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Le campagne elettorali
La legge di Farley "La maggior parte delle elezioni è già decisa prima ancora che la campagna abbia inizio". J. Farley (1888-1976), campaign manager del Presidente Roosevelt. È importante capire l'evoluzione storica delle campagne elettorali. La legge di Farley riprende l'idea di identificazione partitica del modello Michigan. Questa legge implica che i fattori di lungo periodo (identificazione partitica) soverchiano quelli di breve periodo (aspetti contingenti delle elezioni: candidati, issues, momento storico). Oggi, oramai, sono passati molti decenni dalla legge di Farley, quindi sono avvenute anche molte trasformazioni sia in politica, sia nelle campagne elettorali.
Dalle campagne elettorali alle campagne permanenti
La comunicazione politica, cioè l'interazione tra sistema politico, dei media e del cittadino elettore, trova la sua massima intensità in occasione delle campagne elettorali. Si può
Effettuare un'importante distinzione tra:
- Le campagne elettorali sono la ricerca del consenso in prossimità del voto. Si sa quando saranno le elezioni e la campagna elettorale sono i mesi precedenti nei quali i politici cercano il consenso dei cittadini elettori. Sempre di più nel tempo le campagne sono divenute permanenti;
- Le campagne permanenti (Blumenthal) implicano la mobilitazione del consenso che avviene anche durante le fasi di legislatura, quindi sono permanenti perché la ricerca del consenso comincia un giorno dopo le elezioni e termina un giorno prima delle elezioni successive. Non c'è più limite alla comunicazione politica nelle campagne elettorali. Dopo aver vinto le elezioni inizia la campagna permanente che non termina mai, tendenzialmente, di fatto il giorno prima delle elezioni successive. Le campagne elettorali non sono più limitate nel tempo, ma di fatto riguardano sempre la vita dei cittadini-elettori dei sistemi politici.
Per questo i leader politici cercano sempre consenso anche durante le fasi di legislatura, perché il potere va rafforzato.
Campagne elettorali e comunicazione politica
Seppur ci troviamo in una situazione di campagna permanente, nelle democrazie liberali prima di diventare campagne permanenti, le campagne elettorali hanno vissuto diverse fasi di trasformazione storica. Le campagne elettorali nel tempo si sono evolute.
Campagne elettorali - Pippa Comunicazione politica - Sistema dei media
Norris Blumler e Kavanagh
Premoderne Prima fase Comunicazione partitica
Moderne Seconda fase Comunicazione di massa
Postmoderne Terza fase Comunicazione multicanale
La classificazione delle campagne elettorali di Pippa Norris
Ella classifica le campagne elettorali soprattutto in base alle caratteristiche politiche, economiche, socio-culturali e comunicative di ciascuna delle tre fasi. Queste tre tipologie non si presentano allo stesso modo e tempo nei diversi paesi. La classificazione è
Disegnata sull'esperienza americana. Molte delle caratteristiche delle campagne moderne si affermano in Italia soltanto con l'avvento di Berlusconi, quasi 30 anni dopo rispetto alle novità introdotte in America. La televisione in Italia veniva usata, ma mai con la forza degli anni '90 e degli anni '60 in America.
- Campagne elettorali premoderne (1850-1950)
L'idea di campagna premoderna nasce in una condizione in cui l'America era una nazione in costruzione. La struttura partitica e politica del paese non è ancora ben solida, ma le campagne elettorali esistevano già. Un aspetto importante delle campagne elettorali premoderne è il fatto che sono organizzate e condotte dai partiti politici. Il sistema politico americano si rifà ai due principali partiti (democratico e repubblicano). Il principale scopo è quello di mobilitare gli elettori del proprio partito, quindi il partito invita i propri elettori ad andare a votare.
Contemporaneamente era nato il fenomeno dell'identificazione partitica, cioè la tendenza a riconoscersi emotivamente e psicologicamente in un partito. Proprio perché esiste questa tendenza che i partiti mirano a mobilitare i propri elettori, essendo consapevoli di non riuscire a conquistare elettori al di fuori dell'appartenenza. Prevale allora il voto di appartenenza. Il voto è piuttosto stabile, anche geograficamente. Le campagne elettorali premoderne si svolgono sia attraverso una rete di volontari locali che propongono ai cittadini di votare per i propri candidati, sia attraverso la stampa di partito. L'informazione è "partigiana", cioè di parte. Il partito organizza la campagna elettorale e costruisce il messaggio per la campagna e gli elettori del proprio partito. Ogni partito ha dei propri quotidiani di riferimento e figure simboliche sui manifesti e nei comizi. Questi strumenti (volontari locali e stampa di partito)Svolgono un'azione di incapsulamento, cioè i media sono strumenti di incapsulamento, quindi il cittadino-elettore sceglie il media a cui riferirsi sulla base di un'identità precedente e questo media lo incapsula all'interno di una certa storia di partito.
In Italia le campagne elettorali premoderne si collocano durante la Prima Repubblica, cioè dalle elezioni del 1948 sino al 1994. Queste sono campagne di posizione (attivo i miei elettori essendoci una radicata identificazione partitica) centrate sul partito. Il termine campagne di posizione riprende il gergo bellico, guerra di posizione.
