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PROSA E TEATRO
1915: inizia la guerra e vi partecipano i figli di Pirandello. In merito a questi avvenimenti, scrive
Frammento di cronaca di Marco Leccio: Marco è un ex garibaldino che perché il sentimento
patriottico che lo ha mosso nel momento in cui i figli decidono di arruolarsi.
Berecche e la guerra: rappresenta lo spirito scettico di Pirandello che vede nella guerra nient'altro
che inutilità e vana distruzione
In entrambi i racconti troviamo il nucleo drammatico del dolore di un padre che non vuole perdere
figli e attende il loro ritorno dalla guerra; padri che tentano inoltre inutilmente di farsi arruolare. Si
aggiunge inoltre una nota autobiografica: l'odio della moglie nei confronti del marito.
Le condizioni di salute di Antonietta peggiorano ed è costretto a mandarla in casa di cura. Sempre
per necessità ritorna ad occuparsi di teatro.
I vecchi e i giovani: unicum nella produzione pirandelliana: è un romanzo corale, storico e dedicato
esplicitamente alla memoria familiare. La famiglia Laurentano è implicata nel piano di ascesa
sociale di Salvo, che tenta di far sposare sua figlia al principe Laurentano.
• Tutti i personaggi sono accomunati dalla sconfitta: in primis i Laurentano, incapaci di
adattarsi e sempre all'inseguimento di ideali e ambizioni quasi sempre irraggiungibili.
• All'autore non rimane altro che constatare il disfacimento della carcassa sociale: la
corruzione è conseguenza della crisi dei valori e della morale presente, ma è anche assoluto
e incomprensibile, quindi si sostituisce all'azione politica, la totale sfiducia nelle istituzioni e
nella politica stessa.
• Dinamica vecchiaia/gioventù non ha ragione d'essere poiché il passato e il presente sono
schiacciati l'uno su l'altro
Giustino Roncella nato Boggiòlo: Giustino sfrutta le capacità letterarie della moglie, Silvia
Roncella (amore senza sentimento/triangolo amoroso..). Troviamo una trasposizione di elementi
autobiografici nei protagonisti si a su Silvia che su Boggiolò, per gli aspetti che Pirandello
considera odiosi di se.
Si gira…: per la prima volta l'oggetto del romanzo è il cinema e l'industria cinematografica.
Pirandello coglie perfettamente la differenza tra teatro e cinema: l'attore teatrale è pervaso da una
certa aura, l'essere qui e ora, che invece l'attore cinematografico perde durante la ripresa. Serafino
Gubbio diventa l'emblema della condizione dell'arte nell'epoca moderna.
Nel 1910 vengono messe in scena due opere Pirandelliane: si ha il ritorno a teatro da cui si era
allontanato principalmente per il posto che esso ha assunto nella società moderna: è desacralizzato
e subisce la concorrenza del cinema. Nel teatro europeo vi è stata una risposta alla cinematografia:
demolizione di ogni convenzione tradizionale, cancellato ogni riferimento al testo scritto e puntando
sull'happening. In Italia invece l'innovamento tarda ad arrivare: non vi sono sale, compagnie o
abitudini e il pubblico: manca cioè una vera abitudine teatrale. Il teatro italiano non appoggia le
tendenze eversive, ma il carattere leggero e le opere di intrattenimento. I generi di successo sono le
pochade: commedia piccante con equivoci e allusioni a sfondo sessuale. L'unica eccezione è il
teatro della poesia di D'Annunzio.
Evento decisivo: incontro con Martoglio che, deciso a promuovere il teatro dialettale siciliano,
fonda la Compagnia Drammatica Siciliana. Anche a causa di necessità economica, Pirandello offre
alla compagnia L'epilogo e Lumie di Sicilia. Caratteristica delle opere teatrali è che tutte queste si
basano su un precedente novellistico, le quali diventano un serbatoio di trame e invenzioni
narrative. Pirandello conquista le scene e il teatro diventa la sua principale fonte di reddito. A lui si
deve l'opera di svecchiamento attraverso le trame più complicate a quelle del teatro borghese, con
lo scopo di mostrarne l'ipocrisia e il vacuo formalismo. Svela poi l'inconsistenza della presunta
realtà oggettiva a discapito invece della molteplicità dei punti di vista.
Così è (se vi pare): provoca i suoi spettatori, li spinge alla riflessione. Rivoluzione rispetto al
dramma borghese: il nucleo della trama svolto non i maniera patetica ma lasciando ampio spazio
allo svolgimento logico e filosofico. Sono messe in discussione le false certezze del pubblico
borghese, legato ancora ad una visione positivistica: deve esistere una sola verità. Lo spettacolo
invece rivela che la verità è il frutto di una convinzione sociale.
Nella prima fase della sua esperienza teatrale, Pirandello svuota le trame tipiche del dramma
borghese rimanendo entro i limiti del teatro stesso.
• È quindi un operazione di svuotamento dall'interno.
• È un teatro umoristico, che gioca sulla scomposizione delle apparenze: i personaggi si
scoprono diversi da come sono o vorrebbero rappresentarsi, così come i sentimento che non
sono mai assoluti e spesso contraddittori.
TEATRO
1921 al Teatro Valle di Roma va in scena Sei personaggi in cerca d'autore. Spettacolo che
stupisce tutti: gli attori sono travolti dalla forza dell'opera, il pubblico non capisce nulla, finisce in
rissa.
