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La politica coloniale francese si rivolge non solo alle Americhe settentrionali, ma anche all'area
caraibica, dove la Spagna soffre problemi politici ed economici. È così che la Francia assume il
controllo di numerosi insediamenti. È tuttavia necessaria anche una presenza in Africa per il
commercio di schiavi per le piantagioni.
Tuttavia, nello stesso periodo, la Francia, segue anche la direttrice orientali con numerose basi,
sopratutto in India. Nel 1760 circa, questa via si mostra un tracollo, i Francesi sono allontanati dal
Canada e da buona parte dell'India.
Particolare è il rapporto tra i “grandi stati” asiatici e l'Europa. Essi tendevano a ripiegare su sé stessi
in caso di avvicinamento europeo. Elemento evidente è che il traffico con l'Asia fu unidirezionale,
perché nessun paese asiatico chiedeva grosse quantità di prodotti europei: da qui la necessità di
pagare con monete d'oro o di argento, con un conseguente sbilancio tra import ed export.
I grandi imperi avevano imposto grosse limitazioni agli europei. I popoli dell'Asi avevano espresso
società millenarie, anche più evolute di quelle europee. Per questo gli Europei erano guardati
dall'alto verso il basso (erano rozzi, puzzolenti, arroganti, ecc.).
Alla metà del '600 la Cina attraversava un periodo di crisi che determinò la conquista dell'impero
cinese da parte della dinastia Manciù. Tale dinastia sarà molto tradizionalista e retrograda. Discorso
simile si potrebbe fare per il Giappone in cui coesistevano strutture feudali, ma anche forti
istituzioni centrali.
Anche il Giappone è in fase involutiva, di chiusura verso l'esterno, anche se si viveva un rilevante
sviluppo demografico.
I Gesuiti, in Cina, vengono accolti a corte, ma isolati all'interno di questa, privi di influenza,
costretti ad adeguarsi allo stile di vita dei ceti dominanti cinesi. Alla fine del '600 i papa dovrà
condannare la contingenza del cattolicesimo con i piccoli culti locali con cui i gesuiti avevano
cercato punti di accordo.
Più rilevante fu l'influenza dell'oriente sull'occidente (es. illuminismo francese fortemente ispirato
dall'analisi dei modelli di stato orientali). Questi equilibri perdureranno fino a quando la potenza
della rivoluzione industriale cambierà i rapporti di forza.
Il mediterraneo assume, storicamente, un ruolo centrale, per via dei traffici commerciali che lo
attraversano. All'indomani dello sviluppo dei commerci con le Indie, orientali ed occidentali, questo
ruolo di centro commerciale viene meno.
Il declino cui il Mediterraneo andò incontro non fu catastrofico ed immediato, ma un fatto di
transizione, riconversione economica e speciale di lungo termine. Il Portogallo, che non era riuscito
ad imporre la propria egemonia nello smercio di prodotti orientali, aveva tuttavia conservato la
funzione strategica di centro di smistamento de prodotti.
La lunghezza del periodo necessario alla ripresa del mediterraneo è dovuto anche al fatto che questo
beneficia delle importazioni delle Americhe in Spagna. Spagna protagonista della vicenda
mediterranea e la prosperità spagnola si ripercuote sul bacino mediterraneo. La necessità di nuovi
assetti riguarda soprattutto i tradizionali centri di attività commerciale, come Genoa e Venezia che,
lentamente, si adattarono alle nuove condizioni.
Ancora alla metà del '500 i traffici del mediterraneo erano simili a quelli del secolo precedente,
c'erano ancora le spezie acquistate nel mercato di levante, c'erano i metalli e c'era il tessuto tipico
degli scambi mediterranei legato allo scambio di generi agricoli e di materie prime.
Il '500 fu anche un periodo di espansione demografica e la domanda di generi alimentari era ancora
molto elevata. Questi scambi, col passare del tempo, iniziano a perdere redditività. Ciò porta ad un
cambiamento anche dei mezzi di trasporto. Il '500 vede il declino della galea, nave dotata di
numerosi rematori, che potevano diventare anche combattenti negli scontri tra navi, negli
arrembaggi.
La presenza di equipaggi che occupavano uno spazio consistente della nave sottraeva spazio alle
merci e rendeva meno maneggevole la nave. Il '500 vede la sostituzione a questi mezzi di altre navi
con equipaggi meno numerosi ed una capacità di carico via via maggiore. Questa transizione sarà
lenta ed accompagnerà il progressivo cambiamento dei flussi di traffico in Europa.
A questa progressiva perdita di ruolo del mediterraneo contribuirà anche la perita di equilibri tra gli
stati che vi giravano attorno. La incapacità delle varie forze di imporsi l'una sull'altra portano ad una
situazione di stallo, ad una staticità del piano politico territoriale. Il mediterraneo, per l'espansione
ottomane diventa un campo di battaglia e determina condizioni che imprimono la peculiarità dello
scontro. La posizione dominante in quest'aerea fa si che si sviluppi ed incrementi la tensione con il
risultato di una guerra marittima costante tra Islam e Cristianità.
L'area balcanica sarà la zona del “triplice confine dell'Europa orientale” (Venezia – Austria –
Impero Ottomano). L'Italia era sempre stato un avamposto di controllo con l'area orientale, da
sempre soggetta a sbarchi da oriente. Si tratta di un elemento caratterizzante di uno stato con una
tale impostazione costiera. Esempio di numerosi sbarchi fu quello degli schiavi greci che permisero
la diffusione della loro cultura e lo sviluppo della magna graecia.
