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LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
(Guglielmo Gulotta)
Il concetto di comunicazione viene utilizzato in svariati ambiti: dalle relazioni umane, al più generale
contesto delle relazioni sociali, al mondo della tecnologia.
In ambito psicosociale, l’attenzione si è focalizzata sulla comunicazioni nei termini dell’interazione sociale.
La comunicazione non è un processo lineare da un emittente e un ricevente.
La comunicazione crea un punto di contatto, apre un processo dinamico che vive degli apporti dei due
comunicanti e usa canali e strumenti appropriati al ruolo di ciascuno.
Si parla di circolarità di sistema.
Gli elementi sono:
- elementi linguistici, nel senso di segni
- strutture che appartengono all’atto del parlare/ascoltare
Negli studi si sono assunti opposti punti di vista:
- posizioni centrate sulla struttura vs posizioni centrate sulla funzione
- linguaggio-pensiero vs linguaggio-comunicazione
- linguistica del codice vs linguistica dell’inferenza
Nei primi ambiti è prevalso lo studio dei processi cognitivi, nel secondo sulla dimensione di azione.
Il problema attuale è quello di conciliare queste due posizioni.
Storia: Modello tecnico di Shannon e Weaver (1949)
Linguaggio come passaggio di informazioni da una fonte a un destinatario, mediante codifica dei
segnali di natura binaria (corrispondenza significante-significato)
Modello linguistico
Si riconosce l’importanza del contesto e del partecipante come soggetto sociolinguistico
Modello psicosociologico di Anzieu e Martin (1971)
Comunicazione come rapporto tra locatore e allocutario, finalizzato alla produzione di significati
attraverso registri verbali e non-verbali.
Modelli a interlocutori
Comunicazione come interazione, come luogo dell’intersoggettività in un rapporto di reciprocità e
cooperazione.
La comunicazione ha una dimensione contrattuale dove la posta in gioco è la persuasione e gli attori
sono enunciatario-comunicante e enunciatario-interpretante.
COMUNICAZIONE E INTERAZIONE
La comunicazione può essere studiata come:
- sintassi: in relazione alla teoria dell’informazione (codici, canali, …)
- semantica: in relazione al significato come convenzione tra individui
- pragmatica: in relazione alla capacità di influenzare il comportamento altrui.
Nella prospettiva pragmatica, secondo Watzlawick ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di
relazione, in modo tale che il secondo determina il primo ed è quindi “metacomunicazionale”.
La comunicazione avviene:
- per parole o gesti legate da convenzioni all’oggetto(numerica)
- per immagini non-verbali che sono la copia dell’oggetto (analogica)
Gli scambi sono, rispetto alle relazioni tra interlocutori:
- simmetrici
- complementari (up / down)
Le relazioni duali impostate secondo gli scambi simmetrici, tendono a essere competitive: avviene
un’escalation simmetrica dove uno vuole essere sempre più uguale all’altro.
Le relazioni complementari, tendono a incrinarsi quando sono troppo rigide.
Le manovre comunicazionali sono risposte che mirano a definire o ri-definire un rapporto.
Le strategie sono invece definite come metodi sottili, ma sleali, per raggiungere il controllo del
comportamento altrui e modificarlo in modo favorevole per se stessi.
Le strategie disorientano l’interlocutore, un esempio sono le prescrizioni paradossali: “Disobbediscimi”, “Sii
autonomo!”, ….
Ci sono strategie per colpevolizzare, per imbarazzare, per irritare, …
COMUNICARE PER INFORMARE
La funzione essenziale della comunicazione è quella sociale: essa è il frutto di un gruppo di individui, ne
modifica la realtà soggettiva, è lo strumento di contatto.
Essenziale è quindi la funzione referenziale: lo scambio di informazioni tra interlocutori su un oggetto
(referente).
L’uso del linguaggio come di ogni altro strumento è condizionato dalla competenza, in questo caso,
linguistica.
Il concetto di competenza deriva dagli studi di Chomski (1965): indica l’insieme di conoscenze che un
parlante ha della lingua che impiega, cioè delle regole che usa per produrre e comprendere potenzialmente un
numero infinito di frasi.
Competenza Esecuzione
L’esecuzione è il modo concreto di usare il linguaggio in una determinata situazione.
Assunti chomskiani:
- esiste una grammatica universale: tutti i linguaggi sono tagliati sullo stesso modello “profondo”
- le regole del livello profondo sono innate e non apprese e forniscono una base generale per
l’apprendimento del livello superficiale
Austin e Searle (1969, 1974): “Parlare è agire”, il fenomeno linguistico è equivalente a un’azione.
Enunciati performativi referenziali
I secondi sono preposizioni delle quali ci si può chiedere se sono vere o false.
Nell’atto linguistico ci sono tre aspetti:
- locutorio: attività fisica necessaria per dire qualcosa, e la conoscenza del codice grammaticale
- perlocutorio: intenzione di procurare effetti su chi ascolta
- illocutorio: significato convenzionale dell’atto linguistico in un determinato contesto.
Un altro fenomeno studiato è l’adattamento all’interlocutore (Orsetti, 1983): quando parliamo con individui
con ridotte capacità linguistiche tendiamo a adattare la nostra produzione al suo livello di comprensione.
