Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LA PROIEZIONE TEMPORALE: UTOPIE, RIVOLUZIONI, IDEOLOGIE
Come abbiamo visto, con la modernità la dimensione politica diventa il luogo della potenza, poiché è attraverso l'azione politica che si pensa sia possibile realizzare la pienezza dell'umano. In questa cornice nasce il pensiero utopico, che acquista pian piano sempre più rilevanza. A partire dal contributo di T. Moro inizia la ricerca di un mondo diverso; in quest'ottica, la prospettiva utopica mette in questione l'ordine politico esistente e i suoi rapporti di potere. Il pensiero utopico, differentemente da quello religioso, attiva l'azione concreta, pensando la politica come luogo della sua realizzazione. L'utopia, quindi: - Riporta sul piano storico l'escatologia della salvezza; - Trasforma la città di Dio in città dell'uomo proiettata nel futuro. In questo contesto i rivoluzionari si pongono come coloro che si incaricano di tradurre.Nell’attuale realtà il sogno utopico, spesso attraverso l’uso della violenza. Nel corso del 19° secolo l’uomo è divenuto soggetto pubblico, assumendo su di sé il senso della storia e dellamissione di cui ciascuno, in quanto attore sociale, è portatore. Tale processo ha poi raggiunto il suo culmine con la rivoluzione francese, tramite la quale il popolo, per la prima volta, è riuscito a conquistare il potere e, con esso, la potenza. Non a caso, sarà nei due secoli successivi che sorgeranno le grandi ideologie: comunismo, nazionalismo e fascismo.
LA PROIEZIONE SPAZIALE: UNIVERSALIZZAZIONE E COLONIALISMO
A partire dal 1492 le logiche imperiali hanno cominciato ad estendersi ben oltre i confini geografici del vecchio continente. Dalla scoperta dell’America in poi la proiezione imperialistica dei paesi europei non ha mai smesso di operare, alimentata dapprima dal ruolo di Spagna e Portogallo e, successivamente, dai paesi riformati (Olanda e
Inghilterra): - Regni iberici: la loro espansione ha legato insieme gli interessi materiali e di potenza della corona con la diffusione della fede cristiana nelle nuove terre scoperte. Poco aperti alla modernità, essi esportarono nelle colonie un modello vicino a quello del feudalesimo europeo (organizzazione definita "encomienda" in Spagna e "capitania" in Portogallo);
Paesi protestanti: in questi paesi il processo colonialista si plasma in relazione alla natura delle politiche dei nuovi stati nazionali e alle loro proiezioni volte a raggiungere un equilibrio tra potenza nazionale e affermazione soggettiva. Anche nel colonialismo si ha una commistione tra politica e religione che, in questo caso, intreccia universalismo cristiano, liberazione individuale e potenza nazionale (la rivisitazione dell'idea di impero costituisce il punto di unione tra l'emergere delle nuove potenze politiche e la cornice religiosa.
L'ETÀ DELLE COSTITUZIONI:
STATO DI DIRITTO COME POTERE REGOLATOLa rottura segnata dal pensiero politico di Hobbes inaugura una stagione caratterizzata dalla ricerca di un nuovo punto di equilibrio e di una nuova relazione tra potenza e potere.
La problematicità della soluzione hobbesiana si rivelò ben presto nella frizione che si manifestò tra un unico centro di potere e l'emergere delle nuove soggettività individuali e sociali. Come aveva già sostenuto Lacan, infatti, quando l'ordine del padre non si manifesta come patto, ma come pura potenza, ne derivano una serie di problemi (derive assolutistiche prime e totalitarie poi). Questi problemi hanno portato l'uomo moderno a ricercare nuove forme di autorità, volte a limitare il potere e la sua potenza in un equilibrio complesso con l'emergere della libertà individuale.
L'epoca della democrazia e delle Costituzioni non è altro che questo sforzo teso a contenere e, al tempo stesso,
Diffondere la potenza della vita sociale attraverso la costruzione di forme legittime di potere. In quest'ottica hanno giocato un ruolo fondamentale le Costituzioni, ideate al fine di strutturare la legge fondamentale dello Stato; la storia delle Costituzioni si è sviluppata in modo asimmetrico:
- Costituzioni rivoluzionarie del '700 (Declaration of Indipendence - US Constitution);
- Costituzioni napoleoniche e della Restaurazione;
- Costituzioni liberali (Carta di Luigi Filippo) e Costituzioni dei Paesi latino-americani di nuova indipendenza;
- Costituzioni democratiche razionalizzate (primo dopoguerra);
- Costituzioni di taglio democratico-sociale (secondo dopoguerra).
L'intreccio tra democrazia e costituzionalismo è talmente stretto da impedirci di pensare queste due dimensioni separatamente; le idee democratiche, a loro volta, sono legate ad una determinata concezione della sovranità che mira a fondare la legittimità del potere.
