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RAGAZZI DEFINITI DISADATTATI, A RISCHIO, DELINQUENTI
L'antisocialità minorile offre un'ampia gamma di comportamenti che vanno conosciuti e riconosciuti per saperne indagare le circostanze nel caso di una loro attuazione. Dal gesto determinato da una necessità di natura organica, all'acting (agire) dovuto a motivazioni psicopatologiche fino alle azioni compiute per semplice scelta libera, esiste una serie di manifestazioni intermedie assolutamente non facili da studiare e soprattutto da giudicare.
Gli atteggiamenti di questi ragazzi definiti disadattati, a rischio, delinquenti, sono concepiti come dissonanti rispetto a un modello condiviso. I modelli sono parametri instabili che circolano all'interno dello stesso sapere. Stabiliscono le soglie d'accettabilità sociali e guidano le decisioni e le pratiche nei confronti dei minori. Profilare una "pedagogia per ragazzi difficili" significa situarsi in quell'area di pratiche sociali di.
tipo educativo che riguarda i minori la cui esistenza e i cui comportamenti sono considerati inadeguati. Si definisce disadattamento sociale l'incapacità di accettare il gruppo e di vivere la vita di comunità la quale, a volte, può condurre a una avversione aperta degli altri. È, però, necessario distinguere il vero disadattamento da quello che può essere un puro tratto temperamentale. Infatti, non è necessariamente disadattato, sul piano sociale, il soggetto sensibile, silenzioso, riservato che preferisce essere chiamato che farsi avanti e la cui timidezza può portarlo a riflettere tutte le volte che deve stabilire un rapporto con gli altri. Di contro, non sono da considerare particolari qualità sociali quelle di colui che sa attirare su di sé l'attenzione attraverso un comportamento chiassoso e stravagante, o che si intromette con naturale sfacciataggine in un gruppo di sconosciuti. La vita e i rapporti sociali.il proprio grado di adattamento e di comprendere le dinamiche personali che influenzano il modo in cui ci si relaziona con gli altri. Le persone che si sentono disadattate possono manifestare sintomi come ansia, depressione, isolamento sociale o comportamenti aggressivi. È importante sottolineare che il disadattamento non è necessariamente un problema di carattere individuale, ma può essere influenzato da fattori esterni come il contesto sociale, familiare o lavorativo. Per affrontare il disadattamento, è fondamentale lavorare sulla consapevolezza di sé, sulle proprie emozioni e sulle proprie relazioni. È possibile cercare il supporto di un professionista, come uno psicologo, per esplorare le cause del disadattamento e sviluppare strategie per affrontarlo. In conclusione, il disadattamento non è solo una questione di stile o atteggiamento, ma coinvolge molteplici aspetti della nostra vita. È importante prendere consapevolezza di sé e delle proprie relazioni per affrontare e superare il disadattamento.Il disadattamento sociale e di seguire ogni soggetto per vedere quale bisogno sociale presenti al fine di un pieno adattamento. La sociometria può essere una prima strada per verificare tali bisogni. Le libere scelte dei compagni che ogni ragazzo è invitato a fare per diversi ambiti di attività, non indicano, infatti, solo l'attrattiva sociale, ma anche di quali compagni ciascuno ha bisogno. Vi è chi, scegliendo compagni più forti e più bravi, dimostra un bisogno evidente di protezione e di sicurezza; vi è chi, scegliendo compagni più deboli e insicuri, dimostra il bisogno di compensare la propria insicurezza proteggendo altri o mettendosi a confronto con soggetti nettamente inferiori. In ogni caso la conoscenza individuale di ogni soggetto è essenziale per impostare un adeguato piano di recupero. Non bisogna, inoltre, dimenticare che il disadattamento sociale assume forme e gradi diversi: da lievi difficoltà diLa convivenza a forme vere e proprie di delinquenza. A questo proposito quei soggetti definiti "a rischio", "disadattati", "delinquenti" sono accomunabili in un unico tratto: la struttura debole o disadattiva di una visione del mondo e di sé nel mondo con gli altri. In questo caso si usa il termine "difficile" che individua condizioni dove la "problematicità" è superata ed è necessario il costruirsi di un ambito di riflessione pedagogica e la ricerca di strategie d'intervento.
I "ragazzi a rischio" vivono in situazioni caratterizzate da carenze materiali: condizioni di povertà, insicurezza economica, disagio abitativo, e relazionali, particolari situazioni ostorie familiari come forme di rifiuto o d'abbandono, disgregazione della famiglia. In campo educativo non si danno concatenazioni d'eventi a priori definibili come cause di un certo comportamento.
Le aree urbane
caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione, degrado abitativo, insufficienza di servizi costituirebbero "aree naturali della delinquenza". Ma tali aree non sono più "a rischio" di altre, solo che chi proviene da esse ha maggiori probabilità di venire arrestato.
L'intervento educativo si fonda sulla necessità di costruire intorno al minore un contesto adeguato dal punto di vista educativo e di risolvere un disagio attuale.