LINGUAGGIO
E’ un importante strumento per coinvolgere più individui, per portare parlante e ascoltatore in uno stesso
schema interpretativo.
E’ un insieme complesso di segni e simboli, che ci servono anche a interpretare il nostro ruolo sociale
secondo un copione che noi stessi scriviamo.
Robinson (1978): il linguaggio copre tutta la gamma dei rapporti interpersonali, cioè:
- area operativa: chiedere e offrire
- area socioemotiva positiva: manifestazioni di solidarietà, risate,…
- area socioemotiva negativa: manifestazioni di dissenso, odio,…
Principali funzioni:
Caratterizzazione del Ruolo
Il ruolo è la serie di comportamenti prescritti o attesi da una certa persona che occupa una determinata
posizione sociale. Alcuni ruoli richiedono forme linguistiche precise (associati verbali), in particolare i
pronomi (allocutivi).
L’uso degli allocutivi è regolati da norme secondo le relazioni di ruolo:
- differenze di status
- differenze di età
- differenze di status occupazionale
Brown (1965) enuncia due regole fondamentali:
- norma di status: ci si rivolge a tutte le persone di status basso in modo informale, e elevato in modo
formale, indipendentemente dal grado di intimità;
- norma di solidarietà: si usa la forma educata con tutte le persone con le quali non si è in confidenza,
quella informale con i partner, a prescindere dallo status sociale.
Caratterizzazione del parlante
Il linguaggio rivela caratteristiche del soggetto: sociodemografiche e di personalità.
COMUNICAZIONE NON VERBALE
E’ considerata un linguaggio di relazione.
Essendo meno controllabile del linguaggio verbale, lascia filtrare contenuti profondi.
Due aspetti:
- non vocali: gesti e postura
- vocali: tono di voce, pause, …
Classificazione ulteriore:
- linguaggio dei segni: tutte quelle forme in cui parole, numeri e punteggiatura sono costituite da gesti
- linguaggio dell’azione: tutti i movimenti che non sono usati esclusivamente come segnale
- linguaggio degli oggetti: esibizioni intenzionali e non di cose materiali che ci circondano (auto, vestiti,
cellulare,…)
Il linguaggio non verbale è stato chiamato linguaggio silenzioso, e ne sono stati classificati vari tipi:
a) Apparenza fisica: la bellezza è un importante fattore che facilita i rapporti sociali;
b) Abbigliamento: come dato visibile, ancora prima in senso di distanza dell’espressione facciale;
c) Postura: manifesta il diverso grado di accessibilità consentita all’altro;
d) Orientamento spaziale: posizioni reciproche che le persone assumo nello spazio;
e) Mimica facciale e sguardo
f) Distanza interpersonale: intima, personale, sociale, pubblica.
Studi sull’importanza dei fattori nell’attribuire il significato ai messaggi, hanno indicato che:
- le parole 10 %
- il tono della voce 40%
- comportamento non verbale 50%
COMUNICARE PER PERSUADERE
Sembra che le variabili che correlano con l’efficacia della persuasione siano:
- Attendibilità: se la fonte è attendibile, veniamo influenzato da msg che altrimenti ci lascerebbero
indifferenti. ATT! Effetto latenza: dopo un mese aumentano gli effetti del msg poco attendibile, perché
l’informazione viene scissa dalla fonte, e diminuiscono gli effetti del msg attendibile
- Attrattività fisica: si ascolta di più una persona piacevole da guardare
- Affinità tra emittente e destinatario
- Presunte Intenzioni: il msg acquista più rilevanza soprattutto se si considera il mittente disinteressato
La disposizione ad accogliere varia in rapporto inverso con l’autostima del destinatario.
Perelman (1981): Chi comunica deve tenere conto di:
- tesi dell’uditorio
- area di accettazione
Quando la discrepanza è elevata , il msg non viene accolto.
Festinger (1973): Teoria della dissonanza
1. ognuno di noi tende alla coerenza interna tra idee e atti
2. conoscenze discrepanti creano disagio
3. la pressione per eliminare la dissonanza è funzione dell’importanza delle componenti in
gioco
4. la dissonanza può essere appianata trasformando gli elementi cognitivi o aggiungendone di
nuovi
Asch (1946) studiò l’effetto alone: la tendenza a raggruppare i tratti in modo che siano tutti positivi o tutti
negativi (teoria implicita della personalità).
Propose due liste di tratti che differivano per un solo tratto: calmo – freddo.
Questo tratto modificò tutto il prospetto di personalità fantasticato.
Le nostre percezioni tendono a essere uniformi e a raggrupparsi attorno a dei tratti centrali.
Norton (1983) ha studiato gli stili comunicativi:
- dominante e rilassato → fiducia
- sottomesso e nervoso → insicurezza
- drammatico
- animato
La combinazione dà luogo a vari effetti.
Toulmin (1979) ha studiato come deve essere strutturata un’argomentazione per essere efficace:
- Devono essere esposte in modo chiaro le Asserzioni
- Devono essere supportate in modo attendibile da dati e fatti rilevanti
- Deve essere esplicitato il diverso grado di certezza delle asserzioni
- Devono essere espresse riserve riguardo a circostanze eccezionali che potrebbero falsificare le asserzioni
Anche la persuasione è considerata attualmente un processo interattivo tra persuasore e persuaso. La