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Il pensiero interculturale ha bisogno di una base epistemologica e di alcune radici

fondative che solo la scuola può dare , ma oggi non basta più.

C’è la necessitò di abituare gli allievi all’idea di autoeducazione continua che si

rispecchia nella società multiculturale. C’è la necessità di abituare gli allievi che ci è

nato in un territorio e lì vive da sempre, di mettersi a confronto con persone

proveniente da mondi lontani

CONSUMI CULTURALI  insieme di messaggi, di informazioni, scambi culturali, attività e

progetti che convivono nella società multiculturale e che creano un ambiente

favorevole nel quale ciascuno di noi capisce un po’ di più le sue radici storiche e

quanto c’è di nuovo e riesce a integrarsi meglio con gli altri.

Per maturare in noi la fiducia che il sistema dell’istruzione possa interagire con la

società multiculturale è necessario imperare a pensare in modo interculturale e

dunque considerare la cultura come un sistema che aiuta a mettere in comunicazione

le esperienze esistenziali con i saperi costituiti e anche come un sistema che permette

scambi fra soggetti e fra soggetti e società

Si può pensare in modo interculturale vivendo dentro la società interculturale ,

osservando i cambiamenti.

Con l’esperienza alcuni docenti hanno imparato a pensare e ad agire

professionalmente in cui l’uguaglianza e la differenza sono visti in correlazione.

Morin sostiene che l’unità si accompagna al molteplice ed esprime una

contraddittorietà che designa la caratteristica propria del genere umano.

1.2 Pensiero interculturale e esperienze didattiche

La presenza di studenti stranieri è un dato di fatto strutturale del sistema scolastico.

Le attività didattiche nel corso degli anni sono cambiate e c’è da precisare che per i

docenti queste attività sono state abbastanza difficili perché hanno sperimentato

anche la fatica e la delusione dell’intercultura.

La formazione dei docenti dovrebbe essere continua. L’insegnamento deve rinunciare

a una visione monoculturale e deve adottare invece una visione interculturale e

internazionale dell’umanità.

La sfida che hanno difronte gli insegnati è costruire un sapere unificato che

contribuisca alla formazione di futuri adulti e futuri cittadini con dei punti di

riferimento culturali e identitari locali e globali allo stesso tempo.

2 Punti di partenza per la pedagogia interculturale

COMPETENZA INTERCULTURALE  per Kim e Spitzberg  avere una competenza

interculturale significa abituarsi ad analizzare le situazioni, scegliere le modalità di

comportamento corrette e avere una buona motivazione verso le altre culture

In sinergia con le attività pratiche degli insegnati, la riflessione della pedagogia

interculturale nel corso degli anni ha costruito diverse modalità di procedere:

-Migliorare le abilità di ascolto reciproco

- saper entrare in contatto con gli allievi

- abituare gli studenti a riservare tolleranza alle reciproche diversità

-attivare negli allievi la curiosità per lo sconosciuto

-provare ad attivare occasioni di contatto fra famiglie e scuola per creare momenti di

aiuto e di riconoscimento dei rispettivi ruoli

2.1 da scuola a fuori e viceversa

È opportuno che gli inseganti comincino a interrogarsi su quali occasioni possono

trovare gli allievi fuori dalle aule che li aiutino a proseguire la formazione al pensiero

interculturale che fornisce la scuola.

Esempio  Museo di Modena, Mirandola

Se si tratta di allievi adolescenti i riferimenti culturali provengono da internet, dai

social network, dalla televisione.

2.2 Dimensioni culturali e simboliche

I sentimenti di attaccamento fanno riferimento alle persone lasciate nel paese

d’origine. La sensazione di perdita non riguarda solo le relazioni interpersonali, ma

anche il luogo.

Attraverso le nuove tecnologie si può essere in contatto virtuale molto più facilmente

riaspetto al passato. Oggi sono numerosi i trasmigrati cioè coloro che restano in

contatto ci membri della famiglia rimasi nel paese d’origine e organizzando le relazioni

attraverso reti che si estendono tra i due paesi di riferimento.

Le dimensioni culturali e simboliche di un territorio e delle sue istituzioni culturali

( biblioteche, musei , teatri) dovrebbero coinvolgere sempre di più l’esperienza

quotidiana culturale di nativi e migranti.  esempio MUSEO MAN di Nuoro.

Ora si è compreso che è vero che le biblioteche, i musei, i centri culturali oltre che le

scuole possono contribuire molto a minimizzare i pregiudizi e a offrire mezzi concreti

per l’apprendimento , per l’inclusione sociale e per realizzare iniziative finalizzate al

dialogo interculturale.

Parlare oggi di consumi interculturali che formano all’intercultura da un punto di vista

pedagogico significa andare a ricercare le esperienze che sanno unire la conoscenza e

l’accumulazione dei saperi tradizionali.

3 La ricerca sul campo

Ci sono due metodi per indagare sul campo:

-Il metodo dell’intervista in profondità  consente una modalità di dialogo senza limiti

di tempo. Questo metodo consente a entrambi di avviare momenti di comprensione

dialogica fra sé e l’altro, in una situazione caratterizzata da atteggiamenti che devono

cercare di coniugare familiarità ed estraneità. Nell’intervista in profondità si prende sul

serio la diversità dell’altro , si rispettano le differenze e la distanza

- dopo l’intervista si va a conoscere direttamente sul campo le situazioni e i luoghi

emersi dalle interviste.

