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Cambiamento del concetto di sicurezza
Il concetto di sicurezza non tradizionale può anche avere un legame debole con le questioni territoriali (si pensi al cambiamento climatico, senza confini per tutto il pianeta). Cambiamento del significato del concetto di confini: visto sempre più non tanto per separare come in passato, quanto per collegare.
Per questo motivo, l'occupazione militare può riuscire davvero solo se accompagnata da dispendiose campagne di propaganda da parte del soggetto invasore al fine di convincere la popolazione invasa della bontà della loro nuova situazione (non a caso, le occupazioni riuscite in tempi recenti sono quelle in cui l'occupante era temuto meno di un altro soggetto).
D'altro canto, diversi studiosi hanno stemperato la tendenza a sminuire l'importanza della geopolitica, se non altro perché le fonti di alcune risorse chiave (su tutte, il petrolio) rimangono localizzate in luoghi (e Stati) precisi.
Perciò gli altri Paesi, per natura sprovvisti di tali risorse, devono confrontarsi con essi anche in un mondo globalizzato. (Nondimeno, rimangono questioni in cui la geografia e la geopolitica sembrano contare molto: - I processi di democratizzazione sarebbero, secondo alcuni studiosi, più probabili in Paesi marittimi. - Le riserve di petrolio sono irrimediabilmente concentrate in alcuni luoghi circoscritti del pianeta.)
La sicurezza internazionale
Le differenti interpretazioni
I due principali strumenti per risolvere le dispute internazionali sono la diplomazia e la forza, dato che non esiste un'autorità superiore agli Stati che possa imporre un sistema legale-costituzionale valido per tutti. Quest'impostazione delle relazioni internazionali rende la sicurezza internazionale un tema fondamentale, affrontato da tutti gli approcci a questa disciplina e, in modo particolare, dai realisti (che hanno una visione hobbesiana del piano internazionale, descrivendolo come un'arena anarchica).
Un far west, in cui tutti sono in lotta per il potere e non vi è un'autorità centrale). I realisti sono ossessionati dal tema della sicurezza. Il termine sicurezza deriva dal latino "se curare", ossia curare se stessi, e consiste nella tutela degli interessi considerati vitali di un soggetto, sia a livello di integrità fisica sia per quanto riguarda i valori da esso ritenuti fondamentali (aggiungendo, dunque, la sopravvivenza morale a quella fisica, un concetto definito come "survival plus"). Ne deriva che una minaccia internazionale mette in discussione gli interessi dei soggetti che operano sul piano internazionale. Gli studi di sicurezza sono quella branca delle Relazioni internazionali che si occupa delle minacce alla sicurezza internazionale di tipo tradizionale o non tradizionale, mentre gli studi strategici si concentrano sul modo in cui vengono condotte le guerre (ossia la minaccia tradizionale tipica). (La relazione per il Parlamento)
formulata dai servizi segreti italiani è un documento accessibile al pubblico. Nell'ultima relazione vengono descritte minacce all'economia aziendale, golden power, risorse strategiche dello Stato, minacce cibernetiche; settore sanitario, attacchi ai database degli ospedali; attacchi jihadisti; immigrazione clandestina; estremismi, terrorismo autoctono; organizzazioni criminali, la criminalità organizzata è un tema oggi prevalentemente delle forze di polizia. Agenzie: AISE, minacce esterne; AISI, minacce interne.) Se la sicurezza si ricollega alla tutela di valori ritenuti vitali, è opportuno chiarire per quali soggetti essi siano ritenuti vitali. Tradizionalmente, l'oggetto referente della sicurezza internazionale era lo Stato, tuttavia, oggigiorno, le minacce non sono associate alla sola sicurezza statale, bensì anche a quella dei singoli individui che compongono una comunità statale. Non è un caso, quindi, se diversi autoriconsiderano la povertà come una vera e propria minaccia alla sicurezza (e non solo un fenomeno all'origine di altre minacce). Si è, infatti, passati da una visione di "State security" a una di "human security", in cui l'oggetto referente della sicurezza è la cittadinanza. Questa evoluzione è in accordo con il cambiamento del paradigma dominante relativo alla definizione delle minacce internazionali, con il passaggio dall'interpretazione tradizionale a quella non tradizionale. L'interpretazione tradizionale della minaccia alla sicurezza internazionale la descriveva come una qualunque forma di uso della forza armata da parte di uno Stato nei confronti di un altro Stato, una visione che, essenzialmente, andava a limitare all'attacco militare o alla guerra aperta il numero delle minacce agli interessi e all'incolumità degli Stati e degli individui sul piano internazionale. Le guerre sono la principaleminaccia alla sicurezza fisica. 3 requisiti:
- La minaccia è posta da uno Stato (o da un gruppo di Stati).
- La minaccia è indirizzata contro uno Stato (o un gruppo di Stati).
- La minaccia è armata.
