Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 5
Platone la dottrina delle idee Nozioni chiave Pag. 1
1 su 5
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Benché la teoria delle forme sia presente in tutta l'opera platonica, non è discussa specificatamente

in alcun scritto.

La nozione di idea presuppone o sorge da un particolare paradigma di conoscenza accettato dal

filosofo greco, secondo il quale il sapere è universale, oggettivo ed assoluto; le stesse proprietà sono

attribuite quindi alla nozione di verità.

In questa direzione, la fisica o la matematica più che la storia o la sociologia assumono i caratteri

della conoscenza scientifica poiché in grado di fornire, rispetto alle seconde, giudizi universali e

oggettivi.

Adottato questo modello di conoscenza, Platone sente la necessità di postulare delle realtà

immateriali, dotandole di un carattere di trascendenza, come condizione e criterio di verifica della

validità delle conoscenze e dello stesso modello epistemico generale. Da questo paradigma deriva

ad esempio il “platonismo matematico” che postula l'esistenza (realismo) degli elementi

matematici.

Ad esempio, la nozione di “triangolo rettangolo” presuppone, come suo criterio di validazione,

l'esistenza di una realtà trascendente, universale, oggettiva ed assoluta: l'idea di “TRIANGOLO

RETTANGOLO”; ampliando il modello anche la nozione di “albero” si riferisce all'idea di

“ALBERO” che rispetto a questo o quell'albero, ovvero la sua realizzazione mondana, contiene tutti

i caratteri essenziali attribuibili al concetto di “ALBERO”. All'idea di “ALBERO” si giunge

attraverso successivi gradi di astrazione, attraverso l'eliminazione di tutti gli elementi contingenti

che costituiscono la caratterizzazione sensibile dell'albero.

I termini Idea o Eidos rimandano al contesto visivo, ad una visibilità tutta dell'intelletto; le idee

1/5

infatti sono coglibili solo attraverso “l'occhio della mente”, ovvero attraverso la parte razionale

dell'anima (intelletto o nous, ragionamento o logos, ecc.).

Le idee sono, inoltre, indipendenti dai loro referenti empirici mentre questi ultimi non lo sono

rispetto alle idee. Le idee infatti sono eterne e perfette e come tali autonome dal punto di vista

ontologico mentre le realizzazioni mondane ne dipendono in quanto da esse causate. Come un

“calco” o un'”impronta” sul substrato materiale, le idee o forme generano il mondo sensibile. Per

chiarire quest'azione causale Platone introduce la figura del demiurgo che però non costituisce

qualcosa di differente dalle idee, non ha alcuna autonomia ontologica rispetto alle idee ma

metaforizza il processo produttivo proprio delle stesse idee.

2 – Relazione tra idee e cose: le metafore di «partecipazione», «imitazione»,

«comunanza»

Per spiegare il rapporto tra idee e cose, Platone elabora una serie di metafore: «partecipazione»,

«imitazione», «comunanza»; questo “pensiero per immagini” ha non solo un valore didattico,

presente in tutta la filosofia platonica (cfr. i miti platonici) ma esprime anche la difficoltà dello

stesso filosofo di concettualizzare alcuni aspetti della sua dottrina e spiega alcune ambiguità della

stessa (infra, par. 4).

Le tre metafore rimandano ad un contesto fisico ma devono al contrario essere interpretate in

termini metafisici, come esplicitanti le relazioni che legano due realtà che per la loro differente

natura non sono in alcun modo accomunabile.

La «partecipazione» (methexis) indica l'”essere presente” delle idee nelle cose, ma non

• viceversa. Questa presenza non è né spaziale né temporale altrimenti verrebbero meno i

caratteri di inalterabilità e eternità delle idee. Ad esempio, i mari e e gli alberi «partecipano»

dell'idea di “VERDITÀ” senza che quest'ultima perda il suo carattere di immaterialità nella

realizzazione empirica (ad esempio, quest'albero verde).

L'«imitazione» (mimesis) si riferisce sia al “possedere l'apparenza di qualcosa” sia alla

• “riproduzione di qualcosa con la maggiore approssimazione possibile”.

Le cose, infatti, non rappresentano altro che “copie sbiadite” degli originali (le idee) e

tendono asintoticamente a questi loro modelli senza mai raggiungerne la perfezione.

Esistono gradi qualitativi di differenza tra una cosa bella e l'”idea di bello” in sé.

Con «comunanza» (koinonia) si intende “l'avere qualcosa in comune” o “affinità”,

2/5 “similitudine”, ecc. Platone sembra richiamare con sfumature semantiche differenti la prima

relazione. «Comunanza» comunque non è “condivisione” e se è vero che le cose “hanno

qualcosa” delle idee, è falso il contrario.

Le tre nozioni sono state presentate in maniera semplice evitando volutamente di richiamare varie

difficoltà interpretative, oggetto di studio specialistico.

3 – Sede e conoscenza delle idee

La sede delle idee è secondo Platone l'iperuranio che indica il «luogo sopra il cielo». Le idee o

forme in quanto nature intellegibili e metafisiche non possono però che avere collocazione

extrasensibile; il «luogo» deve essere inteso ancora una volta metaforicamente.

E nel caso dell'iperuranio si tratta quindi di una realtà metafisica visibile solo dall'intelletto e che

non può possedere in alcun modo caratteri empirici come la spazialità o temporalità.

Riguardo alla conoscenza delle idee, secondo Platone la parte razionale dell'anima è in un contatto

originario con le forme, conosciute quando questa era separata dal corpo. Il processo di

apprendimento più che basato sull'afflusso di informazioni esterne che producono conoscenza,

assomiglia più ad un ricordo di conoscenze passate, acquisite in una vita extracorporea

(reincarnazione o metempsicosi). Le conoscenze matematiche o le verità filosofiche sono innate,

cioè possediamo da sempre le forme che possono essere richiamate alla mente principalmente in

due modi.

Reminiscenza o anamnesi: non essendo presenti in natura esempi dell'”identico”o del

• “triangolo rettangolo”, attraverso esperienze percettive l'uomo richiama conoscenze risalenti

ad una vita precedente, quando l'anima era divisa dal corpo. Questo tipo di conoscenza su

base esperienziale è esposta nel Fedone.

Maieutica o “arte della levatrice”: nel Menone il processo conoscitivo è avviato

• dall'interrogazione di Socrate attraverso il “dialogo” che vede una partecipazione attiva sia

del discepolo che del maestro; questo è in grado di recuperare da se stesso conoscenze (ad

esempio, il teorema di Pitagora) che non ha mai appreso in vita e che quindi risalgono al

contatto extracorporeo tra la sua anima e le idee.

4 – L'idea del Bene

3/5

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher peppeL di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Scienze Storiche Prof.