIONE, O LA MISCELA DI SOLVENTI,
SCIOLGONO BENE A CALDO LA MATRICE (Solido più impurezza) E INVECE A
FREDDO SCIOLGONO BENE LE IMPUREZZE E MALE IL SOLIDO PURO: per cui le
impurezze restano in soluzione e la sostanza pura cristallizza. In questo modo con una
filtrazione sottovuoto si recuperano i cristalli puri. Dopo aver filtrato, i cristalli devono
essere lavati con piccole quantità di solvente di cristallizzazione freddo (cosi i cristalli non si
sciolgono) perché non ci dobbiamo dimenticare che i cristalli vengono da un contatto diretto
2
con la soluzione che contiene le impurezze per cui potrebbero aver adsorbito sulla loro
superficie queste impurezze. Se il solvente a freddo sciogliesse male tutta la matrice
osserveremo una precipitazione sia del solido puro che delle impurezze.
La cristallizzazione è un fenomeno che, al contrario della precipitazione, deve avvenire lentamente
perché il solido deve avere il tempo di potersi sistemare in una configurazione geometrica spaziale
ben definita. Per poter fare questo diciamo che la cristallizzazione di un solido avviene in due fasi:
1. LA NUCLEAZIONE: appena la soluzione viene fatta raffreddare iniziano a formarsi dei
microcristalli piccolissimi chiamati nuclei o germi di cristallizzazione dove su di essi si
vanno a depositare, in modo preciso e ordinato, altre particelle di solido. Alcuni metodi
veloci per far formare i nuclei sono: o sfregando con una bacchettina di vetro le pareti del
recipiente cosi da formare dei microcristalli di vetro ( dell’ordine dei micrometri μm) dove
su di essi si depositano i microcristalli del solido, o raffreddando la soluzione oppure
introdurre piccolissime quantità di sostanza pura in soluzione in modo tale che faccia da
nucleo.
L’ACCRESCIMENTO: dopo essersi formati i nuclei su di essi si depositano, in modo
2. preciso e ordinato, altre particelle di solido che nelle tre dimensioni dello spazio generano il
cristallo vero e proprio.
Se la soluzione risulta essere troppo concentrata oppure viene fatta raffreddare molto velocemente
avviene il fenomeno dell’occlusione, cioè i cristalli si formano velocemente e mentre si formano
soluzione nell’interno del loro cristallo.
inglobano le impurezze presenti in impurezza
impurezza solido puro
solido puro
occlusione adsorbimento
Se avviene l’occlusione bisogna risolubilizzare e rifare tutto dall’inizio.
La dimensione del cristallo è molto importante per capire come abbiamo proceduto. Se i cristalli
sono troppo grandi allora questo, come già detto, non va bene perché potrebbero aver occluso delle
impurezze a causa o della soluzione troppo concentrata (quindi andava aggiunto altro solvente di
cristallizzazione in soluzione) o del brusco raffreddamento, invece, se i cristalli sono troppo piccoli
2 L’Adsorbimento è un fenomeno per il quale i cristalli, stando a contatto diretto con le impurezze le potrebbero
adsorbire sulla loro superficie. 4
vuol dire che la soluzione da cui derivano era troppo diluita, perché non è avvenuto un buon
accrescimento dovuto al fatto che la sostanza è rimasta in soluzione, per cui andava concentrata
facendo evaporare del solvente.
Le dimensioni del cristallo rientrano nella norma solo se la velocità di nucleazione è paragonabile
alla velocità di accrescimento del cristallo, quando una delle due è maggiore si hanno degli
scompensi.
Avvenuta la prima cristallizzazione si allontanano i cristalli puri però in soluzione oltre alle
impurezze, se siamo nel caso 2, possiamo avere ancora del composto da purificare. In questo caso si
procede al dimezzamento del solvente ( nel nostro caso le acque madri) tramite evaporazione e poi
si ricristallizza. I cristalli che otterremo però sono meno puri rispetto ai primi cristallizzati in
precedenza perché, essendo la soluzione più concentrata, stanno di più a diretto contatto con le
impurezze e potrebbero adsorbirle. Questa procedura però non può essere effettuata tante volte
perché poi arriveremo ad un punto in cui cristallizzerebbero anche le impurezze. Il numero delle
volte che devono essere dimezzate le acque madri dipende dal volume della soluzione e dalla
solubilità delle impurezze, per esempio, se le impurezze sono molto solubili e il volume è eccessivo
si può cristallizzare per tre o quattro volte altrimenti due volte sono sufficienti.
Affinché si effettui una buona cristallizzazione è necessario seguire i seguenti passaggi:
1. SELEZIONE di un opportuno solvente di cristallizzazione;
2. DISSOLUZIONE del solido da purificare nel solvente scelto a una temperatura prossima a
quella del punto di ebollizione di questo;
3. DECOLORAZIONE con carbone attivo, se necessario, per rimuovere le impurezze colorate
e Filtrazione della soluzione calda per allontanare le impurezze insolubili e il carbone attivo;
4. FORMAZIONE di un solido cristallino durante il raffreddamento;
5. ISOLAMENTO del solido purificato per filtrazione;
6. ESSICCAMENTO dei cristalli;
7. CALCOLO della resa percentuale.
8. OSSERVAZIONE del punto di fusione;
La scelta del solvente è il passaggio più critico in un processo di cristallizzazione perché da una
scelta corretta dipende il recupero di un solido di alta qualità e in buona quantità. Un solvente per
essere scelto per una cristallizzazione deve rispondere ad alcuni criteri:
a) Il composto da purificare deve essere ragionevolmente solubile nel solvente caldo e
insolubile o poco solubile nello stesso solvente a freddo, per la solubilità a freddo in genere
si considera la temperatura ambiente. La combinazione di soluto e solvente deve permettere
l’uso di una quantità di solvente non così grande da risultare di scarsa praticità e deve anche
permettere il recupero del prodotto purificato in alta resa.
b) Le impurezze devono essere o completamente insolubili in quel solvente a ogni temperatura
o almeno moderatamente solubili anche a freddo; in altri termini, se le impurezze sono
solubili il loro coefficiente di temperatura deve essere sfavorevole altrimenti le impurezze
cristallizzeranno dalla soluzione insieme con il prodotto desiderato.
c) Il solvente deve avere un punto di ebollizione sufficientemente basso da permetterne un
facile allontanamento dai cristalli del prodotto.
d) È opportuno che il punto di ebollizione del solvente sia inferiore al punto di fusione del
solido da purificare altrimenti il solido ancora deve bollire e la sostanza fonde.
e) Esso non deve reagire c