Tuttavia, a partire dalla metà degli anni '80, studiosi come Barry Buzan hanno sottolineato che esistono dei pericoli per gli Stati e la sicurezza internazionale che non derivano dall'uso della forza o dalla volontà statale (non si guarda più solo alle minacce statali). Si è così sviluppata, e poi affermata, l'interpretazione non tradizionale, che prende in considerazione delle minacce che non presentano uno o più dei requisiti tradizionali. Si identificano, infatti, minacce portate da attori non statali (come il terrorismo, non c'è un attacco diretto da uno Stato a un altro, o la guerra civile), minacce ibride (azioni lesive nei confronti di uno Stato che, però, non interessano i domini
tradizionali di aria, terra e mare – per esempio, attività di disinformazione, fakenews che minano alla credibilità degli stati, notizie allarmistiche, attacchi cyber, operazioni di falseflag, minacce non armate) e minacce senza alcun requisito tradizionale (né poste da uno Stato né con uso delle armi, per esempio le pandemie o i cambiamenti climatici, non si tratta di attori intenzionali). (Una volta le guerre civili costituivano l’eccezione, oggi stanno crescendo: guerra civile in Siria, presidente contro ribelli, questa guerra ha anche una dimensione internazionale; guerra civile in Yemen da 10 anni, lo Yemen si trova nella Penisola Arabica; guerra civile libica. Operazioni cyber: si accusa la Russia di essere un Paese impegnato sotto questo profilo; obiettivo Iran penna USB per manomettere le centrali nucleari; spegnimento dei riscaldamenti e blocco delle forniture in Ucraina, probabile mandante la Russia. False flag; bandiera falsa, uno Statocompieun'azione dannosa contro un altro e fa in modo che quell'azione sia stata organizzata da uno statoterzo.) Molti studiosi realisti, però, hanno criticato l'allargamento del concetto di minaccia internazionale a situazioni slegate da questioni di tipo prettamente politico o bellico, lamentando l'poca utilità scientifica di un concetto così vasto.
La sicurezza internazionale è il tema centrale delle Relazioni internazionali sin da quando la disciplina ha mosso i suoi primi passi, quando la scuola di riferimento era l'Idealismo. Questa tendenza si è rafforzata quando il Realismo è diventato la scuola dominante e il tema ha vissuto un'epoca d'oro negli anni '50 e '60, in cui l'oggetto di studio privilegiato era la strategia militare applicata alla Guerra Fredda, con particolare attenzione all'impatto delle armi nucleari. L'impronta realista che ha connotato gli studi di sicurezza in
quel periodo è riassumibile nelle 4S: State(approccio stato-centrico), Strategy (per impedire lo scoppio di un conflitto armato ci si riferiva alM.A.D. – Mutually Assured Destruction), Scientific (le riflessioni sono elaborate impiegando unmetodo scientifico) e Status quo (i realisti si fanno portatori di una visione conservatrice delleRelazioni internazionali volta a mantenere l’assetto fondato sull’equilibrio del terrore). Durante glianni ’80, lo studio della sicurezza internazionale andò ad ampliarsi grazie al contributo di variautori, a partire dall’opera di Barry Buzan del 1983 “People, States and Fear”, in cui si sostenevache fosse necessario andare oltre la sola sicurezza militare (a oggi ambito specifico degli studistrategici), includendo la sicurezza politica, economica, sociale e ambientale. Questa prospettiva èandata a prevalere nei decenni successivi, portando con sé l’apertura al coinvolgimento di altrediscipline.specializzate nei vari campi di indagine, rendendo così gli studi di sicurezza un ambito transdisciplinare, che non era riducibile al solo campo politico-militare. (Realismo e sicurezza: Sicurezza e sistema anarchico, Dilemma della sicurezza, Guadagni relativi (realismo) vs. Guadagni assoluti (liberali), Realismo difensivo (Waltz) vs. offensivo (Mearsheimer). Liberalismo & costruttivismo e sicurezza: Disarmo, Sicurezza collettiva, Istituzioni internazionali, "Anarchie mature", Buzan.) La guerra Nonostante il cambio del paradigma interpretativo dominante, la guerra resta la principale e più drammatica minaccia alla sicurezza internazionale, configurandosi come molto più di un semplice scontro fra gruppi armati, in quanto, da millenni, essa è uno degli strumenti-principe di cambiamento politico, sociale, economico, tecnologico e culturale. Negli anni '60, Anatol Rapoport affermò che esistevano tre filosofie della guerra, ossia tre modi diVedere e interpretare questo fenomeno. La prima filosofia è quella politica, il cui maggior esponente fu il generale prussiano Carlo von Clausewitz, autore de "Sulla guerra", in cui viene sostenuto, notoriamente, che la guerra sia "la prosecuzione della politica con altri mezzi". Ne deriva che Clausewitz vede la guerra come uno strumento politico a cui gli Stati ricorrono in seguito a un calcolo razionale per conseguire degli obiettivi precisi, il cui raggiungimento porta alla conclusione del conflitto. La razionalità dell'attore statale, che concepisce lo scopo militare (la vittoria nel conflitto) come mezzo per ottenere uno scopo politico, si ricollega all'altro pilastro della riflessione di Clausewitz, cioè la trinità degli attori. Clausewitz afferma che in guerra si distinguono tre attori principali, ossia il popolo, il governo e le forze armate, ciascuno operante secondo una sua logica e dotato di certe caratteristiche e atteggiamenti.
Il popolo è caratterizzato dalla passione, il governo dalla razionalità e le forze armate dalla tecnica: ne deriva che il governo deve comandare le forze armate, in modo da sfruttare a