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Le attività di formazione si manifestano nelle loro procedure. Possiamo distinguere quattro famiglie di
metodiche e stili dell’operare formativo:
1. metodiche volontaristiche: la disciplina, la sorveglianza, il controllo, il premio, la punizione, ecc.;
2. metodiche intellettualistiche: spiegazioni, interrogazioni, valutazione, ecc.;
3. metodiche attivistiche: laboratori, lavori di gruppo, uso di materiali, ecc.;
4. metodiche emotivistiche: simulazione, drammatizzazione, relazione affettiva, ecc.
Per formare, istruire, educare ci si serve della comunicazione. Gli intenti che la comunicazione
educativa tende a realizzare sono:
● dichiarare, persuadere, proporre, richiedere, incoraggiare, ecc.;
● questi intenti hanno come oggetti: le virtù, il carattere, la conoscenza, i sentimenti, le abilità
manuali, ecc.;
● i soggetti devono svolgere alcune attività: lezione, lavoro, gioco, uscite, ecc.;
● la formazione svolge funzioni di riproduzione ideologica, controllo, consenso, integrazione, ecc.;
● le motivazioni a perseguire la formazione di qualcuno sono: interessi economici, credenze
religiose, investimento affettivo, ruolo istituzionale, ecc.
Capitolo 2 Educazione e istruzione
In questi anni, Roberto Maragliano e Benedetto Vertecchi hanno individuato come tratti caratteristici
della contemporaneità:
1. il primato dell’istruzione e della didattica;
2. la critica all’educazione e alla pedagogia.
Autori come Laporta e Frabboni hanno sostenuto il primato dell’istruzione sull’educazione.
Possiamo individuare diversi ordini di ragioni circa la contrapposizione tra educazione ed istruzione:
1. ragioni di ordine epistemologico: l’istruzione può essere sottoposta a conoscenza scientifica e a
controllo sperimentale. L’educazione è il campo adatto per una teorizzazione astratta e inconcludente.
2. ragioni di ordine filosofico: l’istruzione si richiama alla concezione positivistica ed empiristica.
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L’educazione si richiama a dottrine idealistiche e spiritualistiche.
3. ragioni di ordine dottrinale: l’istruzione svaluta le teorie che si soffermano sul campo oggettivo e su
quello degli atteggiamenti. L’educazione svaluta le teorie centrate esclusivamente sul campo cognitivo e
su quello dei comportamenti.
4. ragioni di ordine ideologico: l’istruzione riguarda la laicità ed è pluralista. L’educazione è intrisa di
religiosità ed è integralista. L’istruzione risponde alle esigenze della modernità. L’educazione mira
all’utopia e alla staticità.
5. ragioni di ordine psicopedagogico: l’istruzione assegna a se stessa un potere assoluto di
condizionamento positivo e fa riferimento ad obiettivi contenuti e a tecniche ben definite. L’educazione
presuppone facoltà innate di cui si preoccupa di assicurare lo svolgimento, ha obiettivi generici e utilizza
nozioni rigide.
6. ragioni di ordine professionale: all’educatore ci si riferisce con aggettivi (connotati negativamente)
come missionarismo, artisticità, sentimento, spontaneità. A colui che si occupa di istruire ci si riferisce
con aggettivi (connotati positivamente) come: professionalità, tecnica, ragione, routine.
7. ragioni di ordine politico: l’istruzione è per un’effettiva uguaglianza, è democratica, progressista e
pubblica. L’educazione è per la diversità e i privilegi, è conservatrice e privata.
8. ragioni di ordine culturale: l’istruzione prepara all’uso delle tecnologie più avanzate, si fa carico di
criticità, di formare come qualcosa di distinto dal sociale. L’educazione è la celebrazione della natura,
della tradizione, dei linguaggi non verbali e della società diffusa.
Queste contrapposizioni tra educazione e istruzione rischiano di:
● sancire il primato dell’istruzione, legittimando il ritorno a vecchi metodi nozionistici;
● non tener conto dei problemi dei singoli individui;
● ridurre la didattica a puro tecnicismo;
● condannare gli insegnanti a non occuparsi di aspetti psicosociali, ma solo di istruzione.
Volendo approfondire l’analisi del rapporto tra educare ed istruire, possiamo per prima cosa rifarci
all’analisi etimologica dei due termini sviluppata da Traversari:
● educare rinvia al portare via da una struttura, che è la natura;
● istruire rinvia all’immettere in una struttura, che è la cultura, in grado di plasmare
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l’individuo.
Sulla base di questa analisi, possiamo definire l’istruzione una regione della struttura educante,
riguardante l’acquisizione di nozioni, abilità, condotte e schemi comportamentali.
Sulla base di questa analisi, possiamo invece definire l’educazione come una struttura complessa
riguardante l’acquisizione di modi di essere, di pensare e di fare (quindi riguardante anche
motivazioni e interessi).
All’interno di questa struttura complessa, la formazione si colloca come luogo intermedio tra
istruzione ed educazione: la formazione tende a realizzare la struttura educante e si avvale
dell’istruzione per renderla concreta.
L’educare, nel suo accadere concreto, assegna all’istruzione il suo valore formativo.
Capitolo 3 Educazione e scuola
Il rapporto tra educazione e scuola rinvia a quello tra educazione e famiglia.