I "ragazzi a rischio" vivono in un mondo relazionale contraddistinto dal disagio. Nei ragazzi disadattati il luogo della difficoltà sta nell'assunzione d'atteggiamenti o moduli comportamentali disadattivi. Sono ragazzi che hanno consolidato atteggiamenti lesivi di sé o del contesto in cui vivono. Anche in questi casi, si riconosce una difficoltà a percepirsi come soggetto.
I minori che hanno infranto le norme del codice penale vengono definiti "delinquenti". Nella
Nella maggior parte dei casi il reato rappresenta un mezzo per soddisfare quei bisogni che questi ragazzi hanno in comune con la maggior parte degli adolescenti. Questi ragazzi si rivelano portatori di una visione del mondo solida, la cui validità è continuamente confermata dalla condivisione della sua efficacia con il gruppo di riferimento. Dietro un agire, anche se antisociale, c'è sempre un soggetto e le sue motivazioni. La "difficoltà esistenziale" è una categoria euristica (scoprire, trovare) che indirizza la ricerca del significato racchiuso in quelle azioni, atteggiamenti, stili di vita con cui ogni singolo individuo traduce quelle difficoltà. La ricerca di una spiegazione causale, completa, rigorosa e possibilmente predittiva ha attraversato la riflessione sociale sul fenomeno, lasciando tracce profonde sul piano del senso comune e del sapere condiviso. Di fronte a comportamenti antisociali non è infrequente imbattersi ancora in.
commenti che fanno appello alla povertà o all'abbandono, allo sfascio delle famiglie o alla crisi dei valori tra i giovani. Ciò che queste pratiche discorsive rivelano è la ricerca di un nesso causale tra "fatti sociali" definiti, che renda spiegabile il fenomeno della devianza. La ricerca si è indirizzata all'individuazione di quei tratti dell'individuo o della società passabili di essere considerati cause del fenomeno della devianza. Il tentativo di individuare fattori eziologici (studio e approfondimento sul motivo per cui alcuni eventi si verificano, o persino sulle ragioni che si nascondono dietro determinati avvenimenti) della devianza d'ordine biologico attraversa tuttora la ricerca. Per quanto i fattori d'ordine biologico possono, in certi casi, rilevarsi responsabili di comportamenti devianti, la loro validità esplicativa generale è estremamente debole. In altre parole, la componente biologicanon appare a priori individuabile come causa dei comportamenti devianti. Anche il tradizionale paradigma esplicativo di tipo psicologico e psichiatrico focalizza sull'individuo la ricerca delle cause del suo comportamento antisociale, l'attenzione si sposta sui tratti della personalità o del carattere: l'immaturità, l'anaffettività, la punitività, la debole strutturazione dell'Io, ecc. In realtà, non tutte le personalità immature mettono in atto comportamenti antisociali e non tutti i comportamenti antisociali sono messi in atto da persone immature o anaffettive o punitive. In altre parole, non sembra possibile individuare quel legame tra tratti della personalità e comportamento deviante, che permetta di spiegarne e di prevederne l'insorgenza. Le ricerche sui legami tra famiglia e delinquenza minorile mettono in campo una vasta gamma di fattori eziologici. Non tutti i giovani che vivono analoghe situazioni.familiari passano all'atto antisociale. Tra le condizioni familiari e il comportamento si collocano, infatti, le elaborazioni e interpretazioni soggettive in base a cui il minore attribuisce un proprio significato a quelle condizioni di esistenza, che è frutto di una mediazione fra esse, l'attività interpretativa del soggetto e le dinamiche interpersonali che a partire da questa mediazione si stabiliscono all'interno della famiglia. I fattori familiari non sono cause del comportamento deviante ma realtà suscettibili di essere investite di senso dal soggetto e da chi lo circonda. Ed è l'individuazione del particolare significato ad esse accordato che permette di cogliere le ragioni del passaggio ad un certo agire. Le società urbane e industriali non consentirebbero ai loro membri un uguale accesso ai mezzi approvati per conseguire successo, ricchezza e prestigio. Quindi la devianza, vista come una forma di azione orientata allo scopo,sottovalutato l'importanza dell'educazione e del contesto sociale nella formazione di un individuo. Spesso, le bande di giovani delinquenti offrono un senso di appartenenza e di identità a coloro che provengono da contesti svantaggiati, dove mancano opportunità di crescita e di successo. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutti coloro che frequentano "cattive compagnie" diventano delinquenti. Ci sono molte variabili che influenzano le scelte e i comportamenti di un individuo, come l'educazione ricevuta, le opportunità disponibili e le aspirazioni personali. In conclusione, la delinquenza giovanile non può essere spiegata semplicemente con l'adesione a una banda o a un gruppo di persone devianti. È necessario considerare il contesto sociale, l'educazione e le opportunità disponibili per comprendere appieno le ragioni che portano alcuni individui a seguire questo percorso.spinto quel ragazzoad entrare in quel gruppo, chiedersi quali siano i significati che egli attribuisce a queimodelli e quale sia quel nesso che costitui