L'estensione del dominio Ottomano si era consolidata, sopratutto nel '500, con il sultano
“Solimano”, detto “il consolidatore”. Tale espansione aveva messo tutto il mediterraneo dalla
Dalmazia a Gibilterra sotto il controllo turco. La minaccia turca influenzò fortemente le politiche
degli stati italiani.
Venezia sviluppò una tradizione di opposizione armata agli ottomani, pur sempre affiancata alla
tutela dei propri interessi provinciali. I costi di tale opposizione sarebbero stati troppo gravosi per la
repubblica che finì per appoggiarsi spesso ad alleanze tra Cristiani e Turchi, comunque non senza
perdite (come quella di Cipro nel 1570). Cipro era un avamposto di Venezia, in profondità verso
l'impero ottomano.
La sintonia tra gli alleati fu sempre piuttosto scarsa. Si era molto motivati alla conquista delle terre
conquistate dagli infedeli. Si evidenziò sin dall'inizio il forte conflitto con la Francia che tentò
sempre la via dell'intesa e del patteggiamento in chiave anti-Spagnola. Pertanto il fronte Cristiano-
Europeo non fu mai particolarmente compatto. Lo sfogo di tale tensione sarà la battaglia di Lepanto
del 1581, storica vittoria del fronte cristiano esaltata con grande celebrazione ideologica.
In realtà tale battaglia non mutò la condizione generale ma portò ad uno stallo politico-militare che,
alla fine del '500, chiarifica le posizioni dei vari attori nell'ambito del mediterraneo. Venezia stessa
regolo i propri scontro con i Turchi, firmando paci separate e suscitando le ire degli alleati cristiani,
ma per la necessità di negoziare le proprie posizioni commerciali con i Turchi.
In questo stato di tensione latente, i commerci mediterranei ed i loro protagonisti fondamentali non
furono sconvolti e danneggiati più di tanto. Le guerre tra Cristiani ed Ottomani furono intense ma
dalla breve durata, benché ebbero come conseguenza l'insicurezza generale delle comunicazioni
marittime, caratterizzate anche da numerosi atti di pirateria.
Il mediterraneo è frontiera tanto religiosa quanto culturale. La coalizione cristiana che vinse a
Lepanto, fortemente voluta dal papa, accentuerà la percezione dei mediterranei dell'altro, il turco,
con numerose ricadute in termini di curiosità, di ricerca di notizie e di conoscenza dello stesso,
nemico, ma vicino. Il “Turco infedele” è visto come strumento di sovversione dell'ordine delle cose
presente negli stati cristiani (cfr. Tommaso Campanella). Esempio sono le rappresaglie avvenute in
Calabria, in favore della prospettiva dell'autonomia dalla Spagna.
Non vi fu lo stesso atteggiamento, da parte degli spagnoli e dei cristiani, nei confronti dei sudditi
ottomani non islamici, come quelle balcaniche. Vi sarà una maggiore elasticità, ed esempio ne è
l'accoglienza degli ebrei balcanici da parte di Venezia. Vi fu anche una dimensione di ibridazioni
culturali dovute agli scambi continui che portano allo sviluppo di una maggiore elasticità. Frequenti
furono anche i tradimenti, i passaggi dall'una all'altra parte del conflitto, da parte dei cosiddetti
“rinnegati”, che passavano dalla parte dei Turchi con la prospettiva di una vita migliore e di una più
rapida prospettiva di carriera (es. Scipione Cicala, siciliano commerciante 17enne catturato,
arrestato e divenuto ammiraglio della flotta ottomana, citato anche in una canzone di de André
“...pasha”).
I mercanti e gli armatori che ignoravano la distinzione ideologica commerciando con entrambe le
parti, correvano rischi a causa della numerosità dei corsari, legittimati dai propri sovrani ad
impadronirsi di uomini e merci incontrati sul proprio cammino. I pirati erano anche Cristiani, come
i Cavalieri di San Giovanni, che diventeranno cavalieri di Malta dopo la cacciata da Rodi.
La pirateria mediterranea era esercitato da tutte le popolazioni costiere, e numerose erano le
vertenze causate dalla stessa. La numerosa presenza di rinnegati era simbolo dell'insicurezza della
navigazione, nei porti dell'Africa settentrionale esistevano navi corsare capitanate da persone delle
etnie più diverse. Ipotesi non remota, per chi navigava, era quella di divenire schiavo (altro caso
celebre fu quello di Miguel Servantes, scrittore, catturato ad Algeri e portato in città, per essere
riscattato dopo diversi anni.
Il fervore di presenze nel mediterraneo ci da l'idea di un mare ancora molto vitale, ricco di risorse.
Tale vitalità tende, lentamente a decrescere. Rilevante è il calo dell'arrivo di metalli preziosi a
Siviglia: la crisi Spagnola si fa sentire alla fine del '500. Da qui la crisi del ruolo delle grandi città
mercantili ed il progressivo isolamento del Mediterraneo dai centri dell'economia mondiale. All'alba
del '600, il Mediterraneo si troverà emarginato dal sistema delle mutate gerarchie economiche,
oramai orientate al nord-America.
Riflesso della crescente importanza dei commerci di lungo raggio e del ruolo delle Americhe è dato
dalla crescita dell'importazione di schiavi neri nelle stesse. L'Inghilterra riusci, progressivamente ad
eliminare la competizione francese, strumento di una politica di