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La crescita urbana degli anni ’50
Nel 1954 Catania, rapidamente passata a poco meno di trecentomila abitanti per la forte ondata
immigratoria delle campagne esterne, adotta un nuovo pilo regolatore che è lo specchio della
situazione politico-economica del tempo, Il centro storico è classificato, con le aree circostanti
come zona intensiva “A” (18,75 mc/mq), la prima periferia come zona intensiva “B” con 15 mc/
mq e così via, confermando la espansione a macchia d’olio già in atto, con irrisorie previsioni
per servizi e verde ed ignorando il destino di tutto il circostante territorio.
Fortunatamente, nel 1958 questo Piano viene respinto per una più attenta elaborazione, dalla
Regione e la città, nel 1959, si ritrova con il vecchio Regolamento Edilizio, artatamente
modificato con varianti illegittime che ne aumentano ancora le potenzialità edificatorie private.
Il Piano Piccinato per l’Università
Nel 1960 l’Università di Catania impostava autonomamente una sua politica di espansione
acquisendo, con visione lungimirante, ben venticinque ettari a monte della circonvallazione
nord, ancora a pezzi agricoli, per realizzare le nuove sedi del Policlinico e degli istituti Scientifici.
La dimensione urbanistica dell’intervento è evidente e del Piano del nuovo centro universitario
viene incaricato proprio Luigi Piccinato, che ritorna a Catania dopo venticinque anni. Piccinato
redige così il Piano Universitario, controllandone le prime realizzazioni. Il coordinamento
architettonico venne, per breve tempo, curato da Ignazio Gardella.
Il nuovo sindaco di Catania, un giovane avvocato, Salvatore Papale, approfitta della presenza di
Piccinato e gli fa conferire l’incarico per il completamento del piano regolatore del ’54.
Nel 1961, Piccinato propone all’amministrazione di adottare un nuovo Programma di
fabbricazione. Lo strumento così predisposto si rivelò di fatto inattuabile perchè fissava per tutte
le zone di espansione edilizia solo indici di fabbricabilità territoriale media, non applicabili ai
singoli lotti. Come era prevedibile questo strumento non venne neanche preso in
considerazione ed anzi si instaurò un clima di diffidenza generalizzata per il lavoro di Piccinato
che dichiarava la sua indisponibilità a mantenere le altissime densità edificatorie vigenti.
Il nuovo Piano regolatore 1963
Nel 1963 Luigi Piccinato consegna all’amministrazione comunale di Catania il nuovo piano
regolatore, costituito da una zonizzazione acquerellata in scale 1:5.000.
Quali sono i contenuti urbanistici del PRG che Piccinato proponeva per Catania?
1. In primo luogo, Piccinato delimita il centro storico secondo la perpetrazione della planimetria
dell’Ittar (1832), che rappresenta la città barocca della ricostruzione camastriana, e lo
vincola ad interventi conservativi con drastiche limitazioni delle destinazioni d’uso
compatibili. Ma , contemporaneamente vi segna, in scala 1:5.000, tagli, nuovi allineamenti
ed interventi vari per piccola viabilità, slarghi e verde che si spiegano solo con la sua grande
sicurezza progettuale, ma che certamente mal si giustificavano, tanto che vennero poi
disattesi dal decreto approvato del piano regolatore.
2. In secondo luogo, Piccinato delinea per Catania una nuova struttura, aperta verso il territorio
esterno, che si appoggia ad una grande drenante stradale interna, in cerniera fra centro e
prima periferia, che collega i due nuovi centri direzionali (Cibali e Picanello), il nuovo grande
insediamento per edilizia residenziale pubblica di Librino.
3. In terzo luogo, vengono previste numerose altre zone di edilizia residenziale pubblica su un
arco da sud ad ovest e nord, inglobando le aree precedentemente destinate a edilizia
popolare, e altre ampie aree.
4. In quarto luogo, Piccinato distribuisce su tutto il nuovo arco delle aree di espansione, oltre e
dentro la prima periferia, una ricca dotazione di aree per verde e servizi pubblici , pur non
valutandone numericamente le dimensioni, secondo criteri predeterminati, ma ancora una
volta affidandosi alla sua esperienza e sensibilità progettuale. Lo stesso può dirsi del
sistema stradale principale, specie per quello di penetrazione dai comuni collinari vicini e
per le connessioni fra le varie parti della città. I tracciati sono sempre delineati con coerenza
e geometrie convincenti così come lo sviluppo ed ubicazione degli svincoli.
5. Infine, il disegno delle nuove aree di insediamento, residenziale, come produttivo, come di
servizi è di cultura sicuramente organica.
La normativa del PRG è articolata in Norme Generali in cui si sanciscono le modalità di
attuazione del Piano, pubbliche (piani particolareggiati) e private ed in norme Speciali di zona,
molto articolate e di accurata prescrizione tipologica e di destinazioni d’uso, sulla base
dell’esperienza messa a punto con il Piano di Roma del 1960.
Più generali sono le norme per le zone produttive: si prevede infatti un unica zona industriale,
ferroviaria, portuale, con normativa indifferenziata, fidando nel successivo intervento pubblico
particolareggiato. Più definite sono le norme delle zone artigianali, direzionali e balneari. Solo
per i due centri direzionali vengono fissati dei nuovi criteri di proporzionalmente per verde e
parcheggi.
Il Piano regolatore di Catania ha comunque il grande merito di impostare finalmente questa
città, fra le dieci maggiori di Italia. Ha però gli incontestabili limiti di una pianificazione non
ancora interdisciplinare, che rinviava le soluzioni particolari, con eccessiva fiducia in una
successiva pianificazione particolareggiata, mai più perseguita dalle successive amministrazioni
comunali catanesi. Nel piano è tuttavia prevista l’indicazione di zone da ristrutturare per questi
quartieri degradati, senza ulteriori prescrizioni di criteri e modalità di intervento.
Il Piano fu adottato dal comune di Catania nel 1964, senza la firma di Piccinato che non ne
condivise le modifiche introdotte dall’amministrazione comunale, fu infine definitamente
approvato nel 1969.