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PEDAGOGIA MARXISTA

Il marxismo ha elaborato un modello teorico e pratico di educazione caratterizzato da una profonda fedeltà ai classici ottocenteschi; inoltre ha realizzato anche una trascrizione dei principi dottrinali fondamentali in relazione alle varie tradizioni nazionali e alle diverse strategie politiche. Gli aspetti specifici della pedagogia marxista sono: - Il legame dialettico tra educazione e società, secondo cui ogni tipo di ideale formativo e di pratica educativa risente di valori e interessi ideologici, connessi alla struttura economico-politica della società che li esprime; - Il legame tra educazione e politica, sia a livello di interpretazione delle varie dottrine pedagogiche, sia riguardo alle strategie educative rivolte al futuro; - La centralità del lavoro nella formazione dell'uomo ed il ruolo prioritario che esso viene ad assumere all'interno di una scuola caratterizzata da finalità socialiste; - La formazione integrale dell'uomo, ovvero la ricerca di un equilibrio tra sviluppo intellettuale, morale e fisico, al fine di formare individui consapevoli e capaci di contribuire attivamente alla trasformazione della società.

Creare un uomo emancipato da condizioni di subalternità; l'accento sull'opposizione ad ogni forma di spontaneismo e di naturalismo ingenuo, mettendo disciplina e sforzo. Il marxismo sovietico è diverso dagli altri perché c'è stata un'applicazione pratica.

ATTIVISMO, SCUOLE NUOVE e DEWEY (capitolo 3)

Nel ventesimo secolo la scuola subisce processi di profonda e radicale trasformazione: si apre alle masse, si nutre dell'ideologia e si afferma sempre più come centrale nella società. Questa visione rinnovata fu massima nell'ambito della tradizione attivistica, quando la scuola si impose come istituzione-chiave della società democratica e si alimentò un forte ideale libertario. Quindi l'attivismo è stato un movimento internazionale che ha avuto larghissimo influsso nelle pratiche quotidiane dell'educazione, specialmente scolastica. I grandi temi della pedagogia dell'attivismo sono: PUEROCENTRISMO,

Cioè riconoscimento del ruolo essenziale ed attivo del fanciullo in ogni processo educativo; nell'ambito dell'apprendimento infantile che tende a porre al entro VALORIZZAZIONE DEL FARE del lavoro scolastico le attività manuali, il gioco e il lavoro;

MOTIVAZIONE, secondo la quale ogni apprendimento reale ed organico deve essere collegato ad un interesse da parte del fanciullo;

CENTRALITÀ DELLO STUDIO D'AMBIENTE poiché è proprio dalla realtà che lo circonda che il fanciullo riceve stimoli all'apprendimento;

SOCIALIZZAZIONE, vista come un bisogno primario del fanciullo che va soddisfatto ed incrementato;

ANTI-AUTORITARISMO, visto come un rinnovamento profondo della tradizione educativa, secondo la quale l'adulto era superiore al fanciullo;

ANTI-INTELLETTUALISMO, che conduceva alla svalutazione di programmi formativi esclusivamente culturali e alla conseguente valorizzazione di un'organizzazione più libera.

Le scuole nuove nacquero come esperimenti isolati ma ebbero subito larga risonanza nel mondo educativo. Il carattere comune e dominante di queste scuole nuove, che ebbero diffusione prevalentemente in Europa occidentale e negli Stati Uniti, va individuato nel richiamo all'attività. L'infanzia va vista come un'età pre-intellettuale e pre-morale, nella quale i processi cognitivi si intrecciano strettamente all'operare e al dinamismo. Il fanciullo è spontaneamente attivo e necessita quindi di essere liberato dai vincoli dell'educazione familiare e scolastica, permettendogli invece una libera manifestazione delle sue inclinazioni primarie. Di conseguenza la vita della scuola deve subire profondi cambiamenti: deve essere allontanata dall'ambiente della città; l'apprendimento deve avvenire a contatto con l'ambiente esterno, alla cui scoperta il fanciullo

èspontaneamente interessato. Alla base delle scuole nuove c’è quindi un comune ideale di scuola attiva. Ma le scuole nuove sono anche una voce di protesta contro la società industriale e tecnologica. Essesi alimentano di un’ideologia democratica e progressista, ispirata agli ideali di partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale e politica, di sviluppo dei rapporti sociali stessi.

