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IO/TU TU/ESSO

• •

Si può dire solo con l’intero essere (l’io diventa io a contatto con il Non può mai essere detto con l’intero essere

tu) • Il regno dell’esso: attività che hanno

• non ha nulla x oggetto perché sta nella relazione (il soggetto non si qualcosa per oggetto, è il mondo

pone di fronte alla realtà come oggetto, ma entra nell’evento con dell’esperienza (percorrere la superiorità

tutto il proprio essere) delle cose e farne esperienza e trarne un

sapere sul modo in cui sono fatte, ma il

• permette di realizzare l’unità originaria evitando il dualismo (ogni mondo non partecipa, si lascia esperire

relazione autentica è esclusiva non nel senso che non c’è altro al di • Il rapporto io/esso (l’esperienz aoggettivante)

fuori del tu, ma nel senso che tutto il resto vive nella sua luce) infrange l’unità del mondo, si divide in una

• la risposta del tu all’appello dell’io non è semplicemente un’eco realtà interna (io) ed esterna (vita): 2 sfere

della parola io né l’io deve al tu il suo posto nella relazione; la che entrano in conflitto e la cultura

riposta del tu è una nuova relazione corrispondente alla prima, senò contemporanea cerca di ricostruire riducendo

non ci sarebbe responsabilità di chi risponde; il tu mi incontra x la vita a spirito o lo spirito a vita

grazia non si trova nella ricerca • Rapporto col tempo: ha solo passato finchè

• la relazione è immediata (è contemporaneamente scegliere – essere l’uomo si contenta delel cose che esperisce e

scelti o patire-agire); tra l’io e il tu non c’è conoscenza concettuale,

La usa vive nel passato (gli oggetti hanno il loro

pre-comprensione o fantasia essere nell’essere stati), l’oggetto non è

durata, ma pausa, sottrazione, mancanza.

• rapporto col tempo: il presente reale e compiuto si dà solo quando

c’è presenazilità, incontro, relazione; ciò che è essenziale è vissuto

nel presente.

relazione si instaura in 3 sfere:

­ la vita con la natura (la relazione oscilla al di sotto della parola, le creature

reagiscono di fronte a noi ma non hanno la possibilità di giungere fino a noi)

­ vita con l’uomo (relazioni sotto forma di parola, dare e ricevere il tu)

­ vita con essenze spirituali (relazione avvolta nel mistero, ma creatrice di parola)

la parola fondamentale può avvenire anche al di fuori dell’ambito della parola parlata (linguaggio).

La parola è una realtà ontologica identica alla relazione di cui il linguaggio è solo un’espressione

fenomenica, importante ma non essenziale. Per es. arte: uno degli ambiti principali della relazione

con essenze spirituali (idee, valori, forme); la forma avanza davanti all’uomo e vuole diventare

opera x mezzo suo. se l’uomo dice con tutto il suo essere la parola fondamentale, la forza operativa

prorompe e l’opera nasce (l’azione essenziale dell’arte determina il processo in cui la forma diventa

opera d’arte). Per es. l’albero (l’unità è totalità vivente dell’albero sono esistenti allo sguardo di chi

dice tu). Posso percepirlo in vari modi: come immagine, movimento, specie, espressione di una

legge, numero,… l’albero resta x me un oggetto nello spazio e tempo con sue caratteristiche; ma x

volere e grazia insieme può accadere di essere coinvolti nella relazione con l’albero: non devo

rinunciare ai modi di osservazione, ma tutto ciò che appartiene all’albero deve esser insieme (forma,

meccanica, colori, chimica): totalità. L’albero è un corpo vivo davanti a me e ha a che fare con me,

come io con lui (reciprocità).

Differenze tra amore (accade) e sentimenti (si hanno): l’amore non coinvolge l’io perché il tu non è

l’oggetto; l’amore è tra l’io e il tu, l’amore è responsabilità di un io verso un tu (è l’uguaglianza di

tutti quelli che amano). L’amore, per essere sotto la parola fondamentale, deve vedere l’intero

essere. Per es. odio è cieco x natura perché si può odiare solo un aspetto dell’essere, mentre chi

vede un essere intero e lo rifiuta non si tratta di odio ma di incapacità di dir-tu.

All’inizio è la relazione

Nel linguaggio dei primitivi, il nucleo di questa lingua (espressione verbale) indiano la totalità di

una relazione. Non ci sono i prodotti dell’analisi e della riflessione ma l’autentica originaria unità

(la relazione vissuta). Si può supporre che le relazioni, concetti e rappresentazioni di cose e persone

si siano staccati da situazioni di relazione (impressioni e eccitazioni elementari). Il primitivo

attribuisce una potenza mistica (il mana) a tutti i processi elementari di relazione. Il mana è ciò che

opera e trasforma gli oggetti in tu. Il primitivo dice la parola fondamentale io/tu prima ancora di

essersi riconosciuto come io, mentre l’io/esso è resa possibile solo dopo il riconoscimento e

separazione dell’io (momento dell’esperire riferito all’io, l’io della relazione si fa avanti, si separa,

diventa esistente): separazione del corpo umano dal suo ambiente. Si erige la barriera soggetto-

oggetto (io-esso), nasce già nella preistoria perché si sviluppa la vita cosciente dell’io. Per es. nel

bambino: a livello + precoce mostra l’originaria tendenza alla relazione, protende mani nel vuoto

come x afferrare qualcosa, conversa con oggetti, sguardi e movimenti non sono esperienze di un

oggetto ma un confrontarsi con qualcosa di vivo che sta di fronte; non è che il bambino prima

percepisce un oggetto e poi si pone in relazione con esso,ma prima c’è la tensione alla relazione, poi

la prefigurazione del dir-tu. Il tu innato è l’originarietà della relazione.

