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La resistenza dei popoli indigeni e il valore della cultura

La cultura dei popoli indigeni è un fattore fondamentale nella loro resistenza ai tentativi di annientamento o emarginazione da parte del sistema dominante. In particolare, la terra, o meglio la madre terra (Pacha Mama), assume un valore fondamentale e non può essere oggetto di commercio.

È importante notare che non esiste un accordo generale a livello internazionale sul significato del termine "popoli indigeni", ma nella pratica si attribuisce ai popoli stessi il potere di definire chi fa parte del gruppo.

Vale la pena sottolineare che l'assoggettamento dei popoli indigeni, sebbene sia avvenuto con l'uso di molta violenza, è stato anche accompagnato dall'uso di strumenti giuridici apparentemente consensuali. Il consenso dei popoli indigeni era importante per i colonizzatori perché costituiva un titolo valido nei confronti di altri colonizzatori e rendeva la colonizzazione più tranquilla.

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però il problema di capire se tali accordi sono stati conclusi in maniera conforme alle regole internazionali e pertanto validi. La Subcommissione sulla prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze incaricò Miguel Alfonso Martinez nel 1987 di procedere alla redazione di un documento che valutasse tale situazione. Il Relatore sottolinea che manca nella sottoscrizione degli accordi la corretta informazione da parte degli emissari del Paese colonizzatore verso le popolazioni indigene, che spesso firmavano trattati scritti in una lingua totalmente sconosciuta. Dal punto di vista giuridico, questa è un'evidente violazione del principio di buona fede nella negoziazione degli accordi. Ne consegue che tali accordi sarebbero ritenuti di dubbia validità da ogni tribunale moderno. A prova di ciò vi è anche il tema dell'incommerciabilità della terra che rappresenta un punto essenziale della visione del mondo dei popoli.

indigeni e del loro ordinamento giuridico. Pertanto non è pensabile che le rappresentanze indigene potessero cedere la proprietà della terra a terzi. Tuttavia non c'è una solida base giuridica per affermare che i popoli indigeni che hanno stipulato trattati con i coloni europei abbiano perso il loro status giuridico internazionale di popoli (diritto all'autodeterminazione). Ma, nonostante i popoli indigeni mettano in discussione la validità di tali trattati opponendo l'argomentazione che una rinuncia alle proprie terre e risorse sarebbe in contraddizione con le tradizioni ancestrali, secondo la convenzione di Vienna sul diritto dei trattati una parte non può invocare le disposizioni del suo diritto interno per giustificare la mancata esecuzione di un trattato. Pertanto tali trattati vanno ritenuti ancora in vigore, per effetto del principio generale secondo il quale, gli accordi conclusi senza scadenza continuano ad essere validi finché

Tutte le parti non ne decidano l'abrogazione. Al termine del rapporto, il Relatore aggiunge che le contraddizioni fra l'applicazione del diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni e la sovranità degli Stati, dovranno essere risolte mediante mezzi pacifici, preferibilmente nell'ambito delle giurisdizioni interne, tramite meccanismi in cui è prevista la partecipazione effettiva dei popoli indigeni. Inoltre prevede la possibilità di istituire un meccanismo internazionale di controllo sui trattati conclusi con i popoli indigeni e questo garantirebbe la possibilità dei popoli indigeni di difendere i propri diritti giuridicamente.

LE NAZIONI UNITE E I DIRITTI DEGLI INDIGENI

L'iniziativa delle Nazioni Unite relative ai popoli indigeni si articola in tre ambiti fondamentali:

  • Lotta alla discriminazione esercitata nei confronti dei popoli indigeni
  • Riconoscimento della loro peculiarità e della necessità di una
loro tutela• Affermazione del loro diritto all'autodeterminazione La Convenzione n°169 dell'OIL ha rappresentato, prima dell'adozione della Dichiarazione sui diritti degli indigeni, il punto più avanzato del diritto internazionale sul tema dei popoli indigeni. Estremamente significativa è, per tale convenzione, la necessità di adottare nuovi standard internazionali che rimuovano il precedente approccio assimilazionista, al fine di riconoscere le aspirazioni dei popoli indigeni ad esercitare il controllo sulle proprie istituzioni e la propria identità, nel quadro dello Stato in cui vivono. La Convenzione si pone 5 obiettivi generali:
  1. Garantire la vita e la sicurezza degli indigeni
  2. Abolire ogni discriminazione fra gli indigeni e gli altri cittadini di un determinato stato
  3. Colmare il gap fra gli indigeni e gli altri cittadini
  4. Promuovere la partecipazione degli indigeni in particolare nei provvedimenti che li riguardano in modo
Salvaguardare le istituzioni indigene, nonché i loro sistemi culturali e religiosi La seconda parte della Convenzione è dedicata al tema della terra e stabilisce un generale divieto di allontanare i popoli indigeni dalle terre che occupano. Qualora sia considerato necessario un trasferimento, come misura eccezionale, si richiede il consenso dei popoli interessati e deve essere garantito il diritto a ritornare non appena cessino i motivi del trasferimento. Parallelamente agli sviluppi normativi in campo internazionale, i popoli indigeni hanno trovato spazio nelle conferenze globali delle nazioni unite su una serie di temi di interesse generale per la comunità internazionale. UNCED La Dichiarazione sui popoli indigeni adottata dall'assemblea generale nel 2007 rappresenta, almeno per il momento, il punto culminante dell'elaborazione in materia. La dichiarazione è stata approvata con quattro voti contrari (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti), ma ha ricevuto un ampio consenso da parte degli altri Stati membri delle Nazioni Unite.Uniti). Anche gli Stati che non vivono in modo diretto il problema hanno dunque tenuto ad esprimere il loro voto favorevole, nella convinzione che il trattamento degli indigeni e la protezione dei loro diritti costituiscano una questione di principio. Ma è stato soprattutto determinante il ruolo degli Stati che hanno un'ampia presenza di popoli indigeni, in particolare quelli latinoamericani. Il fulcro principale della Dichiarazione è il diritto di autodeterminazione che viene accompagnato dal rispetto degli altri diritti attribuiti ai popoli indigeni, come pure dagli obblighi incombenti sugli Stati o altri soggetti.