DEWEY è stato il più grande pedagogista del ‘900, ma è anche stato un grande filosofo che ha sviluppato la lezione del PRAGMATISMO americano (il “fare” dell’allievo diventa momento centrale dell’apprendimento) verso esiti razionalistico-critici, metodologici ed etico-politici, legati a un’idea di ragione aperta posta come strumento nella complessa dinamica dell’esperienza individuale e storica.

La sua filosofia, legata alle scienze sperimentali come psicologia e sociologia, si articola intorno a:

Teoria dell’esperienza,

Scambio attivo tra soggetto e natura, che trasforma entrambi i fattori e che rimane costantemente aperto, poiché caratterizzato da una crisi sulla quale interviene il pensiero come mezzo di ricostruzione di un equilibrio. I criteri-guida di tale teoria sono quelli dell'interazione e della continuità che fanno sì che ogni processo di apprendimento si colleghi a tutta l'esperienza dell'educando.

Teoria dell'indagine, secondo cui attraverso l'uso della logica viene affidato all'uomo e alla sua intelligenza creativa il compito di controllare che deve diventare il criterio di comportamento intellettuale in ogni ambito dell'esperienza.

Metodo scientifico, l'arte è il momento progettuale-immaginativo presente in ogni esperienza, momento che viene sviluppato nell'attività estetica, la quale deve divenire un fattore centrale dell'esperienza.

ispirata all'unità-continuità-identità tra mezzi e fini. Principio della democrazia vista come la forma avanzata e più attuale, ma deve essere costantemente costruita attraverso un'opera di educazione scolastica e sviluppo dell'opinione pubblica. Questi caratteri generali renderanno la pedagogia deweyana come il modello-guida del movimento della scuola attiva. Nell'opera "Scuola e società" affronta i seguenti temi: - La scuola deve legarsi al progresso sociale; deve diventare una comunità in miniatura attraverso uno più stretto contatto con l'ambiente e con la realtà sociale del lavoro. Così nella scuola dovranno essere costruiti i laboratori di vario tipo che colleghino le attività scolastiche con quelle produttive e quelle familiari. (SCUOLE-LABORATORIO). - La vita del fanciullo è un altro grande tema della sua filosofia; si intendono i reali interessi del bambino e il suo bisogno.

di attività; così la scuola che tradizionalmente era posta "fuori dal fanciullo", ora deve essere assunto dai caratteri fondamentali della natura infantile e tutto il lavoro scolastico dovrà essere rinnovato introducendo, accanto ai laboratori, spazi per la creazione artistica e per il gioco.

Nell'opera "Democrazia ed educazione" egli parla di:

  • Funzione democratica dell'educazione ovvero la scuola non deve soltanto adeguarsi alle trasformazioni avvenute nell'ambito sociale ma deve promuovere nella società un incremento progressivo di democrazia, cioè di capacità di partecipare da protagonisti alla vita sociale da parte degli individui.
  • Valorizzazione della scienza come metodo specifico di un'educazione democratica, il metodo della scienza, essendo caratterizzato dalla libera indagine e dalla verifica intersoggettiva dei risultati dell'indagine stessa, è in se stesso un metodo

democratico. Nell'opera "Il mio credo pedagogico" parla di:

  • Il ruolo del maestro, egli non è più la figura autoritaria che dispensa il sapere attraverso una lezione, ma è una guida che organizza regole e processi di ricerca della classe, un animatore delle varie attività scolastiche.
  • In una tale scuola il centro del lavoro didattico è costituito dalle attività espressive e costruttive.
  • Il metodo di insegnamento deve fare in modo che il lato attivo dell'apprendimento preceda sempre quello passivo.
  • Inoltre, un ruolo fondamentale deve essere anche assegnato alla facoltà del fanciullo, che coinvolge l'educazione immaginativa artistica (intesa come un processo di produzione del bello).
  • Altri temi fondamentali della sua pedagogia sono: l'educazione cognitiva, cioè la formazione dell'intelligenza attraverso un curriculum di studi che pone a propria base la scienza; attraverso questa il pensiero si allena ad

Affrontare le situazioni problematiche, ad indagarle secondo procedimenti verificabili e a progettare soluzioni operative secondo Dewey, contiene degli specifici "valori" (di intersoggettività, di comunicazione, di democrazia) che devono essere incrementati e che devono, attraverso l'educazione, applicarsi ad ogni campo dell'esperienza, rendendoli tutti quanti controllabili da parte dell'uomo.

Le critiche mosse contro Dewey:

  • I tradizionalisti lo hanno accusato di svuotare il significato trascendente dei valori e di impoverire i processi formativi attraverso la valorizzazione eccessiva delle attività manuali.
  • I progressisti hanno attaccato lo stesso ruolo che Dewey assegna all'educazione in campo sociale e politico, dichiarandolo utopico!

Pedagogia cognitivistica: Piaget, Vygotskij, Bruner e Gardner (capitolo 11).

Intorno agli anni 50 prese corpo una nuova concezione della pedagogia, poco attenta ai problemi sociali dell'educazione ma

più attenta a quelli dell’apprendimento e dell’istruzione (soprattutto scientifica). I più grandi interpreti di questa svolta sono stati soprattutto Piaget, Vygotskij e Bruner.è stato il teorico dell’epistemologia geneticaPiaget: (settore della psicologia che studia le strutture dell’età logiche della mente e i processi cognitivi attraverso cui esse maturano) e uno psicologo evolutiva.Alla pedagogia in senso proprio ha dedicato poche riflessioni ma ha influito in essa attraverso la sua che è divenuta un po’ teoria psicologica-evolutiva a base cognitivistica il fondamento della nuova pedagogia cognitiva.Piaget la mente infantile è caratterizzata da un’intelligenza che muove da atteggiamenti Secondo soggettivistici, ma scopre e si adegua all’oggettività, regolando il proprio processo di sviluppo principi dell’assimilazione e dell’accomodamento attraverso i che collegano strettamente la mente.

stadi, secondo la teoria di Jean Piaget: 1. Stadio sensorimotorio: dalla nascita fino a circa 2 anni. Durante questo periodo, il bambino sviluppa la capacità di coordinare i suoi sensi con le sue azioni motorie. Inizia a comprendere il concetto di causa ed effetto e a sviluppare la memoria. 2. Stadio preoperatorio: dai 2 ai 7 anni. Durante questo periodo, il bambino inizia a sviluppare la capacità di pensiero simbolico e di utilizzare il linguaggio. Tuttavia, il suo pensiero è ancora egocentrico e non riesce a comprendere i punti di vista degli altri. 3. Stadio delle operazioni concrete: dai 7 agli 11 anni. Durante questo periodo, il bambino sviluppa la capacità di pensiero logico e di comprendere le relazioni causali. È in grado di risolvere problemi concreti e di comprendere le operazioni matematiche di base. 4. Stadio delle operazioni formali: dagli 11 anni in poi. Durante questo periodo, il bambino sviluppa la capacità di pensiero astratto e di ragionamento ipotetico-deduttivo. È in grado di comprendere concetti complessi e di pensare in modo più sofisticato. Questi stadi rappresentano le tappe fondamentali nello sviluppo cognitivo del bambino e mostrano come il pensiero infantile si sviluppa e si evolve nel corso degli anni.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
10 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ninja13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della pedagogia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Perillo Pascal.