La malinconia della nostra sorte: ogni tu deve diventare un esso; x quanto il tu fosse presente

nella relazione immediata appena essa smette di operare o è interrotta da un mezzo, il tu diventa

oggetto determinato e limitato. La visione autentica ha breve durata, l’essere che si schiude nella

reciprocità della relazione torna a essere descrivibile, scomponibile, classificabile (una somma di

qualità). Ogni tu nel mondo è destinato x natura a diventare cosa, ma ogni cosa può apparire a un io

come il suo tu. Il mondo esperito nella relazione io/esso è affidabile, possiede spessore e durata, la

sua articolazione si lascia osservare. Il singolo tu deve diventare esso, non si può vivere nel puro

presente perché se non si provvedesse subito a superarlo, se ne verrebbe consumati. Senza l’esso

l’uomo non può vivere ma colui che vive solo con l’esso non è l’uomo.

Parte seconda

La cultura: i regni ella cultura iniziano in una forma primitiva costruita allo stesso modo (con un

mondo oggettuale limitato). Poi o x ricezione della cultura contemporanea o di quella passata le

culture aumentano il mondo dell’esso. Soprattutto grazie alla conoscenza della natura e

differenziazione sociale si allarga il mondo oggettivo. Il rapporto dell’uomo nei confronti del

mondo dell’esso è esperire-utilizzare x conservare, facilitare la vita dell’uomo. Il progressivo

aumento dell’esso è causa della crisi dell’uomo contemporaneo perché l’esso si frappone tra uomo e

dio determinando l’eclissi di dio e impedendo all’uomo di risponder al suo appello; rende anche +

ardua la relazione con altri uomini, natura, essenze spirituali.

Recuperare la dimensione spirituale: solo nella relazione con l’intero essere l’uomo riesce a vivere

nello spirito.

La conoscenza: necessità di cogliere l’oggetto (visto come presenza nella relazione), paragonarlo ad

altri oggetti, ordinarlo, descriverlo, solo l’esso può diventare parte del patrimonio conoscitivo, è

rinchiuso nella conoscenza concettuale ma può essere liberato in presenza.

L’uomo nell’io-esso ha scisso la sua vita in 2 territori: istituzioni (territorio dell’esso, ciò che è

esterno, in cui ci si trattiene per lavoro, commercio..) e sentimenti (territorio dell’io, ciò che è

interno in cui ci si riposa dalle fatiche delle istituzioni).

Sono dei golem (esseri senz’anima) perché non conoscono ‘uomo, il presente, la comunità, non

hanno accesso alla vita autentica. La comunità si costruisce dalla vivente relazione reciproca, solo

uniti con la centrale presenza del tu, fanno nascere la vita dell’uomo.

Buber non condanna assolutamente il mondo dell’esso, è inevitabile e necessario x dare continuità e

durata ai frutti della relazione, però non deve prevalere l’esso al punto di sopprimere lo spazio in cui

la relazione può sempre di nuovo avvenire.

La causalità domina nel mondo dell’esso, esso non opprime l’uomo che non è limitato al mondo

dell’esso perché può sottrarvisi rifugiandosi ne mondo della relazione; io e tu sono liberi in una

reciprocità che non è coinvolta in alcuna causalità. La relazione è il luogo della libertà, nella

relazione l’uomo conosce il destino (solo chi realizza la libertà incontra il destino e si è spogliato di

ogni causalità). L’autentica libertà è rispondere al proprio destino cioè alla parola che viene sempre

nuovamente rivolta a noi. Nel mondo dell’esso invece c’è il fato: la fatalità è una legge impersonale

e muta sotto ci l’uomo non ha la libertà di decidere (rispondere) o non decidere ma si illude di aver

l’arbitrio di sottrarsi ad essa fuggendo in uno qualsiasi delle infinite direzioni illusorie.

Il pensiero biologistico e storicistico ella cultura contemporanea ha contribuito a consolidare la

credenza in una fatalità (legge della vita, sopravvivenza, dell’anima). Tutte si presentano come

un’ineludibile accadere a cui non ci si può opporre. Individualità: nasce dalla separazione io-esso. L’io

dell’io-esso si riconosce come soggetto dell’esperire e utilizzare. L’individualità si distingue dagli altri, si

allontana dall’essere, non partecipa ad alcuna realtà

Persona: relazione con gli altri (l’io dell’io-tu); l’io che è passato dalla relazione alla separazione non smarrisce la sua

realtà, la partecipazione resta in lui come cosa vivente. Il seme resta in lui, l’io è consapevole del suo legame e

separazione, si innalza il desiderio di relazione

Dettagli
Publisher
A.A. 2002-2003
7 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Chiosso Giorgio.