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CONFINE-IRRITAZIONE DEL DUBBIO-SCONFINAMENTO-INCREMENTO DELLA
CONOSCENZA- CONFINE- etc.
La semiosi illimitata è un incremento conoscitivo graduale, ma concentrato sullo
stesso elemento dal quale si parte, col quale si può approdare ad ambiti non
necessariamente legati tra loro (fumo-fuoco-ambulanza).
Ogni sconfinamento concettuale (conclusione transitoria) diventa confine; questa
limitatezza del sistema dinamico raggiunge un limite e da un punto di vista essi ci
consolano. Poi l’irritazione del dubbio che conferma il limite, fa in modo di voler andare
oltre. Questo sconfinamento per Peirce è infinito. (ILLIMITATI NELLA LIMITATEZZA)
Lo sconfinamento che diviene confine viene chiamato da Peirce ABITO, (disposizione
regolare ad agire) cioè una circostanza particolare, che induce l’interprete ad agire in
modo regolare in una certa maniera: si prende atto e ci si adegua agli obblighi e alle
circostanze. Lo sconfinamento è tenuto a bada perché la collettività ce lo impone.
L’abito del circuito precedente viene arricchito con ogni circuito successivo. Secondo
Peirce si ragiona sempre così, perché la realtà stessa è la conseguenza di un processo
inferenziale.
L’oggetto dinamico è l’iniziatore del processo dinamico; esso sta al di fuori del
triangolo, è un insieme di elementi che possono essere riconosciuti. L’oggetto
dinamico considerato come un’entità infinita ed inteso come realtà, non può non
essere conoscibile, ma lo deve essere necessariamente; da qui è possibile capire il
motivo logico-filosofico di Peirce che spiega che l’oggetto dinamico è differente dal
noumeno di Kant in quanto è circoscrivibile e conoscibile.
Peirce è realista; gli elementi configurano nella realtà stessa e possono essere
riconosciuti. Il realismo di Peirce si configura nel momento in cui sostiene l’esistenza di
ciò che chiamavano universali, oggi concetti, che sono gli elementi essenziali. Non c’è
l’esigenza di introdurre qualcosa di irraggiungibile e non conoscibile, come fece Kant,
entità che rassicurano e servono a giustificare. Peirce afferma che gli spunti che ci
permettono di provare emozioni quando ascoltiamo musica fanno parte dello stesso
insieme della musica.
[per i realisti le essenze che compongono la realtà esistono veramente ǂ i nominalisti
(Locke) credono che l’essenza delle cose, della realtà non ha un’esistenza, ma solo un
significato. Esistono solo significati, elementi astratti dai quali partono le reazioni dei
concetti.]
Ante-rem/ in re/ post-rem
Analogia Peirce e Frege
-F: i pensieri sono pensabili, ma non per forza; esistono nel terzo regno anche se non
vengono pensati. Pensieri e oggetti dinamici hanno una loro esistenza, sono entità
esistenti acchiappabili attraverso il linguaggio
-P: la realtà dell’oggetto dinamico è esistente e conoscibile attraverso la semiosi
illimitata
Peirce articola il suo pensiero per triadi.
Prende in considerazione, secondo questo criterio logico, i 3 elementi che
costituiscono il segno
(il representamen è chiamato segno quando non è necessaria la presenza
dell’interpretante mentale, cioè della mente. Es. diga-acqua-lampadina/ allarme-
fuoco-fumo
C’è sempre un secondo segno, il representamen, ma non c’è un interpretante mentale
che prende corpo; esso però è sempre un discorso triadico)
Peirce riflette su questi 3 elementi e ipotizza dei rapporti degli elementi con sé stessi e
lo fa costruendo 3 tricotomie, cioè tre distinzioni triadiche. Non si tratta di 9 tipi di
segni, perché ciascun segno può essere classificato secondo tutte e tre le tricotomie;
per caratterizzare completamente un segno bisogna considerare tutte e tre le
tricotomie
1. La prima tricotomia prende in considerazione il rapporto tra segno e sé
stesso/representamen/segno
2. La seconda tricotomia prende in considerazione il rapporto tra segno ed oggetto
(oggetto dunque referente, dunque persone). Si riferisce al legame (rapporto di
contiguità fisica) che il segno manifesta con gli oggetti esterni.
3. La terza tricotomia prende in considerazione il rapporto tra segno ed
interpretante (specie di secondo segno che si forma nella mente dell’interprete).
Qui c’è una vaga corrispondenza con gli elementi della prima tricotomia, dal
momento che l’interpretante è definito come un secondo segno (e consente di
capire ciò di cui il representamen è segno)
Attribuisce poi tre elementi ad ogni tricotomia.
PRIMA TRICOTOMIA:
QUALINSEGNO: esso è il primo elemento della prima tricotomia; indica una
mera/pura qualità, è il segno inteso alla fase/stato embrionale (il se-allora non è
emerso). È un’impressione, una sensazione. Un contenuto di qualità che Peirce
chiama qualinsegno è una pura possibilità nel senso che può corrispondere o
meno a qualcosa nell’esperienza
SINSEGNO: è collegato al qualinsegno; esso fa in modo di aggiungere un minimo
di stabilità, esistenza, alla sensazione vaga; la pura qualità diventa meno vaga.
LEGISEGNO: raggiunto questo stato possiamo riconoscere la regolarità. Esso
elimina la vaghezza del qualinsegno. È inteso come legge, regola.