CAPITOLO 2  LUOGHI DI OFFERTA E CONSUMO CULTURALE CONDIVISO: I MUSEI

1.Proposte culturali dei musei per l’intercultura

Anche i luoghi/musei possono essere rappresentazioni vere dell’incontro fra culture,

spazi reali del dialogo.

Il primo aspetto comune alle esperienze di partecipazione a progetti offerti dai musei,

è l’esigenza di un coinvolgimento autentico dei cittadini immigrati e dei nativi si basa

sull’idea che i beni culturali appartengono a una comunità nel suo complesso.

BENI CULTURALI  comprendono tutto ciò che riguarda il rapporto che una società ha

col proprio passato.

Ci dovrebbe essere una memoria attiva da parte degli autoctoni in modo che una

parte di questa memoria si possa trasmettere a coloro che provengono da altri paesi.

Il secondo aspetto comune è la fruizione attiva: partendo dalla specificità delle

collezioni dei musei gli operatori hanno immaginato e sperimentato varie modalità per

favorire una partecipazione attiva attraverso metodologie interattive, dialogiche,

creative con l’obbiettivo di favorire la condivisione di un patrimonio culturale comune.

Diversi musei si sono impegnati negli ultimi anni a caratterizzarsi come spazi culturali

idonei allo scambio di esperienze e di sguardi sul mondo, il dialogo interculturale e

all’integrazione sociale. I musei sono luoghi della memoria collettiva

Parlare di pedagogia interculturale oggi significa trasmettere la memoria tra

generazioni e attivare un circuito di trasmissione.

Il terzo aspetto comune riguarda l’atteggiamento del personale dei musei che si deve

sempre formare e rimanere aggiornato.

2. Percorsi di sostegno all’integrazione per giovani donne immigrate

Le donne immigrate una volta giunte nel paese d’accoglienza trovano collocazioni di

lavoro grazie alle reti etniche di sostegno ma poi hanno davanti il compito di

riorganizzare la propria vita.

Diverse giovani donne immigrate mostrano che nei loro percorsi di immigrazione e di

vita hanno incontrato offerte culturali di musei che hanno saputo cogliere, vedendole

come nuove vere possibilità d’inclusione sociale. Mettersi a confronto diretti con quelle

opportunità formative ha rappresentato il riconoscimento reciproco di alcuni tratti

culturali e identitari.

PROGETTO MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO ETNOLOGICO di Modena  obbiettivo:

potenziare la caratteristica del museo come luogo d’incontro e di dialogo

interculturale; sensibilizzare un gruppo ristretto di cittadini immigrati nei confronti del

patrimonio culturale museale ; a coinvolgere i cittadini nativi nell’accoglienza egli

immigrati e nella condivisione di obbiettivi comuni positivi per la città.

PROGETTO MUSEO REGGIO EMILIA  rivolto alle donne. Obbiettivo : sperimentare

insieme ad altre donne e ragazze l’esperienza di un percorso di uguaglianza

emancipate attraverso le immagini dell’arte che il museo stesso ha individuato

2.2 I musei come spazi di rappresentazione di storie universali

PROGETTO MUSEI CIVICI di Reggio Emilia  obbiettivo: rendere il museo uno

strumento di trasmissione della memoria culturale locale; rendere il museo un luogo

familiare e interessante per una collettività sempre più composita dal punto di vista

culturale. Il progetto era rivolto ad un gruppo di donne che hanno scelto di

documentare la propria esperienza di maternità con un video.

PREGETTO MUSEO GAMEC di Bergamo  attivati corsi di formazione per mediatori

museali

PROGETTO MUSEO GUATELLI di Collecchio  hanno rivolto l’attenzione a donne

migranti e native di tutte l’età, attraverso il coinvolgimento di vari soggetti culturali

formativi e del mondo del lavoro intesi come intermediari tra il museo e le donne

stesso

PROGETTO presso la Venaria Reale a Torino  tema : la TRASFORMAZIONE  rivolto a

150 persone di diversa provenienza.

3.Consumi di merci e consumi culturali per ragazzi immigrati tra i 16 e i 25 anni

Spesso i ragazzi immigrati abbandono la scuola o hanno dei risultati scarsi per tre

motivi principalmente:

-Si sentono abbandonati dalla scuola

-per aiutare la famiglia lasciano la scuola per andare a lavorare

- con molte difficoltà e con un percorso più lungo riescono a prendere il diploma

L’istituzione scolastica ha realmente la volontà di tutelare ii diritti degli immigrati,

tuttavia la scuola può diventare un luogo dove si producono immagini stereotipate dei

figli immigrati come attori destinati a vivere situazioni di svantaggio psicosociale.

In Italia negli ultimi anni gli enti locali e le scuole hanno messo in atto interventi di

monitoraggio che hanno richiesto riflessione e azioni pratiche per risponde alle nuove

domande di tipo sociale ed educativo.

È compito della riflessione pedagogica cercare e creare passaggi comunicativi di

qualche significo per fare in modo che gli allievi di una scuola e gli adulti che abitano

in uno stesso territorio siano in grado almeno di riconoscersi reciprocamente.

Per ragazzi tra i 16-25 anni dopo la scuola si crea una fascia di vuoto dove ciò che

conta è

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Publisher
A.A. 2013-2014
7 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SaraSimba di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Giusti Mariangela.