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ETA’ ELLENISTICA

L'ACCADEMIA

Antica e media accademia

Nel 348-47 muore Platone e i suoi primi successori, tra la metà del IV secolo al 280 circa,

continuano ad occuparsi delle dottrine non scritte, volte alla formazione dei dirigenti politici ideali e

alla filosofia della matematica di impronta pitagorica. In questa prima fase, detta dell'ANTICA

ACCADEMIA, la scuola si sposta nel parco.

Nel 280 aC ARCESILAO (proveniente dall'Asia Minore) diventa scolarca e cambia orientamento,

fondando la MEDIA ACCADEMIA: si orienta verso posizioni agnostiche, scettiche, criticistiche e

probabilistiche simili a quelle adottate dal Platone dei Dialoghi. Questo deriva dalla volontà di

staccarsi dal dogmatismo delle altre tre scuole: non intende proporre un sistema ma insegnare a

ragionare e criticare.

Carneade e la nuova accademia

Tra il 200 e il 150 aC lo scolarca è Carneade, il quale codifica il senso comune sulla problematica

del destino, prendendo un indirizzo chiaramente ANTIDETERMINISTICO che vede dei punti in

comune con Aristotele e con il criticismo socratico. Egli non scrive nulla nè costruisce sistemi: le

sue lezioni, come per Aristotele, vengono trascritte dagli allievi.

Rappresentante della fase criticistica dell'Accademia platonica, introdotta da Arcesilao, Carneade

attua una critica sistematica del fatalismo divinatorio e astrologico e del determinismo stoico. Ciò

che egli critica è in particolare la pretesa sistematica e dogmatica degli stoici e degli epicurei. Nella

sua visione la conoscenza è PROBABILE: contro il valore assoluto di verità imposto dagli epicurei

alla percezione, Carneade afferma che le sensazioni non sono mai sicure ma esiste nell'uomo l'idea

della CREDENZA della maggiore o minore probabilità dei contenuti percettivi.

Rispetto agli stoici, i quali erano favorevoli alla divinazione in quanto conferma il destino secondo

cui tutto è collegato, Carneade ha una visione di tipo democriteo-aristotelico del PRINCIPIO DI

CAUSALITA': ogni evento ha sempre una sua causa ma essa non risale ad una concatenazione

preesistente ma viene compresa a partire dall'esperienza dei fenomeni specifici. Ripropone la

visione aristotelica secondo cui ci sono fenomeni dovuti a cause accidentali o casuali che non

necessariamente sono antecedenti e fenomeni che derivano dalla libera decisione. Contesta

Crisippo, secondo cui il tessuto è già prescritto anche se i soggetti hanno libertà, dicendo, a

proposito di Edipo, che nessuno, neanche un Dio, avrebbe potuto sapere prima che Edipo avrebbe

ucciso Laio. Egli decide sul momento di uccidere Laio: il contenuto della proposizione dipende

dalle CAUSE CONTINGENTI, che a volte ci sono note ma se non lo sono non possiamo sapere

nulla sul futuro. Una proposizione può essere vera o falsa ma questo non implica la necessità

dell'evento.

Il concetto di destino, dal momento che toglie la responsabilità, è incompatibile con la vita sociale,

con il diritto e con la religione. LA SCUOLA EPICUREA

Eudaimonismo e tranquillità dell'anima

La scuola epicurea, isolata nel dibattito sul destino in età ellenistica, assume una posizione

RADICALMENTE ANTIDETERMINISTICA che svaluta il principio di causalità affermando che

ci sono anche fenomeni che avvengono senza una causa.

La filosofia deve insegnare a vivere bene, e si vive bene quando si ottiene il piacere, che non

dipende dai beni materiali, i quali servono quel tanto per vivere in tranquillità, ma dall'anima. Il

piacere si identifica con il raziocinio e la TRANQUILLITA' DELL'ANIMA, ovvero l'assenza di

dolore fisico e psicologico. I beni esteriori devono essere usati in modo saggio e moderato, se no

possono rivelarsi dannosi. La serenità deve essere mantenuta anche quando c'è il dolore attraverso il

ricordo dei momenti felici.

La fisica atomistica

Lo studio della fisica e della logica serve a non aver paura della morte, dell'aldilà e delle punizioni

in quanto insegna la vera struttura del mondo e degli dei, i quali sono modelli di perfezione da

venerare che non interferiscono mai nella natura e pertanto non sono da tenere.

Epicuro riprende la CONCEZIONE ATOMISTICA DEMOCRITEA secondo cui tutto nella natura è

composto da atomi. Per Democrito l'aggregazione degli atomi avveniva grazie alla loro forma

individuale, mentre secondo Epicuro l'aggregazione deriva dal tipo di MOVIMENTO degli atomi,

dovuto al loro PESO. I processi degli atomi dei corpi quindi, essendo più massicci e pesanti, sono

più lenti, mentre i processi psichici degli atomi dell'anima (divisi in quattro sottospecie), essendo

questi sottili e leggeri, sono molto più veloci. Anche gli dei sono fatti di atomi, chiamati atomi

immagine: essi sono dunque eidola (figurine, formine) in quanto composti da atomi bidimensionali

senza spessore e consistenza.

L'accettazione dei tre fattori

L'epicureismo accetta l'inferenza dei tre fattori. Il mondo si è formato casualmente e si è costituito

in maniera macroscopica: da un'iniziale AGGREGAZIONE CASUALE in seguito subentrono delle

leggi necessarie che provocano la REGOLARITA' DELLA NATURA.

