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PREMESSA AL PATTO DI STABILITÀ
Oggi l’obiettivo di stabilità è affidato alla politica monetaria, mentre quello di stabilizzazione è affidato in primis agli stabilizzatori automatici e nei casi più gravi alla politica fiscale discrezionale.
In ambito UE la politica fiscale è, ricordiamo, centralizzata, quella monetaria decentrata (cioè la spesa è decentrata nell’UE ed il budget è rigido e ben definito così da impedire innovazioni rispetto all’impiego stabilito – es. fondi) e attribuita alla sovranità degli stati membri.
L’UME ha istituito il cd. Patto di Stabilità e di Crescita (sancito da 2 regolamenti del Consiglio Europeo nel ’97 – nr. 1466 e 1467).
Ogni stato deve adottare un programma di stabilità (sottoposto a giudizio della Commissione e del Consiglio dell’UE) e giungere ad un surplus o pareggio del bilancio, evitando deficit eccessivi.
Cioè superiori al BILANCIO PUBBLICO 663% del PIL (consentito in caso di recessione per attuare politiche espansive distabilizzazione) -> oltre sanzioni (a meno di deroghe specifiche e temporaneedell’ ). P.268ECOFINSi tratta di un modo per tenere sotto controllo i deficit pubblici degli Statimembri.5. .
BILANCIO UE Il bilancio dell’UE presenta una spesa pubblica rigida (dagli obiettiviprestabiliti e priva di discrezionalità) ed esigue (pari all’1,3% del )PILcomposta in minima parte dalle spese per il funzionamento e per la maggiorparte delle spese di carattere operativo finalizzate a sostenere le politicheperseguite dall’UE.In particolare si tratta di spese destinate ad interventi sui mercati ed allasalvaguardia del reddito agricolo; di fondi strutturali (cofinanziamenti)destinati a limitare il divario tra i livelli di sviluppo delle regioni e favorire laformazione professionale; di fondi di coesione volti a contribuire nei progettidi ambiente e
trasporto e di altri programmi comunitari (es. adeguamento strutture e agevolazioni sviluppo agricolo e industriale).CAP. VII^ - LE POLITICHE DI TUTELA DELLA CONCORRENZA
1. IL RIFERIMENTO IDEALE DELLA CONCORRENZA PERFETTA
Nei mercati, molto spesso, si verifica la tendenza ad allontanarsi dall'equilibrio ottimo (cioè il riferimento ideale costituito dalla forma di mercato della concorrenza perfetta) verso equilibri spontaneamente distorti.
PQM l'autorità di governo interviene mediante azioni volte a tutelare proprio la concorrenza (sull'avanzare dei monopoli che invece prediligono razionare la quantità prodotta pur mantenendo stabile il prezzo di mercato).
[Ciò significa che le politiche di tutela della concorrenza sono politiche di regolamentazione]
Caratteristiche degli stati di equilibrio tipici della concorrenza perfetta sono:
- l'assenza di strategie sui prezzi
- l'assenza di ostacoli all'ingresso di nuove imprese nel trasporto e di altri programmi comunitari (es. adeguamento strutture e agevolazioni sviluppo agricolo e industriale).
mercato.-
L'impresa in concorrenza perfetta ha convenienza a produrre e vendere beni fin quando il COSTO non diventi uguale al PREZZO che è dato. Se producesse di più il MARGINALE PREZZO CMG sarebbe più alto del prezzo e quindi la vendita in perdita. Se producesse di meno rinuncerebbe a vendere beni il cui costo unitario in più sarebbe inferiore al prezzo e quindi a ottenere un profitto.
di unità in più (l'ultima) di bene prodotto = Δ = costo COSTO MRG CT Δ QT 67
In più non può essere inferiore al costo medio perché oltre a non guadagnare sarebbe in perdita (per via dei costi fissi da coprire) ma se fosse maggiore ogni unità produrrebbe profitto e indurrebbe altre imprese ad accedere nel mercato di quel dato bene (e aumentare la quantità prodotta del bene).