Ottiene un successo internazionale in poco tempo, ma con l'aumentare della notorietà di Pirandello,
aumenta anche il suo pessimismo che si traduce nel concetto dell'identità individuale: l'imposizione
della maschera da parte della società come condizione necessaria del vivere civile. L'individuo ha
molteplici personalità, spesso anche contraddittorie.
Presupposto dell'opera è la “poetica del personaggio” presentata nella novella del 1911 La
tragedia di un personaggio: i vari personaggi si presentano all'autore e pretendono di essere
ascoltati con la massima serietà. L'autore cerca con delle domande di smontare l'immagine che
vogliono dare di se stessi, mostrando la tragicità della loro condizione attraverso il ridicolo in cui
essi stessi sono immersi. I personaggi lottano per affermare la loro esistenza, affermando di essere
più veri delle persone in carne e ossa: è un idea che Pirandello riprende dall'estetica romantica,
secondo la quale la creazione artistica è analoga a quella naturale e ne costituisce un
perfezionamento in quanto non subisce condizionamenti come accade per le creature viventi.
I personaggi si distinguono dagli attori per i loro costumi e le maschere: affermano la loro natura di
esseri creati dalla fantasia e la loro estraneità al mondo reale. Tutti loro portano dentro il loro
dramma già compiuto.
La vicenda riprende i temi tipici di Pirandello:
• la falsità della coscienza borghese e dei valori a cui falsamente si appoggia
• legami coniugali minacciati dall'equivoco e dall'incomprensione.
Originalità: i drammi sono inconciliabili l'uno con l'altro, mancanza di organicità.
Il dramma infine, prende forma, paradossalmente, nel momento in cui è dichiarato inattuabile: i
personaggi sono riusciti ad esistere anche all'interno di un dramma al quadrato che stravolge le loro
forme.
Enrico IV: definita tragedia, si presenta come una messa in scena della messa in scena, un teatro
nel teatro. Propone l'esplorazione del confine tra salute e follia: Enrico IV non è ne savio ne folle.
È impossibile quindi definire se è pazzo ne la realtà dalla finzione.
Il dott. Genoni rappresenta lo spirito positivista e risulta ridicolo nel suo tentativo di guarire il
protagonista attraverso una ridicola e artificiosa messa in scena.
Uno, nessuno, centomila: è l'ultimo romanzo di Pirandello e si figura anche come testamento: è
una considerazione sulla vita degli uomini e in particolare della propria. Temi ricorrenti:
• critica alla società borghese, in particolare al dio denaro
• identità individuale: Moscarda è figlio usuraio di un padre usuraio e non riesce a togliersi
questa maschera che la società gli ha imposto: anche quando dona a Marco di Dio la propria
casa quando viene sparato da Anna. Il fatto viene travasato e lo scontro diventa una
conseguenza di una presunta scenata di gelosia, sebbene la stessa Anna abbia confessato le
sue colpe.
La convalescenza si presenta come un rito purificatorio (morte e rinascita): ormai ha abbandonato
tutto e tutti, si abbandona al fiume dell'esistenza (vita prima della forma), rifiuta il proprio nome,
possedimenti e la sua identità. Vuole vivere senza alcuna coscienza di sé e ciò si traduce anche
nell'abbandono della vita in città a favore della campagna, paradiso primordiale. Questa si presenta
come una soluzione solo apparentemente positiva: esiste un paradosso in questa scelta, cioè il fatto
che per l'uomo del 900, l'unico modo per sfuggire alla contraddizione dell'esistenza individuale e
alla società e rinunciare a ciò che lo rende uomo. Una volta che si comprende questo, o si fa finta
di niente o si sceglie la follia. Pirandello però offre una soluzione (che nelle ultime opere di
Pirandello tendono al surrealismo): abbandonare la storia e ritornare nel mito (nel romanzo è la
natura astratta e idealizzata, la campagna), al prezzo di rinunciare a vivere quanto individuo.
In questi anni nasce anche la necessità di raccogliere e ordinare la vasta produzione pirandelliana,
anche per creare un immagine di sé come classico: nascono Maschere Nude e Novelle per un anno.
Da questo processo si coglie l'accanimento di Pirandello alla forma scritta del testo teatrale e fissa
così quello che è il testo definitivo, corrispondente alla volontà dell'autore. Le opere non sono
organizzate cronologicamente ma secondo affinità tematica.
MITOPOIESI.
È riconosciuto il suo appoggio al fascismo ma per ragioni puramente opportunistiche: ottenere fondi
per il suo Teatro dell'Arte. La vita sentimentale è in tumulto: intraprende una storia d'amore con
l'attrice Marta Abba che lo porta a scontrarsi sui figli e a farla beneficiaria dei diritti d'autore delle
opere a lei dedicate. Quando la compagnia si sciogli, soggiornano a Berlino per poco tempo ma
presto si separano. Questo porta Pirandello alla depressione e ad attuare atteggiamenti ossessivi nei
confronti dell'attrice tanto da portarlo ad affermare di aspettare solo il suo successo prima di morire.
L'ultima impresa di Pirandello è la creazione della compagnia d'arte drammatica, Teatro dell'Arte.
Spera di liberarsi dai condizionamenti dei capocomici e degli attori nel decidere cosa mettere in
scena. Inizia a Roma presso il teatro Odescalchi nel 1925 ma dopo pochi mesi lo abbandona perché
troppo cos