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C. 5 LA FAMIGLIA E LA MARGINALITA’

MARGINALITA’: è l’anticamera dei proessi di esclusione e disgregazione; denominatore comune:

solitudine, povertà di comunicazione con l’esterno e all’interno, convinzione dell’impossibilità di

cambiare, timore per futuro. È una condizione in cui, x mancanza di risorse economiche, culturali o

capacità personali, si vive in bilico tra sopravvivenza e esclusione .

Emarginazione: necessità di interventi radicali, se il disagio si cronicizza; nella marginalità si mantiene ancora un

contatto con mondo esterno.

Diverse forme di marginalità

famiglie monoparentali: ragazze madri, vedove precoci, persone con figli che si sono

 separate a breve distanza dal matrimonio; il modo con cui le donne sanno affrontare la

situazione influenza la probabilità e rischi di isolamento. Necessità di gestire la vita da sole

(la mancanza di un uomo in famiglia che ricopra i ruoli di marito/padre, necessità di

imparare a programmare, organizzarsi su una serie di compiti che non hanno il conforto di

essere condivisi, conciliare lavoro, gestione casa e cura dei figli); senso di solitudine, senso

di precarietà e percezione costante d’inadeguatezza versi i proprio compiti, timore di non

farcela, incertezze, dubbi, fragilità, timore di sbagliare, pensieri di iper – preoccupazione

che possono generare atteggiamenti eccessivamente protettivi verso figli, rischio di rapporto

simbiotico

famiglie a improvvisa mancanza di reddito: tradizionalmente il compito di sostentamento

 della famiglia compete al padre (fornire e garantire la regolarità delle risorse economiche,

altri redditi sono integrativi); quando il capo famiglia perde il lavoro, vien meno non solo il

sostentamento economico ma quando anche lo stato di crisi del ruolo di marito e padre, la

perditàadi capacità di produrre reddito si ripercuote sulla qualità dei rapporti familiari,

provoca un senso di inferiorità e disagio. La ricerca di nuovo lavoro è fase importante

perché dà fiducia nell’escogitare nuove soluzioni. Se col passare del tempo non si trova

soluzione: ridefinitone delle relazioni, il tempo passato in casa dall’uomo risulta anomalo

sia x lui (non abituato a vivere in casa durante la giornata, si trova a svolgere un nuovo ruolo

educativo), sia x donna (deve ridefinire il proprio ruolo e abitudini perché deve confrontarsi

con una presenza insolita in casa) + frustrazioni economiche che impongono la

ristrutturazione dello stile di vita familiare, contribuiscono a far emergere tutte le ombre

familiari prima tenute sotto controllo perchè gestire in equilibrio. Si genera aggressività

verso se stessi (depressione, abbassamento autostima, senso di inadeguatezza) o verso gli

altri. I figli possono reagir manifestando scontento e insofferenza patendo il confronto con

compagni o interiorizzando totalmente le nuove difficoltà, si identificano col clima di

risparmio.

Le famiglie terzomondiali immigrate: motivazioni dell’immigrazione (necessità

 economica, rifugio politico, si seguono i parenti, attrazione x occidente), le famiglie lontane

(x immigrati che non ottengono il permesso, il rapporto con la famiglia è vivo, ma nella

lontananza si nutrono aspettative di ricongiungimento), quando al famiglia si ricompone

(comincia un complesso periodo di adattamento, x integrarsi serve mediazione culturale che

si concili con codici comportamentali del proprio territorio, se la mediazione non è

sufficiente c’è conflitto che può diventare accettazione passiva della logica del nuovo

mondo o reazione polemica), interculturalità (il conflitto è strutturale al fenomeno

migratorio, la capacità di gestirlo è il presupposto x evitare il diffondersi di pregiudizi e

intolleranze). Le ripercussioni avvengono sia all’interno della coppia (si mette in

discussione il rapporto uomo – donna, ruoli familiari, identità) che all’esterno (scontro di

valori).

Le famiglie separate: in genere le si considera problematiche x la serenità dei figli,

 l’esperienza mostra che molte separazioni non riescono a tutelare e proteggere i figli, ma

anche che altre coppie riescono a dare con al separazione priorità all’attenzione x figli e

limitano le sofferenze. Gestire il conflitto (aldilà dell’esito della vita di coppia è importante

gestire il conflitto, evitarne la pietrificazione e la sua degenerazione fino allo scontro

frontale, non si tratta di eliminarlo ma gestirlo preoccupandosi delle possibili ricadute sui

figli); centralità dei figli (i genitori si devono sforzare affinché i figli possano sempre

contare sul sostegno, guida, affetto gratuito di entrambi, non vuol dire che l’unione debba

essere x forza salvaguardata perché in certi casi la separazione è inevitabile); condizioni

asimmetriche (in ogni separazione c’è un genitori + fragile, il + forte non deve cedere alla

tentazione di approfittare delle reazioni, comportamenti incoerenti e provocatori del partner,

ma continuare a rispettarlo); non usare i figli nel litigio (entrambi i genitori devono

continuare a essere un punto di riferimento, fonte di sicurezza e gratificazione emotiva, i

genitori devono mantenere separate relazione coniugale e relazione genitoriale, per es.

incolpare l’altro coniuge davanti ai figli, cercare la complicità del minore contro il coniuge,

riferire giudizi impietosi, usarli come informatori su comportamenti dell’altro, si

sovrespone il bambino a sofferenza adulta, si mostra l’altro genitore come nemico); le nuove

relazioni (discrezione e delicatezza con cui si presentano i nuovi partner, spesso dai fili

identificati come causa della separazione, non devono essere percepiti come nuovi genitori).

