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PRE-TEST TRAINING POST-TEST
Il gruppo di controllo non ha il training.
Attività sono condotte da educatrici: (novità)
• Le educatrici imparano facendo, si appropriano di un metodo che fanno loro, hanno una
relazione privilegiata unica con i bambini (non come il ricercatore);
• i bambini sono più spontanei con le educatrici rispetto ad un estraneo;
• se le educatrici si sono appropriate del metodo, lo useranno non solo durante il training, ma
anche durante altri momenti della vita quotidiana (momento del gioco, momento del pranzo).
Strumenti
Misure genitori
• PVB: primo vocabolario del bambino (elenco di termini che il genitore deve segnare se questi
termini sono presenti nel vocabolario del bambino).
• QLP: questionario lessico psicologico.
• QuEm: questionario sull’empatia (a risposta multipla).
Misure bambini:
• Desire-emotion task: compito che si basa su storielle illustrate in cui si verifica la capacità del
bambino di associare un’emozione a un desiderio (Pierino desidera X, ma succede Y), e’ anche
una prova di teoria della mente;
• Puppet interview: intervista che si fa ai bambini usando delle marionette per mimare delle
storielle, si chiede ai bambini di attribuire a queste marionette delle emozioni. Ci sono 5 prove,
ne sono state somministrate però 4, perché è un’intervista pensata per bambini più grandi (dai
4 anni in su);
• Osservazioni dirette (videoregistrazioni): registrazione di 15 minuti di ogni bambino in
momenti di gioco libero --> codificazione di:
○ Comportamento prosociale
○ Uso lessico psicologico tramite il conteggio delle parole.
Diario educatrici:
Per attivare anche le educatrici nell’osservazione e per avere delle valutazioni qualitative, è stato
chiesto loro di compilare un diario semi-strutturato: dovevano riportare episodi e comportamenti
significativi. Ped. Interculturale Pagina 10
Training: è la conversazione sulle emozioni attraverso delle storielle
1. Gruppo di controllo le educatrici si limitavano a leggere le storie, attività di gioco libero.
2. Gruppo sperimentale alla storia seguiva la conversazione.
Storie: 8 storie, due per ogni emozione di base (rabbia, tristezza, felicità, paura), sono brevi. Ogni
storia ha la sua “happy end”.
Setting: l’attività si svolge nello spazio della sala dedicato alla lettura, l’educatrice si siede di fronte ai
bambini e legge la storia mostrano le immagini (sono schede con da una parte il testo e dall’altra
l’immagine). Questo è stato fatto ogni 2/3 volte alla settimana per circa 2 mesi.
Come veniva fatta la conversazione?
• Richiamo alla storia appena letta (“cosa è successo oggi a Ciro e Beba?”)
• Identificazione e denominazione dell’emozione target (“come sono oggi Ciro e Beba?”)
• Comprensione delle cause (“perché sono così?”)
• Trasposizione all’esperienza personale (“anche a voi capita di avere paura?”)
• Focus sull’espressione (“come è la faccia di Ciro e Beba quando hanno paura?”)
• Focus sulla regolazione (“quando avete paura cosa fate?”)
Partire dall’espressione, arrivare alla comprensione e alla fine alla regolazione. Bisogna partire da ciò
che i bambini vedono, magari focalizzandosi anche sui dettagli. Questo lavoro sulle espressioni può
portare le educatrici a chiedere “fammi vedere tu che faccia fai quando hai paura” (posso anche
utilizzare uno specchio per far vedere ai bambini la propria espressione). Ogni emozione ha una
configurazione specifica à Russell ha parlato di “universalità minima”. Se le educatrici fanno un buon
lavoro, affilano nei bambini la sensibilità nello sguardo, l’attenzione ai micro dettagli e l’empatia e’
legata anche a questo.
I bambini hanno bisogno di appropriarsi della storia, poi possono iniziare a focalizzarsi su alcuni
dettagli.. solo dopo si possono esplorare le cause. Nella formazione alle educatrici veniva passato
questo insegnamento: gli aspetti non si possono tirare fuori tutti in una volta sola. Il principio di
fondo quindi e’ la gradualità.
Formazione delle educatrici: 10 incontri a scadenza di 15/20 giorni.
Temi affrontati:
• Cosa si considera un'emozione.
• Credenze delle educatrici a proposito della socializzazione emotiva.
• Aggiornamento teorico sullo sviluppo emotivo + relative implicazioni educative nella relazione
i B al nido.
• Conversare sulle emozioni: metodi, strategie, ruolo del linguaggio.
• Uso delle storie nella conversazione.
Metodo partecipativo: discussione durante visione di videoregistrazioni; esercizi in piccoli gruppi;
analisi di protocolli osservativi.
Risultati:
Efficacia su tutte le variabili considerate (abilità linguistiche, abilità di comprensione emotiva,
comportamenti prosociali).
Incremento significativo nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. Anche per le abilità
cognitive nel desire - emotion task. Anche sulle abilità emotive nella puppet interview. Su empatia:
QuEM (questionario parent-report per evidenziare le abilità empatiche dei bambini).
Comportamenti prosociali (tutti e 3 in un unico punteggio) con incremento significativo.
Quindi: dal punto di vista dell’efficacia, l’intervento conversazionale si mostra in grado di
promuovere queste abilità.