2. Campagne elettorali moderne (1960-1980, in realtà 1989)
L'inizio della storia delle campagne elettorali moderne risale al 1960, cioè quando ci fu il primo dibattito televisivo in diretta tra Kennedy (1980-1989 Presidente) e Nixon. Reagan venne eletto nel 1980, prima era un attore e quindi era in grado di saper usare la televisione nel migliore dei modi.
La televisione è lo strumento principe delle campagne moderne, le quali sono organizzate e condotte dai candidati. Un ruolo importante accanto ai candidati è quello dei primi consulenti politici. La consulenza politica già esisteva, ma a partire dagli anni '60 i consulenti, i consiglieri dei candidati, assumono più importanza.
Lo scopo non è più di mobilitare gli elettori del proprio partito, bensì persuadere gli indecisi, gli elettori indipendenti. Si cambia lo scopo delle campagne elettorali (dalla mobilitazione alla persuasione) perché l'identificazione partitica inizia a indebolirsi. Si può cambiare la propria appartenenza da un'elezione all'altra. Cominciano ad essere utilizzati in modo ampio i primi sondaggi generici. Il sondaggio serve perché permette di capire dove andare a conquistare gli indecisi e indipendenti. Questi erano basati su aspetti programmatici o sulla personalità del candidato.
Non potendo dare più per scontata l'identificazione partitica, devo comprendere cosa pensano i cittadini-elettori sul candidato. La centralità del candidato si afferma perché i partiti entrano in crisi, sia in America che in Europa. In Europa negli anni Sessanta Kirchheimer vide l'inizio del "partito piglia tutti", cioè il partito non si rifà ad una visione ideologica, ma cerca di raccogliere più voti possibili, è trans-classista. In America cresce il numero di elettori indipendenti (non sono iscritti all'anagrafe elettorale) dagli anni '60 in poi. Non conta più l'identificazione partitica ed il voto di appartenenza, ma il voto di opinione, cioè basato su aspetti valoriali e programmatici, ma anche sulle caratteristiche del leader. La televisione generalista è protagonista di questa seconda fase, perché attraverso questo mezzo si diffonde una comunicazione politica di massa, che va dalCandidato ai molti (telespettatori), prevale una logica di broadcast. Con la televisione un unico messaggio arriva a tutti, ma la televisione aumenta i costi delle campagne elettorali. In America per andare in televisione a fare gli spot elettorali servono moltissimi soldi. Cambia anche il linguaggio politico, che in televisione diventa semplice, diretto e ripetitivo. Bisogna trovare il modo di colpire, impattare e persuadere l'elettore. Prevale il modello dell'influenza, non dell'incapsulamento perché il voto è di opinione e le appartenenze non sono più forti. Queste sono le prime campagne di conquista, che si rafforzano nella fase successiva. In Italia questa fase si afferma con le elezioni del 1994, con l'entrata in politica di Berlusconi. Egli ha avuto lo stesso potenziale distruttivo di Kennedy e Reagan nei confronti del sistema politico e televisivo.
3. Campagne elettorali postmoderne (1990 in poi)
Tali campagne nascono con la presidenza di Clinton.
Le campagne da allora si modificarono. Queste sono organizzate e condotte sui candidati da parte dei loro consulenti. Il candidato è sempre importante, ma a partire da quelle postmoderne il ruolo dei consulenti politici diventa ancora più importante. Il candidato è come se fosse costruito a tavolino e deve essere chiaramente credibile nella sua costruzione d'immagine. La pianificazione ed organizzazione delle campagne è in mano ad agenzie esterne e consulenti politici. Il consulente, quindi, non sta più nell'ombra, ma anzi diventa molto spesso una star. Lo scopo è la conquista di tutto l'elettorato nell'idea che, potenzialmente, tutti i cittadini elettori possono cambiare la loro espressione di voto da un'elezione all'altra. La conquista di tutto l'elettorato giunge in maniera selettiva, perché sempre di più c'è una frammentazione dei contenuti. Le campagne sanno cosa pensa il singolo.Cittadino, grazie ai sondaggi specifici ed anche ai meta dati. Il candidato allora indirizza un specifico messaggio. Questo è permesso dall'evoluzione tecnologica. Si è registrata un'integrazione e stratificazione dei media. Non c'è più solo la televisione generalista di diffusione federale, ma anche le televisioni locali e via cavo, i canali tematici, il web, i social media. In America già negli anni '90 viene utilizzato il web nelle campagne elettorali, mentre in Italia a partire dal primo decennio del nuovo millennio. La logica del broadcast si perde a favore di una logica diretta con il cittadino-elettore. Si passa dalla logica della bomba a quella del cecchino, perché si colpisce l'elettore che si vuole colpire. Il rapporto tra campagna elettorale e cittadino è diventato singolo. Nella frammentazione dell'elettorato c'è anche la capacità di mettere assieme maggioranze e minoranze.
Posso mettere assieme tante minoranze diverse che unite tra loro danno la maggioranza (Obama ha creato una maggioranza di minoranze). I media in queste campagne cercano l'influenza e lo fanno attraverso la manipolazione delle informazioni.