La genitorialità tossicodipendente: perché la scelta di un figlio? Distrazione e

 disattenzione di chi vive nella tossicodipendenza, giunge x casualità (scarso uso di

anticoncezionali, alterazione ciclo, atteggiamento fatalistico verso la vita) + desiderio di

procreazione nella speranza che un figlio possa rappresentare un evento di cambiamento

qualitativo della vita (risarcimento, compensazione rispetto alle poche opportunità della

vita), si lega la desiderio di rientro nella normalità, tentare un percorso di re ­

individuazione come donna facendo riferimento alla funzione biologica di madre. Rapporto

con padre: statisticamente il padre è assente, distratto, lontano, necessità di decidere sulla

stabilizzazione della coppia e rinuncia dell’eroina perché incompatibile con responsabilità

paterne. L’esperienza dice anche che il padre, se aiutato, può essere in grado di assumere le

proprie responsabilità. La madre: a seconda della gravita della tossicodipendenza, aiuti… ha

comportamenti diversi (alcune riescono nei loro propositi abbandonando l’uso, altre

riescono a smettere in gravidanza e allattamento ma poi si concedono un premio, altre non

riescono a smettere in gravidanza e il bambino nasce con sindrome di astinenza neonatale

(inrtevrine il tribunale minori: speso il bimbo va in affido a terzi o comunità in attesa che la

madre dia prova di responsabilità e sviluppi interesse x figlio). La tossicodipendenza

genitoriale comporta l’emarginazione della famiglia.

Gli anziani soli: la vita dell’anziano solo deve affrontare l’indebolirsi di 4 pilastri

 fondamentali: identità personale (per es. pensionamento, stato di crisi perché muta

l’organizzazione della vita), attaccamento(vedovanza, lontananza figli, pochi amici),

autonomia (aumenta la dipendenza dagli altri), autostima (necessità di fare famiglia attorno

all’anziano x evitare solitudine e depressione).

Le famiglie con persone handicap: quando handicap è irreversibile il compito dei genitori

 è sottoposto a enormi carichi d’impegno, preoccupazione, stress; shok iniziale (la

rivelazione dell’handicap getta i coniugi in crisi, consapevolezza che tutta la vita ne sarà

condizionata); adattamento (il percorso di accettazione è spesso bloccato nel 1° anno,

perché ogni neonato è totalmente dipendente dall’adulto e nei primi anni handicap meno

evidenti ,processo di negazione della malattia, i problemi sono rimandati). Nei primi anni

prevale una reazione di protezione, tendenza a non esporre il figlio, senso di vergogna e

colpa. Errori: iperprotettività / disattenzione. Necessità di non sostituirsi al figlio ma

valorizzarne capacità. Rischio di segregazione con la fine della scuola dell’obbligo,

incertezza sul futuro, se la famiglia si è aperta all’esterno il problema della continuità delle

cure non è così traumatico.

Famiglia con figlio tossicodipendente: 2 comportamenti opposti: non voler vedere il

 dramma (genitori tendono a non veder ei fatti, a interpretare benevolmente i comportamenti,

a credere acriticamente a tutte le spiegazioni del figlio: negazione della realtà che serve a

salvaguardare il sistema di sicurezze dei genitori ma non aiuta il figlio a prendere coscienza

della realtà), l’uso della droga è iper – drammatizzato (disperazione e aggressività, per es.

espulsione del figlio). Evitare vergogna (nei confronti del mondo esterno) e sensi di colpa,

ma lasciarsi aiutare (impegnarsi nel percorso riabilitativo accanto al figlio, riconoscere la

gravità del problema e la necessità di chiedere aiuto e competenza di specialisti). Il

confronto con famigli con lo stesso problema è uno strumento utile x affrontare la

situazione, sostegno psicologico e affettivo che fa sentire meno soli e impotenti.

L’alcooldipendenza: fenomeno che riguarda le crisi di mezz’età (grave delusione su lavoro,

 scontentezza della propria vita quotidiana, delusione affettiva), si innesta su un’abitudine in

genere già ben consolidata, all’inizio non ci si accorge del rischio o dipendenza e davanti

alle prove della realtà si nega l’evidenza, quando si riconosce il fatto subentra l’illusione di

risolvere il problema da soli. Conseguenza: in casa (i familiari subiscono la situazione,

conseguenze devastanti sui rapporti, dopo una fase in cui i familiari tentano di aiutare

subentra sfiducia, colpevolizzazione del coniuge, indifferenza), sul lavoro (perdita del

lavoro, diminuzione reddito). Il gruppo: l’intervento + valido è il lavoro di gruppo tra

famiglie che condividono lo stesso problema.

AIDS: l’enfatizzazione che il mondo ha posto sull’AIDS ha contribuito a diffondere lo stato

 d’allarme nella popolazione e scatenato un immaginario sulla malattia difficilmente

controllabili. Ogni famiglia con casi di AIDS deve rimettere in discussione comporta

Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Chiosso Giorgio.