Diari delle educatrici: accedere alla vita quotidiana del nido al di là delle videoregistrazioni.
Le educatrici dovevano segnare episodi in cui i bambini usavano lessico psicologico e quelli in cui
mostravano comportamenti prosociali.
Le educatrici hanno immediatamente riscontrato un cambiamento nei bambini appena il training è
iniziato: fiorire del linguaggio psicologico e la manifestazione di comportamenti prosociali,
attenzione alle emozioni altrui. Ped. Interculturale Pagina 11
attenzione alle emozioni altrui.
Questo in parte è un effetto del training: focalizzare l’attenzione dei bambini sulle emozioni durante
il training, grazie alla loro plasticità mentale, funge anche come un addestramento.
Inoltre, le educatrici hanno iniziato a guardare i bambini con un occhio critico relativamente a questi
aspetti, prima non li coglievano perché non ci prestavano attenzione. Quindi non solo i bambini sono
cambiati, ma anche lo sguardo delle educatrici su di loro: più attente a queste dimensioni. Il
cambiamento delle educatrici è l’elemento più importante di tutta la ricerca: se l’adulto non cambia
in maniera profonda, finito l’addestramento i bambini tornano come prima. Se l’adulto cambia e
cambia la sua posizione nella relazione col bambino, abbiamo più probabilità che le educatrici
continuino a lavorare in quel modo anche dopo lo studio e sostengano questi aspetti nei bambini.
Il cambiamento delle educatrici non era nelle intenzioni. Lavorando sull’adulto, il cambiamento sul
bambino è molto più durevole. Da qui è nata l’idea di fare una ricerca sulle educatrici specifica.
Discussione:
Il modello di training conversazionale sulle emozioni è efficacie anche con B di 2-3 anni nel favorire
lo sviluppo di competenze socio-emotive.
Contesto asilo-nido: significativo per la realizzazione di percorsi di socializzazione emotivo, si deve
affiancare a un contesto familiare.
Training conversazionale condotto in piccolo gruppo sotto la guida di un adulto consente ai B di
apprendere condividendo, attraverso la co-costruzione di significati e conoscenze.
• Il cambiamento dei B si coglie a più livelli: ruolo, storia-esperienza personale, gradualità
(dall'espressione di emozioni ad aspetti evolutivamente complessi come comprensione delle
cause della regolazione emotiva).
Implicazioni educative:
• Conversazione: strumento di socializzazione emotiva estremamente potente, consente al
piccolo di contribuire alla costruzione di nuove conoscenze con la guida di un adulto
consapevole.
• Favorire sviluppo e potenziamento di competenze socio-emotive da età precoce --> FDP
rispetto a traiettorie dello sviluppo disadattive.
Linee di Ricerca Future: verificare l'efficacia del modello in popolazioni con sviluppo atipico e
verificare dati di follow-up.
Condizioni affinchè si generi una trasformazione nelle educatrici: passaggi per la ricerca
1. Contattare dei servizi dove poter fare la ricerca (il nido)
2. Descrizione minuziosa del progetto per spiegare gli interessi scientifici, le ricadute formative e
i vantaggi del servizio a seguito della partecipazione alla ricerca
3. Dichiarare l’interesse sulla carta (contatto via mail o telefonica) e poi ci si deve conoscere
fisicamente, con i vertici del coordinamento e poi con le educatrici. Le educatrici dovevano
essere ben motivate per poter ottenere questi risultati. La motivazione in questo caso è stata
data dalla formazione fornita alle educatrici. Se la ricerca non serve a chi poi lavora sul campo
con i bambini, non serve a nulla. La ricerca deve essere mossa dal voler comprendere meglio le
dinamiche in gioco per poterle migliorare. Bisogna promettere una restituzione dei risultati.
Una volta ingaggiate le educatrici, bisogna incontrare i genitori dei bambini
4. Incontro coi genitori: si spiega che viene mantenuta la privacy sia sul bambino, sia sul nido che
frequenta. Anche i genitori devono avere un momento di restituzione dei dati.
Apprendere grazie al fatto che la conversazione era condotta con un gruppo di bambini piccoli: co
costruzione di significati nel gruppo.
La storia narrata nel libro racconta la vicenda di bambini al nido: la storia non è coinvolgente, può
generare identificazione, li ingaggia poco, non c’è spazio per una dimensione immaginativa.
La storia deve essere relativamente breve per i bambini al nido (20 minuti è troppo). La brevità della
storia favorisce una rappresentazione immediata della storia, che impatta maggiormente in quanto
viene compresa nella sua interezza e sono in grado di trasporla alla loro esperienza.
Il primo passaggio per parlare di emozioni con i bambini è far sì che i bambini si approprino del
contenuto della storia. I bambini continuavano a dire di andare avanti, non erano interessati. I
bambini hanno bisogno prima di comprendere la storia e di interiorizzarla, poi ci si potrà soffermare
Ped. Interculturale Pagina 12
bambini hanno bisogno prima di comprendere la storia e di interiorizzarla, poi ci si potrà soffermare
sui dettagli.
L’educatrice quindi non è sintonizzata con i bisogni del bambino di comprendere la storia. Primo
errore: proporre un libro (fare ciò che voglio io) senza guardare i bisogni dei bambini.
Un modo utile è quello di comment