Quindi l'equilibrio fisso, immobile, ottimale è raggiunto quando il prezzo del bene è
uguale al costomarginale ed è allo stesso tempo uguale al costo medio minimo e la quantità prodotta è uguale alla quantità domandata (per quel prezzo dato). In tale situazione si dice che "in concorrenza perfetta si raggiungono CONDIZIONI DI EFFICIENZA". NELL'ALLOCAZIONE DELLE RISORSE Si ha comportamento se ogni PRICE TAKING impresa produce quantità molto piccole di beni e quindi è incapace di influire sul prezzo. Inciso "LE FUNZIONI DI COSTO COERENTI CON L'IPOTESI DI CONCORRENZA PERFETTA RENDIMENTI DI SCALA In relazione alle caratteristiche tecniche dei processi produttivi, le funzioni di costo di lungo periodo possono essere: - costanti (con rendimenti di scala costanti) - crescenti (con rendimenti di scala decrescenti) - decrescenti (con rendimenti di scala crescenti) - a forma di U (con rendimenti di scala prima crescenti e poi decrescenti). Se il prezzo è assunto come dato, quando i costi di lungo periodo sono costanti.(nel senso che il costo mrg e me coincidono), non è possibile influenzare la redditività dell'impresa variando la quantità prodotta. Ipotesi compatibile con la concorrenza perfetta. Se la funzione dei costi è costantemente crescente, con rendimenti di scala decrescenti, le imprese possono migliorare la loro condizione di competitività e redditività riducendo la quantità prodotta (e non aumentandola perché così facendo produrrebbero in perdita con un costo marginale sempre minore del costo medio) e conseguenti ingressi di altre imprese tante fino a che la produzione tende a zero. Ipotesi incompatibile con la concorrenza perfetta. Se i costi sono decrescenti e i rendimenti di scala costantemente crescenti, le imprese non possono accrescere la produzione fin quando il costo mrg non uguagli il prezzo, perché in tal modo avrebbero perdite certe (essendo il costo mrg sempre minore del costo medio) e ci sarebbe una continuafuoriuscita fino a giungere al monopolio naturale.Se la funzione di costo medio di lungo periodo assume la forma ad U, con rendimenti di scala primacrescenti e poi decrescenti, si ha un caso compatibile con la concorrenza perfetta qualora la quantità domandata al prezzo pari al costo minimo di produzione sia uguale ad un multiplo della scala (cioè la quantità che rende minimo il costo medio di produzione ipotesi tipica minima efficiente delle piccole imprese), in una tale situazione uno spostamento della produzione produce una variazione molto intensa dei costi. 68Sulla concorrenza, nel tempo, si sono sviluppati diversi punti di vista.Per COURNOT: il comportamento strategico alla base dell'agire economico è volto ad incrementare il valore della propria ricchezza mediante la limitazione della quantità offerta. La sua analisi parte dal monopolio, cioè dalla condizione in cui l'agente dell'economia può porre
In atto il suo comportamento strategico con la massima discrezionalità, essendo nel pieno controllo della situazione. Estende poi la teoria al caso dell'oligopolio (ove un limitato nr. di agenti cerca d'individuare simultaneamente la risposta ottima da opporre ai competitori) fino all'ipotesi di concorrenza perfetta che appare così come illimitata cui tende l'oligopolio quando il nr. dei competitori cresce all'infinito (e in questo caso detti competitori appaiono come price takers).
Il solo fatto che ci sia la minaccia di imprese pronte ad entrare nel mercato induce le imprese già presenti a controllare e "legare" il proprio comportamento strategico (a quello delle altre).
La tesi di Cournot, secondo cui al crescere del nr. delle imprese attive vengono approssimate le tipiche dell'equilibrio di condizioni di concorrenza perfetta, ha ispirato a EFFICIENZA ALLOCATIVA lungo le politiche industriali, volgendole a tutelare la
concorrenza mediante la salvaguardia dicondizioni riguardanti la numerosità delle imprese e la struttura delle quote di mercato afferenti ad esse. Per i CLASSICI: il libero migrare dei fattori produttivi da un impiego all’altro avrebbe mantenuto i prezzi sempre al livello dei costi medi di produzione e ciò avrebbe consentito di ottenere il massimo di ricchezza delle nazioni, compatibilmente con le risorse disponibili. La concorrenza consisteva in questo libero migrare dei fattori da un impiego all’altro; per questo era importante l’eliminazione degli ostacoli di carattere istituzionale che avrebbero potuto frapporsi al libero spostarsi dei fattori verso gli impieghi più redditizi (nazionali e internazionali). Per i classici il concetto di concorrenza è legato alla libertà di entrata. Per la SCUOLA di Chicago (di Public Choice): si parte dal concetto di dei mercati. Un mercato è contendibile quando vi è
assolutaCONTENDIBILITÀlibertà di entrata e altrettanta di uscita senza essere costretti a subire rilevanti perdite. Es. compagnieaeree. Condizione che si realizza quando il processo produttivo non impone alle imprese dieffettuare ingenti investimenti non recuperabili in caso di uscita dal mercato. In tal caso una impresapotenziale entrante entra nel mercato ove si ottengono profitti positivi, si accaparra il business, godedei profitti ed esce prima che le altre imprese apprestino una qualche difesa o reazione, ponendo inessere la cd. superabile solo se le imprese operanti nel mercato iniziano aHIT AND RUN STRATEGYpraticare sempre prezzi uguali ai costi medi e ottenere profitti uguali a zero.Per SCHUMPETER:Il concetto di concorrenza può essere definito intrinsecamente dinamico poichè riferito ad unacontinua trasformazione qualitativa della produzione e dei modi di produrre dell’imprenditorecreatrice, visto che l’innovazione nei modi diinnovativo
i agenti economici e di assenza di costi di transazione. Tuttavia, nella realtà economica, queste condizioni non sono sempre verificate. L'innovazione, ad esempio, può rompere l'equilibrio di concorrenza perfetta, portando alla distruzione di modi di produrre e di prodotti preesistenti. L'innovazione può rendere superati i vecchi modi di produrre e i vecchi prodotti, rendendoli non più competitivi sul mercato. Questo processo di distruzione creativa può portare all'uscita dal mercato di aziende che non sono in grado di adattarsi alle nuove tecnologie o ai nuovi prodotti. La competizione tra il nuovo e il vecchio si svolge nel tempo. L'imprenditore innovativo, grazie all'innovazione, può temporaneamente agire come monopolista, sfruttando il potere di mercato che l'innovazione gli offre. Questo gli permette di ottenere vantaggi e stimoli per continuare a innovare. Un esempio di settore in cui si verifica questo fenomeno è quello delle case farmaceutiche. Grazie alle innovazioni nel campo della ricerca e dello sviluppo di nuovi farmaci, le case farmaceutiche possono brevettare i loro prodotti e godere temporaneamente di un monopolio sul mercato. Per garantire una sana concorrenza, è necessaria una politica di tutela della concorrenza che permetta agli imprenditori innovativi di appropriarsi dei vantaggi dell'innovazione, ma che allo stesso tempo eviti la formazione di monopoli permanenti che potrebbero danneggiare i consumatori.