Nella "Lettera a Meneceo" Epicuro parla dei tre fattori causali. La necessità non è responsabile di

tutto, ma soltanto di una parte, il caso è instabile e imprevedibile e l'iniziativa umana è autonoma e

passibile di valutazione.

Epicuro afferma che è meglio credere agli dei piuttosto che al destino dei fisici: riferendosi in

particolare a Democrito, Epicuro critica il determinismo controbattendo che qualcosa deve pur

derivare dall'uomo se le sue azioni devono essere valutate dalla società.

La libertà del livello mentale

Epicuro afferma che le idee e i giudizi morali derivano dall'interazione tra atomi, i quali sono

regolati da leggi meccaniche regolari e necessarie. All'interno della stessa scuola epicurea si

formano delle obiezioni, alle quali egli rispode con la distinzione tra il LIVELLO BODY (struttura

primaria) il quale influisce con i suoi processi atomici sul LIVELLO MIND (mente/anima), il quale

non è il mero riflesso della struttura primaria ma avendo già delle attitudini autonome opera con una

sua propria causalità. Il livello mentale è più complesso, si emancipa dal processo atomico primario:

la LIBERTA' dunque parte dall'anima.

La dottrina della parenklesis

Gli atomi scendono verticalmente in un flusso continuo percorrendo una traiettoria separata dagli

altri. Senza una causa però è la DEVIAZIONE che questi atomi compiono: essa provoca l'incontro

con altri atomi e l'urto a sua volta provoca altri scontri. Questa variabilità nel movimento degli

atomi permette la formazione dei mondi, del caso e della libertà.

Sull'origine o sull'eventuale svolgimento delle catene causali domina comunque sempre

l'indeterminatezza del CASO per cui esse sono passibili di non svolgersi o interrompersi.

LA SCUOLA STOICA

Lo stoicismo, a differenza di Aristotele e della maggior parte delle scuole di epoca ellenistica,

adotta un DETERMINISMO RIGOROSO che prevede la determinazione a priori delle

concatenazioni causali da parte di un principio unitario (le loro fonti sono i fisiologi).

All'origine dello stoicismo vi è l'opera di Zenone di Cipro, il quale all'inizio del III secolo a.C.

fonda la Stoà, scuola filosofica poi diretta da Cleante di Asso e da Crisippo di Soli, che nel corso del

secolo dà inizio alla filosofia stoica in forma definitiva e sistematica. Lo stoicismo cessa di essere

una corrente attiva nel VI secolo d.C. con la chiusura delle scuole di Atene.

La scuola stoica professa una sistematica dottrina del destino pur proclamandosi paradossalmente

come una filosofia della libera scelta nella vita morale da parte del saggio. Il problema è come essi

si concilino.

Nel dibattito tra le scuole ellenistiche il destino viene associato al PRINCIPIO DI CAUSALITA'.

Contro la dottrina stoica del destino presero posizione tutte le scuole, riaffermando il modello

illuministico che respinge la subordinazione della realtà ad un unico principio, sostenendo invece la

validità dei tre fattori.

L'etica stoica volta alla felicità tramite la virtù

Lo stoicismo si configura come una corrente filosofica conseguente una FINALITA' MORALE: la

filosofia ha il compito di indicare il giusto criterio da impiegare per operare una SCELTA corretta in

vista della FELICITA', essa è dunque una techne avente come il risultato il vivere bene. E' un'etica

soggettiva in quanto funzionale all'individuo, in particolare al saggio, razionale ed eudaimonistica.

L'ideale socratico del saggio è centrale nel pensiero stoico: esso vive felice in quanto vive secondo

ragione fondandosi su se stesso. Il vivere bene si identifica con il rispetto dei dettami della

RAZIONALITA' (il "vero sè" dell'uomo) senza farsi condizionare da altre esigenze esterne alla

natura propria del sè.

Il problema è il rapporto di forza tra l'elemento dominante dell'uomo, la ragione, e altre istanze sia

interne che esterne diverse dalla sua identità. La LIBERTA' non riguarda, come in Aristotele, le

azioni che si possono o non si possono fare, ma la sfera interiore: la libertà stoica è positiva in

quanto si è liberi nel fare, non nel poter non fare. L'uomo è libero quando le sue azioni sono

conformi alla sua natura razionale.

Il principio razionale da applicare alla pratica è la VIRTU', la quale è insegnabile e imparabile, non

un dono divino: bisogna formare un uomo autentico che affronta la vita e la morte con coraggio

senza vergognarsi di se stesso e che sappia vivere secondo il principio razionale della natura che

permette di discernere il bene dal male.

La morale stoica è rigorosa e severa ma diversamente dalla morale cristiana non è l'osservanza di

divieti bensì una morale SOGGETTIVA secondo cui la virtù è un modo di vita: bisogna essere

dignitosi, coerenti, fermi, seri, non essere mai in contraddizione con se stessi, mai doversi

vergognare o pentire.

La morale stoica è UNIVERSALE in quanto prevede nella natura un principio passivo, la materia, e

un principio attivo, il LOGOS o PNEUMA o DESTINO o DIO: esso è razionale ed ha un suo

PIANO D'AZIONE da esercitare sulla materia. Il logos è imminente al mondo e plasma la natura;

dal momento che vivere bene significa vivere conformemente alla natura, bisogna plasmare la

propria vita così come il logos plasma il mondo, realizzando il suo piano nell'esistenza.

Il concetto di causa e di destino

L'ordine del mondo è dato da una rete concatenata di cause che partono da un unico princip

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/07 Storia della filosofia antica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elib. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Magris Aldo.