SECONDA TRICOTOMIA
INDICE: tipo di segno che ha un rapporto di contiguità fisica del segno con un
oggetto. Es. fotografia: essa presenta una contiguità fisica con
l’elemento che manifesta; individuiamo la somiglianza guardando la foto di
qualcuno. Si tratta però di un indice perché la foto è la conseguenza di
un’impressione fisica causata da raggi luminosi con leggi fisiche.
ICONA: tipo di segno che ha un rapporto di somiglianza con l’oggetto. Es. icona
madonna con bambino; si tratta di una immagine stilizzata di una donna che
tiene in braccio un bimbo, presumibilmente suo figlio. Non vi è alcuna
convenzione applicata. Il significante assomiglia effettivamente a una donna
che tiene in braccio un infante.
SIMBOLO: indica il rapporto di convenzionalità tra segno ed oggetto e significa
che non c’è contiguità fisica o somiglianza, ma una convenzione. Il segno
simbolico per antonomasia è la parola. (in Saussure il simbolo ha il significato
opposto di Peirce
TERZA TRICOTOMIA
REMA: esso è in qualche modo imparentato col qualinsegno; dà la possibilità di
capire che si è in presenza di un interpretante e dunque che il processo di
semiosi sta cominciando.
DICISEGNO: a seguito dell’individuazione di esso, che dà una maggiore
concretezza al rema, l’interpretante comincia a divenire meno vago.
ARGOMENTO: rappresenta il momento in cui l’interpretante ha fornito
all’interprete gli strumenti necessari per acquisire le conoscenze, dunque
assumere un abito (comportamenti regolari). L’abito fa sì che l’interprete si
comporti in un certo modo che configura il confine dello sconfinamento che ha
fatto sì che l’interprete incrementasse le sue conoscenza. Compreso
l’argomento, l’interprete è stimolato ad iniziare un nuovo sconfinamento.
Raggiunto l’argomento, e quindi capito il segno, prende corpo un abito di un’inferenza.
L’argomento implica l’inferenza, la quale non sta tutta nell’argomento, ma sta anche
nella mente dell’interprete, il quale si deve affiancare a questo argomento in termini
delle inferenze logiche, quali:
-DEDUZIONE, cui attribuiamo il passaggio dal generale al particolare
-INDUZIONE, cui attribuiamo il passaggio dal particolare al generale, dove fa da perno
il particolare
-ABDUZIONE, idem di induzione ma qui fa da perno la regola
es. 2 sacchi di fagioli bianchi
sacco: regola
fagioli: caso
pratica/estrazione: ciò che può rimanere nel vago, il particolare
-DEDUZIONE: sappiamo che i fagioli sono bianchi tutti e due, dunque tutti i fagioli
bianchi che verranno presi saranno bianchi
-INDUZIONE: abbiamo i sacchi ma non sappiamo di che colore sono i fagioli. Per
induzione, si estraggono fagioli per controllare il colore, se sono bianchi o meno, così si
va dal particolare al generale. Il grado d’incertezza è cresciuto.
-ABDUZIONE: l’attenzione è concentrata sull’atto dell’estrazione. Nel caso
dell’induzione non sappiamo se i fagioli sono tutti bianchi, nel caso dell’abduzione lo
so. L’abduzione marca il ricorso ad un’ipotesi più affidabile rispetto all’ipotesi che si fa
con l’induzione. Peirce sostiene che l’estrazione nell’abduzione consente all’interprete
di ipotizzare con un buon margine di certezza. Qui fa da perno la regola: si ha la
certezza che ci siano i fagioli ma si verifica con l’estrazione.
P afferma che alla base di ogni ragionamento fecondo c’è l’abduzione.
L’oggetto dinamico non è irriconoscibile ma è alla portata dell’interprete e viene
individuato solo al seguito dell’atto estrattivo, ovvero al seguito del completamento di
un circuito di semiosi illimitata. Con l’abduzione si lancia un’ipotesi che va a finire in
un ambito che esiste sicuramente. Questo meccanismo inferenziale è per Peirce il più
creativo perché non va allo sbaraglio e permette di lanciare nuove ipotesi.
Individuato l’argomento e operata l’inferenza secondo il metodo scelto, il
ragionamento è completo e si ha un nuovo abito; riparte poi un nuovo circuito con un
nuovo argomento, inferenza, etc.
Questo è il criterio logico-semiotico che Peirce usa per giustificare tutti i
comportamenti degli individui finalizzati al fare e all’acquisizione di nuove conoscenze.
Si parla di PRAGMATICISMO, (e non Pragmatismo per distinguersi dagli altri
pragmatisti) di cui Peirce ne è il padre; è la disciplina che ricava il significato dei
comportamenti (o segni) dalle conseguenze provocate dai segni stessi.
Affermare ciò (cioè che la conseguenza possegga il ruolo di significato) significa
attribuire tutto il meccanismo legato alla conoscenza, alle inferenze (se-allora).
deduzione/induzione/abduzione sono sempre presenti in ogni ragionamento,
comportamento: esse governano qualsiasi criterio razionale. La realtà esiste ed è
conosciuta tramite un processo inferenziale che consente di afferrare grandi porzioni.
Il pragmatismo indica che la verità di un evento e di un fatto risiede nelle conseguenze
che produce; la verità viene vincolata all’azione che il fatto produce nella realtà
empirica.
Tutto ciò che accade