Nonostante la dichiarazione non ha di per sé forza vincolante, almeno due fattori concorrono a conferirne un sostanziale valore normativo:

  • L'autorevolezza che è stata attribuita alla stessa dal voto favorevole della grande maggioranza della comunità internazionale
  • L'impegno assunto dagli stati che l'hanno

approvata di assumersi gli obblighi e garantire i diritti in esse sanciti. Attuando la dichiarazione nei rispettivi ordinamenti, gli Stati contribuiscono alla nascita di vere e proprie norme consuetudinarie relative al trattamento dei popoli indigeni e ai diritti che questi ultimi possono vantare nei confronti degli Stati e degli altri soggetti del diritto internazionale.

I POPOLI INDIGENI E L'AMERICA LATINA

All'approvazione della Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni si accompagna nell'area regionale latinoamericana lo sviluppo di una prassi statale di grande interesse. Assistiamo oggi in quella che viene chiamata Amerindia a una stagione caratterizzata, per un verso, dal recupero dell'identità originaria e, dall'altro, dal rigetto delle pratiche espropriative, sia dal punto di vista ideale che da quello materiale, per lungo tempo imposte alle popolazioni indigene. I popoli indigeni infatti possono dare un importante contributo.

all'integrazione regionale per almeno tre motivi: Perché portatori di una cultura, e quindi di un elemento importante di identità che a) ritroviamo alle origini di tutti gli stati della regione b) Perché varie etnie indigene esistono a cavallo delle frontiere e rappresentano quindi un importante fattore di congiunzione c) Perché attingendo alla cosmo visione dei popoli indigeni questi paesi sperimenterebbero nuovi modelli di integrazione. L'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) è un organismo regionale delle Nazioni Unite fondato nel 1948 che ha come obiettivi fondamentali raggiungere un ordine di pace e giustizia, promuovere la solidarietà tra gli stati membri e rafforzarne la collaborazione. L'OSA ha incaricato un gruppo di lavoro di elaborare la Dichiarazione interamericana dei diritti dei popoli indigeni. Il testo è ancora in corso di negoziazione, ma possono darsene alcune anticipazioni: - Si riconosce la

personalità giuridica dei popoli indigeni e se ne rispettano le forme di organizzazione. A tal riguardo gli Stati riconoscono le forme indigene di famiglia, in particolare la famiglia estesa, così come le sue forme di unione matrimoniale e di discendenza.

Inoltre si impone ai tribunali competenti di prendere in considerazione il diritto indigeno per determinare l'interesse del minore.

Viene stabilito il divieto di ricerche e sperimentazioni biologiche e mediche che abbiano per oggetto gli indigeni.

Viene affermato il diritto alla partecipazione piena ed effettiva nella programmazione e applicazione di strumenti in materia ambientale. Degno di nota è il diritto dei popoli indigeni di creare proprie aree protette.

Vengono stabiliti il diritto all'autonomia e all'autogoverno.

Si afferma l'impossibilità di sottoporre a sequestro o confisca terre occupate storicamente dai popoli indigeni. Inoltre si stabilisce l'obbligo

  • Viene affermato il diritto dei popoli indigeni di determinare liberamente il proprio sviluppo politico economico e sociale, in conformità alla propria cosmovisione
  • In caso di conflitti armati si prevede il rispetto delle istituzioni per il mantenimento della pace e della sicurezza dei popoli indigeni, e allo stesso tempo gli Stati sono tenuti a proteggerli in tempo di guerra
La lotta di resistenza ha dato importanti frutti anche sul piano giuridico interno, con l'affermarsi del principio di autodeterminazione dei popoli. A tale criterio si ispira lo sforzo di vari Paesi latinoamericani di permettere alle popolazioni indigene di recuperare la loro parte di identità, inserendo nelle carte costituzionali delle norme dedicate ad essi.La situazione dove è maggiormente necessaria una riforma costituzionale è quella dei tre paesi: Bolivia, Ecuador e Venezuela.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
5 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Governance Internazionale della Cooperazione allo sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cadin Raffaele.