sullasovranità popolare (art. 1.2: "La sovranità popolare appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"). La teoria democratica degli ultimi secoli, dunque, è andata in questa direzione, sostenendo che il potere sia necessario per il buon funzionamento della società e, al tempo stesso, sostenendo che esso debba essere delimitato per permettere ai soggetti di ampliare lo spazio della propria autonomia. La soluzione a questa esigenza è stata trovata nella divisione del potere, che è stato frammentato e limitato grazie al contributo del pensiero democratico (= lo Stato cresce laddove vengono garantite le libertà individuali e sociali, ossia laddove il potere viene diviso). POTENZA E INTEGRAZIONE NEI REGIMI DEMOCRATICI Le società democratiche, fondate sulle Costituzioni e basate sul riconoscimento dei diritti individuali, realizzano almeno due passaggi significativi: 1. Spostano una parte dellapotenza sugli individui e sulle organizzazioni private, sia sul versante economico (promozione della capacità di iniziativa), sia su quello socio-politico (ruolo crescente attribuito all'autorganizzazione dei gruppi);
2. Mettono a punto un sistema che garantisce un certo dinamismo istituzionale.= ne deriva una forma istituzionale dinamica, capace di tenere aperta la relazione tra potere istituito e potenza istituente; non conta solo l'ordine delle cose, ma la capacità di generare un continuo cambiamento attraverso il potere legiferante, la competizione elettorale, l'innovazione e l'imprenditorialità economica e sociale
Con l'aumento della complessità sociale, tuttavia, è aumentata anche la difficoltà nel tenere in equilibrio le diverse dimensioni; in particolare, le esigenze di decisione e di cambiamento sono entrate in tensione con la domanda di integrazione sociale e culturale, esponendo i regimi democratici a ripetute
crisi di legittimazione. Tale problema può essere letto in relazione al nodo potere-potenza:
- Da un lato, il potere istituito deve rispettare la legge e le procedure formali;
- Dall'altro lato, esso ha l'esigenza di accrescere le possibilità di tutti i cittadini.= per questo motivo gli Stati nazionali hanno nel tempo oscillato tra integrazione sistemica e integrazione sociale, alla ricerca di un qualche equilibrio.
A partire dagli anni '70 l'aggravio dei costi e i problemi di efficienza hanno prodotto non solo la crisi fiscale dello stato, ma anche, e soprattutto, la crisi di legittimazione degli apparati statuali, creando le premesse per la nascita del primo esperimento di società tecnica.
Al fondo vi è la contraddizione crescente che la sovranità è destinata a sollevare: per definizione limitato territorialmente e istituito giuridicamente, lo Stato si rivela sempre più in difficoltà nella gestione della potenza.
che esso stesso crea grazie alla propria capacità di decentrare democrazia e mercato. STATO E POLITICA IN CRISI DA TEMPO (dal punto di vista sia dell'integrazione sociale [integrazione tra potenza individuale e potenza del gruppo] sia di quella sistemica [integrazione tra l'aumento dell'efficienza a livello statale e planetario]). STATO DEMOCRATICO, STATO SOCIALE, BIOPOLITICA Il modello fusionale, dunque, è caratterizzato da un difficile equilibrio tra integrazione sistemica e integrazione sociale e dall'inadeguatezza nel gestire la complessità della vita psichica e collettiva contemporanea. Di fronte a queste difficoltà, la società politica ha deciso di percorrere quella via che M. Foucault descrive nei termini di un progressivo passaggio dal modello pastorale del potere, ereditato dalla Chiesa, alla biopolitica, intesa come tecnologia politica dei corpi. Il modello pastorale si fonda sullo sforzo di condividere un insieme di significati-orientamenti etici,esaltando l'impegno nella costruzione di valori e nell'educazione delle persone. Il suo scopo primario è la salvezza degli individui, scopo che si esplicita nel tentativo di mantenere un forte contenuto etico nella gestione politica sociale e culturale e nel programma di disciplinamento dei comportamenti. Tuttavia, tale soluzione, nel tempo, incontrò crescenti difficoltà, soprattutto in seguito al radicarsi dei movimenti rivolti all'ottenimento dei diritti individuali. Il passaggio alla biopolitica, di conseguenza, vede lo spostamento del focus sul mantenimento delle condizioni di vita individuali. Tale modello, in sintesi, abbandona l'enfasi posta sui significati e adotta una strategia di controllo/governo centrata sulla vita delle persone. Il popolo non viene più considerato in quanto popolo, ma in quanto popolazione. Assumono maggiore rilievo le questioni demografiche, sanitarie, educative, ecc. La vita quotidiana viene regolata.mediante procedure standardizzate volte ad aumentare la potenza politica della comunità di appartenenza; ciò che conta è l'efficienza del sistema e questa prevede che l'educazione sia centrata non tanto sui valori, ma su tutto ciò che un cittadino deve fare. Foucault, nonostante le differenze, individua una continuità tra i due modelli nel rapporto tra individualizzazione e totalizzazione, che viene trasferito nella soluzione biopolitica diventando, nel tempo, il fulcro dell'idea di potenza contemporanea (= equilibrio tra espansione dell'Io e crescita del sistema). Lo slittamento dal modello pastorale a quello della biopolitica segue il processo di laicizzazione dello stato, in particolar modo tra la fine dell'800 e la prima metà del '900, quando: 1. Nasce la società dei consumi; 2. Vengono introdotte le prime forme di welfare state. La soluzione dello stato sociale nasce all'interno di un disegno di potenza.nte proporzionale alla sua capacità di controllare e gestire l'economia. In questo contesto, il ruolo delle istituzioni finanziarie diventa fondamentale. Le banche centrali, ad esempio, hanno il compito di regolare la politica monetaria e di garantire la stabilità dei prezzi. Allo stesso tempo, i governi devono adottare politiche fiscali adeguate per sostenere lo sviluppo economico e ridurre le disuguaglianze sociali. Inoltre, è importante promuovere la trasparenza e la responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. Solo attraverso un'efficace governance economica, gli Stati possono garantire il benessere dei propri cittadini e la crescita sostenibile del paese.