La famiglia può essere considerata un dispositivo pedagogico originario. L’effetto delle scelte e dei
comportamenti familiari sulla personalità dell’individuo è talmente precoce da poter essere facilmente
scambiato come effetto di fattori congeniti o ereditari.
Questa osservazione richiama la necessità di una compensazione e di una integrazione educative esterne
alla socializzazione familiare, che devono essere il più precoci possibili.
Oggi il primato dell’istruzione sta lasciando la famiglia in una totale solitudine pedagogica e spesso si
crea conflittualità tra famiglia e educazione esterna.
La scuola e i servizi sociali non hanno saputo né tentato seriamente di rapportarsi con la famiglia.
Nella società contemporanea, lo sviluppo tecnologico ed economico hanno provocato nella scuola una
deriva istruzionale (maggiore importanza data all’istruzione rispetto all’educazione).
Eppure ogni intervento formativo ha una struttura educativa.
Quindi se la scuola si dedica solo all’istruzione, tralasciando di curare anche l’espressione del singolo, la
comunicazione, il benessere emozionale e sociale, il suo intervento educativo diventa inefficace.
Solo attraverso un nuovo paradigma pedagogico si potrà superare questa contraddizione: tutta la cultura
esterna deve entrare nella scuola, ma sulla base di una rielaborazione finalizzata all’educazione.
Frabboni ha elaborato l’idea di un sistema formativo integrato, cioè l’idea di un progetto innovativo
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volto a congiungere la scuola ai canali di formazione extrascolastici (oratori, centri giovanili, colonie
estive, ecc.).
Scuola ed extrascuola oggi richiedono:
1. un nuovo investimento di risorse economiche;
2. né separazione né corrispondenza, ma una strutturazione d’insieme fondata su metodologie ed
obiettivi formativi.
La scuola deve:
avere finalità limitate e strumentali di alfabetizzazione nell’area metacognitiva, linguistica, scientifica,
ecc.;
utilizzare metodologie attive e individualizzate e verifiche formative;
promuovere capacità relazionali e socioemotive;
prevedere un tempo medio equilibrato in modo da lasciare tempo per l’extrascuola.
L’extrascuola deve:
non assumere una struttura istituzionale simile a quella scolastica, ma assumere una propria
strutturazione metodologica;
caratterizzarsi per un complesso di offerte formative a basso costo, gestite da enti pubblici locali;
collegarsi alla scuola rimanendo su un piano di parità, attraverso crediti didattici, organizzazione di
laboratori in comune, ecc.;
prestare attenzione ai bisogni immediati, in particolare, di bambini, adolescenti e giovani;
utilizzare personale adeguatamente preparato e retribuito;
promuovere attività nei settori del gioco, della corporeità, del teatro, del contatto con la natura, ecc.;
mantenere il contatto con la vita reale, la società, la famiglia, la scuola, il lavoro, ecc.;
calibrare l’intervento educativo sulle esigenze dei singoli.
Capitolo 4 Educazione e avventura
L’avventura, a partire dal gioco, può essere considerata come un oggetto pedagogico.
C’è infatti analogia tra esperienza ludica e dispositivo educativo, perchè tutti e due sono:
1. caratterizzati da una dialettica tra fantasia e realtà;
2. si collocano in una zona intermedia tra vita soggettiva e oggettività pratica;
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3. l’educazione è resa possibile da un meccanismo di tipo ludico e il gioco svolge una funzione
educativa.
Quindi l’educazione non è qualcosa di realizzabile attraverso il gioco, ma essa stessa è gioco, in quanto
al suo interno i singoli attori compiono le proprie mosse secondo determinate regole.
Nella cultura contemporanea la condizione infantile è caratterizzata da una deprivazione ludica indotta
dalla fruizione televisiva. Ne deriva un conseguente impoverimento dell’esperienza dell’avventura nella
successiva età adolescenziale.
Anche l’avventura e il viaggio hanno una funzione iniziatica e quindi pedagogica.
“Avventura” è oggi un termine abusato: si va dal fenomeno di massa legato al mercato culturale in cui si
subisce il fascino del “primitivo” alla pratica ginnica in mezzo alla natura. In questi casi l’avventura è
intesa come fisicità.
L’avventura risponde anche a un’esigenza psichica e spirituale, legata alla compensazione tra lavoro
intellettuale e lavoro manuale.
Spesso l’adulto pratica l’avventura per compensare quella non praticata da giovane, così spesso egli
impone al giovane una sua personale idea di avventura, quella rimasta nel suo immaginario.
L’avventura deve essere proposta ai giovani come dispositivo pedagogico e quindi come:
1. sollecitazione motivazionale;
2. procedura metodologica;
3. obiettivo formativo;
4. contenuto esperenziale;
5. campo relazionale;
6. verifica delle proprie capacità.
Oggi, prescindendo da un certo idealismo etico, lo scoutismo rappresenta la più coerente utilizzazione
dell’avventura come dispositivo pedagogico avente le caratteristiche sopra citate.
Ad esempio, nelle esperienze del bike (che il giovane esploratore deve compiere da solo nella natura) e
della giungla dei lupetti, si colgono elementi pedagogicamente importanti, co